Capitolo 46
Il ragazzo nella foto è Luchesi, il fratello di Harry.
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Buona lettura, x
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Aprii più e più volte la bocca ma nessuna parola e nessun pensiero riuscirono a connettersi a essa. Luchesi si trovava esattamente davanti a me; il fratello abusivo di Harry mi stava guardando dritto negli occhi; i miei polmoni cercarono l'aria come un pesce fuor d'acqua. Come era potuto succedere tutto questo in un batter d'occhio?
Io e Scott stavamo camminando attorno all'edificio, lui non somigliava per niente a Luchesi, con i suoi occhi e capelli scuri, per cui non potevo essermi confusa. Improvvisamente, dal nulla, era spuntato fuori Luchesi; dov'era Scott? Luchesi lo aveva tolto di mezzo per arrivare a me? Scott era d'accorso con Luchesi e tutto questo era solo un piano? Scossi la testa per cercare di liberarmi da quei pensieri, prima di tornare a guardarlo.
"L-Luchesi," sussurrai nell'aria fredda, mentre studiavo i suoi lineamenti.
La forma della mandibola era indubbiamente come quella di Harry, così come il colore degli occhi. Era alto ma, secondo i miei calcoli, Harry era più alto di qualche centimetro. Luchesi era più muscoloso di Harry e aveva delle spalle più larghe. L'unica cosa che non riuscivo a spiegarmi erano i capelli biondi; da dove erano usciti fuori? Entrambi i genitori erano castani, giusto?
"Fissare è maleducato, dolcezza. Harry non ti ha insegnato le buone maniere?" Mi chiese lentamente, cercando di spaventarmi.
"C-cosa ci fai qui? Dov'è Scott?" Gli chiesi velocemente, guardandomi intorno, alla ricerca dei suoi capelli scuri.
"Non preoccuparti per lui, sta bene. La vera domanda è. . .cosa ci fai tu qui?" Mi domandò maliziosamente.
"In che senso?" Chiesi, confusa. La mia voce era tremante sin dall'istante in cui era comparso lui.
"Non dovresti stare con Harry ora?" Mi prese in giro, con un tono di voce irritante. "Oh, aspetta, non ti aveva ordinato di restare di sopra con Louis? Mmh, vedi come si è ribaltata la situazione," disse, mentre la mia irritazione iniziava ad aumentare velocemente.
"Tu perché sei qui? Cosa vuoi da Harry?" Domandai, con tutta la sicurezza che riuscii a radunare dentro di me.
"Non capiresti, è troppo complicato. Sai almeno chi sono?" Chiese con un sorrisetto; mi stava trattando come una bambina, il che mi fece solo innervosire ulteriormente.
Quando avevo conosciuto Harry, tutto ciò che riusciva a fare era sottovalutarmi e distruggere la mia sicurezza. Dopo un po' di tempo, avevamo imparato a tollerale i nostri difetti, senza urlarci contro. Ovviamente eravamo due persone completamente diverse, e non mancavano discussioni, ma avevo imparato molto più di Harry di quanto non lo avessero fatto i suoi amici.
"So che sei il fratello di Harry," dissi, mentre lui sollevava le sopracciglia.
"Sono colpito che te l'abbia già detto. Devi essere molto brava a letto," disse, con un sorriso sinistro. Grugnii e prima che potessi realizzare cosa stessi facendo, le mie mani si posizionarono sulle sue spalle, dandogli una spinta, con la speranza di farlo cadere all'indietro.
Ma il suo corpo non sfiorò neanche di un millimetro il terreno, il che non mi sorprese affatto. Tuttavia, la cosa che mi stupì fu che il suo corpo avesse barcollato un po', prima di ritrovare il suo equilibrio. Dopo essersi aggiustato la t-shirt, mi guardò con occhi scioccati e con un ghigno.
"Wow, sei una ragazzina aggressiva, o mi sbaglio?" Mi chiese, avvicinandosi. "Forse è per questo che Harry ti vuole, eh?" Disse, avvicinandosi ulteriormente.
"Noi non facciamo quelle cose," dissi a bassa voce, mentre la paura ritornava ad attraversarmi il corpo.
"Sì, certo," disse, incrociando le braccia al petto.
"È così! Non è come pensi," dissi, cercando di scacciare via le lacrime. In un certo senso, era proprio come suo fratello.
"Conosco Harry e so quello che fa, quindi posso assicurarti che -" prima che potesse aggiungere altro, un pugno lo colpì alla testa, facendolo cadere a terra.
In piedi, dinanzi a lui, vi era proprio suo fratello. Sospirai di sollievo nel vedere Harry accanto a me. Le intenzioni di Luchesi non erano sicuramente buone, considerando il suo comportamento intimidatorio e minaccioso. Harry si comportava allo stesso modo un tempo, ma era un po' cambiato da allora; al contrario, quest'uomo a terra, era tutta un'altra storia.
"Harry," sussurrai, avvicinandomi a lui.
"Pensavo di averti detto di restare di sopra," ringhiò, facendomi rabbrividire.
"Ero di sopra, ma poi ci sono stati degli spari e Louis ci ha fatti uscire dalla parte posteriore con un uomo di nome Scott e dopo Luchesi è apparso e mi sono spaventata e non sapevo dove fossi e -" divagai, senza accorgermi delle lacrime che erano scese sulle mie guance.
"Shh," mi zittì Harry, girandosi e avvolgendo le sue forti braccia attorno la mia vita, in modo tale da avvicinarmi al suo petto.
Il mio battito cardiaco si era regolarizzato per via del gesto, ma la paura scorreva ancora nelle mie vene, insieme alle lacrime che mi bagnavano le guance. Luchesi mi terrorizzava, la sua presenza era intimidatoria, e l'ultima cosa a cui avrei voluto pensare era cosa avrebbe potuto farmi se Harry non fosse apparso.
"Va tutto bene," disse Harry, cercando di calmarmi; non era solito comportarsi così, per cui ero riconoscente che ci stesse almeno provando.
Rimanemmo lì, nel bel mezzo della strada, avvinghiati l'uno contro l'altra, mentre le macchine, con la fretta di allontanarsi dal caotico club, ci passavano velocemente accanto. Il suono degli spari riecheggiava ancora nelle mie orecchie, ma feci del mio meglio per ignorarlo.
Subito dopo, sentimmo degli applausi e, quando Harry si girò, il corpo di Luchesi non era più a terra; i due fratelli si ritrovarono faccia a faccia. Avevo avuto ragione riguardo le loro altezze e muscoli, Harry era qualche centimetro più alto ma Luchesi era molto più muscoloso.
"Che fantastico show, Harry. Sai come intrattenere," disse, con un tono di voce pervaso dal veleno.
"Lasciala in pace, Luchesi, ti ho già detto che non è una con la quale puoi scopare e divertirti," ringhiò, mentre io rabbrividivo.
"Non ho mai detto di volermela fare, posso giurartelo," disse con un sorrisetto, uguale a quello di suo fratello. "Puoi giurare anche tu la stessa cosa, Harry?" Replicò, mentre Harry ringhiava.
"Andiamo," disse, afferrandomi per il braccio, per cercare di allontanarmi dall'uomo.
"Puoi cercare di nascondere i tuoi demoni quando vuoi Harry, ma lei scoprirà tutto e quando lo farà, lascerà il tuo miserabile culo!" Urlò, facendomi aggrottare la fronte.
Cosa voleva dire? Cos'era successo nel passato di Harry che avrebbe potuto farmi andare via da lui? La prima cosa che avrei voluto fare, quando ero arrivata qui, era andare via, ma ora, conoscendo un po' Harry, non potevo semplicemente andarmene. Dovevo sapere di più. Mi girai verso Harry, mentre ci avvicinavamo alla macchina.
"Di cosa sta parlando?" Domandai, mentre lui scuoteva il capo.
"Non preoccuparti, sta solo cercando di provocarmi," mi disse, trascinandomi verso l'auto.
"Harry. . ." Dissi, sperando mi desse delle spiegazioni.
"No, Arabella, lascia stare! Non devi sapere cose che non ti riguardano! Questa è la seconda volta che ti avverto stasera, non farmelo rifare," scattò, mentre io deglutivo.
Il resto del tragitto in macchina fu silenzioso. Il rumore del motore tenne occupate le nostre orecchie, insieme alla melodia di qualche canzone rock. Sapevo fosse difficile per lui parlare del suo passato, ma pensavo che dopo l'ultima settimana, si sarebbe aperto di più, ma apparentemente mi sbagliavo.
Sapevo che, nell'istante in cui la lettera era arrivata, avrebbe causato problemi a entrambi. Sapevo che, il suo aprirsi nei miei confronti e il suo consenso a lasciarmi scoprire la sua camera segreta, avrebbe condotto a qualcosa di negativo. Era così che funzionava; prendere o lasciare.
Mentre la macchina entrava nel cortile e si dirigeva verso il garage sotterraneo, realizzai che ciò era appena successo sarebbe stata una conseguenza di come lui si sarebbe comportato l'indomani. Dal momento che questa serata era stata stressante per lui, domani sarebbe stato nervoso e maleducato, per cui avrei fatto meglio a prepararmi a qualsiasi commento avesse in serbo per me.
Non appena la macchina venne parcheggiata e spenta, Harry ne uscì fuori velocemente. Mi affrettai a togliermi la cintura di sicurezza e ad aprire lo sportello. Una volta fuori dall'auto, Harry stava già salendo di corsa le scale che portavano dentro casa. Come faceva a muoversi così velocemente? Dopo aver fatto una specie di corsetta per entrare nel calore della casa, sospirai, esausta.
Harry salì rumorosamente le scale, mentre io le percorrevo lentamente. Sapevo di dovrer parlare con lui e sapevo anche che non sarebbe finita bene la cosa, ma dovevo almeno provarci, dato che se non l'avessi fatto ora, non si sarebbe più aperto.
Una volta ritrovatami dinanzi la sua porta, l'aprii lentamente; Harry era seduto sullo sgabello della sua scrivania disordinata, con in mano un foglio e una matita. Stava disegnando? Entrai nella stanza e mi avvicinai al suo corpo, accasciato sullo sgabello.
"Arabella, va' via," mi ordinò, senza neanche voltarsi. Poggiai la mia mano sulla sua spalla in modo tale da farlo girare; lui sbuffò.
"Parla con me," cercai di persuaderlo, facendolo sospirare, prima che si girasse finalmente a guadarmi. Era arrabbiato, arrabbiato che suo fratello fosse riuscito a trovare sia lui che me. Harry era in un uno stato pessimo, la sua irritazione era alle stelle.
"Non ti voglio qui, Arabella. Esci!" Urlò, col tentativo di intimidirmi. La sua voce rimbombò nella stanza e sapevo che se si fosse irritato ulteriormente, avrebbe iniziato a dire cose terribili nei miei confronti.
"No, non ho intenzione di andarmene!" Replicai, cercando di eguagliare il mio tono di voce al suo, ma non fu neanche lontanamente simile.
"Dannazione!" Urlò, sbattendo il pugno sul tavolo, lasciandovi un'ammaccatura. Indietreggiai, mentre lui mi guardava con occhi spalancati.
"Finirai per romperti la mano! Smettila!" Gridai, sperando si calmasse.
"Non dirmi cosa fare!" Urlò, colpendo nuovamente lo stesso punto. Ero sorpresa che il tavolo non si fosse ancora crepato, a causa della sua forza.
"Ti stai comportando da imbecille! Ti farai del male. Sei stupido?" Domandai, con la speranza di farlo ragionare. Le sue nocche stavano sanguinando; domani si sarebbe lamentato tutto il tempo per il dolore.
"Non chiamarmi in quel modo!" Urlò, cercando di spaventarmi. Il sangue stava già colando sulla sua maglietta e sapevo che domani mi sarei divertita un mondo a cercare di rimuovere le macchie.
"Beh, allora tu smetti di comportarti da tale!" Dissi, facendolo infuriare ancora di più.
"Io ti odio, cazzo!" Urlò il più forte possibile.
Prima che potessi replicare con qualcosa di altrettanto offensivo, entrambe le sue mano mi strinsero la gola. Pensavo mi avrebbe strangolata, per mostrarmi il dolore che Luchesi aveva inflitto a lui quando era più piccolo. Pensavo mi avrebbe uccisa, ma fece l'esatto contrario. Avvicinò il mio viso al suo. . .
. . . e violentemente premette le sue labbra contro le mie.
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