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Stand By

- Dobbiamo portarlo al campo - fece Will uscendo dell'infermeria della Brooklyn House - Il sangue si è fermato ma da quando ha perso i sensi...non riesco a svegliarlo -

Carter si portò le mani nei ricci e li strattonò, deglutendo mentre Ziah gli accarezzava la schiena, per calmarlo.

Avevano bloccato tutti i maghi in una stanza della casa, li avevano disarmati e rinchiusi, li controllavano a vista e solo Draco Malfoy ed Hermione Granger erano in un'altra stanza con Talia che aveva messo sotto torchio la strega.
L'unica cosa che avevano risolto era che adesso i loro avversari erano confusi, sotto shock e non capivano che cosa era successo; Hermione era in uno stato completamente confusionario e non rispondeva nemmeno a dei semplici impulsi.
Ecate aveva fatto loro il lavaggio del cervello, li aveva controllati a suo piacimento come se fossero stati dei burattini e il risultato era uno solo: i maghi della Casa della Vita e i semidei avevano si vinto ma con Percy fuori gioco...non erano una vittoria che andava festeggiata.

- È colpa nostra - disse Carter sospirando - Non avremmo dovuto coinvolgerlo -

- Nico che dice? - chiese Anubi mentre giocava con i capelli della fidanzata che aveva lo sguardo perso nel vuoto.

Le condizioni di Percy la preoccupavano più di quanto dava a vedere.

Will scosse il capo.

- La sua anima è attaccata morbosamente al suo corpo, non ha intenzione di andarsene agli Inferi - rispose il figlio di Apollo - È come se fosse in una specie di coma. Forse è una conseguenza dell'essere stato colpito da un'arma egizia. Nel caso in cui decidesse di andarsene Nico non lo lascerà comunque -

- Non so...non ho idea se cambia qualcosa - disse Carter guardando poi Anubi.

Il dio dei funerali scosse il capo.

- Ne so quanto voi...non ho mai dovuto affrontare i greci, c'è un patto di pace tra le due fazioni - spiegò - C'è un motivo se loro sono da una parte del fiume e noi dall'altra -

- Forse dovremmo chiedere agli dei? Forse Horus o Iside...- iniziò Sadie ma venne interrotta da uno dei ragazzini che erano di guardia fuori dalla casa.

- C'è un uomo qui fuori, Carter...cerca i semidei e sembra...mh...arrabbiato, non mi piace l'energia che emana - disse.

Will uscì subito, preoccupato, seguito da Carter, Sadie, Ziah e Anubi.
Una volta fuori si inginocchiò e abbassò la testa lasciando i compagni perplessi.

Carter guardò l'uomo per poi notare la posizione di sottomissione di Will. Lo guardò meglio, studiò i suoi capelli scuri, la forma del volto e gli occhi, verdi come il mare dei Caraibi e capì. L'uomo davanti alla porta della Brooklyn House era un dio, ma soprattutto, era il padre di Percy Jackson.

- Ho provato di tutto, ha perso molto sangue e quando sono riuscito a fermarlo ha perso i sensi e...non riesco a svegliarlo - spiegò - Ho pensato di portarlo al fiume ma poi mi sono detto che era stato colpito da una lancia egizia e che questo lato appartiene agli Egizi e non so quando sia una buona idea... -

- Hai fatto bene, Will Solace - rispose il dio.

Sembrava calmo ma negli occhi si agitava la tempesta.

- Cosa è successo esattamente? - chiese poi guardando i ragazzi radunati dietro il figlio di Apollo.

- E...pensiamo che Ecate abbia controllato la mente e il corpo della ragazza che l'ha colpito - rispose Will.

- Come è riuscita una ragazza, senza il vostro addestramento, a colpire mio figlio? -

Carter lanciò un'occhiata alla sorella che deglutì e strinse la mano di Anubi.

Will sollevò la testa, sbiancando.

- Io... -

Poseidone strinse gli occhi, aspettando una risposta.

- L'ha colpito alle spalle - disse alla fine.

Il fiume si gonfiò e ricadde in una frazione di secondo, straripando dagli argini e cominciando a scorrere velocemente, più del normale.

Will si alzò, fronteggiandolo.

- Non è colpa della ragazza, né sono sicuro - disse - Pensavo di portarlo al campo...forse...-

Il dio del mare sospirò e chiuse gli occhi, portandosi le mani alle tempie.

- Ecate né pagherà le conseguenze - rispose il dio - Su questo non ci sono dubbi. Vorrei mio figlio e non posso entrare -

Il figlio di Apollo chinò il capo e si voltò verso i maghi della Casa della Vita.

                              ***

- Poseidone - disse Annabeth appena uscì fuori e andandogli incontro.

Quando il dio la vide sembrò rilassarsi e gli mise le mani sulle spalle, avvicinandola a sè e cercando i suoi occhi.

- Come stai? - chiese il signore del mare.

- Bene...lui...-

Poseidone sospirò.

- Lo porterò con me, Annabeth, me lo lascerai fare? -

La ragazza annuì.

- Salvalo, ti prego -

- Non dovresti nemmeno chiederlo, lo sai -

Walt e Carter uscirono con una barella su cui era disteso il figlio del mare. Aveva gli occhi chiusi, la fronte aggrottata e respirava con affanno.

- È colpa mia - disse il Faraone - Non avrei dovuto coinvolgerlo negli affari nostri -

Poseidone scosse il capo mentre sollevava la coperta per controllare la situazione del figlio. Il busto era fasciato e le bende, fortunatamente, non erano sporche di sangue, ma la pelle di Percy era ghiacciata, nonostante stesse sudando.

- È stata Ecate ha scagliarsi contro di voi, è una nostra responsabilità- rispose il dio - Grazie di esservi presi cura di lui-

Poi prese il figlio tra le braccia. Percy era più robusto del padre ma essendo un dio riusciva a tenerlo tra le braccia senza fatica.

- Dove sei? - gli sussurrò facendogli poggiare la testa sulla sua spalla e guardandolo preoccupato.

Sospirò, poi il suo corpo cominciò ad evaporare, trasformandosi in vapore assieme a quello del figlio.
Strinse Percy a sè e fece un cenno di saluto ai ragazzi, per poi sparire.

Nico poggiò una mano sulla spalla di Annabeth e lei non se lo fece ripetere, si voltò e si lasciò abbracciare dal figlio di Ade, nascondendo il viso nel suo collo.

- Riuscirà a... - fece Sadie bianca come un cadavere.

- Lo porterà nel suo elemento...- rispose Will - Se non riesce a guarirlo portandolo nell'oceano allora...non so proprio cosa possa aiutarlo -


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