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Via i fascisti da Wattpad!

Qualche tempo fa, cercavo su Wattpad altre fic squallide ambientate al tempo del nazifascismo con protagonisti gli One Direction o robe simili. Così, ho cominciato a fare ricerche usando come parole chiave "nazismo", "Hitler", "Auschwitz": ho trovato materiale raccapricciante, che arriveremo certamente a trattare.

Poi però mi sono domandato se per caso non ci fossero fanfiction simili sul fascismo: anche in Italia ci furono le leggi razziali dal 1938, per non parlare della repressione contro l'opposizione democratica al regime e dei soprusi delle squadracce fasciste.

Certo, temevo di trovare fic alla "Love me if you dare", dove tutta la realtà storica veniva sminchiata e non veniva mostrato alcun rispetto per le vittime, ma è il nostro compito cercare e stroncare questi orrori.

Invece, non ho trovato nulla di simile: ho scoperto qualcosa di molto peggiore.

Cercando "fascismo" e "Mussolini" ho trovato dei testi che facevano apologia di fascismo e celebravano la figura del Duce!

So benissimo che in rete esistono moltissime pagine simili, tutte piene di menzogne e mezze verità. Facebook ne è pieno, e a quanto pare vanno benissimo: puoi dire quant'è bello un regime illiberale e violento che andava in Africa ad ammazzare i neri, ma guai a mostrare una mezza tetta, eh!

Però non riuscivo a capacitarmi che una simile melma fosse presente anche su Wattpad: così è.

E noi la stroncheremo: infatti, qui noi combattiamo contro sessismo, machismo, razzismo, omofobia e violenza; e il fascismo è l'unione di tutti questi orrori!


Con il testo riportato qua sopra iniziava la prima stroncatura di una delle quattro apologie di fascismo presenti un tempo sulla versione italiana di Wattpad.

Per fortuna, queste apologie sono state tutte rimosse dall'amministrazione: nei commenti qui di fianco potete trovare i link ai relativi articoli sul nostro blog.

Tuttavia, per non concludere subito questo capitolo, riporto il testo della mia tesina scolastica sul fascismo: visto che il 28 ottobre di quest'anno sarà il centenario della marcia su Roma, prevedo una nuova proliferazione di menzogne neofasciste, ed è il caso di combatterle fin da ora.


Il fascismo fu fondato a Milano il 23 marzo 1919 da Benito Mussolini, solo come un movimento d'azione, chiamato Fasci italiani di combattimento.

Il programma iniziale dei fasci era repubblicano e anticlericale, aveva richieste di democrazia politica (come l'estensione del suffragio alle donne e l'abolizione del senato a nomina regia) e di democrazia sociale (abbassamento dell'età pensionabile e giornata lavorativa di otto ore).

In realtà questo programma era completamente intriso di demagogia, infatti, sotto una maschera democratica e repubblicana, nascondeva un carattere antisocialista e antidemocratico.

Al Congresso dei fasci, nel novembre del '21, Mussolini trasformò i vecchi fasci di combattimento nel Partito nazionale fascista, che gli consentì di potersi muovere su due fronti: da un lato le squadre d'azione continuavano le loro violenze nel paese, dall'altro Mussolini poteva presentarsi come un leader politico.


Mussolini nella voce "Fascismo" sull'Enciclopedia Treccani scriverà che il fascismo nacque da un bisogno di azione e fu azione. Infatti i fasci di combattimento (o squadracce, come venivano chiamate le squadre d'azione fascista) facevano della violenza uno strumento legittimo di lotta politica e dell'aggressione fisica all'avversario una pratica quotidiana.

Esse erano formate perlopiù da ex-combattenti, da ufficiali congedati e da esponenti della piccola e media borghesia urbana, che odiavano contadini e operai, ma anche capitalisti e grandi proprietari terrieri. I primi perché con i loro scioperi e le loro occupazioni delle terre e delle fabbriche stavano ottenendo una condizione sociale migliore della loro; i secondi perché avevano ricavato grandi profitti dalla guerra, senza averne subìto di persona le drammatiche conseguenze.

La piccola e media borghesia si sentiva abbandonata dallo Stato liberale di fronte alla difficile situazione del dopoguerra – l'inflazione che erodeva i redditi, la disoccupazione, i grandi scioperi del biennio rosso, le occupazioni delle terre, le difficili trattative di pace e l'orgoglio nazionale umiliato – e sentendosi schiacciata tra il pericolo presunto di una rivoluzione comunista e l'impotenza della vecchia classe dirigente giolittiana, trovava nel fascismo il proprio referente politico.

Così i fasci di combattimento cominciarono a compiere numerosi atti illegali e criminali allo scopo di intimidire e di indebolire socialisti e comunisti, come ad esempio: l'incendio della sede milanese del giornale Avanti!, la devastazione a Bologna del Palazzo D'Accursio, sede del Comune (episodio che secondo alcuni segna la vera nascita del fascismo), la bastonatura e l'uccisione di numerosi esponenti politici e sindacali, la distruzione di numerosi circoli sindacali e cooperative (dal gennaio al giugno 1921 ne furono distrutti 718).

I fascisti poterono compiere liberamente queste violenze perché l'atteggiamento delle forze dell'ordine e della magistratura fu nei loro confronti debole, se non addirittura connivente. Molte autorità locali, civili e militari, erano ugualmente antisocialiste e vedevano con favore l'opera svolta dalle camicie nere.


Possiamo schematizzare così i fattori del successo del fascismo:

l'appoggio che a esso venne dato dai grandi proprietari terrieri e da alcuni settori della borghesia industriale, in particolar modo dopo l'occupazione delle fabbriche nel settembre del '20: questi ceti videro nel fascismo la forza che avrebbe potuto stroncare il movimento socialista, allontanando il pericolo della rivoluzione proletaria;la crisi del sistema politico liberale, di impostazione élitaria, (dal '19 al '22 si susseguirono sei diversi governi) di fronte alla nuova realtà sociale e politica rappresentata da movimenti e partiti di massa, come il partito socialista, quello popolare e la CGdL (Confederazione Generale del Lavoro);il disegno, coltivato da parte della classe dirigente liberale, e in particolare da Giolitti e dal re, di utilizzare il fascismo per contenere e ridimensionare la sinistra, con l'idea di poterlo in seguito neutralizzare riassorbendolo dentro le strutture dello stato liberale;il successo che il fascismo, con le sue parole d'ordine antisocialiste e nazionaliste, ottenne presso i ceti medi urbani e rurali;infine, la debolezza e le divisioni all'interno del movimento socialista (come per esempio la scissione del partito socialista, nel gennaio del 1921 da cui nacque il partito comunista d'Italia vicino alle posizione del bolscevismo di Lenin).

Alle elezioni politiche del maggio 1921 il fascismo ottenne 35 seggi grazie al fatto di essersi unito ai liberali e ad altri partiti di centro.

Al Congresso dei fasci, nel novembre del '21, Mussolini trasformò i vecchi fasci di combattimento nel Partito nazionale fascista, che gli consentì di potersi muovere su due fronti: da un lato le squadre d'azione continuavano le loro violenze nel paese, dall'altro Mussolini poteva presentarsi come un leader politico.

Il nuovo programma del partito era molto diverso da quello del 1919, perché Mussolini aveva capito che senza l'appoggio dei grandi agrari, dei capitalisti e della monarchia non avrebbe potuto arrivare al potere. Così viene abbandonata la "tendenzialità repubblicana" e il tono dell'intero programma appare conservatore e nazionalista, prevedendo:

la creazione di uno Stato autoritario con la limitazione dei poteri del parlamento;l'esaltazione della nazione e della competizione fra gli Stati;la restituzione all'industria privata dei servizi essenziali gestiti dallo stato (come ferrovie e telefoni);il divieto di sciopero nei servizi pubblici.

Nella tarda estate 1922 Mussolini giudicò i tempi maturi per un'azione di forza. Mentre da un lato trattava con gli esponenti liberali, tra i quali Giolitti e Salandra, la creazione di un nuovo governo che sostituisse quello debole di Luigi Facta e che comprendesse anche ministri fascisti, dall'altro preparava una concentrazione di squadristi nella capitale. La marcia su Roma ebbe inizio negli ultimi giorni di ottobre con l'occupazione di edifici pubblici in varie città dell'Italia centro- settentrionale e il 28 ottobre colonne fasciste iniziarono a muovere verso la capitale.

I fascisti non avevano nessuna possibilità di successo militare nel caso che si fosse mobilitato l'esercito, ma non ci fu questa reazione, perché il re Vittorio Emanuele III rifiutò di firmare lo stadio d'assedio per difendere Roma, atto che gli veniva sollecitato dal governo.

Il sovrano, che pensava che un governo forte come quello fascista sarebbe servito al paese, si piegò all'atto di forza e il 30 ottobre convocò a Roma Mussolini, che era rimasto prudentemente a Milano per mantenersi una via di fuga nel caso la marcia fosse fallita, e lo incaricò di formare un nuovo governo.

Il primo governo Mussolini comprendeva cinque esponenti fascisti e altri ministri liberali, popolari di destra e conservatori; il 16 novembre il parlamento ne approvò la formazione con 306 voti a favore e 116 contrari.

La marcia su Roma e il primo governo Mussolini segnano il crollo delle istituzioni liberali e democratiche: per la prima volta nella storia d'Italia un uomo politico, capo di una formazione di minoranza, si era fatto assegnare un mandato governativo con la minaccia delle armi.

Per consolidare il suo potere, Mussolini varò nuove leggi, sempre entro i limiti dello Statuto Albertino, che però toglievano di fatto potere al parlamento concentrandolo nelle mani del capo del governo e che aumentavano pesantemente il controllo sulla stampa e sull'amministrazione pubblica.

Nel 1923 fu istituita la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, una sorta di "esercito parallelo" agli ordini del capo del governo, che inquadrava le squadre d'azione fasciste. La Milizia fu uno strumento per incanalare e disciplinare il fascismo più bellicoso, accreditando presso l'opinione pubblica l'idea che Mussolini volesse davvero "normalizzare" il paese, compresi i suoi fascisti; al tempo stesso, era una minaccia perenne che Mussolini poteva far pesare nel gioco politico, di cui si poneva, in definitiva, come l'arbitro sempre più incontrastato.

Al fine di rinsaldare la maggioranza di governo e di togliere spazio alle opposizioni, Mussolini riuscì a far approvare nel 1923 una nuova legge elettorale (la "legge Acerbo" dal nome del sottosegretario che la redasse), basata sul principio maggioritario: alla lista che avesse ottenuto la maggioranza relativa dei voti (purché superiore al 25%) sarebbero stati assegnati due terzi dei seggi.

Grazie a questa legge e al clima di violenza continua durante la campagna elettorale e durante le elezioni, il partito fascista, che si presentò alle elezioni all'interno di una lista nazionale (il cosiddetto "listone"), vinse con una grande maggioranza (65% dei voti) le elezioni politiche dell'aprile 1924.

Successivamente a un infuocato discorso in parlamento in cui denunciava le violenze avvenute durante le elezioni e quindi la non-validità delle stesse, l'onorevole socialista Giacomo Matteotti fu rapito il 10 giugno 1924 da un gruppo di fascisti, su indicazione dello stesso Mussolini. Il cadavere del deputato venne ritrovato solo il 16 agosto.

Il delitto Matteotti scosse profondamente l'opinione pubblica, aprendo una grave crisi politica: per la prima volta Mussolini sembrò vacillare sotto il peso di una condanna pubblica generale e anche ambienti liberali e imprenditoriali, sino a quel momento suoi alleati, parvero prendere distanze dal fascismo. Le opposizioni parlamentari decisero per protesta di non partecipare più ai lavori delle Camere, significando con questo che non riconoscevano più legittimità morale e politica a un parlamento dominato dai fascisti (la secessione dell'Aventino, che comprendeva dai liberali ai socialisti, i comunisti rimasero invece in Parlamento ritenendo tale scelta inefficace e autolesionista).

Fu una scelta di grande significato morale, ma debole politicamente, perché non costituiva alcuna alternativa politica e si affidava completamente all'azione del sovrano che avrebbe dovuto licenziare Mussolini. Ma Vittorio Emanuele III non prese alcuna iniziativa in questo senso, mantenendo inalterato il suo appoggio al fascismo.

Passati alcuni mesi senza nessuna azione significativa, dato che l'opposizione aventiniana non riteneva opportuno chiamare il popolo in piazza per paura delle conseguenze che ciò avrebbe comportato e anche per il timore sempre presente di una possibile rivoluzione comunista, Mussolini riprese in mano la situazione e decise di sferrare il colpo finale allo stato liberale.

Nel famoso discorso del 3 gennaio 1925 affermò:"Dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di quanto è avvenuto... Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!".

Con questo discorso, lo stato liberale italiano veniva cancellato, il parlamento privato di autorità, la legalità costituzionale sospesa e iniziava la vera e propria dittatura fascista.       


Se volete leggere un ottimo testo sulle caratteristiche generali del fascismo, vi consiglio "Il fascismo eterno" (o "Ur-fascismo") di Umberto Eco.

Mai dimenticare quello che è stato.

- Evgenij

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