Capitolo 23
"We all carry these things inside that no one else can see. They hold us down like anchors. They drown us out at sea. ( Tutti ci portiamo dentro queste cose che nessun altro può vedere; ci trattengono come ancore, ci fanno annegare nel mare.) " - Bring Me To The Horizon.
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Ansia.
Da piccola non avevo mai dovuto farci i conti. Mia madre ne soffriva da quando era nata, ma non avevo mai capito il perché. Dopo aver appreso la vera storia di mio padre e dopo aver scoperto chi fosse veramente, avevo pensato fosse questa la ragione principale per cui lei fosse sempre ansiosa. Magari mi sbagliavo, ma qualunque cosa fosse a renderla così ansiosa, aveva fatto sì che anche io diventassi come lei.
Odiavo l'ansia. Ogni cosa che facevo era accompagnata dalla paura che qualcuno mi urlasse contro e mi facesse notare i miei errori. Incontrare gente nuova mi terrorizzava, soprattutto perché la maggior parte delle persone che avevo conosciuto finora possedeva delle armi. Ma sapevo che non c'era niente che potessi fare, potevo cercare di ignorarla, ma non ci sarei riuscita davvero, visto la sua intensità; non riuscivo a controllarla minimamente.
Non si può davvero cambiare l'educazione che si riceve da bambini. Non si può controllare il comportamento delle persone che ci circondano. Non si possono controllare i sentimenti delle persone che ci amano e quelli delle persone che ci odiano. Cerchiamo sempre di adattarci a tutte le cose presenti nella nostra vita, ma non siamo in grado di alterare il modo in cui siamo stati messi al mondo e neanche le persone che ci circondano.
Ero cresciuta in una famiglia patriarcale; mia madre aveva sempre e solo svolto faccende di casa; puliva, cucinava, e stirava; una situazione simile a quella mia attuale. Mio padre rimaneva fuori casa, per lavoro, dalle sei del mattino alle sei di sera. Nessuno di noi era mai andato regolarmente a scuola. Mio padre mi diceva che tutto ciò che dovevo imparare lo potevo tranquillamente apprendere da mia madre e, a quei tempi, non capivo davvero cosa volesse dire. I miei fratelli andavano al lavoro con lui, per portare avanti il nome della nostra famiglia.
Quando ero più piccola, non sapevo che la mia famiglia fosse diversa, non ne capivo il motivo, e forse neanche ora. Non capivo il motivo per cui io e mia madre non potessimo mai uscire di casa, senza essere accompagnate da uno dei ragazzi. Non capivo il motivo per cui i miei fratelli avessero iniziato a guidare all'età di quattordici anni mentre io avevo dovuto aspettare i sedici. E soprattutto non concepivo il fatto che i miei fratelli, a tredici anni, potessero bere alcool con mio padre, quando invece a me non era consentito nemmeno un sorso.
Era tutto strano per me e non mi ero mai permessa di fare domande a riguardo poiché, l'unica volta in cui lo avevo fatto, mio padre si era arrabbiato e mi aveva ordinato di ritornare in camera mia. Dopo quella volta, ero troppo spaventata dal finire in guai più seri per riprovarci, così non lo feci. Ma la situazione peggiorò col passare degli anni. Man mano che i giorni passavano, il mio ruolo diventava sempre più chiaro. Dopo la morte di mio padre, i miei fratelli presero il controllo della situazione.
Appena tornavano a casa, io e mia madre avevamo già preparato loro da mangiare, per saziare i loro stomachi affamati. E così fu, fino a quando non andarono a lavorare in un'altra città. Dopo di che, non avevamo nulla da fare se non preoccuparci. Certo, ci chiamavano e tutto, ma non era mai abbastanza. Era spaventoso; avevamo già perso un membro della nostra famiglia, l'ultima cosa di cui avevamo bisogno era perderne altri due.
Andammo avanti con le poche cose che ci erano rimaste dopo la morte di papà. Pensavo che la nostra vita fosse normale e che tutti avessero dei problemi, ma mi sbagliavo di grosso. Crescendo, avevo avuto solo un piccolo assaggio del motivo per cui la mia vita fosse così. Mia madre doveva obbedire a mio padre così come facevamo noi, e se non lo avesse fatto, avrebbe portato solo altro stress sulle spalle di papà.
Ero d'accordo sul fatto che ciò che facessero fosse stressante, ma non mi piaceva come mio padre comandava in casa. Ad esempio, ci doveva essere sempre silenzio dopo che lui ritornava dal lavoro. Si sarebbe potuto dire che fosse molto simile ad Harry, ma era una cosa del tutto diversa se a richiedere disciplina da te fosse un membro della tua famiglia. Lui era mio padre, dovevo per forza dargli ascolto. Harry, invece, era tutta un'altra storia.
Non avrei mai pensato di permettergli di trattarmi nel modo in cui mi trattava in quel momento. Ero assolutamente terrificata dalla sua forza e dalla sua rabbia. Sotto certi aspetti, mi ricordava mio padre; era molto rigoroso e dominante, pretendendo che tutti si comportassero bene con lui. La maggior parte della sua rabbia si mescolava con lo stress, non permettendo a nessuno di dirgli cosa fare.
A volte pensavo che Harry dimenticasse quanto potesse essere forte. Non lo stavo assolutamente difendendo, semplicemente la pensavo così. In un certo senso, avrei voluto conoscere Harry un po' meglio così da poter capire come fosse realmente e come fosse arrivato a essere così. Neanche tra un milione di anni Harry Styles si sarebbe seduto e avrebbe parlato della storia della sua vita con me, ma speravo almeno di sapere come fosse finito nei Selvaggi.
La mia ipotesi era che Harry avesse avuto una brutta infanzia, questa era l'unica conclusione a cui ero riuscita ad arrivare, basandomi sul suo carattere e sul suo comportamento. Probabilmente qualcuno lo aveva ferito quando era un bambino oppure era cresciuto da solo. Entrambe le cose non potevano essere sue scelte. Tuttavia, il fatto che fosse cresciuto miseramente, non poteva essere l'unica ragione di quel comportamento. Parte del motivo di ciò che era diventato, era dovuto al fatto che fosse un completo maleducato, in grado di sparare e uccidere persone.
Era strano pensarci; pensare a come delle persone fossero cresciute in modi così diversi, pensare a come ogni famiglia avesse un modo diverso di comportarsi. Ad alcuni bambini era anche permesso di comandare in casa, mentre ad altri era a malapena permesso di aprir bocca. Questo pensiero era così forte e profondo che decisi di scacciarlo via. Tutti quanti crescono in modi diversi.
Avevo il mio libro sul grembo mentre il the caldo, che avevo preparato prima, era poggiato sul comodino. Stavo completamente ignorando la doccia che avrei dovuto farmi, ero così assorta nei miei pensieri che anche la coperta avvolta attorno a me era troppo calda da lasciar andare. Ma avevo bisogno di farmi una doccia, avevo badato ad Harry per tutto il giorno e l'ultima cosa che avrei voluto, era ammalarmi io stessa.
Di malavoglia, mi liberai delle coperte e rabbrividii all'aria gelida che mi pizzicò la pelle. I miei piedi si fecero strada verso l'asciugamano prima di afferrare anche un paio di mutandine bianche. Lasciai la stanza e mi diressi verso il bagno, che era dall'altra parte del corridoio. I miei occhi non riuscirono a fare a meno di guardare la stanza di Harry, si era nascosto lì dentro da quando i ragazzi erano andati via e non lo avevo sentito per niente, dal momento che non mi era permesso entrare nella sua camera.
Probabilmente stava dormendo o sistemando roba a che fare col suo lavoro, comunque sia non avrei potuto saperlo per colpa della sua stupida regola che non mi permetteva di entrare in camera sua. In qualche modo speravo di vedere come fosse la sua stanza, almeno una volta sola, ma non volevo che lui facesse a me ciò che aveva fatto a quella ragazza quando era entrata nella sua stanza.
Una volta entrata in bagno, gettai l'asciugamano e le mutandine sul mobile, mentre aprivo l'acqua calda della doccia. Mi spogliai, ma prima di entrare in doccia, fissai il mio corpo riflesso nello specchio. Da quando ero arrivata a casa di Harry, avevo preso un po' di chili. Ora che mi stavo guardando allo specchio, mi ero accorta di averne presi un paio.
La pancia era più gonfia e vi apparivano dei piccoli rotoli se mi piegavo. Le coppe del reggiseno sembravano essere diventate più strette e i fianchi parevano essere leggermente più in carne. Quando mi girai di lato, mi accorsi che il fondoschiena fosse più rotondo e che facesse fatica a rientrare nei miei jeans, che prima sembravano andarmi larghi. Molti avrebbero rabbrividito al pensiero di qualche chilo in più, ma per me non fu così. Mi piacevano i chili in più su di me, mi facevano sentire più reale.
Compiaciuta, entrai nella doccia calda. Era strano ma, sin da quando ero piccola, mi era sempre piaciuta la sensazione dell'acqua fredda, a causa dell'aria afosa che c'era nella mia città. Ora che l'ambiente in cui vivevo era molto più freddo, iniziavo ad apprezzare il piacere di una bella doccia calda. Non avrei mai immaginato che potesse rilassarmi in quel modo.
Lasciai che l'acqua scendesse lungo tutto il mio corpo, prima di passare finalmente a lavarmi i capelli, con i pensieri precedenti a offuscarmi la mente.
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Ehilà 👋🏻 volevamo semplicemente dirvi che questo è un 'filler chapter', ma non preoccupatevi perché dal prossimo capitolo le cose diventeranno più movimentate e interessanti! 🙈 Cercheremo di postarlo prima del solito, la traduzione è già in corso. . .a presto, xx
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