XIII.
"Poi vidi un gran trono bianco
e colui che vi era assiso.
La terra e il cielo fuggirono dalla sua faccia
e non ci fu più posto per loro
E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono;
poi furono aperti i libri..."
Apocalisse 20, 11-12
«Renárd!»
Il cardinale aprì con un calcio la porta della cella. L'acre olezzo del sangue raggrumato gli penetrò nelle narici come il perfetto preludio alla sua vendetta.
«Renárd, che tu sia dannato!»
Avanzando senza rallentare il passo in direzione del vecchio, pregustò a piccoli sorsi il vivo terrore che vide riflesso nell'unica pupilla dell'eretico.
«Sporco cataro senza Dio!»
Saint-Bonnet e il soldato senza nome si erano bloccati basiti qualche metro più indietro. Non avevano mai veduto il primo ministro così incollerito come in quel momento.
«Maledetto traditore!»
Il vecchio cercò di schermirsi dal colpo abbassando la testa, ma lo schiaffo di Richelieu risuonò comunque fra i contorti cunicoli della casamatta di Brunél.
«Tu sapevi cosa sarebbe successo!» sbraitò Richelieu, le iridi iniettate di sangue. «Tu... tu e quel rinnegato di tuo figlio!»
Il rantolo di Nestor, tuttavia, era fin troppo sincero: «C-Cos... cos'è successo, cardinale...?»
«Non provare a mentirmi, stupido eretico!» Richelieu lo scrollò come una bambola di pezza ormai troppo malconcia per meritare rispetto. «Tu hai dato l'ordine a Nathanaël di rapire la principessa!»
Le rughe sul volto di Nestor parvero moltiplicarsi, quando il vecchio corrugò la fronte in direzione del cardinale. «Mio... figlio? No, non può essere stato...»
Richelieu lo costrinse a tacere sovrastandone il timido mormorio con il suo vociare furibondo: «Dimmi dove l'ha portata, eretico! Dimmelo ora!»
Nestor scosse arrendevole il capo, ancora legato per i polsi alla seggiola. «C-Cardinale, io non so di cosa voi stiate parlando...»
Ansimando per tenere a bada la propria rabbia, Richelieu estrasse la spada dal fodero e la puntò verso il viso di Nestor.
Avvertì come un fremito, qualche metro dietro di lui, ma non gli dette il benché minimo peso.
Saint-Bonnet e quello sciocco soldatino sconosciuto non avrebbero potuto fermarlo. Avrebbe ucciso il cataro con un solo fendente, lì, di fronte ai loro occhi sgranati...
«State perdendo il vostro tempo, cardinale» mormorò Nestor. «Non sono io quello che dovete cercare...»
Richelieu sollevò la lama sopra la testa dell'eretico. Il tremore che aveva preso a tormentargli il braccio destro aveva finito per trasmettersi anche alla spada. Se l'avesse abbassata su Renárd, gli avrebbe di certo squarciato malamente il cranio come la peggiore delle reclute fresche di addestramento. «Lui... ha usato l'evanaître, non è così?» Dov'era scomparso il suo leggendario rigore? Era forse già morta l'inflessibilità che l'aveva reso tanto famoso a corte come nel resto del regno? «È riuscito ad evadere grazie a quel potere, non è vero, vecchio?»
Nestor sigillò impassibile le labbra, per nulla spaventato dalla spada del cardinale. Dopo quello che aveva passato, non esisteva più alcuna scusa a fomentare la sua paura: era un uomo ormai libero da qualsiasi subdola forma di minaccia.
«Rispondimi, eretico!» gli intimò Richelieu. «Il tuo ragazzo sa usare l'evanaître oppure no?»
«Voi conoscete già la risposta, cardinale» replicò Nestor. «È la stessa che vi ho fornito durante il nostro recente interrogatorio, rammentate?»
Con un ruggito furente, Richelieu allontanò la lama dalla faccia del cataro, voltandosi verso il capitano della Guardia. «Saint-Bonnet, vi concedo dieci minuti per designare i vostri quattro migliori soldati! Presentatevi davanti al padiglione entro quel termine: io sarò lì ad aspettarvi.»
Il capitano si guardò intorno spaesato, ancora scosso dai passati tentativi di arresto. «I miei quattro migliori soldati, avete detto...?»
Richelieu rinfoderò di scatto la spada. «Siete sordo, per caso? Vi ho appena dato un ordine.»
Saint-Bonnet indietreggiò fino al fondo del corridoio, dopodiché voltò le spalle al cardinale e si mise a correre verso il cuore dell'accampamento.
«Voi» chiamò Richelieu, rivolgendosi al soldato «slegate subito quest'uomo e conducetelo al padiglione.»
L'archibugiere obbedì senza avere la forza di porre ulteriori domande. Si avvicinò al cataro, gli girò intorno e s'inginocchiò alle sue spalle, iniziando ad armeggiare con le corde di canapa che lo tenevano vincolato alla sedia.
«Cardinale...» biascicò Nestor, cercando il suo sguardo. «Ma cosa state facendo...?»
Richelieu rispose con il volto puntato verso la parete. «Sia tu che tuo figlio siete in grado di utilizzare l'evanaître per i vostri infidi scopi, dico bene, vecchio?»
Nestor non replicò, troppo occupato a massaggiarsi i polsi feriti dai lacci della prigionia.
«È questo il potere che vi ha permesso di sfuggire al rogo degli inquisitori di Tolosa» continuò il cardinale. «Ed è il medesimo potere di cui ha fatto uso tuo figlio per rapire la principessa, o forse mi sbaglio?»
Incalzato dai cenni sbrigativi del ragazzo, Nestor si sollevò dalla seggiola, malfermo sulle ginocchia. Soltanto il tempestivo quanto coatto intervento del soldato gli evitò di ruzzolare sul pavimento della cella.
«C-Che cosa avete in mente di fare, cardinale?» balbettò, avvicinandoglisi a piccoli passi. «Né io né voi sappiamo dove sia finito mio figlio...»
«Oh, Renárd, è proprio qui che ti sbagli.» Richelieu si voltò all'improvviso, il viso tagliato a metà dal fulgore del sole nascente. «Io so bene dove il tuo ragazzo ha condotto Veronique.»
Prima che Nestor avesse il tempo di replicare, Richelieu lo agguantò per il collo, obbligandolo a seguirlo fuori dalla cella. I guaiti del vecchio con la guancia schiacciata contro la corazza lo accompagnarono fino all'uscita della casamatta.
«Ora ho compreso perché Rohan-Soubise vi ha mandato qui...»
Nestor tentò inutilmente di allentare la morsa con le sue gracili braccia. «C-Cardinale...»
Ormai circondato al drappello degli operai pronti a caricare le navi per l'assalto, Richelieu si liberò del vecchio con uno strattone. Guardò compiaciuto Renárd cadere a peso morto nel pantano con la stessa espressione di un bracconiere che ha appena trafitto il tanto sospirato cinghiale.
Un pubblico di artiglieri e moschettieri con le armi già oliate si era intanto fermato ad assistere allo spettacolo.
«Lui voleva uno dei due principi fin dall'inizio!» strillò il cardinale, rivoltando il corpo del vecchio con un calcio. «Non è così, eretico?!»
Nestor cercò di scampare alle percosse strisciando fra le pozze, ma l'ennesimo colpo lo mandò a sbattere contro una delle casse cariche di munizioni.
Richelieu lo fissò disgustato per qualche secondo, giusto il tempo per riprendere fiato e continuare a tempestarlo di calci e di accuse. «Rohan-Soubise vi ha usati per ottenere un ostaggio da opporre a me!» Non c'era più rabbia nella sua voce: soltanto rammarico. Se solo avesse preso le giuste precauzioni contro quegli eretici... Avrebbe dovuto ucciderli subito, appena toccata riva; no, anzi, ancor prima: avrebbe dovuto lasciarli annegare in mezzo alla tempesta. «Rispondi, lurido miscredente! Rispondi!»
«Richelieu!»
Una ben nota voce lo fece voltare dalla parte opposta, mentre la schiera degli uomini in arme s'inchinava come un unico corpo ossequioso.
Era il re. Era uscito dal padiglione portandosi appresso il delfino, gli occhi ancora gonfi per il pianto. «Che cosa state facendo?»
Richelieu non perse tempo ad inchinarsi. «Maestà» mormorò, additando il verme rantolante che si contorceva pochi metri più in basso «il figlio di quest'eretico ha rapito la principessa.»
Luigi trasalì e allungò il collo nella sua direzione. «N-Ne siete sicuro?»
«Non ve l'avrei detto se non lo fossi stato, Maestà.» Richelieu abbrancò il colletto della camicia del vecchio, forzando Nestor a mettersi perlomeno in ginocchio di fronte al re di Francia. «Questo miserabile omuncolo ha trasmesso i suoi nefasti poteri a suo figlio.»
«Q-Quali poteri?» balbettò Luigi. I baffi bruni fremevano paralleli alle labbra. «Di quali nefasti poteri state parlando, Richelieu?»
Il cardinale sollevò lentamente la mano sul capo canuto del vecchio, lasciando che le dita si richiudessero sulla stoffa della benda. Nessuna resistenza da parte di Nestor, nessuna riluttanza da parte del ministro di Dio.
Richelieu gli strappò via la benda dal viso con un secco movimento del polso. «L'evanaître, Maestà!» gridò, gettando schifato la fascia nel fango. Dopotutto, l'aveva sempre saputo. Il vile terrore che quell'eretico stesse effettivamente dicendo la verità durante l'interrogatorio della sera precedente gli aveva impedito di indagare fino in fondo. «Il sortilegio del demonio!»
Il sordo grido di Luigi e dei soldati alle sue spalle lo spinse a non distogliere lo sguardo dall'occhio destro di Renárd, dove ora l'immondo simbolo dei catari campeggiava come inciso nella pelle.
Il pentalfa scarlatto... l'emblema di tutto ciò che Richelieu si era impegnato a cancellare il giorno in cui papa Paolo V gli aveva concesso la veste talare.
«N-No...»
Come ingabbiato fra le linee dipinte, l'occhio di Nestor adesso era libero di frugare l'accampamento e la sciarada di volti distorti dal terrore che gli sfilava incessante di fronte.
«Uccidetelo...» Luigi, pallido come un cadavere ricoperto di calce, indietreggiò mano per mano con il delfino. «Uccidete l'eretico...»
Richelieu voltò lento la testa verso il re. Nonostante traboccasse di ribrezzo, la sua sagacia non si era affatto assopita. Anzi. «Mi permetto umilmente di disobbedire ai vostri ordini, Sire.»
Luigi storse gli occhi come se avesse appena ricevuto un colpo di frusta in pieno viso. «C-Che cosa? Richelieu, non potete perdere un minuto di più con questo demonio... m-mia figlia...»
«Vostra figlia è prigioniera alla rocca, Maestà.» Richelieu indicò con lo sguardo la sommità della Rochelle che attendeva avvolta dal fumo. «E l'unica maniera che abbiamo per salvarla è intrufolarci lì dentro prima che la battaglia possa raggiungerla.»
Nel silenzio perplesso lasciato da re Luigi, gli ordini sbraitati dagli ufficiali cattolici e il cigolare delle gomene delle navi furono gli unici suoni udibili in tutto l'accampamento.
«Ma questo è impossibile, cardinale...» boccheggiò Luigi. «Non... non riuscirete mai a valicare le sue difese senza venire uccisi...»
«No, certo.» Richelieu batté il palmo sulla spalla di Nestor, sempre immobile sotto di lui. «Ma cosa potrebbe succedere, se avessimo dalla nostra parte lo stesso potere che è toccato in sorte al rapitore di vostra figlia?»
Luigi non era in grado di comprendere. Tentò di porre un'altra domanda, ma Richelieu lo precedette di qualche secondo.
«Ho intenzione di far uso dell'evanaître per salvare la vita della principessa.»
Un mormorio sconvolto si alzò dalle fila dell'esercito cattolico, mentre Luigi chinava di nuovo la testa in direzione del vecchio.
«No...» Renárd provò ad opporsi con le poche forze che gli rimanevano in corpo. «Non funzionerà! Non con voi!»
Richelieu gli prese il mento fra il pollice e l'indice. «Tu, vecchio, farai in modo che funzioni!» gridò. «Tu mi condurrai dentro La Rochelle!»
Luigi si avvicinò timoroso al cardinale. «Che cosa ne sarà della vostra fede, Richelieu? Che cosa ne sarà della vostra anima dopo tutto questo...? Nessun ministro del vero Dio si è mai sottoposto ad una simile stregoneria...»
«La mia anima non m'interessa.» Richelieu mollò la presa sul viso del vecchio, tornando a fissare il re con la solita smorfia sprezzante.«Dio comprenderà il sacrificio del suo servo prediletto.»
«Ne siete convinto?»
«Sì» mentì Richelieu. «Mi perdonerà, quando mi vedrà tornare con vostra figlia fra le braccia.»
Luigi scosse la testa. Una, due, tre lacrime solcarono le guance esangui. «Me lo auguro con tutto il cuore...»
Richelieu non attese oltre. Voltatosi d'un tratto verso gli ufficiali presenti, indicò loro Renárd e aprì la bocca: «Portate l'eretico davanti al mio padiglione.»
«No!» gridò il vecchio, dimenandosi sfinito fra le braccia dei soldati. «Non potete! Non riuscirete ad usarlo! Non funzionerà mai!»
Il ghigno di Richelieu si stampò a fuoco nei suoi occhi spalancati, turbati dal progetto ferale.
«Preparati a servire il più fedele dei cattolici, cataro!» gli urlò il cardinale, avviandosi verso la scia scavata nel terreno dai talloni dell'eretico. «Preparati a veder calare la vendetta del Signore sul tuo primogenito!»
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