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Capitolo 16

Quando mi ero svegliata quel giorno, il mio corpo era leggermente stressato; non sapevo dove mi trovassi e con chi. L'ultima cosa che ricordavo, prima di essermi addormentata, era essere rinchiusa in quella piccola stanza con Sophia mentre mio fratello parlava con Harry, e questo era tutto; tutto ciò che successe dopo venne completamente offuscato dal sonno.

Mi guardai intorno e riconobbi immediatamente l'ambiente familiare. Il mio corpo, nascosto sotto a una coperta, era disteso su uno dei divani di Harry. La televisione era accesa, il volume era basso ma le immagini apparivano comunque sullo schermo. Mi diedi un'occhiata in giro per cercare Harry, ma non trovai nessuno. I cani erano seduti sul divano, davanti a me, quasi come delle guardie del corpo.

Allungai la mano per accarezzarli mentre entrambi si lasciavano coccolare. Allontanai la coperta dal mio corpo e mi alzai lentamente, realizzando che facesse più caldo rispetto a quella mattina. Era ancora lo stesso giorno? Era già Domenica? Scossi la testa e abbassai lo sguardo sui cani.

"Trovate Harry," dissi a bassa voce, mentre la mia sicurezza diminuiva sempre di più a causa dei commenti di Harry. Le loro teste si abbassarono istintivamente verso il pavimento per fiutare l'odore. Ridacchiai tra me e me mentre iniziavano ad allontanarsi dal salotto. Iniziai a seguirli con passo lento; dopo ciò che era successo, la mia personalità era del tutto cambiata.

I cani uscirono dal salotto e si ritrovarono nell'ampio corridoio. Continuai a starli dietro mentre si dirigevano verso una delle prime porte del corridoio, fermandosi brutalmente davanti a essa e girandosi per guardarmi. Un sorriso apparve sul mio volto mentre mi chinavo per accarezzarli.

Mi trovavo davanti lo studio di Harry; lui mi aveva detto di entrarci solo in caso di emergenza, ma eccomi qua, pronta a entravi comunque. Iniziai comunque a chiedermi se dovessi entrare o ritornare in salotto e aspettare che lui finisse qualsiasi cosa stesse facendo, ma sapevo che sarebbero potute passare persino delle ore prima che uscisse da quella stanza. Quindi, presi un respiro profondo e poggiai la mano sul metallo freddo.

Le mio nocche bussarono lievemente mentre mi mordevo il labbro per la paura. Sentii dei borbottii provenire dall'altro lato della porta e, senza neanche accorgermene, quest'ultima venne improvvisamente aperta. Mi ritrovai davanti Harry con un paio di pantaloni da tuta grigi e una t-shirt bianca, i suoi piedi erano nascosti da delle calze nere e le collane erano visibili sul suo petto. Ansimai per la paura mentre la sua presenza travolgente torreggiava su di me.

"Oh, sei sveglia," disse, con le dita ferme sulla maniglia della porta mentre le mie armeggiavano nervosamente l'una con l'altra; un altro vizio ereditato da mia madre. Lui mi fissò per un po' prima di riprendere a parlare. "Entra, suppongo tu voglia sapere cosa sia successo," disse, afferrandomi il polso.

Boccheggiai mentre il mio avambraccio veniva interamente avvolto dalla sua mano. Senza alcuno sforzo, mi trascinò dentro la stanza e poi chiuse la porta.
Mi spinse verso un piccolo divano di pelle marrone, che si trovava accanto la scrivania. Mi sedetti e rabbrividii, non appena la pelle fredda entrò a contatto con le mie gambe. Lui sogghignò e mi passò una coperta.

"Arabella, tutto bene? Solitamente questo è il momento in cui inizi a sbraitare," disse, dirigendosi dietro la scrivania e accomodandosi nella sua grande poltrona. Afferrò un bicchiere, dal quale stava probabilmente bevendo un alcolico mentre io lo osservavo bere con occhi curiosi. Lui sogghignò e si asciugò le labbra, dicendo, "te ne darei un po', ma non sei ancora maggiorenne."

"Cos'è?" Domandai curiosamente. Lui ridacchiò e con un bastoncino mescolò il contenuto del bicchiere.

"È whiskey, uno dei liquori più forti e anche uno dei miei preferiti," disse, sogghignando prima di prendere un altro sorso. "Voglio dire, se tu volessi davvero assaggiarlo, potrei farti dare un sorso, ma dopo dovrai bere una bottiglia d'acqua intera," disse, sollevando il bicchiere.

Esitai per un momento; volevo davvero assaggiarlo? Lasciai che fosse il mio cervello a comandare e, lentamente e prudentemente, mi alzai, avvicinandomi alla scrivania. Con il bastoncino, mescolò nuovamente il liquore, facendo fuoriuscire alcune gocce di alcool. I nervi iniziarono ad avere la meglio su di me mentre il pensiero di bere del liquore cominciava a insinuarsi nella mia mente. Ansimai e feci un passo indietro; e se mi fossi ubriacata?

"Ho paura," ammisi, guadagnandomi una risata da parte sua. Rimise il bastoncino dentro il bicchiere e lo poggiò sulla scrivania. I suoi occhi mi fissarono mentre un sorrisetto nasceva sulle sue labbra.

"Se hai paura dell'alcool, allora non te la caverai molto bene qui, dolcezza," disse sarcasticamente. "Avvicinati, Bella," disse, facendo segno di avvicinarmi a lui. Rimasi in silenzio, considerando l'idea di rimanere ferma o di andare verso di lui. La mia mente era in confusione totale ma fu proprio la paura a far muovere i miei piedi e ad avanzare verso di lui. Tenni comunque le mie distanze, mentre lui rimaneva seduto sulla sua sedia.

"Non voglio ubriacarmi," dissi, facendolo scoppiare a ridere. Le fossette apparvero sulle sue guance mentre continuava a ridere a crepapelle. Iniziò a tossire per le troppe risate e i suoi polmoni da fumatore faticarono per cercare di respirare. Una volta finito di ridere, mi guardò.

"Non ti ubriacherai con un sorso di whiskey e poi, subito dopo berrai l'acqua per mandarlo giù completamente," disse, spingendo il  bicchiere di lato. La sedia, nella quale era seduto, si abbassò leggermente all'indietro per la forza esercitata. "Vieni a sederti sulla mia scrivania," disse, facendomi spalancare gli occhi.

La mia bocca cominciò a muoversi come un pesce ma nessuna parola venne fuori. Perché mi voleva sulla sua scrivania? Non volevo sedermi lì. E se si fosse fatto strane idee e avesse pensato che avevo altre intenzione con lui? Scossi il capo e iniziai velocemente a scacciar via ogni cosa che mi passasse per la testa.

"I-io n-non dovrei. . .f-finirei p-per romperla," dissi alla fine, facendolo ridacchiare. La mia sicurezza venne abbattuta ancora una volta  dalla sua risata.

"Non la romperai, te l'assicuro," disse con un sorriso mentre toglieva via le poche cose che erano poggiate sulla grande scrivania in mogano. Ritornò a guardarmi e notò che non mi fossi ancora mossa di un millimetro. Nei suoi tratti notai un flash di irritazione prima di dare dei colpetti sulla scrivania, "Su, vieni qui," disse.

Non mi mossi. Non fiatai e non mossi ciglio. Sentii il mio corpo irrigidirsi al pensiero di lui che prendeva il controllo di ogni cosa. In un mio libro si diceva che quando sei vicinissimo a qualcuno, ti stai muovendo nel suo spazio personale e l'ultima cosa che io volevo era che lui pensasse che fossi accondiscendente nel farmi approfittare da lui in quel modo.

Il mio petto si mosse lentamente prima di sospirare per l'agitazione. La sensazione di un buco nello stomaco cresceva sempre più con l'aumentare del tempo. Ritornai a guardare Harry con labbra dischiuse. Lui mi guardò con sopracciglia sollevate e con le braccia incrociate al petto. Batté il piede a terra prima di premere le mani sulle ginocchia separate.

"Arabella, se non vieni a sederti su questa cazzo di scrivania, ti ci metterò io con la forza," mi minacciò, facendomi soffocare dalla paura. Notai la sua mascella serrarsi e schiudersi mentre la rabbia iniziava a farsi spazio in lui. Sentivo il mio corpo rigido e pesante, incapace di muoversi. Sentivo i miei piedi indolenziti e la mia gola estremamente secca.

Prima ancora che potessi fermarmi, sentii i piedi incespicare verso la grande scrivania. I miei occhi erano spalancati dalla paura mentre i miei piedi mi portavano di fronte a lui. Afferrai l'estremità della scrivania e mi sollevai lentamente sulla superficie. Una volta essermi seduta comodamente, ritornai a guardare Harry per vedere il suo sorrisetto compiaciuto.

"Allora? Era così difficile?" Chiese beffardamente. Si allungò e afferrò il liquore accanto a me. Tolse via il bastoncino che fungeva da tappo e lo cosparse di alcool, "Leccalo soltanto, se ne bevi troppo, avrai mal di testa domattina," disse, facendomi rabbrividire. Annuii e guardai il piccolo bastoncino con timore.

Lo avvicinò alle mie labbra. Presi la pessima decisione di odorare il liquido. Il mio viso si contorse malamente per l'odore mentre scuotevo il capo in segno di protesta. Sospirai tremante prima di ritornare a guardare Harry che teneva le labbra tra i denti con il pomo d'Adamo, che faceva su e giù mentre deglutiva.

Il mio corpo si chinò di più così che le mie labbra fossero in linea con il bastoncino. Sentii la mia lingua colpire l'aria fredda prima di premerla velocemente sul liquido. Una piccola quantità di alcool finì sulla mia lingua, prima di ritirarla tra le mie labbra. Lasciai che si muovesse attorno alla bocca prima che il gusto si facesse finalmente sentire.

La mia faccia si contorse nuovamente dal disgusto mentre il liquore forte pungeva la lingua e il retro della gola. Tirai di nuovo la lingua fuori dalla bocca cercando di liberarmi dal terribile sapore dell'alcool. Harry ridacchiò e leccò tutta la stecca con un sorriso spiritoso. Scossi il capo come se il sapore mi fosse rimasto in gola in modo permanente.

Harry raggiunse un piccolo frigorifero e tirò fuori una bottiglietta d'acqua. L'aprì prima di passarmela. Afferrai la bottiglia e iniziai velocemente a mandar giù la bevanda fresca. Il sapore iniziò ad andar via dalle papille gustative mentre l'acqua mi aiutava a mandarlo giù. Una volta andato completamente, sospirai di sollievo alla sensazione della mia lingua pulita.

"Immagino non berrai più whiskey, eh?" Chiese Harry, mescolando il suo bicchiere. Scossi la testa mentre lui ridacchiava e avvicinava la sua sedia verso di me. Iniziò a mancarmi il respiro; questo era esattamente ciò che temevo, lui che, come sempre, portava le cose al livello successivo. La sua mano toccò la mia coscia facendo scivolare via il mio corpo dal suo tocco. Lui sogghignò e alzò lo sguardo verso di me, "Vatti a sedere sul divano," disse.

Mi presi qualche secondo prima di realizzare ciò che mi era stato detto, dopo di che scesi dalla scrivania e mi diressi verso il divano. Il mio corpo si stava riempiendo di sollievo perché mi ero finalmente allontanata da lui. Mi avvicinai goffamente al divano e mi lasciai cadere immediatamente. Lui mi osservò mentre mi mettevo comoda prima che io ritornassi a guardarlo.

"Immagino tu voglia sapere il motivo per cui i tuoi fratelli mi abbiano chiamato prima," disse, facendomi rianimare, pronta per la prima domanda da fargli. Annuii rapidamente mentre lui scuoteva il capo con un grosso sorriso stampato sul volto. Tirò fuori dalla tasca un pacco di sigarette e un accendino. Accese la sigaretta mentre il fumo si sollevava in aria. Tossii un po' prima di abituarmi all'aria fumosa.

Si raddrizzò prima di sollevarsi dalla sedia. Si diresse verso l'altro lato della scrivania così da rimanere di fronte a me con la sigaretta tra i denti. Prese un tiro e la tenne tra il pollice e l'indice. Sorrise disgustosamente mentre i suoi occhi iniziavano a oscurarsi. "Beh, se te lo dicessi, ti arrabbieresti con me e non voglio che accada," disse mentre il fumo, venuto fuori dall'ultimo tiro, uscì fuori dalle labbra.

La mia faccia si incupì al suo sarcasmo. Non me l'avrebbe detto, non del tutto. Lo sapeva anche prima ed era per questo motivo che aveva aspettato tutto questo tempo, così da abbattermi per la delusione di proposito. Una piccola parte di me pensava davvero che mi avrebbe detto perlomeno qualcosa, magari se stessero bene oppure no. Ma no, era crudele e non sarebbe mai cambiato.

Il mio cuore iniziò a sprofondare mentre piccole lacrime si formavano nei miei occhi. "Non mi dirai nulla?" Chiesi, facendogli scuotere il capo con un sorrisetto. Un piccolo singhiozzo cadde dalle mie labbra mentre lui prendeva un altro grosso tiro dalla sigaretta. Esalò il fumo sulla mia testa così da farlo catturare dal ventilatore sul soffitto. "Hanno chiesto di me?" Chiesi, pregando che mi dicesse almeno qualcosa.

L'angolo delle sue labbra si sollevò in uno dei suoi soliti sorrisetti. Si girò per afferrare il bicchiere di whiskey dietro di lui. "In realtà sì, è stata anche tanto dolce come cosa. Volevano sapere come stessi. Amo vedere quanto si preoccupino per te, sono proprio dei bravi fratelli," disse, facendomi percepire il sarcasmo dal suo tono.

"Cosa hai detto loro?" Chiesi, avvolgendo le braccia attorno a me, come per prepararmi a qualsiasi cosa sarebbe poi uscita da quelle labbra. Prese ancora un altro tiro dalla sua sigaretta per poi esalare prima di parlare.

"Ho detto loro che sei morta."

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