Capitolo Quattro
La Rinascita
Iris
Mi guarda con aria fredda e distaccata.
Alza un sopracciglio e un'aria stizzita indurisce i suoi lineamenti delicati.
«Quindi?» sbotta annoiato.
Lo guardo confusa non capendo la situazione.
«Senti ragazzina non ho tempo da perdere...perchè non te ne ritorni a casa a giocare con le bambole?» sentenzia con fare derisorio.
Mi paralizzo sul posto. Non ho veramente sentito quelle parole uscire dalle sue labbra perfette...
Ma che problemi ho? Possibile che vada a pensare a una cosa simile in un momento come questo?
«Come scusa?»
«Che c'è? Oltre che stupida sei pure sorda ragazzina?» mi canzona con quel suo fastidioso sorrisetto infantile.
No okay questo è troppo!
«Chi ti credi di essere eh?...ma poi si può sapere che ti prende! Sei tu che mi hai chiesto di venire...» affermo cercando di nascondere il lieve tremolio nella mia voce.
Mi guarda dall'alto in basso con aria di superiorità. Una scintilla,che non riesco a decifrare, si accende nei suoi occhi.
«Impossibile; devo essermi sicuramente sbagliato, confondendo il tuo numero con quello di un'altra ragazza.»
Forse aveva capito qualcosa al quale io non riuscivo ad arrivare.
«Che a dir la verità, non rientra minimamente nei tuoi standard ...anzi fai una cosa, togliti dal mio portico che oltre ad ingombrare spazio contamini anche la mia aria.»
Noto nel suo sguardo solo, profondo e ingiustificato odio.
Adesso basta! Non mi sono lasciata tutto alle spalle per ritornare a cadere nelle buche che mi ero scavata nel passato...e non lascerò a un perfetto sconosciuto di rovinare quello che sto cercando di iniziare.
«Perchè non scendi dal tuo piedistallo e vai a farti due passi, secondo me è il tuo ego che ti fa rincoglionire più di quanto già non sia.» lo sfido guardandolo negli occhi.
Non ho abbandonato tutto e tutti per farmi mettere i piedi in testa da un moccioso pieno di se che non sa stare al suo posto.
Mi guarda accigliandosi per poi avvicinarsi bruscamente.
«Forse perchè sotto al mio piedistallo ci sono le bambinette incompetenti come te che non sanno far altro che parlare, parlare e parlare.»
«Ah!...non te l'hanno mai detto che per essere li sopra bisogna essere umili e avere anche un minimo di rispetto?...»
«Secondo me l'unica cosa in cui riesci è giocare a fare il principe! Ma quello che non sai è che per esserlo bisogna avere qualità che a te mancano!» continuo a deriderlo.
Un lampo di rabbia illumina i suoi occhi, mi spinge sul corrimano, intrappolandomi tra le sue braccia muscolose.
Vengo presa alla sprovvista dal suo gesto avventato e il panico mi invade.
«O forse sei tu che di diverti a giocare a fare la psicologa provando inutilmente a leggere le persone...» mi sputa in faccia quelle parole con cattiveria e mi sento ferita.
«Ti avverto ragazzina, cambia gioco perchè questo oltre a essere pericoloso non lo sai fare neanche!» ringhia continuando a spingere la lama più a fondo.
«La verità fa male per caso?» continuo io sfacciata, impedendo alle lacrime di uscire...non posso permettere che un idiota di così basso livello sia la ragione dei miei pianti.
«La mia o la tua?...perchè da questi inutili occhi lucidi deduco che il problema non sia di certo mio.» infierisce con malignità.
«Mocciosa vai a farti compatire da quella fallita di tua madre o da quell'idiota di tuo padre che ti hanno messa al mondo...a me non mi pagano per farti da babysitter.»
Ed ecco che la lama si conficca fino in fondo arrivando al cuore.
Il mio respiro si annulla momentaneamente.
L'ira si impossessa di me come una furia.
Non riesco a trattenere i miei istinti.
La rabbia annebbia i miei sensi e manda fuori uso la parte razionale.
La sua guancia viene contornata da un alone rossastro.
La mia mano si era fiondata sul suo viso come se si fosse animata da sola.
Sento il rumore dello schiocco fendere l'aria interrompendo il silenzio che si stava creando.
Sento l'odio ribollirmi dentro e con l'altra mano gli do un altro schiaffo.
L'impatto fu così forte che la sua testa si girò dall'altro lato...ma non me ne importava.
Non mi sono mai fatta scrupoli a difendere chi amo e non mi tratterrò con lui solo perchè non sa tenere a freno la sua lingua biforcuta.
«Non, ti azzardare, anche solo a nominare, un'altra volta, i miei genitori...» ringhio manipolata dalla rabbia.
«E che non ti passi mai più, neanche per l'anticamera di quelll'inutile cervello che ti ritrovi, di parlare così di loro...anzi non devi neanche più provare a pensarli!.»
«Sono stata chiara?» urlo minacciandolo con gli occhi, senza paura ne timore stavolta.
Il suo sguardo è una miscela di stupore rabbia e...paura?
Non riesco a decifrarla perchè si riprende in pochi secondi.
«Guai a te se provi a toccarmi ancora cos...»
Lo interrompo subito ancora guidata dall'ira e dalla frustrazione.
«Non osare fare il superiore con me!...perchè non ne sei ingrado oltre che non averne il diritto!...» lo minaccio puntandogli un dito contro.
«In quanto 0,perchè è questo che sei, ciò che vuoi o non vuoi per me è futile e irrilevante, questo è ciò che vali per quanto mi riguarda. Sei ripugnante, un parassita, e per quanto stronzo, sei e rimarrai un misero e fallito 0.» continuo freddamente
«Solo un consiglio mi sento di darti; prima di aprir bocca e dar fiato, pensa...perchè oltre che fare la figura del coglione idiota che ha solo bisogno di attenzioni e per non essere ferito prederisce ferisce gli altri, ti rendi solo più dannatamente ridicolo di quanto già non mostri di essere...Dio cresci un po' stupido bambino...»
Lo vedo accigliarsi e irrigidirsi.
Sulle sue labbra sta forse crescendo un sorrisetto di derisione?!
È proprio un idiota!
Mi volto senza aspettare una sua risposta.
Ho già sprecato tempo a sufficienza con questo imbecille.
***
Sto ancora ripensando a quel che è successo poco fa.
Non mi aspettavo una mia reazione di questo tipo.
Non mi era mai capitato prima.
Non sono mai stata così.
Non ho mai avuto tanto fegato in vita mia.
E non ho neanche mai odiato una persona così profondamente.
È solo che ha fatto scattare una lato di me stessa che non sapevo neppure di avere...
Forse è questo il punto.
Forse sto finalmente cominciando a scoprire me stessa.
Forse sto cambiando.
Forse questa è la mia rinascita.
Mi butto sul mio letto a mo' di sacco di patate.
Un leggero venticello primaverile si libra nella stanza entrando dalla finestra spalancata.
La dolce luce del crepuscolo crea una serena atmosfera.
Sento gli occhi farsi più pesanti e il sonno impadronirsi del mio corpo.
Un paio di occhi verdi e due forti mani che mi abbracciano per poi deridermi e buttarmi tra le braccia dell'orco...una risatina nervosa sulle sue labbra e i suoi passi che si allontanano; poi buio.
Mi sveglio di soprassalto e col fiato corto.
Gli occhi umidi e la fronte sudata.
Maledetto il giorno in cui ti ho conosciuto. Pensai tra me e me.
Mi alzo e vado a farmi una doccia fredda.
Scendo poi di sotto e trovo ad aspettarmi una bellissima donna che ha appena varcato la soglia dei 35.
Alta, slanciata, con un fisico ancora asciutto e ben formato.
I suoi capelli dorati, abbelliti da leggere sfumature albicocca le ricadono lisci e perfetti sul suo corpo snello contornato da una pelle candida che le stava a pennello...non come la mia dorata che non c'entrava assolutamente nulla con me.
Due occhi nocciola mi guardano sorridenti e un viso angelico mi saluta dandomi il buon pomeriggio.
Le labbra le ho ereditate da lei...i capelli ci stava quasi riuscendo a darmeli, ma sono venuti una via di mezzo tra i suoi e quelli di mio padre...tutto scuro carnagione olivastra e occhi come le tenebre.
Un gran bel figo insomma.
Finisco di scendere le scale e mi siedo pronta a mangiare qualcosa di squisito.
Questo 'qualcosa' ho poi scoperto essere pollo arrostito con patate al forno come contorno.
Un pranzo leggero insomma.
Divoro la mia porzione con avidità e sento mia madre ridere di fronte al mio attengiamento,che ahimè devo ammetterlo, sembrava palesemente essere quello di una bambina piccola.
Finito il pranzo decido di aiutarla a ripulire la tavola e lavare i piatti.
«Tesoro so che siamo arrivate da poco, ma quando hai intenzione di ricominciare con la scuola?»
Mancava poco che mi scivolasse il piatto dalle mani...cavolo mi era proprio passato di mente!
«Ehm...non so, presto immagino.» rispondo tenendomi sul vago strofinando energicamente la vittima di tutta quella conversazione; il piatto che avevo minacciato di sfrangere sul pavimento.
«Ho pensato che potresti iniziare questo lunedì, così ti restano altri due giorni per ambientarti e fare qualche giro in città...»
«Ti ho già preso tutto il materiale scolastico del quale avrai bisogno e, sapendo che andrai nella stessa scuola dei tuoi amici che abitano qui di fronte, ho cercato di segnarti in alcuni corsi comuni... » continua come se niente fosse.
«Iride Lewis come hai potuto fare una cosa del genere a tua figlia?» la guardo attonita con occhi sbarrati.
La chiamo sempre così quando sono arrabbiata o sconvolta; è un'abitudine presa qualche anno fa.
Lei in tutta risposta alza gli occhi al cielo e continua a parlare ma il suo è solo un brusio indistinto ormai.
Mi sento raggelare il sangue nelle vene e una piccola crisi isterica si impossessa del mio Io interiore strappandomi dalla realtà.
Oh no! È la fine...cosa faccio, come sopravviverò all'imminente catastrofe!...e se, se avessi dei corsi in comune con quell'idiota di Leo?!
Okay che gli ho tenuto testa e l'ho azzittito per quella che credo essere la prima volta in tutta la sua vita...ma se decidesse di vendicarsi?
E se non mi lasciasse un attimo di tregua?
Ma ora che ci penso...era davvero lui il ragazzo che mi aveva aperto la porta di casa?
Era davvero Leo la persona che mi sono ritrovata davanti; con il quale ho provato così tante emozioni tutte insieme da non capirci più niente?
Poteva quel dolce e sensibile Leo che avevo conosciuto all'inizio diventare un mostro del genere?
Eppure era strano, non ho provato gli stessi sentimenti quando l'ho visto la prima volta.
E se ricordo bene c'erano alcune analogie che distinguevano quel Leo dall'altro conosciuto il primo giorno...e se non fossero la stessa persona?...
Ma cosa vado a pensare! È impossibile che sia così...li avrei visti se fossero stati in due quando sono venuti a bussare alla mia porta.
Ma se fosse davvero così?
Se fosse che quel Dio in realtà non fosse il mio dolce Leo?
La curiosità e il non sapere le risposte delle mie tante domande mi stava uccidendo!
Uno schiocco di dita mi riporta alla triste realtà.
La realtà dove io sarei dovuta andare a scuola e avrei dovuto seguire gli stessi corsi di quello lì.
«Quindi?» mi chiede pensierosa.
«Quindi cosa?»domando confusa.
Sbuffa di fronte alla mia mancanza di attenzione.
«Vuoi che sia io ad accompagnarti alla Edgewater High School?» ripete un po' seccata, odiava ripetere le cose due volte.
«Mh...» ci penso su.
«Voglio una moto.»
☆☆☆
《Angolo Autrice》
...spero vi abbia incuriosito!❤
Scrivete domande nei commenti alle quali risponderò sicuramente e lasciate ☆☆❤ se vi è piaciuto🤗
Al prossimo aggiornamento ~chiara 😘
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