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Capitolo 10

Prima di lasciarvi leggere questo capitolo, volevamo puntualizzare, così come ha fatto l'autrice, che quella che state leggendo è una fan fiction, quindi qualsiasi cosa detta/fatta dai personaggi presenti nella storia NON è reale. In questo libro, i ragazzi non sono dei principi azzurri e roba simili, quindi è inutile scrivere 'il mio * inserisce nome* non farebbe/direbbe mai una cosa del genere', you don't say?!?!?? Si tratta di una storia inventata da una persona, e sicuramente capirete, dopo aver letto il capitolo, il motivo di questa sorta di nota, la quale varrà anche per i prossimi capitoli, ovviamente.

Inoltre, volevamo scusarci per l'attesa, ma per noi universitari, questo è il periodo degli esami, aka periodo di pianti, stress, occhiaia e zero vita sociale. È davvero difficile trovare del tempo libero, ma cercheremo di non farvi aspettare molto per il prossimo capitolo.

Detto questo, buona lettura, x

p.s. l'immagine rappresenta il vestito di Arabella.

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Sin dalla nascita, avevo sempre vissuto con degli uomini; con i miei fratelli e con mio padre, quando era ancora vivo. Uomini con classe e soprattutto con rispetto verso se stessi e verso il prossimo, a differenza degli uomini seduti in questa stanza, i quali erano tutt'altra storia.

Era passata un'ora da quando eravamo arrivati in questa casa, e ognuno di loro si era già scolato almeno tre birre e finito un intero pacco di sigarette. Erano disgustosi, volgari e raccapriccianti. Erano così ignoranti, solo sentendoli parlare si poteva capire che fossero quel genere di ragazzi da evitare. Le persone in questa casa erano una più disgustosa dell'altra. Beh, non esattamente.

La ragazza di Liam, o qualunque cosa fosse, aveva fatto la sua comparsa. Era davvero bella, i suoi capelli lunghi e perfettamente arricciati. La sua pelle era delicata, nessuna imperfezione visibile sul suo volto; avrei dovuto chiederle quale prodotto usasse. Una volta arrivata in salotto, Liam era sembrato molto più felice. Mi scioccava ancora pensare che lei passasse così tanti tempo con loro e con Liam. Io ero qui da soli due giorni e avevo già un'emicrania.

Quindi, ci ritrovammo tutti seduti in salotto, i ragazzi intenti a parlare, io e Sophia, sarebbe dovuto essere questo il suo nome, in silenzio. Ebbi l'istinto di intromettermi ogni talvolta che venivano nominati I Feroci; mi mancava davvero casa. Mi chiedevo se loro avessero mai incontrato i miei fratelli prima d'ora.

Sapevo che Seth ed Elliot parlassero de I Selvaggi tutto il tempo, non facevano altro che dire quanto fossero manipolatori ma, per qualche strana ragione, non ero mai riuscita ad immaginarmi i loro volti quando parlavano di loro. Ero sicura che, se li avessi incontrati prima, non sarei mai riuscita a dimenticare i loro volti. Erano quel tipo di persone impossibile da dimenticare.

Ero così immersa nei miei pensieri che neanche mi accorsi che si fossero tutti alzati e che stessero uscendo dalla stanza. Harry, invece, si trovava proprio davanti a me, con un'espressione irritata, come se stesse cercando di dirmi qualcosa.

"Bella, mi stai ascoltando?" Mi chiese, schioccando le dita davanti al mio volto, aumentando la mia irritazione. Alzai lo sguardo su di lui, realizzando di essere l'unica ancora seduta. "Noi abbiamo del lavoro da fare, tu e Sophia andrete di sopra per un po', okay?" Domandò.

Mi alzai e mi aggiustai il vestito. "Perché non possiamo rimanere anche noi?" Domandai, mentre  Sophia si aggrappava alla camicia di Liam, con occhi spalancati.

Guardai Harry e notai come i suoi occhi si fossero oscurati e la sua mascella irrigidita. Strinse i suoi polsi e si avvicinò. Io indietreggiai per la paura, mentre lui torreggiava su di me. Tutti smisero di parlare e nella stanza calò il silenzio. Erano udibili solo i suoni dei nostri respiri. Indietreggiai ancora di più, mentre Harry si compiaceva del suo effetto su di me.

Alzò le sopracciglia, mentre gli altri ragazzi si godevano la scena. Sogghignò e si avvicinò nuovamente, portando le sue labbra vicino al mio orecchio. Il suo respiro soffiò sulla mia pelle prima che la sua voce rauca sussurrasse, "Non approvo questa disobbedienza, Arabella, smettila immediatamente," disse, allontanandosi dal mio orecchio per fissarmi, e aspettando che io cedessi.

Continuammo a guardarci per un po'. Sapevo che avrei perso questa battaglia e ciò mi faceva infuriare. Abbassai vergognosamente lo sguardo, sospirando e indietreggiando. Quando alzai nuovamente lo sguardo, vidi un'espressione compiaciuta sul suo viso e un ghigno su quello di Niall e Zayn.

"Hey Arabella, ho delle scarpe che starebbero benissimo sotto quel vestito," disse Sophia, rompendo il silenzio. Percepii una mano esile stringere il mio polso, per farmi allontanare da Harry. La guardai e lei ricambiò lo sguardo con occhi spalancati e preoccupati.

Accarezzò leggermente il braccio di Liam prima di salire di sopra, facendolo rilassare un po'. Iniziò a salire velocemente le scale, liberandomi dalla sua presa. Salimmo tutte le scale, ritrovandoci in un corridoio con pareti adornate da numerosi quadri. Una volta allontanateci dai ragazzi, vidi le sue spalle rilassarsi.

"Tu sei pazza!" Disse, con un sorriso divertito sulle sue labbra. La guardai con fronte aggrottata.

"Perché? Non lascerò che mi comandi a bacchetta, beh, almeno non come vorrebbe lui," dissi, facendole scuotere il capo.

"Ecco perché," rise, girandosi.

Camminammo lungo il corridoio e ci fermammo davanti a una stanza sulla nostra destra. Questa casa era molto simile a quella di Harry, ma molto più piccola. Viste le dimensioni, questa doveva essere la camera da letto; era molto carina e moderna. Mi incamminai verso un divanetto e mi accomodai.

"Vorresti del the?" Mi chiese, avvicinandosi a delle tazzine da the.

"No, grazie," dissi educatamente. Annuì e iniziò a prepararsi del the, mentre io rimanevo in silenzio. Iniziai a chiedermi cosa potesse mai piacerle di Liam. O meglio, a lei piaceva davvero Liam? Anche lei era stata costretta a vivere con lui? La minacciava come faceva Harry con me? Forse era più carino di Harry, o forse era molto peggio.

Dopo essersi preparata il the, si diresse cautamente verso il divano e si sedette. Prese un piccolo sorso e sorrise per la soddisfazione. Volevo davvero assaggiare il the, ma non ora, al momento avevo bisogno di risposte. Lei mi guardò e mi sorrise.

"Tu e Liam vi amate?" Chiesi improvvisamente, facendola ridere e poggiare la tazzina di the sul tavolino.

"Sì, ci amiamo," rispose. Spalancai gli occhi per lo shock.

Un uomo che aveva ucciso così tante persone era in grado di provare amore? Tutto ciò aprì un vortice di domande alle quali non sapevo come rispondere.

"Lui è in grado di amare qualcuno?" Chiesi, facendole aggrottare la fronte. Fu allora che realizzai quanto fossi potuta sembrare maleducata. "Voglio dire, ho solo pensato che, visto che è amico di Harry, fosse maleducato e cattivo come lui, non volevo -"

"So cosa volevi dire," disse, ridendo leggermente. "Ma sì, lui è sorprendentemente in grado di amare. Anche io ho pensato la stessa cosa il giorno in cui me lo disse," rispose, riprendendo la tazzina di the e continuando a bere. I miei occhi si strinsero per la confusione mentre la guardavo. Qualcosa non quadrava; nessun assassino si sarebbe innamorato di una ragazza così dolce.

"Ti ha rapita?" Dissi, facendole abbassare lo sguardo. Poggiò nuovamente la tazza sul tavolino e mi guardò. "Non esattamente, non come Harry ha fatto con te. Io vivevo già in Inghilterra, lui mi ha vista in un club, mi ha tenuta sotto pressione, e il resto penso sia storia," sorrise, pensando all'inizio del loro amore. Mi sorprendeva sapere che i ragazzi, che al momento si trovavano al piano di sotto, potessero davvero innamorarsi.

"Cosa vuoi dire con 'sotto pressione'?" Chiesi, incuriosita.

"Mi ha minacciata, ma in qualche modo, mi sono innamorata di lui," disse facendomi alzare un sopracciglio. Poi sorrise, aggiungendo. "Probabilmente stai pensando che io sia pazza, ma è questo che ti fa l'amore, vieni travolta dagli aspetti positivi e accecata da quelli negativi."

Ci pensai su per un momento. Lei era riuscita a trovare dei lati positivi in Liam, io invece, mi ritrovavo a pensare a come uccidere Harry con i collari appuntiti dei cani. Forse a lei piacevano i tipi come Liam, forse lui non era così male quanto Harry. Nonostante ciò, non riuscivo nemmeno ad immaginare me ed Harry non litigare costantemente; al contrario, questi due si amavano. Scossi la testa e mi massaggiai le tempie. Volevo andare a casa.

"Ti ha mai picchiata?" Chiesi, facendola leggermente sobbalzare. Rimasi senza fiato mentre lei si mordicchiava il labbro inferiore. "Lo ha fatto?" Chiesi, facendole annuire.

"Agli inizi della nostra relazione, ma l'ho colpito prima io, quindi me lo aspettavo," disse. Scossi la testa; lui era un manipolatore, era quasi impossibile pensare che lei potesse essere d'accordo con le sue azioni. Anche se era stata prima lei a colpirlo, un uomo non dovrebbe mai colpire una donna, in nessun modo o forma.

Se Harry avesse mai poggiato un singolo dito su di me, lo avrei ucciso con le mie stesse mani. Beh, forse mi stavo allargando un po' troppo; non avrei mai potuto uccidere qualcuno, e poi lui mi aveva già afferrata violentemente il polso per ben due volte. Ma se mi avesse mai dato uno schiaffo, non avrei saputo come reagire. Probabilmente avrei pianto, con tutta onestà. Questo pensiero mi colpì immediatamente; lui avrebbe potuto farmi del male in qualsiasi momento, avrebbe potuto persino uccidermi. Ritornai a guardare Sophia.

"Perché non sei fuggita?" Chiesi, guardandola dritta negli occhi.

"Tu non sai ancora nulla e spero che non dovrai mai ritrovarti faccia a faccia con questo problema, ma sei molto importante per questo piano. Non ne so molto a riguardo ma, da come Harry ti ha fatta rapire con così tanta insistenza, è sicuramente qualcosa di serio," disse, facendomi rabbrividire. "Conosci altri membri di altre gang?" Domandò, facendomi spalancare gli occhi.

"I miei fratelli - Seth ed Elliot Casper - loro sono i leader de I Feroci," dissi, facendola ansimare mentre si portava una mano sulle sue labbra. Sempre la stessa storia.

"Stai scherzando! Sai cosa significa questo?" Disse, avvicinandosi e afferrandomi le braccia. Scossi la testa, preoccupata. "Beh, non lo so precisamente, ma prima che tu arrivassi, Liam mi ha detto che sarebbe stato molto stressante avere i Feroci nel nostro continente," disse, facendomi rabbrividire.

"Ma io non sono una persona cattiva!" Dissi, facendole velocemente scuotere il capo. Le persone pensavano fossimo cattivi? La maggior parte di noi non le era.

"No, non lo sei!" Disse, facendomi sospirare di sollievo. "Parlavo dei tuoi fratelli, loro pensano che siano cattivi," disse, facendomi scuotere la testa. Conoscevo i miei fratelli come il palmo delle mie mani, ero cresciuta con loro, erano sempre stati premurosi e amorevoli con me. Avevano un atteggiamento diverso con gli altri?

"Sono delle brave persone," dissi, facendole annuire e sorridere. Lo erano, giusto?

"Probabilmente lo sono, ma questo è ciò che dicono i ragazzi," disse, facendomi alzare gli occhi al cielo. "Liam sta sempre a dirmi come i tuoi fratelli commettano azioni cattive. Non sto dicendo che sono persone cattive, ma trattano i ragazzi in modo diverso da come trattano te," disse, con occhi comprensivi.

"Loro sono la mia famiglia, mi vogliono bene," dissi. "Deve essere così, sono cresciuta con loro."

"Mi ricordi la vecchia me, così innocente e così protetta da tutto e da tutti. Un giorno capirai anche tu perché sei qui e perché il mondo è così," disse a bassa voce.

"Che vuoi dire?" Domandai. Lei scosse la testa e si allontanò da me.

Sapevo cosa stava succedendo nel mondo. Magari non tutto, ma abbastanza. Perché le persone non volevano mai dirmi niente? Ero un'adulta, non fisicamente ma mentalmente lo ero sicuramente. Avevo cresciuto, insieme a mia madre, i miei fratelli e la mia sorellina. Perché la persone volevano proteggermi da tutto? Volevo che la gente mi trattasse da adulta, quale ero.

"Devo andare via da qui," sospirai. Sophia rise e scosse la testa.

"Oh beh, buona fortuna," disse, facendomi aggrottare la fronte.

"In che senso?" Domandai.

"C'è solo un modo per andare via, e sono abbastanza sicura che non ti piacerà," disse, mentre io facevo spallucce. Avvicinò le labbra al mio orecchio, pronta a sussurrarmi qualcosa.

"Morte."

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