Stavo allegramente disegnando, con dei pennarelli su un foglio di quaderno, quando mamma mi chiese di andare a prendere la posta nella cassetta delle lettere fuori casa.

Era buio ormai e il gelo del vespro era calato su tutta Orlando.

La luce della Luna rappresentava solo che un tenue bagliore non essendosi ancora impossessata del trono del Sole.

Il crepuscolo era imminente e le stelle dipingevano il cielo come gli schizzi fondamentali in una tavolozza di un artista.

Ormai il silenzio della sera era calato e le frenetiche e rumorose strade cittadine stavano lasciando lo spazio alla quiete del tramonto accompagnato da una spiacevole e fitta nebbia.

Il vento aveva smesso di ringhiare e le foglie si erano fermate come se qualcuno le avesse impartito quel preciso comando.

Sembrava che il tempo avesse smesso di funzionare a dovere...

Mi avvicinai trepidante alla cassetta postale.

C'era qualcosa di tremendamente sbagliato in tutto ciò.

Uno strano senso d'angoscia si impossessò di me facendomi rallentare il passo e un tic nervoso mi costrinse a guardarmi intorno.

Non una macchina e non una persona rientravano nel mio campo visivo...

Non il solito cagnolino che si divertiva a stuzzicare un qualche gatto selvatico, non un passero che si posava sui rami fioriti di quel primo maggio.

Ora che prestavo maggiore attenzione ai dettagli però, anche la natura sembrava aver perso i suoi toni giocosi.

La città; come deserta, inespressiva, amorfa e pallida che si presentava ai miei occhi, sembrava esser morta, quasi irreale.

Una morsa mi attanagliò lo stomaco e tutto quello che volevo fare in quel momento era correre dentro casa e nascondermi sotto le coperte.

Decisi però di essere coraggiosa come avevo promesso a una persona importante e aprii così la cassetta.

Ne estrassi qualche bolletta, un disegno inviato dalla figlia di un'amica di mamma, riviste di moda, offerte del supermercato e una lettera della marina americana da parte di mio padre.

Aprii la lettera con foga e impazienza...se non nervosismo.

Il cuore a mille che minacciava furiosamente di uscire dal mio petto, la testa che scoppiava per la troppa tensione, la mente che già aveva capito e il cuore che non lo voleva ammettere, la coscienza che mentiva cercando di illudermi che non sarebbe stato nulla di grave, le mani che tremavano, quasi fossero indipendenti, cercando di rallentare l'imminente fine, il respiro che si faceva più pesante a ogni riga, gli occhi lucidi, gonfi e arrossati per ogni parola di quello che stavano leggendo, le lacrime che cadevano sulla lettera di mio padre ormai aperta e stroppicciata per il troppo dissidio. Le ginocchia che diventavano inaspettatamente molli, piegandosi su se stesse, non riuscendo più a trattenere il peso del mio corpo apatico, un grido disperato che si faceva largo nella mia gola, nell'avvilito tentativo di uscir fuori, ma con scarsi tentativi di successo...

Lo shock mi aveva ormai pervasa, e io non ero più in grado di controllar me stessa.
Sentivo il freddo farsi strada nel mio petto e le oscure e profonde tenebre divorarmi.

Due braccia amiche mi sorressero prima che mi accasciassi a terra, cullandomi e riscaldandomi col suo caldo petto.

Mia madre si affacciò preoccupata dal portico guardando, con occhi sbarrati dal terrore e dalla paura, il mio corpo inerme e quasi senza vita.

Le mie mani ancora chiuse stringevano, con la destra la lettera di papà, e con la sinistra il disegno della mia famiglia seduta sul divano stretti in un abbraccio.

Un'ultima lacrima mi rigò la guancia.

Con le ultime forze, alzai lo sguardo, riuscendo così ad incontrare un paio di occhi verde smeraldo.

Finchè la luce non si spense e tutto divenne buio.

☆☆☆
《Angolo Autrice》
Eccoci all'inizio del tunnel...
Ciò che accadde prima e che collegasse il passato al presente. Il tassello mancante.

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Al prossimo aggiornamento ~chiara😘❤