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Capitolo Tre

Mostri

Iris

Ahh...come al solito sono in ritardo; maledetta sveglia e maledetta pigrizia!
Corro velocemente tra i corridoi della scuola, facendomi spazio tra la folla quando sento tirarmi per la coda.

«Dove credi di andare mocciosetta?!» mi sbeffeggia Tyce dando spettacolo in mezzo al corridoio.
«Dai lasciami...» lo prego sperando che questa volta mi dia veramente ascolto.
«Oh non penso proprio.» constata con un ghigno diabolico sulle labbra e una strana luce negli occhi a contornare la sua faccia spigolosa...«Tu ora vieni con me impiastro.» afferma afferrandomi per un braccio.

Mi guardo freneticamente intorno in cerca di un aiuto, qualsiasi cosa pur di evitare quello che stava per accadere...

Incontro un viso familiare; lo guardo implorante sussurrando un 'ti prego' mentre l'orco mi trascina via con se continuando a umiliarmi facendo allusioni alle quali tutti ridevano....anche lui...

Mi dimeno freneticamente prima di finire del tutto nel panico...immagino lo scenario raccapricciante al quale i miei compagni stanno assistendo...chi ride, chi mi guarda con faccia triste, chi mi deride, chi impaurito si volta dall'altra parte.

Ma nessuno che viene ad aiutarmi; neanche il volto sul quale una volta mi affidavo tanto, senza dubbi o ripensamenti...era lì che rideva nervosamente insieme ad alcuni suoi amici che si divertivano di fronte alla mia debolezza...neanche un movimento da parte sua per provare a difendermi, neanche una parola per farmi capire che di me gli importava ancora.

Continuo a scalciare e divincolarmi in preda al delirio; per qualche divino miracolo, con uno strattone accompagnato da un calcio sullo stinco riesco momentaneamente a liberarmi da quella morsa che tentava di stritolarmi il polso.

Due secondi è il vantaggio massimo al quale posso attingere per sfuggire dal pericolo.

Senza star lì a pensarci mi metto a correre, corro, corro, gridando in cerca di aiuto e di sostegno ma tutti sembrano paralizzati. Come se il tempo si fosse fermato, congelato insieme a quello scenario sottostante...

Continuo procedendo velocemente senza fermarmi e senza guardarmi indietro, non posso farlo, so per certo che se lo facessi sarebbe la fine, non posso permettermi altre debolezze!

Affannando in preda al terrore continuo pateticamente a sfuggire da ciò che mi spetta, sono quasi arrivata all'uscita ma all'ultimo mi sento scaraventare sugli armadietti.

I miei piedi si staccano momentaneamente da terra come tutto il mio corpo del resto, per poi sbattere malamente su un fianco.

Sento mancarmi il respiro, i mei polmoni chiedono disperatamente ossigeno, non riesco a respirare, sembra che l'aria sia solo capace di uscire dal mio corpo senza mai entrarvi.

Sono accartocciata su me stessa annaspando sulle fredde piastrelle bianche di quel triste corridoio, reggendomi l'addome come se le fitte potessero cessare.

Comincio a strisciare in cerca di sfuggire, nonostante gli spasmi, all'imminente catastrofe; ma con quel vano tentativo di fuga riesco solo ad aggiudicarmi un calcio nel basso ventre.
Un grido mozzato e involontario esce dalla mia bocca somigliando a uno strano rantolio....

Sento l'aria abbandonarmi di nuovo, i contorni del suo viso, mentre si avvicina, si fanno sfocati e meno nitidi, il buio sta lentamente prendendo possesso del mio campo visivo, persino alle mie orecchie, le parole in cerca di appoggio e sostegno che escono dalla mia bocca sembrano sconclusionate e insensate, come se si stessero rincorrendo fra di loro e stessero facendo a pugni, lottando per arrivare prime.

I suoni sembrano rumori fastidiosi che mi ronzano intorno creandomi un doloroso fastidio per il quale sono costretta a coprirmi le orecchie...la sua voce ormai è solo un sussurro indistinto...

Prima che il buio mi divori completamente trascinandomi con se riesco solo a udire le sue ultime parole.

«Che volevi fare puttanella?!»
Il suo viso è contorto dalla rabbia ma allo stesso tempo sembra anche divertito...lo è per forza; ormai ha ottenuto il suo giocattolino.

Sento la sua malvagità insinuarsi nei miei padiglioni...il panico è ancora in possesso del mio corpo e l'unica cosa che posso fare è urlare, ulrlare a squarciagola fino a rompere le mie corde vocali, urlare fino a che il mio respiro non si esaurisca prima dell'inizio del caos.

Intuisce le mie intenzioni e si avventa su di me.

Ma non mi importa, grido lo stesso ribellandomi al suo volere prima di sentire un dolore intenso all'altezza dello zigomo per poi avvertire solo oscurità.

Mi sveglio di soprassalto, con la gola secca e dolorante...ascoltando il mio respiro affanato e rumoroso fendere l'aria...

Fronte sudata, coperte umide come il resto del mio corpo, piumino totalmente a terra; agitazione accompagnata dal fastidioso battito cardiaco che minaccia di collassare.

Questi sono i comuni postumi che mi accompagnavano la maggior parte delle notti, gentilmente, come una nonna che ti porta a spasso con fare materno lungo il viale dei ricordi.

Erano passati mesi dal mio ultimo incubo ormai, dove, dopo quel fatidico primo maggio 2006, la mia vita è cambiata facendomi così conoscere il fascino del caos strappandomi dalle braccia della cara armonia.

Pensavo di essermene liberata...

La luna illumina appena il mio viso stralunato e paralizzato dal terrore.

Il terrore che mi perseguita continuamente senza sosta.

Anche se con gli occhi umidi a causa delle lacrime, che minacciano ancora di scendendere copiose, un po' me lo impediscono...guardo la sveglia appoggiata al comodino e, come già mi aspettavo, mi accorgo di essere nel bel mezzo della notte.

Un movimento appena accennato mi indica di non essere sola.

Mi volto verso la porta e trovo mia madre guardarmi, appoggiata allo stipite con aria amareggiata.

«Di nuovo gli stessi incubi?»

«Mhmh...» ammetto notando che un velo di tristezza si impossessa lestamente del suo dolce viso.

No non ce la faccio!

Mi alzo e corro ad abbracciarla...vederla così triste fa ancora più male dei miei mostri.

Mi accarezza dolcemente la testa cercando di nascondere le lacrime appoggiando la sua testa sopra alla mia.

«Vuoi che venga a dormire con te?» sussurro con calma
«S-solo se è quello c-che vuoi anche tu tesoro.» balbetta in preda ai singhiozzi.

Noto anche una punta di incertezza nella sua voce.

Le prendo la mano e andiamo a dormire nel suo letto matrimoniale caratterizzato da una trapunta...rosa.

Ci sdraiamo una di fronte all'altra, le concedo persino di pormi fra le sue braccia sentendomi già più protetta.

Morfeo mi porta con se lasciandomi dormire e regalandomi il beneficio della tranquillità per il resto della notte.

***

La luce mattutina mi inonda la faccia...e un fruscio di tende mi avvisa che la giornata è appena iniziata.

Decido di tirarmi su dal letto; anche se dopo l'incubo ho avuto una nottata abbastanza rilassante e pacifica, uno sgradevole senso di inquietudine ha deciso di non abbandonarmi mai, e non c'è rimedio migliore di un bel bagno freddo.

«Vado a farmi una doccia!» strillo in modo che mia madre possa sentirmi.
«Va bene tesoro; io intanto preparo la colazione!» urla anche lei di rimando.

Mi reco in camera a prendere intimo e vestiti puliti prima di varcare la soglia del bagno ed entrare in doccia.

Due passate di sciampo e una buona strofinata con tanta schiuma e sono pronta.

Apro lo sportello della doccia e appena uscita mi guardo allo specchio.

L'unica volta in cui i miei capelli non sembrano un groviglio disordinato è proprio dopo la doccia...per non parlare della mattina appena sveglia.
Sembrano il perfetto mix i crespi di Bob Marley e Caparezza; con l'unica differenza che i miei sono di un comune e banale castano ramato.

Solo d'estate sembrano rianimarsi ottenendo delle striature bionde con dei riflessi quasi dorati.

Mi fisso ancora attentamente.

Un paio di occhi marroni con piccole e quasi inesistenti venature gialle all'interno delle iridi mi guardano dal vetro soffermandosi sulle labbra carnose che abbelliscono quel viso fino, definito da due guance adornate da un accenno di zigomi alti.

Stizzita distolgo lo sguardo da quell'immagine fastidiosa che mostrava una 17enne arrabbiata e corrucciata, caratterizzata inoltre da una pelle chiara quasi diafana e delle forme che non vorrebbe avere...troppo eccentriche e sempre al centro dell'attenzione.

Per questo indosso abiti larghi, anche se per quanto possano essere comodi a volte stancano anche me constringendomi a mettere cose più attillate.

Scendo in cucina facendo gli scalini a due a due e guardo meravigliata la tavola.

Pancakes allo sciroppo d'acero e crepes alla nutella accompagnate da brioche e frittelle decorano l'ormai imbandita tavola.

Nell'aria libra inoltre un gustoso odore di pane tostato.

«Caspita mamma...con tutta questa roba si potrebbe sfamare un intero esercito; trincea inclusa...» dico con un'acquolina in bocca sempre più crescente.
«Lo so» ammette. «Ma oggi si è accesa la mia vena culinaria.»

So che l'ha fatto per quello che e successo ieri notte quindi senza perdere altro tempo la elogio per la sua bravura facendole notare che la sua vena culinaria non smette mai di pompare creatività e delizie che sono sempre bene accetta di assaggiare.

Spazzolo la maggior parte di quelle bombe caloriche prima di uscire avvisando mia madre che sarei andata a fare un giro in città.

Le sue raccomandazioni mi inseguono fino alla porta e solo quando la chiudo alle mie spalle l'unico rumore che ascolto è il fruscio dell'erba accompagnata dal bisbiglio del vento.

Ora che ci penso, giusto ieri sera Leo mi aveva dato la buonanotte, dicendomi che mi avrebbe fatto sapere lui verso che ora potevo andare a trovarlo.

Prima di andare a dormire infatti avevamo chiacchierato molto...è stato lui a prendere l'iniziativa di chiamarmi e ammetto di esserne rimasta sorpresa.

Sento che tra di noi si sta creando una bella amicizia...di solito non mi affeziono mai alle persone per paura di essere ferita ma sento di non potermi permettere di perdere questo legame.

Non me ne intendo di amicizia, non ho avuto molte esperienze al riguardo, ma sento che il rapporto che si è instaurato tra me e Leo è uno di quelli che la gente ammira e invidia al tempo stesso.
Ammira per quanto bello possa essere e invidia per non poterlo avere.

Lo conosco da un giorno ormai ma sento che in realtà è come se ci conoscessimo da una vita.

Il rumore di un clacson mi riporta alla realtà facendomi sobbalzare spaventata ricordandomi di stare sul ciglio della strada.

Mi affretto ad attraversare le strisce pedonali raggiungendo il marciapiede parallelo prima di sentir brontolare un 'guarda dove metti i piedi stupida ragazzina'.

Do un'occhiata veloce al conducente e rimango di sasso...non riesco a credere ai miei occhi. Sono completamente paralizzata e ogni neurone del mio corpo ha smesso di funzionare correttamente; come il mio cervello del resto.

Strizzo gli occchi cercando di pensare lucidamente e quando li riapro la macchina era già a vari metri di distanza da me.

Per un attimo mi era apparso che Leo fosse il ragazzo a guidare quel Land Rover grigio metallizzato.

Ma no è impossibile...se fosse stato Leo non mi avrebbe mai trattata così, e si sarebbe sicuramente fermato a chiacchierare un po' . Penso tra me e me.

Devo averlo sicuramente confuso con qualcun'altro.

Dopo aver fatto un giretto nei dintorni decido di ritornare a casa...questa giornata è partita già male dal principio e continuando la situazione non è per niente migliorata, anzi è andata solo in discesa rapida.

***

Avendo vagato per due orette senza una meta sono arrivata alla triste conclusione di essermi persa.

Di solito il mio senso dell'orientamento è infallibile...ma molto probabilmente questo vale solo per le città che conosco e purtroppo la Florida aveva cominciato a sbiadire nei miei ricordi...

Arrivo ai pressi di una riserva naturale e il colore dominante è senza ombra di dubbio il verde degli alti alberi, che aprono il passaggio a un viottolo fiorito, creando simpatici giochi di luci e di ombre, dove le tonalità calde primaverili sprizzano in ogni angolo. Alcuni cespugli non curati rendono il posto più selvaggio e da questo ne deduco che in pochi hanno assistito a questo spettacolo naturale di colori e di vita.

Sembrerebbe il mio posticino ideale...il mio piccolo angolo di paradiso intagliato dal mondo e messo da parte...un luogo dove poter stare da soli con se stessi godendosi pace e tranquillità, dove gli unici suoni che si possono udire non sono altro che il soave e allegro cinguettio degli uccelli e il fruscio delle foglie mosse da un fresco e tenero venticello...e a quanto pare anche un torrente

Seguendo il sentiero infatti si riesce a sentire sempre più nitidamente il rumore dell'acqua scorrere sulle rocce e...
Cos'è quella una cascata?

Sorrido a quello spettacolo meraviglioso e rimango imbambolata così per svariati minuti.

Il mio sguardo vaga sul panorama cercando di catturare quel posto facendo delle piccole fotografie mentali, memorizzando a se anche i più piccoli dettagli.

Una cartello con su affissa una piantina della città mi risveglia da quello stato di ibernazione e come una perfetta idiota mi scaravento su di esso scivolando su un sasso bagnato ai piedi del ruscello e andando a sbattere col naso sul duro legno del cartello.

Mi rialzo su a tentoni massaggiandomi la parte colpita.

Guardando la cartina mi accorgo di essere estremamente vicina alla mia villetta...allora non sono poi così frana.

Ripenso alla magnifica scivolata di prima e rimangio tutto.

Mi incammino verso casa col pensiero che questa giornata non sarebbe proprio potuta andar peggio.

***

Sono sul portico di casa con le chiavi in mano quando il mio cellulare vibra e leggendolo mi accorgo che si tratta di un messaggio di Leo

Da Leo: "Ti va di passare 5 minuti con un matto?"
A Leo: "Sarà un onore essere la sua Alice cappellaio..."

Mi avvio verso casa sua che è a pochi passi dalla mia, busso sulla porta e attendo qualche istante prima che la porta si spalanchi rivelando un Leo stizzito e annoiato.

Cavolo; ieri non mi aveva fatto questo effetto, ma accidenti se è bello.

Anzi sono certa che bello sia assolutamente riduttivo...

Dei capelli più ricci e più selvaggi gli ricadono davanti dandogli un'aria tremendamente sexy.

I suoi occhi sono molto più chiari rispetto a ieri, quasi glaciali e molto molto più freddi, quasi cattivi.

Mi guarda con superbia e già la rabbia comincia a montare dentro di me, anche se cerco di reprimerla.

Strano; non mi era mai successo di avere uno scattto così improvviso.

Ora che ci faccio caso le sue labbra sono leggermente meno carnose.

O forse è solo la mia immaginazione.

Ma in compenso il suo fisico non lascia molto spazio all'inventiva...

Una maglietta nera aderente mette in risalto i suo pettorali delineando ogni sua forma facendo anche risaltare il suo collo muscoloso.

I jeans sono a vita bassa e i piedi sono scalzi.

Si appoggia allo stipite, sporgendosi leggermente verso l'esterno, alzando un braccio e posandoselo sulla testa facendo così alzare la maglietta scoprendo parte del suo fianco e mettendo in mostra la V del suo addome.

Ora che la luce inonda il suo volto gli occhi sembrano accendersi e i cappelli acquistano nuove e vivaci sfumature ramate.

Continuo a contemplarlo con lo sguardo, pensando di avere davanti una delle settime meraviglie del mondo se non la prima, mi sembrava di star assistendo a una reincarnazione di un qualche Dio greco, ammirandolo nella sua perfezione.
Questo prima che lui aprisse bocca e l'inferno scoppiasse.

Ecco come tutto sarebbe potuto andar peggio...

☆☆☆
《Angolo Autrice》
Se avete una domanda sarò felice di rispondervi nei commenti e se vi è piaciuto lasciate una ☆❤
Al prossimo aggiornamento ~chiara😘❤

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