XXVII.
"Allora avvenne una guerra nel cielo."
Apocalisse 12, 7-8.
Lo sollevarono da terra afferrandolo per entrambe le braccia, incurante delle lacrime e delle sue vane proteste.
Lo trascinarono a fianco del duca di Fontenay, allontanatosi qualche secondo prima da Veronique.
Victor Dubois aveva preferito ritornare nel suo angolo d'ombra, protetto dagli spallacci delle armature delle guardie.
«Non è lei...» continuava a mormorare il cardinale, guardando la principessa posare i palmi sulle pagine fitte d'inchiostro. «Non può essere lei...»
Rohan-Soubise lo agguantò per i capelli, strappandogli un gemito di dolore. «Non provate a distogliere lo sguardo, Richelieu. Presto, molto presto, potrete assistere al più sublime spettacolo della storia dell'uomo.» Lo costrinse a mantenere lo sguardo su Veronique, e sulle spire di invisibile malia che avevano iniziato ad ergersi dal Grimorio di Santa Giovanna.
Richelieu vide la principessa spalancare gli occhi. «Non farlo...»
Non aveva iridi, non aveva pupille.
Era totalmente dominata dal potere della reliquia.
«Veronique...»
«Distruggi le navi cattoliche e libera la mia gente dalla minaccia dei cannoni!» le ordinò di nuovo il duca, specchiandosi nei tentacoli cristallini scaturiti dal libro. «Fallo, principessa! Diventa il nostro angelo custode!»
«N-Non ti obbedirà mai...» balbettò il cardinale. «Lei ora ascolta soltanto la voce di Dio!»
Spazientito da quell'ennesima obiezione senza senso, Rohan-Soubise scaraventò il cardinale contro la parete della stanza.
Lo colpì dritto nello stomaco con il tacco dello stivaletto, lasciandolo rannicchiato sul pavimento in posizione fetale a vomitare rivoli rossi.
«Mi sono stancato delle vostre futili osservazioni errate, cardinale» borbottò, sovrastando di poco i mugolii sofferenti del primo ministro di Francia. «Davvero siete convinto che io sia così sciocco da lasciare alla principessa il libero arbitrio sulle sue decisioni?»
Richelieu ebbe a malapena la forza di controbattere: «N-Nessuno può controllare il prescelto, duca... nemmeno tu...»
«Contrariamente a quello che pensate voi, cardinale...» mormorò Rohan-Soubise, estraendo un piccolo scettro dalla sommità dorata dai bordi graffiati «...soltanto io sono in grado di farlo, e unicamente grazie al padre del vostro ingenuo re Luigi, che mi ha fornito un così interessante marchingegno poco prima di tirare le cuoia.»
Richelieu sgranò gli occhi. «No!» gridò. Conosceva bene quell'oggetto: era una delle poche reliquie finite inghiottite dai gorghi della Storia, scomparsa per sempre in mare dopo la Guerra dei Cent'anni. I suoi educatori alla Grand Chartreuse ne avevano sempre parlato con una sorta di patetica nostalgia. «Il Picatrix è andato distrutto dopo la morte di Giovanna d'Arco! Non può essere stato...»
«Enrico di Navarra me l'ha affidato due giorni prima del suo assassinio, cardinale» ribatté il duca. «È l'autentico Picatrix che re Carlo VII usò per controllare Giovanna e spingerla a battersi contro gli inglesi.» Si voltò verso la princess du sang. «Ed ora, io lo userò per accertarmi che la Prescelta esegua i miei ordini e mi aiuti a conquistare la corona che mi spetta!»
Richelieu scoppiò a ridere nonostante le fitte spietate che gli attanagliavano costole. «La corona, duca? Ma quale corona? Voi non meritate nemmeno il cappello a punta dei condannati al rogo!»
Un altro calcio, e stavolta diretto alla faccia.
Il sangue del cardinale si mischiò a quello di Maximine d'Entrés, il vero artefice del pentalfa.
Richelieu uggiolò come un cane bastonato, portandosi subito le mani al viso.
La sua spada era ancora nel fodero, non l'avevano disarmato. Neppure del pugnale che portava attaccato alla cintura.
Rohan-Soubise parve scorgere i suoi propositi a distanza e gli schiacciò a terra la faccia sotto la suola dello stivale. «E voi invece meritate la morte, Richelieu!» strillò. «Avete sterminato la mia gente fino a questo momento! Quanti roghi accesi a Parigi e a Marsiglia?! Quanti, cardinale?!»
Richelieu afferrò la caviglia del duca, tentando di spostare il suo peso. Rimediò solo un altro calcio nel petto.
«L'unico motivo per cui ho accettato di tenervi in vita è l'espressione che presto sfoggerete nel guardare il vostro esercito massacrato per mano di vostra figlia!»
Si sentì afferrare per il colletto dalle mani dell'ugonotto, che lo rimise in piedi a forza incurante del sangue.
«Osservate bene, cardinale!» gli urlò contro Rohan-Soubise, rivolgendolo verso la principessa. «Ammirate l'opera di Dio!»
Proprio in quell'istante, un getto di luce verdastra esplose al centro delle sacre pagine, illuminando di scorcio la piccola, smarrita figura di Veronique.
«Ecco!» urlò eccitato il duca, costringendo Richelieu a spostare lo sguardo oltre il pertugio sul muro.
Oltre quella fessura, si poteva scorgere l'intero orizzonte della battaglia ancora in corso.
Le navi dalle vele bianche si trovavano ormai in netta superiorità di fuoco, ed erano sul punto di distruggere gli ultimi galeoni sopravvissuti dell'armata eretica.
Questo, prima che il raggio sgorgato dal Grimorio si lanciasse a capofitto nell'oceano, spandendo la sua luce fino agli accampamenti di entrambi le fazioni.
Richelieu spalancò la bocca. «No!»
Troppo tardi.
Le spire avvolsero come fiamme le navi cattoliche e le trascinarono in acqua una alla volta.
«E vidi nella destra di Dio che è assiso sul trono un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli...»
Richelieu si voltò.
No, non poteva realmente essere stata Veronique a pronunciare quelle parole...
Quella non era la sua voce.
«E vidi un angelo potente che a gran voce esclamava: 'Chi è degno di aprire il libro e di romperne i sigilli?'...»
Eppure erano proprio le sue labbra a muoversi, era proprio la sua bocca a produrre quel suono innaturale, malvagio.
Brividi freddi come lame risalirono la colonna vertebrale di Richelieu.
«Ma né in cielo, né in terra, né sotto la terra, nessuno poteva aprire il libro e leggerlo.»
«No, Veronique!» rise il duca, ormai completamente immerso nei suoi sogni di gloria sul trono di Francia. «Tu puoi farlo! Tu puoi dominare il potere del Grimorio!»
Vi fu un boato, simile al tuono, ma infinitamente più violento di esso.
Richelieu fece appena in tempo a voltarsi di nuovo verso il pertugio per guardare le sue navi dissolversi in una danza di schegge e frammenti di acciaio.
La sua flotta... La flotta del re era appena scomparsa sotto le onde dell'Atlantico come un'armata di barchette di carta.
«Veronique...» Sentiva il cuore di Rohan-Soubise battere forte a pochi centimetri dal suo, ricolmo di viva e spontanea gioia. «...che cosa hai fatto...?»
Il duca puntò il Picatrix in direzione della bambina. «Ora mostrami quanto vale la tua lealtà, principessa!» sbraitò, scoccando un'occhiata compiaciuta in direzione di Athos e d'Artagnan. «Uccidi i soldati di tuo padre!»
«Non farlo!» Il cardinale si sforzò di continuare a guardare quei suoi terribili occhi bianchi. «Veronique, ascoltami, ti prego!»
Il duca non abbassò il Picatrix di un solo millimetro. «Sciocco Richelieu... vostra figlia ormai è al mio servizio.»
«Veronique, ti scongiuro!» Cercò di avvicinarlesi a braccia tese, ma il duca lo trattenne per una spalla. Fu allora che incontrò gli occhi sbarrati dei due moschettieri, e non fu più in grado di fare nient'altro ad eccezione di piangere. «Veronique... non farlo, ti prego... tu non sei così... tu non sei in grado di uccidere...»
«Ammazzali come i porci che sono, principessa!» sbraitò il duca. «Dopotutto, è quello che si meritano per aver scelto di schierarsi con tuo padre contro di me!» Abbassò lo scettro dopo aver visto Veronique sollevare un dito verso i due soldati. «Questa è la fine che presto toccherà a tutti i cattolici di Francia per averci sterminato da settant'anni a questa parte!»
Veronique spalancò la bocca: «L'Agnello che è stato sgozzato è degno di ricevere la potenza...»
Altri tentacoli di luce spuntarono dal libro, strisciando in direzione dei moschettieri. Al solo vederli, le guardie ugonotte indietreggiarono fino a trovarsi schiacciati contro la porta.
«...la ricchezza...»
Richelieu vide Athos e d'Artagnan sollevarsi a pochi centimetri dal pavimento, già circondati dalle spire.
«...la sapienza...»
«Veronique!» strillò alla bambina. «Fermati! Loro non ti hanno fatto niente!»
«Uccidili, principessa! Uccidili tutti!» Il ghigno che si era dipinto sulle labbra del duca era ormai divenuto il suo segno distintivo. «Schiacciali come vermi!»
Veronique alzò gli indici di entrambe le mani verso le teste dei moschettieri. «...la forza...»
«Eminenza!»
Richelieu sollevò gli occhi in direzione di d'Artagnan.
La voce del giovane guascone riuscì per miracolo a superare la barriera di raggi e vortici eterei evocati da Veronique: «Non... dimenticateci...»
Richelieu non fece mai in tempo a rispondergli.
Il Grimorio si prese la sua voce, oltre che le vite dei due soldati della Guardia Reale.
«...l'onore...»
Deformò i loro corpi fino a spezzarli del tutto, schizzando il soffitto e le pareti di sangue.
«...la gloria...»
Li dissolse infine nell'aria come brandelli di stracci.
Ciò che rimaneva dei loro archibugi rimbalzò al suolo, a pochi metri dai piedi della principessa.
«...e la lode.»
Il duca non poté fare a meno di applaudire, gli occhi lucidi dall'esultanza, mentre Richelieu si obbligava a rimanere cosciente e a non lasciare che il pianto riuscisse a governare la sua mente.
«Stupendo! Magnifico! Superlativo!» urlò l'ugonotto, allungando una mano verso la bimba. «Ed ora...»
Un improvviso impeto di bagliori azzurri costrinse Rohan-Soubise ad indietreggiare verso la parete.
Era stato il Grimorio, ovviamente.
La luce aveva circondato la principessa, tratteggiando un paio di ali gemelle dietro le sue spalle.
Richelieu le aveva vedute soltanto disegnate nei libri della Grand Chartreuse, accanto ai versi di Nostradamus. Soltanto Giovanna d'Arco aveva avuto l'onore di venire investita da un simile potere...
«Sì! Sì! Sì!» Il duca roteò davanti a sé il Picatrix, piacevolmente sorpreso. «Ha deciso di aprire anche l'ultimo sigillo! Ora niente la potrà più fermare!»
Richelieu guardò sua figlia, ormai tramutata da un potere più grande di lei in un angelo del Signore, e il cuore gli si strinse in una morsa insensibile.
«E tutte le creature che sono in cielo e sopra la terra e sotto la terra e sul mare, quante ve ne sono, le sentii supplicare pietà al Signore loro Dio...» Veronique spalancò le braccia, e le sue ali compirono lo stesso gesto. Ormai governava la rocca, e pareva non essersene neppure resa conto. «Ma tutto fu inutile. Dio aveva già deciso tempo addietro il loro destino.»
«Sì, principessa!» gridò il duca. «Il destino del cardinale è già stato deciso molti anni fa!»
Richelieu sgranò gli occhi.
«Ora...» mormorò un sorridente Rohan-Soubise, stritolandogli il braccio con le dita «...non resta che cancellare anche lui dal mio nuovo reame riformato.»
Richelieu non fu in grado di opporsi, né di aprire bocca.
Avvertì una grande mano immateriale afferrarlo e innalzarlo oltre il pavimento, e i suoi tentativi di rivalsa furono assolutamente inutili.
Inutili, come quelli di un insetto fra le dita crudeli di un bambino deciso a strappargli ad una ad una le zampe...
Inutili, come le sue suppliche nei confronti della principessa: «Veronique, fermati! Non sei costretta a...»
«Vostra signoria!» Era Dubois: aveva fatto un passo verso il duca, sconvolto anche più del cardinale. «Non erano questi i patti! Voi... voi avevate promesso che l'avreste lasciato vivere!»
Richelieu cercò di aggrapparsi alla parete per poter scendere e resistere ai tentacoli, ma il balenio gli artigliò gambe e braccia trasformandosi in una gabbia sospesa a tre metri dall'impiantito.
«Stupido Dubois!» rise il duca. «Credevi davvero che l'avrei risparmiato dopo tutto quello ha fatto a me e al mio popolo?!»
Richelieu percepiva il peso del potere della sacra reliquia premere sul suo petto, mentre la corazza aveva già iniziato a scricchiolare...
L'avrebbe potuto uccidere in quel preciso momento, e la cosa che lo spaventava più di tutte è che Veronique l'avrebbe fatto obbedendo ad un banale, semplice ordine del duca. «Veronique!» strillò, dolorosamente. «Tu sei la Prescelta! Non hai bisogno del Picatrix per agire! Tu devi soltanto ascoltare te stessa!»
«Vostra signoria, fermate immediatamente questa farsa!» Dubois agguantò la mano del duca, quella che reggeva lo scettro di re Enrico. «Vi ordino di fermar...»
La detonazione rimbombò nell'intera Rochelle.
Richelieu si voltò al rallentatore verso il tenente.
Riuscì a stento a vederlo cadere sul pavimento con il foro del proiettile in mezzo agli occhi, e non poté fare nulla per aiutarlo a rialzarsi.
No, ora non più.
«Inutile bamboccio!» borbottò il duca, abbassando la pistola. Ormai delirava, ma pareva non essersene accorto. «Io sono il re! Io sono il re!»
«Luigi è il re di questo regno!» ribatté Richelieu, a due passi dall'inferno. «E tu, duca, non sei niente! Che cosa farai, quando Veronique non obbedirà più al comando del Picatrix?!»
Rohan-Soubise esibì il suo solito ghigno viscido. «Oh, cardinale... io la ucciderò, come ho ucciso il tuo stupido capitano della Guardia e il tuo fantomatico tenente rinnegato...» Finse di prendere la mira sul viso della bambina, puntando la pistola nella sua direzione. «Lei mi serve soltanto per liberarmi di voi cattolici, è chiaro. Poi, quando la Francia sarà purificata dalla vostra ingombrante presenza, mi potrò finalmente permettere di farle saltare quella bella testolina bionda...»
Richelieu lottò contro le spire per aprirsi un varco verso il duca. «Eretico bastardo!» gridò, scalciando impotente con la testa che sfiorava il soffitto. «Tu morirai oggi! Tu morirai qui!»
«No, Richelieu» mormorò Veronique con quel suo tono asessuato, alieno. «Qui ed oggi, sei tu che morirai.» E sollevò l'indice in direzione della sua testa, pronta a dare l'ordine al Grimorio di fargliela esplodere come aveva già fatto con Athos e d'Artagnan.
Richelieu gemette, accecato dal fulgore innaturale dei raggi. «V-Veronique, ti prego...»
«Quello che vi meritate, cardinale!» ululò il duca. «Come nei peggiori dei melodrammi del Petit-Bourbon!»
Veronique fissò suo padre attraverso le sclere rivoltate. «L'impero del mondo è passato al nostro Signore e al suo Cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli.»
Richelieu sentì gli arti che iniziavano a deformarsi prima del gran finale.
Non cercò più di opporsi al potere del Grimorio: aveva già tristemente compreso l'epilogo di quella miserabile vicenda.
«I popoli si erano adirati, ma la tua ira è venuta, come pure l'ora di giudicare i morti e di distruggere coloro che mandavano in rovina la terra.»
I tentacoli gli si avvinghiarono attorno, lasciandogli soltanto l'atroce possibilità di guardare in faccia l'artefice della sua morte.
«V-Veronique...» sussurrò. «Sono tuo padre...»
«Allora si aprì il libro che non doveva essere aperto» continuò impassibile la principessa «e nel Tempio del Signore vi fu grande strepito di strage.»
«Mi dispiace...» Le lacrime inondarono il volto del cardinale. «Mi dispiace di averti lasciata sola... avrei dovuto tenerti con me, dirti la verità fin dall'inizio...» Una fitta lancinante alle tempie gli preannunciò la fine ormai prossima. «Avrei tanto voluto farti conoscere tua madre...»
«Uccidilo, principessa!» gridò il duca. «Non è che un impostore! Ha bruciato al rogo tua madre per nascondere i suoi peccati al resto del mondo e poter divenire cardinale!»
La morsa del Grimorio parve diventare d'un tratto ancora più insopportabile.
«E vennero folgori» sibilò Veronique. «E vennero fulmini.»
Richelieu chiuse gli occhi. Ormai non aveva più senso continuare a guardare.
Pregò in silenzio Veronique di non procurargli troppo dolore, anche se sapeva bene che non avrebbe mai potuto esaudire quella richiesta.
Dopo sette anni di ricordi soffocati, si concesse di ripensare all'angelo di Vienne.
La donna che aveva amato con tutto se stesso.
La strega che aveva bruciato sul rogo.
«Madeleine...» sussurrò, consapevole che quelle sarebbero senza dubbio state le sue ultime parole. «Perdonami.»
«No.»
Richelieu riaprì gli occhi.
Veronique era ancora lì, inginocchiata davanti al Grimorio. «No» ripeté, spalancando le ali fino a far loro raggiungere le estremità della stanza. «Voi, tutti voi, avete ingannato Dio.»
Il duca agitò folle il Picatrix, come a voler spronare un cavallo azzoppato. «Ma che diavolo stai dicendo, mocciosa?! Uccidi Richelieu adesso!»
Il cardinale vide le ali colpire il duca in pieno petto, scaraventandolo contro il muro e sollevando al suo seguito una folata d'aria rovente.
La principessa si era alzata in piedi, e aveva oltrepassato il libro con un balzo.
Richelieu credette di stare sognando: gli era parso di vedere gli occhi azzurri di sua figlia risplendere di nuovo nella penombra della rocca.
«Qual è il nome della tua spada, Armand?» gli domandò Veronique, ma senza accennare a rimetterlo a terra.
Richelieu sbatté confuso le palpebre.
«Qual è il nome della tua spada, Armand?» ripeté la Prescelta.
Il duca stava ancora tentando di rimettersi in piedi, un occhio tumefatto per l'impatto contro la parete.
«Madeleine...» biascicò il cardinale. «È questo il suo nome.»
L'ombra di un sorriso attraversò il volto di Veronique. «E a quale religione appartieni, Armand?»
Richelieu rispose d'istinto: «All'unica vera fed...» Si bloccò. No. Non era quella la verità. «Sono stato convertito da Nestor Renárd prima di venire... prima di essere condotto qui dall'evanaître...»
Il duca sputò un grumo di sangue nero. «Che cosa?!»
Né il cardinale né la principessa lo ascoltarono.
«Se io non sono più cattolico...» balbettò Richelieu. «...tu, Veronique...»
«No!» latrò il duca, incespicando sui cocci del Picatrix. «Siete soltanto degli sporchi bugiardi!»
Le iridi azzurre di Veronique trapassarono il cuore del cardinale.
«Tu non sei più...»
Le sue ali parvero raccogliere a sé tutta la luce contenuta nel libro.
Richelieu allungò un braccio nella sua direzione. «...la Prescelta...»
Qualcosa, in quell'istante, si ruppe per sempre.
Un rombo scosse le fondamenta della Rochelle fino a proiettarsi sul cielo di Francia e dentro le onde dell'oceano.
L'embrione della catastrofe si sviluppò a velocità impressionante trascinando dentro di sé le guardie e lo stesso Benjamin de Rohan-Soubise.
In mezzo alle urla degli ugonotti, i tentacoli scomparvero dal corpo di Richelieu con un sibilo estraneo.
«Riprendetevi pure il vostro potere» sussurrò Veronique, ormai poco più che un fantasma di luce smarrito nel bianco delle pagine del Grimorio. «Scomparite e purificate per sempre questo mondo malato.»
Un boato.
Richelieu si gettò verso sua figlia.
Un gesto privo di senso, sì; ma ormai esisteva ancora qualcosa che ne possedesse uno, ora che la terra stava per scomparire?
«Veronique!» urlò, stringendola a sé fra i bagliori del Grimorio. «No! Nooo!»
La Rochelle implose senza emettere suono.
Il mondo si estinse per sempre.
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