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Capitolo Cinque

Incontri notturni

Iris

È tarda sera ormai, e il sole è già tramontato da un pezzo.

La serata si era conclusa con me a nerdare al computer leggendo qualche libro online e mia madre a pulire i rimasugli della cena dopo aver rifiutato il mio aiuto.

L'ultimo suono che udii prima che la casa sprofondasse nel silenzio della notte era il "sogni d'oro" della mamma.

Distesa sul mio letto ascolto i rumori che provengono da fuori...

Il vento sottile e primaverile che accarezzava le verdi foglie, cullate dai rami degli alberi, tra i quali si nascondeva qualche grillo canterino; il bubolare dei gufi appoggiati alle fronde.

L'atmosfera era serena e la luce della luna rifletteva sugli arbusti creando quasi delle venature luminose su di essi, neanche fossimo in un libro di fantasia.

Il panorama era spettacolare, un tripudio di luci e si suoni, quasi fossero ipnotici per i tuoi sensi, abbastanza da diventare la tua droga.

Il cielo scuro ma pieno di stelle..

Un oceano intangibile che si estende all'infinito.

La tela in cui tutti i sognatori pongono i propri desideri, e dove lui, da buon oratore, li custodisce e li nutre; quasi avesse stretto un patto con loro.

Il posto in cui tutti vorrebbero perdersi e scappare, abbandonando la realtà e i propri doveri.

Abbandonando se stessi.

Vengo bruscamente strappate dalle mie riflessioni da un rumore spiacevole, quasi estraneo.

Un rumore che sembrava volesse fare un insulto alla natura.

Rumore di sassolini sbattuti contro un vetro.

Il mio.

Per una che come me, è abituata a leggere romanzi, dovrebbe essere un classico questo, eppure in fondo questo gesto mi ha colta di sorpresa.

Sopratutto perchè non sapevo da chi fosse stato causato.

Scendo lentamente dal letto appoggiando i piedi sul suolo liscio e freddo, allungando il collo incuriosita.

Cerco di non sporgermi troppo per evitare di esser vista.

Oh ma andiamo! E ora che vuole?

Decido di far finta di niente e ritornarmene nel letto quando un sassolino centra perfettamente la piccola fessura; aperta per far cambiare l'aria di quella confortevole stanza.

Guardo il sasso da poco depositato ai miei piedi e scorgo un messaggio su di esso.

"Passeggiata?" Era l'unica parola presente, scritta con un pennarello nero.

E questo mandava a farsi un giretto nei paraggi la mia scarsa abilità nel non essere scoperta.

Iris sei una grande!

Visto che avevo indosso pantaloncini e reggiseno, decido di togliere il sotto e sostituirlo con una semplice camicia da notte bianca, con del pizzo ricamato sulla scollatura appena accentuata, e lungo fino alle ginocchia.

Sistemo al volo la crocca aggiungendo un altro elastico nero ai capelli, e scendo le scale con molta meno enfasi del solito.

Apro il portone e scorgo una figura riccioluta darmi le spalle appoggiata alla ringhiera del mio portico.

Mi avvicino riluttante.

Non sono per niente emozionata di questo incontro.

«Ciao Iris.»

Indugio su cosa rispondere, non sono sicura di voler parlare adesso, specialmente con la persona che avevo di fronte.

«Non mi odierai mica spero?»

Noto dell'impazienza nella sua voce, chissà cosa vuole dirmi di tanto importante.

«Dai andiamo a farci due passi.»

Decido di fare quel che aveva suggerito.

L'erba refrigerata dalla notte mi solletica i piedi scalzi.

Camminiamo per un po' di tempo senza una meta precisa prima che il suo nervosismo mi contagi e mi costrinse a fare la domanda.

«Cosa vuoi Andromeda?» chiedo con più acidità del necessario, aggiungendo alla fine una nota disperata, cercando di rimediare allo sbaglio di prima.

«Chiacchierare un po'.» afferma tenendosi sul vago.

«Oh bene tentativo riuscito allora.» ironizzo per convincerla a parlare.

Sembra pensarci un po' prima di prendere coraggio. «Mi dispiace okay?»
Sbotta alla fine.

So a cosa si riferisce, in effetti c'ero rimasta male dal suo comportamento; il primo giorno che ci siamo conosciute mi ha degnato di un solo sguardo prima di tornare per le sue e non rivolgermi più neanche la parola, ovviamente niente che non potessi sopportare o non avessi già sopportato.

Non le chiedo nulla perchè ho già capito e a quanto pare anche lei c'è arrivata.

«Si mi dispiace, ma tanto una ragazzina come te è troppo presa da se stessa per perdonare, pensa solo a crogiolarsi nei suoi problemi inutili e nell'adulare la sua bellezza.»

Tutta fiera di se, finisce il suo discorsetto idiota, che alle mie orecchie non acquista un senso logico.

Sembra non voglia continuare quindi sto per ritornare a casa.

«Scusa dove vai?» mi chiede arrabbiata.

Ah adesso fai anche l'offesa e ti arrabbi?

«Mi pare di aver capito che il discorso fosse finito.» ammetto semplicemente senza tanti giri di parole.

«Sei davvero una maleducata.» ribadisce con tono aggressivo.

«Partendo dal fatto che non mi interessa cosa pensi di me, mi sembra giusto farti solo presente che la persona che è venuta a tirare sassolini su una finestra altrui, tralasciando il fatto che questo gesto non possa essere disposto a livelli più alti del mio!» ringhio stizzita dalla situazione.«sei stata tu e non io.» concludo con rabbia.

Mi guarda attonita, non sa cosa ribattere e capisco che si sente a disagio.

Ben ti sta!

«Quindi?» alzo entrambe le sopracciglia impaziente di tornarmene a casa.«Vuoi dirmi altro o posso andare?»

Sospira, evidentemente le situazioni di conflitto le danno fastidio.

«Non mi sento in confidenza con te...quindi non vedo perchè dovrei raccontarti tutto?.»

Ahh la superbia.

Rido sarcasticamente «Dimmelo tu, non sono io quella che ti è venuta a cercare.»

Mi ritornano in mente le sue parole senza senso di poco fa e rivivo la scena nella mia mente, prestando questa volta più attenzione ai particolari.

Mi avvicino a lei lentamente, analizzandola.

Lei indietreggia spaventata.

«Oh, forse qualcuno qui presente non riesce a scavalcare il passato e a primo impatto, pensando che una nuova stupida ragazzina che stava al gioco con suo fratello, come probabilmente tutte le ragazze facili facevano, sarebbe stata la preda perfetta da prendere in giro, provando così a se stessa di essere più forte.»

Mi avvicino ancora; più decisa, più incazzata.

«Magari ha pensato che con la bella sceneggiata di adesso le avrebbe fatto vedere di che pasta era fatta e che i piedi in testa non se li faceva mettere da nessuno.»

Le sono a pochi passi, lei continua a indietreggiare ma il suo cammino viene interrotto da un sasso che la fa cadere a terra.

Anche questo un gran classico.

Mi guarda con occhi sbarrati dal terrore, terrore di chi sa che il suo peggior nemico ha capito una parte di se che non voleva mostrare, quella vulnerabile.

Mi accuccio così da essere al suo stesso livello.

Fare la sbruffona era il compito che spettava ad altre, non a me.

«Ma indovina, la stupida ragazzina, come avrai anche notato, non è così stupida dopotutto.»

Non mi piace deridere la gente di solito, ma neanche essere trattata come una debole da gente che ha bisogno di sicurezza per se stessa.

Mi guarda ancora incredula, come se io fossi il mostro cattivo e lei la vittima indifesa.

Ahh maledetta me e le mie lezioni di vita! Ma perchè non me ne ero rimasta in camera mia?

Sento un rumore alle mie spalle e d'istinto mi giro e tiro un pugno verso la persona che mi si è presentata davanti.

La persona in questione cade sul prato e si massaggia la mascella dolorante.

«Ma che ti prende?» urla di rimando, alzandosi lentamente e mettendosi come tutti i bipedi dovevano stare.

«Oh scusa, non l'avrei mai fatto di proposito, ma ora che so che sei tu Leo non mi pento di niente.»

Se la nottata doveva finire in malo modo, quella era la maniera perfetta.

Torno velocemente da Andomeda e l'aiuto ad alzarsi.

In fondo non è cattiva; è solo una ragazza che sta combattendo una guerra dentro di se di cui io non so niente, e cerca di proteggersi a modo suo.

«Scusami se sono stata cattiva e meschina nei tuoi confronti, dovrei essere gentile perchè so che tutte le persone combattono contro i propri demoni ogni giorno, e io più di tutti so cosa significa, avrei dovuto capire molto prima che stai solo combattendo la tua guerra mentre sono solo stata impulsiva e ti sono venuta contro non sapendo la tua storia.» ed è vero, quel che ho detto lo penso sul serio.

Un sorriso genuino si impossessa delle sue labbra fine. Spero solo che abbia capito il mio rammarico.

«Quanto a te!» mi volto bruscamente verso il ragazzo.«Spero vivamente di non incontrarti in un ambito non scolastico, non che a scuola abbia poi tanta voglia di vederti ma penso sarà impossibile evitarlo.»

Mi guarda confuso, come se la pazza fossi io, e questo mi manda ancora più in bestia.

«Non, fare, il finto tonto! Sai benissimo a cosa mi riferisco. Anzi sai che c'è?» chiedo tra l'amareggiato e l'ironico.«Non rivolgermi proprio la parola.»

Detto ciò auguro la buona notte alla ragazza e mi avvio verso casa.

Attraverso i gradini del portico e per poco non mi prende un colpo quando mi sento tirare per la camicetta.

Un lembo si spezza di lato, rivelando tutta la mia coscia nuda e una parte di intimo.

Perdo l'equilibrio e atterro su una superficie morbida e calda.

Il mio corpo è sopra al suo e lui mi stringe ancora con forza, probabilmente teme che con la mia spossatezza possa rotolare giù per svariati metri.

Mi sposta tirandomi a sedere sulle sue gambe, mi guarda negli occhi, bramoso di qualcosa che io non sono sicura di poter restituire.

I suoi occhi brillano spostandosi sulle mie labbra, poi dinuovo gli occhi e ancora sulle labbra, come a chiedermi il permesso.

La mia gola si serra, il mio respiro accellera, il calore mi invade.

La rabbia di poco fa svanisce come un soffio di vento, rimpiazzata dall'eccitazione

Dopotutto è pur sempre il mio primo bacio, uno vero, non uno che sono costretta a ricevere.

Si avvicina stringendomi per i fianchi con le mani; facendo coincidere i nostri bacini e i nostri petti.

Non so più cosa voglio ormai.

La testa mi suggerisce un cosa, il cuore un'altra e gli ormoni un'altra ancora.

È questione di pochi centrimetri ormai, i nostri visi sono vicinissimi.

Lo sbattere di una porta ci interrompe facendoci sussultare entrambi.

Mi allontano istintivamente, come se avessi preso la scossa.

Se prima ero sconvolta, nulla era paragonabile ad adesso.

Una figura alta e riccioluta con sguardo divertito e occhi di ghiaccio ci guarda.

Un perfetto mix tra disgusto, divertimento e...cos'altro? Rabbia?

«Orion?»

«Ciao fratellino...» lo penetra con lo sguardo il ragazzo identico a Leo, dopo aver focalizzato la situazione: «E ciao anche a te ragazzina.»

☆☆☆
《Angolo Autrice》
Fate domande alle quali risponderò e lasciate la ☆❤ se vi è piaciuto il capitolo.☺
Al prossimo aggiornamento ~chiara😘❤

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