Respirò profondamente, poi finalmente riuscì a buttare fuori poche ma necessarie parole.

-Ci conosciamo?- gli chiese, guardandolo con gli azzurri pieni di curiosità.
Poi, vedendo l'espressione stupita del ragazzo, aggiunse -Non sono pazza, ma ho come l'impressione di averti già visto.

-Sì, hai ragione. Ci siamo già incontrati.–rispose, mentre un luccichio strano compariva nei suoi occhi castani.- Credo una settimana fa, o forse due. Eri la ragazza mora che sembrava essersi fatta un gavettone con i vestiti e all'aperto a dicembre. Vero?-

-Vorrei poterti dire di no, ma non mi piace mentire.-

-Tranquilla, capitano a tutti dei piccoli incidenti. Solo che a te forse succede più spesso, almeno così sembra. A proposito, come ti senti ora?

-Piena di terra e dolorante, ma bene. Comunque intendevo dire che mi sembra di conoscerti, non semplicemente di averti già visto. –

-Non credo- balbettò, distogliendo lo sguardo e fissando il marciapiede- anzi no, decisame... sicuramente no. –

-Strano.- replicò lei. Percepiva nel tono del ragazzo la sua agitazione improvvisa. Era come se quella domanda lo avesse messo in ansia e lo imbarazzasse.
-Scusami se ti sono sembrata strana e se la mia domanda ti è sembrata del tutto folle. –vide il ragazzo sollevare gli occhi da terra e tornare a guardarla-Ma non mi era mai successo di sentirmi così connessa a qualcuno che non conoscevo neppure. Ora me ne vado.. o meglio,
- si accorse di avere la mano destra ancora aggrappata alla sua felpa nera.
– Ti lascio andare per la tua strada.

Sentì le proprie guance colorarsi di rosso mentre mollava la presa. Sperò che il rossore dell'imbarazzo si mischiasse a quello causato dalla ferita e non si notasse.

Guardò quegli occhi scuri che le erano sembrati così familiari un'ultima volta e si voltò per andarsene.
Fece un passo nella direzione opposta a lui, ma poi si sentì bloccare da qualcosa: la sua mano.
Vide il proprio pallido polso stretto tra le dita abbronzate del ragazzo.

Si girò di nuovo verso di lui.

-Erik,-le disse continuando a tenerle il polso. -Erik Cooper, è il mio nome. Posso conoscere il tuo?- lasciò finalmente andare l'esile braccio della ragazza.

-Olivia Stormshine,- rispose dolcemente, allungando la mano destra.- Piacere di conoscerti Erik.-

Si strinsero la mano per qualche secondo, mentre Erik sorrideva e Olivia si sentiva strana.
Una lacrima brillante e piccola attraversò improvvisamente il volto del ragazzo biondo, quando smisero di presentarsi.

Olivia la osservò fino a quando non cadde a terra, veloce come una goccia di pioggia. I suoi occhi scuri erano diventati lucidi e questo li faceva sembrare più chiari del solito, come se avessero perso un tono di colore.

-Stai piangendo?- chiese la ragazza stupefatta.

-Diciamo che devo ancora abituarmi...- rispose, accennando un sorriso.

-Devi abituarti a stringere la mano alle persone? A conoscere gente nuova?- chiese Olivia inarcando le sopracciglia color carbone.

-Io devo abituarmi a stringert...-iniziò, ma poi cambiò di colpo la risposta e disse- Cioè si, mi emoziona conoscere persone nuove. Sono molto, anzi troppo emotivo. Scusa.-

- Non devi scusarti, ma potevi dirmi che hai l'allergia!.-Olivia gli sorrise- Ogni tanto la uso come scusa quando non voglio far capire alle persone come sto davvero.-

-La prossima volta lo farò, grazie per la dritta!-disse ancora con gli occhi lucidi.

-Ora vado, si è fatto tardi. Una mia amica mi aspetta per pranzo e devo scappare. – si passò una mano sui capelli neri intrecciati e sporchi di terra e aggiunse-Ci vediamo in giro Erik.-

-A presto Olivia.- tagliò corto Erik senza guardarla negli occhi, e si voltò.

Olivia si incamminò nella direzione opposta.
Mentre se ne andava ebbe l'impressione di sentirlo piangere, ma probabilmente si sbagliava.

Oppure ha conosciuto un'altra persona, si disse.
La vocina odiosa nella sua mente concordò. Sbagliavano entrambe.