Capitolo 48
"L-Luchesi," sussurrai, guardandolo con occhi spalancati, mentre il suo petto si alzava e abbassava velocemente a causa del suo respiro irregolare.
Si voltò a guardami, con il suo labbro inferiore tra i denti; lui non aveva idea che io sapessi della madre, pensava che Harry mi avesse tenuta all'oscuro di tutto. Ma nel profondo, lo sapeva. Lo osservai respirare profondamente, mentre i suoi nervi avevano la meglio su di lui.
"Te l'ha detto, vero?" Mi chiese con un'espressione stupita, simile alla mia.
"Come fai a sapere che è viva?" Domandai, senza neanche preoccuparmi di rispondere alla sua domanda.
"È una lunga storia, Arabella," replicò, mentre io alzavo lo sguardo su di lui.
"Ho tempo," dissi, sollevando le sopracciglia. Non gli avrei permesso di andare via senza darmi delle spiegazioni. Chiamatemi pure ficcanaso, non mi importa.
"Non dovrei davvero dirtelo," disse, scuotendo velocemente il capo.
"Ti prego, so quello che Harry pensa sia successo e so anche tutto il resto," lo pregai, sperando mi accontentasse.
"Cosa ti ha detto?" Mi chiese ansioso, mentre si grattava la nuca.
"Beh, so cosa gli hai fatto e cosa tuo padre ha fatto a te. E mi ha detto cosa avete fatto voi tre a vostra madre, che poi è fuggita," risposi.
"Harry ti ha detto tutte queste cose?" Mi chiese, incredulo.
"Beh, me le ha mostrate," feci spallucce, mentre Luchesi annuiva.
"Ah, sì, la stanza piena di arte. Ti ha sorpresa, eh?" Mi domandò con sopracciglia sollevate, mentre io annuivo.
"Sì, non l'avrei mai immaginato," ridacchiai, mentre Luchesi annuiva.
Ci fu un piccolo istante di silenzio tra di noi, mentre Luchesi osservava l'oscurità che avvolgeva la proprietà di Harry. Mi chiesi dove vivesse; anche lui, come Harry, viveva in una bellissima casa, o in qualche appartamento economico e piccolo? Probabilmente la prima opzione.
"Te lo dirò, ma a una condizione," disse, facendo scattare la mia testa nella sua direzione.
"Qualsiasi cosa", dissi, intendendo ogni singola sillaba.
"Non devi, per nessuna ragione al mondo, dirlo ad Harry. Lo farò io, non voglio che sia qualcun altro a farlo," ringhiò.
"O-okay," dissi, facendo un passo indietro. Lui sbuffò e scostò una ciocca di capelli dal suo viso.
"Quando mia madre è fuggita, non voleva assolutamente allontanarsi da me ed Harry. Voleva darci del tempo per farci crescere, permetterci di maturare e capire cosa stessimo sbagliando. Ovviamente, lasciarci nelle mani di nostro padre non è stata la sua scelta più saggia ma l'ha fatto comunque," iniziò a raccontare, mentre io annuivo.
"Stava cercando di allontanarsi da vostro padre?" Chiesi, facendogli scuotere il capo.
"No," replicò con calma. "Mia madre e mio padre erano entrambi molto giovani, lei voleva che tutti e tre crescessimo. Dopo essere andata via, mio padre non riuscì a trovarla, e dal momento che stiamo parlando di mio padre, si rifiutò di accettare la sconfitta, quindi ipotizzò semplicemente che sarebbe morta prima o poi, e fu questo quello che disse a noi. Io ed Harry fummo distrutti, devastati da questa notizia."
"Quando ha iniziato a dipingere?" Chiesi, assimilando ogni sua parola.
"Subito dopo che lei è andata via, ma quando mio padre lo scoprì, tutto cambiò. Bruciò ogni dipinto, eliminò tutto. Diceva che fosse da falliti e che non avrebbe permesso a suo figlio di continuare a fare cose da femminuccia. Harry era devastato e, anche se cercava di nasconderlo, io vedevo come stava e mi dispiaceva. Fu allora che cercai di mettere fine a tutto quel casino," disse.
"Quando hai scoperto che tua madre fosse viva?" Domandai.
"Più di due anni fa, ero in America ed è lì che l'ho vista. Camminava su un marciapiede sotto la pioggia, stavo quasi per fare un incidente con la macchina quando lei ha posato lo sguardo su di me. Era una senzatetto e non aveva un lavoro," disse, mentre riviveva l'immagine nella sua mente.
"L'hai aiutata a rimetterla in sesto?" Chiesi, mentre lui annuiva immediatamente.
"Certo, ora lavora in un piccolo supermercato e vive in una città vicino Seattle," disse, mentre io rimanevo senza fiato.
"Anche io vivo da quelle parti!" Dissi, mentre lui alzava lo sguardo su di me.
"Davvero? Forse la conosci, vive in una piccola città. Aspetta, ti mostro una sua foto," disse, infilando la mano nella tasca dei suoi jeans per prendere il telefono.
Mentre cercavo di assorbire tutte le informazioni appena ricevute, un sospiro di sollievo sfuggì dalle mie labbra al pensiero che la mamma di Harry non fosse morta. Ero già nervosa per la reazione di Harry, per quando l'avrebbe scoperto, ma ero felice che almeno uno dei suoi genitori volesse essere in contatto con i propri figli.
Luchesi cercò nel suo telefono, prima di mostrarmi una foto nella quale vi erano immortalati entrambi. Era un'immagine molto carina, Luchesi indossava una camicia, che metteva in risalto i suoi muscoli, mentre un vestito giallo chiaro ricopriva il corpo di sua madre. Era identica alla donna dipinta da Harry, solo più anziana e molto, molto più famigliare ai miei occhi.
"Si chiama Anne," disse, facendomi sospirare.
Conoscevo questa donna, mi innervosiva il fatto che non riuscissi a ricordare di più.
Anne.
Anne.
Supermercato.
Anne.
Annie.
Mi affrettai ad andare alla cassa; non c'era molta fila per cui riuscii a posizionare subito le mie cose sulla superfice in movimento mentre la cassiera mi rivolgeva uno sguardo preoccupato.
"Pago io," disse, infilando il latte nella busta, prima di porgermela.
"Scusami?" Dissi, analizzando il viso della donna. La sua pelle era pallida, i suoi capelli castano chiaro e i suoi occhi color nocciola.
"Posso pagare io. Ne state già passando tante," disse, prendendo il suo portafoglio e mettendo i soldi in cassa.
"Non voglio sembrare maleducata, ma. . . ci conosciamo? Non mi sembra giusto lasciar pagare i miei alimenti ad una sconosciuta."
"È solo del latte," mi corresse, rivolgendomi un sorriso. "Ed è un piacere per me, conosco i tuoi fratelli, e tuo padre," disse, facendomi l'occhiolino.
Guardai il suo nome sulla targa. Delle piccole lettere blu dicevano 'Annie'. Non l'avevo mai vista prima d'ora ma, a quanto pare, conosceva Seth ed Elliot.
"Ora vai, stanno arrivando altri clienti e non credo approverebbero questo mio gesto," disse, afferrandomi e stringendomi entrambe le mani. Scossi la testa e poi uscii dal supermercato.
Ansimai e guardai Luchesi, mentre lui mi osservava con un ampio sorriso. "La conosco! Conosco vostra madre! Si è offerta di pagare il mio latte una volta!" Dissi, sorpresa.
"Stavo aspettando che tu completassi il puzzle," disse, facendomi aggrottare la fronte.
"Cosa vuoi dire? È successo prima che venissi a stare qui da Harry," dissi, con la confusione incisa nella voce.
"Lo so, ma le voci che tu stessi venendo qui si sono sparse molto velocemente. Io lo sapevo quasi un mese prima, quindi ovviamente mia madre conosceva te e i tuoi fratelli," disse, mentre io prendevo un respiro profondo, per cercare di non impazzire.
"È per questo che si è offerta di pagare il mio latte? Per pietà?" Chiesi, confusa.
"Non lo so, conoscendola voleva semplicemente augurarti buona fortuna," disse, facendomi ridere e scuotere il capo.
Avevo incontrato la mamma di Harry, quando quest'ultimo pensava fosse morta. Sapevo che la donna presente nei suoi disegni fosse troppo famigliare per essere una sconosciuta. Andavo in quel supermercato quasi tutti i giorni, probabilmente Anne aveva sempre fatto caso a me e alla mia famiglia.
"Dovresti andare a dormire, Arabella. Ti ho detto molte cose, hai bisogno di riposare ora, non di pensare," disse Luchesi, facendomi annuire, esausta.
"Hai ragione," risposi, guardandolo annuire e seguirmi dentro la stanza.
"Uscirò dal retro, buonanotte Arabella," disse, mentre il mio corpo sprofondava sul letto.
Prima che potessi augurargli anche io la buonanotte, era già sparito dalla mia stanza.
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Get ready, grandi cose stanno per succedere 😌😌🤘🏼🤘🏼
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