"Sesso e nient'altro." (Essere diretti non migliora le cose)
Cesare scorse col dito la pulsantiera dell'ascensore e indicò un buco. «Chi è quel simpaticone che ha staccato il 69?».
Zenone spinse il pulsante 60. «Non lo so, ma spero che non abiti più qui».
La porta rimbalzò un poco contro il gancio metallico per poi chiudersi del tutto. Un piccolo altoparlante incastrato sull'angolo in alto si mise a gracchiare; a malapena si distinguevano le note di una vecchia musica da sala d'aspetto. L'accrocco iniziò a salire.
Zenone estrasse dalla tasca un mazzo con una dozzina di chiavi. «Quello Shade è stato fin troppo generoso a darci un appartamento praticamente gratis».
Cesare si grattò la testa. «Devo ancora capire come fai a non squagliarti dal nervoso davanti ai Recensori; e con che piglio hai raccontato la nostra... condizione».
L'ascensore si arrestò tra acuti stridii e la porta si aprì sbilenca. Zenone spinse fuori dall'abitacolo le due valigie. «Non puoi tremare ogni volta che incontri qualcuno che non sia un perfetto imbecille, Vat».
Le luci del piano si accesero una dopo l'altra, e illuminarono un poco il corridoio. Zenone adocchiò un foglio di carta attaccato con lo scotch sopra le piastrelle brune. «Per gli appartamenti 6001-6020, da questa parte. Vieni, Vat».
Le chiavi vorticavano nella serratura della porta 6015 tra i clac di ruggine e abbandono. Zenone spinse la porta e tastò il muro sulla destra; ruvido del muro, ruvido del muro... l'interruttore!
Cesare lasciò cadere la sua borsa. «Ma qui dentro è—».
«È bello e accogliente. Che ti aspettavi da un regalo?». Zenone raddrizzò la borsa di Cesare e la portò dentro l'appartamento.
Cesare entrò e richiuse la porta alle sue spalle. «Scusami; era da tanto tempo che non dormivamo in una casa... normale».
«Forse è questo il tuo problema, Cesare: non guardi le cose come sono realmente». Zenone mise una valigia sul tavolo, la aprì e ne tirò fuori due libri. «Non tutto è sommerso dal fumo della dissimulazione: la gente perbene vive la vita a carte scoperte».
Zenone lanciò uno dei due libri, che finì tra le mani di Cesare. «Adesso siediti qui e scrivi il nuovo copione: abbiamo un'altra serata, domani».
Bentornati, avventori! Per me è un immenso piacere ricalcare queste scene librario-ficcinare. Ma, questa volta, nessuna fanfiction: tra poco io, SpazzinoVattpadiano, vi condurrò (un po' a forza, un po' a stento) tra le pieghe di una storia d'amore originalissima, se escludiamo qualsiasi cosa tranne (forse) la genesi dei personaggi.
Se dovessi dipingere nella mia testa un prototipo di storia d'amore insulsa e sbilenca, probabilmente sceglierei Sesso e nient'altro, messo a disposizione da -Harrysbaby- su Wattpad. L'unica cosa che possa destare interesse in chi legge è già scritta nel titolo. Quanto al resto, non ho modo di salvare niente, tra avvenimenti forzati ed eccessivamente oleati e brodaglie scritte perché bisogna arrivare al prossimo amplesso. Vi consiglio di mettervi comodi e di prendere qualcosa da bere da Zenone: ne avrete bisogno.
Il libro inizia segnalando che il punto di vista spetta a una certa Sam. Sono le sei, e Sam si sveglia senza il rituale driiin della sveglia. Si alza, fa colazione e torna a letto.
Ho fatto bene o no a farvi sedere tutti? Quanta azione, quante informazioni tutte d'un colpo, che posta in gioco da conquistare!
La sveglia suona, come c'è da aspettarsi in un inizio wattpadiano rispettabile, ma alle otto meno un quarto. Due righe di routine mattutina e Sam è pronta per uscire. Arrivata a scuola, trova una certa Joe, che le chiede di copiare i compiti di matematica, cosa che ovviamente Sam accetta. Ma non è questo il punto interessante della scena, perché è qualcun altro su cui dovremmo concentrarci.
Capelli neri come la pece, la sua figura imponente che non lascia niente all'immaginazione a causa delle t-shirt che indossa e i suoi modi di fare che farebbero cadere chiunque ai suoi piedi.
Questo, è il profilo perfetto dello scapolo della Saint Marie High School: James Frost, un ragazzo che solitamente sta sempre sulle sue. Ultima cosa ma non meno importante, dalle donne vuole solo semplice e puro sesso. Nient'altro.
Compare un feroce grumo di cliché selvatico! Abbiamo il solito belloccio generico che usa le signore come asciugamano, e per di più introdotto in due righe striminzite senza una canonica "salita" che renda partecipi noi poveri lettori del perché Sam sia davvero interessata a lui. Ma, vi chiedo scusa, ho compiuto un errore imperdonabile: non avendo intenzione di sbavare dinanzi al primo maschietto postomi sotto gli occhi, sono già fuori dal pubblico potenziale di questa storia. Eppure sono qui. Né mi fermerò di fronte a controindicazioni così deboli.
Dopo che Sam lo ha «descritto nei minimi dettagli» (a chi avrebbe dovuto descriverlo, se non rompendo la quarta parete?, e come possono quattro parole in croce essere una descrizione accurata?), si accorge che il signorino Frost le si è avvicinato e le ha dato una pacca sulla spalla. Seguono elucubrazioni su quanto lui sia il «tipo di ragazzo da una botta e via» e Sam no, ma una bella ripassata non sarebbe completamente fuori discussione. La campanella della scuola interrompe questi sovrappensieri e il primo capitolo.
Giusto per dare qualche appiglio empatico nei confronti di una protagonista comprata al 3×2 del discount, Sam si siede all'ultimo banco a destra, «invisibile agli occhi di tutti», tira fuori le cuffiette e si mette ad ascoltare musica a palla. Passano non più di quattro femtosecondi e il professore la richiama e la spedisce in presidenza senza passare dal Via, come ci si aspetta da chi magari vorrebbe almeno essere ascoltato per finta.
Arrivata in presidenza, Sam viene condannata a una settimana di punizione, in pieno stile americano. Non ci viene spiegato il motivo specifico di una misura così drastica, ma ce lo faremo andar bene.
Sam, da brava studentessa buona a nulla, è abituata a finire in punizione (e allora perché è brava al punto di passare i compiti?), quindi va nella stanza preposta senza fare tante storie. Appena entra, però, le esplode il cuore – o, almeno, così c'è scritto («il cuore esplode»), ma credo che purtroppo la storia non possa finire né qui né così.
C'è Lui. Jame, è seduto sopra un banco.
È «Lui»? Sono indeciso tra due battute, ma entrambe non si addicono a uno spettacolo tendenzialmente per famiglie come questo dovrebbe essere. E poi, povero James, gli hai tolto la «s» alla fine! Ma non è finita qui!
Noto subito Georgie: lei è semplicemente la sgualdrina dell'istituto. Si struscia su Frost con aria completamente assorta, non preoccupandosi degli occhi indiscreti che la guardano. Lui, essendo maschio, l'accoglie a braccia aperte.
Semplicemente la sgualdrina della scuola. Cara Sam, avevi cominciato così bene: da subito stavi giocando a carte scoperte strillandoci che Frost voleva solo il sesso, e adesso non ti avventuri nel dire puttana o troia? Se è quello che pensi, e tu pensi solo cose corrette nella tua storia, non devi nasconderlo.
Sam, comunque, si accorge che nell'aula per la punizione ci sono quasi solo ragazzotti dell'ultimo anno, perciò decide di squagliarsela andando in bagno. Fissandosi allo specchio, si chiede perché se la stia «predendo» per le effusioni tra Georgie e il signorino Frost, che per deviazioni personali immagino sempre come un ipotetico fratello sbruffone di Shawn Frost di Inazuma Eleven.
A proposito di Frost, è uscito anche lui per andare in bagno, solo che è andato in quello delle ragazze, e Sam lo vede riflesso nello specchio. Vi risparmio lo scambio pietoso di battute in cui Sam mal cela l'influenza che Frost le provoca, perché ci sono porno con dialoghi più credibili. A proposito di show per famiglie, a poco più di un ventesimo della storia abbiamo il primo amplesso! Lui a lei, lei a lui, e poi attacco, sostegno, rilascio e decadimento – be', così sembra una lezione di sound design, ma avete capito il concetto.
Per leggere il seguito della recensione, cliccate sul link per il blog qui di fianco nei commenti o nel link esterno in fondo al capitolo.
- SpazzinoVattpadiano
Aggiornamento del 02/09/2022: questa fic squalliduccia è sparita da Wattpad!
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