Capitolo 62
Non sapevo quanto facesse male lasciare qualcuno. Alzarsi e andare via, fingendo di stare bene. Era difficile farsi forza, difficile pensare a ciò che era successo, ma quella non era la parte peggiore. La parte più difficile era vedere l'altra persona crollare davanti a te, sapere di aver distrutto una persona già distrutta. Era difficile andare via, soprattuto quando vi era un legame così forte.
L'espressione di Harry continuava a tormentare i miei ricordi, a tal punto da farmi scoppiare la testa. Il modo in cui erano cambiati i suoi occhi verdi mi faceva rabbrividire. Mi sentivo come se, dall'istante in cui avevo lasciato quell'ufficio, un enorme masso si fosse posato sul mio corpo.
La macchina di Luchesi non mi aveva colpita come sarebbe successo in altre circostanze. Le macchine costose e stravaganti, agli occhi di molti, erano dei gioielli, ma ai miei, ricordavano solo lui. Mi ricordavano il suo amore per le auto, nonostante lui cercasse di negarlo. Ne aveva anche dipinte alcune nella sua stanza, sparse di qua e di là.
Passammo due ore in auto, in completo silenzio. Gli unici suoni udibili erano quelli provenienti da fuori, clacson e macchine che ci passavano accanto. Il silenzio era pesante e fitto di tensione, non imbarazzante ma neanche piacevole.
Sapevamo entrambi che, rompendo quel silenzio, avremmo dovuto parlare di cose delicate. Nonostante fossi curiosa di scoprire cose in più su di Harry, una parte di me era spaventata. Stavamo parlando di un uomo duro e crudele; il pensiero di ricevere informazioni riguardo la sua infanzia mi faceva accapponare la pelle.
"Possiamo stare qui per ore, ma non cambierà cosa tu saprai di lui quando lo rivedrai," disse, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
Girai la mia testa nella sua direzione, mentre lui guidava con una mano sul voltante e l'altra fuori dal finestrino. "Lo so," risposi, tirandomi leggermente su.
"Vorrei che questa fosse una di quelle situazioni in cui si possa dire 'non era sempre così', ma non lo è. È tale e quale a suo padre."
"Avevi detto che quello non fosse il vero Harry," replicai. "Avevi detto non fosse davvero così."
"No, l'uomo che oggi si trovava in quell'ufficio non è il vero lui, l'uomo che ti ha fatta andare via non è lui. Il vero Harry è crudele e freddo, ma è comunque capace di provare emozioni," disse, mentre io aggrottavo la fronte.
"Cosa vuoi dire?" Domandai.
"Come sei riuscita a fargli parlare di me?" Mi domandò, mentre io abbassavo lo sguardo e arrossivo.
"Io, uhm, gliel'ho chiesto?" Risposi, più come una domanda che un'affermazione. Tuttavia, aveva già notato il rossore infiltratosi sulle mie guance.
"Qualcosa di sporco, eh? Hai sedotto il mio fratellino per avere informazioni. Non mi meraviglio che voi due andiate così tanto d'accordo," disse, mentre io gli davo uno schiaffetto sul braccio, a mo' di scherzo.
"No! Ci eravamo solo baciati e poi mi ha portato nella sua stanza artistica, non c'è stata nessuna seduzione e niente di sporco, solo un bacio!" Dissi con un sorriso. Era sfacciato come suo fratello.
"Non ci credo che mio fratello si sia lasciato convincere solo da un semplice bacio," disse, scuotendo il capo e ridacchiando.
"È esattamente ciò che è successo! Niente di più, davvero!" Dissi, facendo del mio meglio per non scoppiare a ridere.
"Vabbè," disse, alzando gli occhi al cielo. "Non pensi sia strano che un uomo in grado di, senza offesa, avere tutte le donne di questo mondo, preferisca stare con una che non fa quel tipo di cose?" Mi chiese, sollevando le sopracciglia.
"Certo, ma non tutte le donne del mondo hanno fratelli come i miei e le probabilità di trovare un'altra ragazza proveniente da una famiglia come la mia sono molto scarse in questo gioco," replicai.
"Quale gioco?" Mi domandò serio, accelerando leggermente.
"Sai, il piano al quale sta lavorando. Una volta che tutto sarà finito, non avrà più bisogno di me, quindi questa cosa dei baci, dei pianti è solo un modo per farmi provare compassione nei suoi confronti, un gioco. . . finché non finisce tutto," dissi, mentre Luchesi sospirava.
La sua espressione divenne indecifrabile; sembrava triste e confuso o meglio ancora, deluso. Forse sapeva le dinamiche del gioco e sapeva ciò che mi sarebbe successo alla fine. Sapevo che non sarei stata più la stessa senza Harry, e anche lui avrebbe avuto un'idea di quanto fosse orribile restare soli.
"Sto per farti una domanda molto importante, non sei obbligata a rispondermi, ma io lo spero davvero," disse, mentre mi tiravo un altro po' su a sedere.
"Okay," risposi perplessa.
"Pensi mai che tu e lui possiate essere un qualcosa?" Domandò, lasciandomi confusa.
"Tipo, fidanzati?" Chiesi, mentre lui faceva spallucce.
"Non necessariamente, più come una compagnia l'uno per l'altra," disse, mentre io ci pensavo su.
"Mi sono persa," dissi, facendolo sospirare.
"So che tu sei pienamente consapevole del fatto che Harry sia un uomo solo. Non importa quante ragazze si porti a letto, lui è solo. Non pensi che, magari un giorno, quando tutto questo piano sarà finito, tu potresti rimanere con lui per farvi compagnia, confidarvi l'un l'altro e cose così?" Mi chiese.
"No, non penso sarei disposta a rinunciare a tutta la mia vita per un uomo che pensa di essere un mostro," dissi, mentre lui annuiva.
"Ma lui è un mostro," affermò, facendomi immediatamente sentire il fastidioso bisogno di difenderlo.
"Non sempre, sa anche essere una brava persona a volte," dissi, mentre Luchesi sorrideva.
"Lo hai mai visto comportarsi bene con qualcuno che non sia tu?" Mi domandò, facendomi scuotere il capo.
"Non proprio," dissi con un piccolo sorriso. Sembrò contento di questa risposta; poi, rimanemmo entrambi in silenzio mentre lui era impegnato a guidare per le strade affollate della città.
Non avevo mai pensato a come Harry si comportasse con gli altri. Con me era come le facce di una moneta, sapeva essere dolce, divertente e farmi ridere, ma sapeva essere anche freddo e crudele. Ciò che non avevo notato era che con gli altri fosse sempre freddo e crudele. Con i ragazzi ci scherzava e tutto, ma comunque loro dovevano sempre portargli rispetto.
"Arabella," sentii chiamarmi dal guidatore. Mi girai a guardarlo, lo sguardo fisso sulla strada.
"Cosa?" Chiesi a bassa voce, mentre lui si lasciava sfuggire un sospiro tremante.
"Pensi che Harry si stia innamorando?" Mi domandò, facendomi perdere il respiro.
Harry innamorato? Assolutamente no. Quell'uomo ama solo se stesso e la sua sicurezza. Per quanto volessi vederlo felice e innamorato, lui non avrebbe mai amato qualcuno, oltre se stesso. Non ci sarebbe mai riuscito.
"No," risposi seccamente.
"Neanche un po'?" Ci riprovò, facendomi scuotere il capo.
"No," replicai. "È impossible che Harry sia innamorato di me," dissi, mentre Luchesi spostava lo sguardo su di me.
"Non ho detto che Harry sia innamorato di te," precisò, mentre il mio cuore sprofondava.
"E allora di chi? Si sta vedendo con un'altra ragazza?" Gli chiesi, mentre altre migliaia di domande affioravano nella mia mente.
"Rilassati, non sta frequentando nessuna!" Disse, facendomi sospirare di sollievo. "Pensi che lui ami le attenzioni che tu gli rivolgi?" Mi domandò, mentre io aggrottavo la fronte.
"In che senso?" Chiesi.
"E se amasse l'affetto che gli dimostri? Magari ama il fatto che tu ci sia sempre stata quando aveva bisogno di confidarsi con qualcuno. Magari ama la tua compagnia?" Mi domandò.
"Quindi stai praticamente dicendo che lui mi ama come se fossi sua madre. . ." Dissi, facendo ridere Luchesi.
"No! Sto solo dicendo che lui non ha mai ricevuto tutte queste attenzioni! E poi, all'improvviso, spunti tu! Pensi ci possa essere la possibilità che stia iniziando ad amarti per il modo in cui ti prendi cura di lui?" Mi domandò nuovamente.
Harry non aveva mai avuto una persona che si preoccupasse se lui avesse mangiato o meno. Non potevo dire che di lui non mi importasse niente, considerando il fatto che nell'ultima ora non avevo fatto altro che chiedermi se avesse mangiato. Per la prima volta nella sua vita aveva ricevuto affetto e attenzioni e forse, solo forse, poteva essersi innamorato di tutto ciò. Ma, stavamo sempre parlando dell'uomo che aveva ucciso una donna dopo che quest'ultima era entrata nella sua stanza.
"Non penso, è troppo ferito e a pezzi per provare amore," risposi, facendo annuire Luchesi.
"Alcune cose rotte possono essere aggiustate," disse a bassa voce, quasi inaudibile.
"Già, ma tante altre no," dissi, mentre lui annuiva.
Dopo di ciò, rimanemmo in silenzio. Nessuna parola, nessun pensiero o suono da parte nostra. Entrambi eravamo sovrappensiero e, senza neanche rendermene conto, i miei occhi stavano faticando per restare aperti. Si arresero molto presto e io mi addormentai, cominciando a sognare un ragazzo dai capelli ricci, con degli occhi spaventosamente verdi, mentre rideva ed era felice. Era innamorato di una ragazza che lo aveva reso nuovamente vivo. . .
. . .e io, non volevo altro che essere quella ragazza.
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