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Capitolo Sei

Rivelazioni

Iris

C'è chi dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima e che da li si possa risalire al nostro piccolo Io;
Ma allora perchè se mi fiondo su quei due iceberg di freddezza non riesco a scorgerene assolutamente nulla se non quest'ultima?

L'unica certezza che ho è che dietro di essi si estenda un mondo a me sconosciuto, del quale dubito ne abbia mai mostrato apertamente il contenuto.

Un universo pieno di verità nascoste.

Diviso e protetto dagli altri e da se stesso, da un'immensa porta blindata.

Decidendo di nascondercisi dietro gettando via la chiave per evitare pericoli.

Nessun indizio che possa farmi almeno sfiorare quelle che potrebbero essere le sue emozioni, i suoi pensieri, le sue intenzioni...

Solo il celeste, che li rende vividi e quasi accoglienti se non fossero congelati dal candido biancastro nella bassa zona ciliare e del collaretto.

Ebbene si; la scienza mi ha sempre affascinata ed incuriosita, in quanto mi permetta di capire i meccanismi della natura con poche semplici spiegazioni logiche.

Anche se nonostante ciò la mia testardaggine mi impedisca di crederci del tutto, e l'orgoglio la prende amichevolmente a braccetto poiché decide testardamente di rimanere ferma sui suoi ideali.

E beh di coscienza ne ho una quindi mi devo adattare alla sottomissione della parte razionale e farmi trascinare, letteralmente, da quella irrazionale.

La mia conversazione interiore finisce di botto come era iniziata.

E solo ora il mio cervello sembra mettere in moto i circuiti analizzando le informazioni che gli si stavano propinavano davanti, una ad una.

Io che vengo trattenuta; la mia vestaglia che si strappa nel punto in cui era stata tirata; il mio corpo che si ritrova disteso sopra quello di Leo; l'energia elettrostatica che si crea fra noi; il suo volto a un palmo dal mio; una porta che si spalanca e una copia perfetta di un Leo disgustato che ci guarda come fossimo degli esperimenti scientifici malandati e in via di decomposizione.

Strabbuzzo gli occhi e passo lo sguardo da Leo allo sconosciuto, dallo sconosciuto a Leo per poi ricominciare il ciclo da capo.

Non riesco a parlare, la gola è diventata improvvisamente secca e ciò che ne esce fuori sono solo strani mugugni, come se le mie corde vocali si fossero spezzate di netto.

Anche Leo, destabilizzato da sgomento e confusione, sembra rendersi conto solo ora della situazione, e di quello che, forse, avrebbe fatto se non fosse stato interrotto.

«Fratello, sapevo che fossi un donnaiolo ma con lei...sei decisamente caduto in basso.»

Guardo il ragazzo che ha appena parlato rompendo il silenzio; analizzando quel che ha appena affermato.

Ma non ho il tempo di difendermi che lui mi aggredisce ancora.

«E tu.» Dice spostando lo sguardo sulla parte di camicetta strappata, soffermandosi un attimo sulla coscia scoperta e sul pizzo nero appena accennato, per poi tornare ai miei occhi.

Uno strano luccichio si impossessa delle sue iridi.

«Pensavo che fossi facile, ma ovviamente le persone non finiscono mai di sorprendermi.» Mi guarda come se lo ripugnassi.«Sta alla larga da mio fratello ragazzina, non sei alla sua altezza e mai lo sarai.»

Ed ecco identificato quel luccichio; si divertiva a prendersi gioco di me ed insultarmi solo per il piacere personale di vedermi ferita.

Ma io non lo ascoltavo neanche perchè con la testa ero altrove.

«Orion adesso basta.» lo rimprovera quasi urlando, con rabbia e frustrazione, il ragazzo che mi prende in braccio.

Copre col suo corpo esattamente il lembo della stoffa strappato e improvvisamente mi è chiaro il motivo del suo gesto.

Comincio a ridere istericamente.

Mi guardano tutti e due straniti, presi alla sprovvista dal mio strano ed insolito comportamento.

Ripenso a tutti gli avvenimenti strani e inspiegabili avvenuti in questi giorni.

Ora mi è tutto chiaro: il ragazzo nel Land Rover; quello appoggiato allo stipite della porta...

Era solo la scissione speculare dell'altro gemello.

Il suo alterego.

Fisso Orion negli occhi e, con la bocca ancora aperta in un largo sorriso, alzo il braccio e dalla mano faccio partire il terzo dito.

Mi guarda con stupore, per poi vacillare tra divertimento e irritazione.

«Andromeda torna dentro; e con te Orion...con te faccio i conti dopo.» ordina Leo bruscamente prima di portarmi in casa.

Non faccio in tempo a salutare la ragazza, fino ad ora rimasta in disparte non sapendo con quale dei due schierarsi, che sono già dentro.

Si guarda frettolosamente intorno e capendo la sua confusione, gli indico il piano superiore.

Sale le scale altrettanto velocemente per poi individuare la mia camera.

«Cosa ti ha fatto pensare fosse mia?» gli chiedo curiosa mentre guarda avvinto il design che lo circondava.

«Il disegno sulla scrivania.» risponde spostando l'attenzione su di esso.
«E la porta chiusa di fronte alla tua.» ammette sorridendo.

Mi unisco a lui in un leggero sorriso prima di rammentare la sua prima frase e cadere in fase di panico.

Faccio per scendere dalle sue braccia cercando di nasconderlo, ma lui mi tiene stretta a sè impedendomi la fuga.

«Non devi nascondere le tue passioni se sono loro a darti forza; non c'è niente di sbagliato in questo.» replica a me e al mio atteggiamento, facendo un cenno con la testa in direzione del foglio di carta; sormontato da un circuito in bianco e nero arricchito da una scia di adrenalina e competizione.

Protagonista di una sfida della quale era causa e spettatore.

Un circuito che avrei tango voluto dominare un giorno.

Distolgo lo sguardo scacciando con flebile decisione, tristezza ed imbarazzo.

Sento il mio corpo venire a contatto con il bianco lenzuolo del mio morbido materasso.

Ripenso solo ora al fatto che il ragazzo che ho di fronte ha omesso un'argomento al quale volevo essere preparata.

Ma sento già le palpebre farsi pesanti e il cervello in procinto di spegnersi.

«Buonanotte Iris.» sussurra dolcemente Leo accarezzandomi il braccio nudo.

Riesco a biascicare un 'buonanotte' di rimando, prima che il subconscio inghiottisse i miei pensieri trasportandomi con sè nel suo mondo dei sogni confusi ed illusori.

***

Il sole impertinente, trapassa la sottile stoffa bianca delle delicate tende per inondare la stanza con i suoi caldi raggi.

Mi sveglio col sorriso.

Conscia di aver usufruito di un riposo tranquillo e rigenerante.

Lo shock causato dalle ultime rivelazioni si era dissipato nel trascorrere della notte e ciò che ne era rimasto era solo una leggera ansia.

Ansia ed inconsapevolezza.

Non ero; e non lo sono tutt'ora, consapevole di ciò che questo cambiamento potrebbe aver comportato.

E il tutto non fa che turbarmi abbastanza da scombussolare i miei pensieri per i due quarti del mio tempo.

Nonostante ciò decido di affrontare al meglio questa giornata scendendo dal letto col riso.

E come prima missione mi impongo di analizzare la casa da cima a fondo per trovare il mio spazio privato.

O come lo chiamo io "aria vitale"

Il classico posto che cercano gli adolescenti per scappare cinque minuti dalla realtà e lasciarsi tutto alle spalle.

Con l'unica differenza che a me serve per chiudermi con la Iris nascosta e conoscerla un po' meglio.

Non si finisce mai di conoscere chi hai di fronte, beh in questo caso 'chi ho dentro'.

Solo una volta ho creato un muro tra me, l'altra gente e, mi ferisce ammetterlo, persino con me stessa.

Ed ero stata la causa dell'inizio della mia fine.

So benissimo che rifarlo sarebbe come servire le mie debolezze su un piatto d'argento.

Perchè quando lo si fa, si tende a nascondere la parte di sè più importante, quella che risalta subito agli occhi della gente.

Eclissando noi stessi, non facciamo altro che mettere in primo piano l'ombra dalla quale ci sentiamo perseguitati, e questo messaggio agli altri non ci mette molto ad arrivare.

Facendo nascere in loro la curiosità di sapere cosa ci stia distruggendo così lentamente da farci impazzire.

E tutto ci sembrerà ritorcersi contro, rendendoci ancora più fragili ed instabili.

Tutto è tentazione.

Tutto è debolezza.

I muri; le barriere; l'alcool; la droga; il fumo; l'amicizia; l'amore...
E primo fra tutti la fiducia.

L'arma naturale e incondizionata più pericolosa, dalla quale tutti si sentono minacciati.

Quella, è il primo passo per mettere inizio, o nella maggior parte dei casi, fine alla nostra vita.

È come mettete la propria pallina nelle mani di un giocoliere inetto ed inesperto.

E quello che ti resta da fare dopo è sperare che sia fortunato da non farla cadere a terra.

Ma ammettiamolo; quanti ne sono realmente capaci; o perlopiù, quanta fortuna c'è in questo mondo...

Devi solo capire il modo di sfruttare le debolezze a tuo vantaggio.

Non dando agli altri un motivo per ferirti.

Io, per quanto mi riguarda, ho solo preferito tagliare contatti e collegamenti con l'ammasso di cloni dai quali mi sentivo opprimere e soffocare.

Perchè la mia esperienza l'ho già avuta, e ricadere di nuovo in quell'errore sarebbe stato segno di stupidità.

Sarebbe stato voler male a me stessa, desiderando la mia fine.

Era arrivato il momento di restituire il tempo negato alla piccola guerriera che ha dovuto sopportare tutto, e che nonostante ciò, ne era uscita vincente.

Una veloce scappatella al bagno prima di fiondarmi in cucina ed abbracciare mia madre prima di iniziare a mangiare.

Uova strapazzate su un letto di pomodorini e pancetta, niente di meglio.

«Come mai di così buon umore?» chiede curiosa.

Lo sa bene quanto me che di mattina, prima della colazione, sembro uno zombie appena resuscitato dall'aldilà, con una voglia di vivere a dir poco discutibile.

«Non c'è una ragione specifica.» ed in parte è vero. So solo che da ieri notte, quando Leo mi ha lasciata sul mio letto, il sorriso ha incorniciato il mio volto per tutta la mattinata, senza una vera spiegazione.

Quindi è pur sempre una mezza verità.

«Mh sarà, non me la racconti giusta bricconcella.»

Scoppio in una sonora risata, che si sente vibrare in tutta casa.

Amo quel soprannome, l'ho amato anche da bambina.

Riservatomi da mia madre nei momenti in cui combinavo qualcosa di sbagliato.

E lei, che sapesse di cosa si trattasse o no, in un modo o nell'altro ne veniva a conoscenza.

Ma questo perchè le ho sempre permesso di riuscirci.

Tra me e lei non c'erano mai stati segreti.

Lo sapevamo entrambe che questi, avrebbero solo compromesso il nostro rapporto che con tanta fatica avevamo creato. Insieme.

Le do una mano a pulire i piatti prima di salutarla augurandole buon lavoro.

La casa piomba nel silenzo, accompagnato dalla quiete di quel pomeriggio.

Decido di mettere in atto il mio piano, vagando come un fantasma senza meta in tutti gli angoli di quella casa.

Con l'unico risultato di aver scoperto uno scompartimento nascosto nel mio guardaroba e uno sgabuzzino nel corridoio, arricchito da mensole adornate di souvenir, che intercorreva tra cucina e tinello.

E una biblioteca a fine corridoio.

Sgrano gli occhi e giro la testa lentamente, quasi con timore che quella che si trovi lì davanti ai miei occhi fosse un miraggio e niente più.

Il cuore perde un battito e sento una lacrima scendere da esso, in corrispondenza alla mia guancia.

Non ho mai avuto una libreria personale, solo tanti libri, messi un po' ovunque, senza mai trovare un posto fisso.

Mi avvicino su di giri, scrutando avidamente la bellezza che riflette sui miei occhi.

Una biblioteca in elegante legno bianco, custodisce i miei tesori più preziosi, ed il colore delle copertine viene messo in risalto dalla cornice candida dalla quale sono protetti.

E ci sono tutti.

A partire dai grandi classici fino ad arrivare alle opere contemporanee.

Riesco a scorgerne e riconoscerne i titoli, uno ad uno.

Fatta eccezione per quello in alto a destra.

Quello mi è nuovo.

Faccio per estrarlo quando un 'click' metallico mi spaventa facendomi arretrare di un passo.

Ammaliata, vedo la libreria spostarsi lateralmente, per dar spazio a una scalinata che mi avrebbe condotta in quel mondo che presto sarebbe stato solo mio.

La mia Area Vitale.

☆☆☆
《Angolo Autrice》
Spero di avervi incuriositoo!!
Scrivete domande, se ne avete, alle quali risponderò e lasciate la ☆ se il capitolo vi è piaciuto ^_^
Al prossimo aggiornamento ~chiara😘❤

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