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XII.




"Io ricorderò ancora, anche se siamo lontani."


Miquèl de Nostradama,

meglio noto con il nome di Nostradamus.




«Aspettate!»

I mendichi che si erano accalcati sotto il porticato per resistere ai morsi del sole si voltarono all'unisono verso il giovane vescovo in corsa.

«Per favore, fermatevi!»

Lo videro precipitarsi verso la fine del vestibolo, là, dove l'afa non risparmiava nemmeno gli insetti; lo guardarono ansimare appena prima dell'angolo di incrocio, quasi più disperato di loro.

«Madame...»

I mendichi distolsero pigri lo sguardo, tornando a puntarlo sui calzari luridi di fango. Inutile continuare a fissare un ministro di Dio che era evidentemente troppo occupato per offrire loro qualcosa...

«Madame!»

Armand strillò quel titolo cortese con la stessa grazia di una bestemmia. Affannato più per lo sforzo che per la vergogna, vide, come in un miraggio, la giovane che lentamente si voltava nella sua direzione e gli rivolgeva un sorriso beffardo.

Era addirittura più bella di quello che rammentava, e la osservò dilaniato dal dolore.

«Madame?» ripeté lei, ridendo. «Oh, ma io non sono affatto una signora, Eminenza. Dopotutto, non ho che ventisei anni e un giorno.»

Armand mosse faticosamente il primo passo in avanti. «Vi ho vista, giù in cortile. Cosa stavate facendo?»

«Vi stavo guardando.» Lo disse in una maniera così naturale che Armand credette di stare sognando. «E voi, Eminenza?»

«Io...» sussurrò Armand. «Io stavo... dirigendo un processo.»

«Dirigete spesso processi davanti ad una finestra, signor vescovo?»

Le dita delle mani di Armand si serrarono istintive in due pugni celati a malapena dalle pieghe della veste. «Come avete fatto ad entrare a palazzo? L'ingresso è proibito ad ogni uomo o donna che non possegga il permesso scritto del custode.»

Lei, ora, pareva danzare fra i raggi del sole e la polvere del vicolo. I lunghi riccioli neri erano nastri scossi dalla brezza bollente.

Non aveva alcun rispetto per Armand né timore per ciò che rappresentava, e questo lo terrorizzava più di ogni altra cosa. «Voi volevate che io vi seguissi, non è così?» domandò. «Mi volevate qui...»

«La cosa vi spaventa, signor vescovo?» replicò lei, lisciando il candido grembiule di mussola. «Dopotutto, era quello che desideravate anche voi.»

Armand non trovò una risposta adatta per controbattere. Sentir pronunciare quella scomoda verità dalle sue labbra era equivalso ad assumere veleno e antidoto nel medesimo istante. «No...» mormorò, raccogliendo a sé la fermezza di un tempo. «Io... io devo tornare a palazzo.»

«A quanto ho sentito, avete un'ora di pausa prima dell'inizio del secondo atto.» Il suo sorriso bianco e rosso somigliò terribilmente ad una tentazione concreta. «Non vi andrebbe una passeggiata? Soltanto per riprendere fiato, s'intende.»

Armand finse di deglutire la saliva che non aveva più. «D'accordo.» Si avvicinò a lei con soggezione, rimanendo distanziato di qualche metro. Non ricordava di essere mai stato così vicino ad una donna in tutta la sua vita. «Ma soltanto un'ora, non un minuto di più.»

«Come volete» sorrise la giovane, volgendo lo sguardo verso il limitare del vicolo. Fra i tetti color ocra della vecchia cittadina romana, sole e nuvole facevano a gara per ottenere il predominio sull'intero agglomerato. «Se volete, possiamo camminare costeggiando il fiume.»

«Preferirei rimanervi il più possibile alla larga, se per voi non è un problema» rise Armand. «Non vorrei dover far poi ritorno a palazzo con la veste fradicia... Il priore potrebbe iniziare ad insospettirsi.»

La sua risata cristallina gli ricolmò il cuore di una dolcezza che non riceveva ormai da anni. «Ma certo, Eminenza. Obbedirò umilmente ai vostri ordini.» Cercò di tendere la mano verso di lui, ma Armand si ritrasse indietreggiando. «Vi faccio così paura, signor vescovo?» domandò, guardandolo torva.

Pur di non proferire ad alta voce una bugia, Armand si limitò a scuotere vigorosamente la testa. «Non chiamatemi così» le disse. «Mi fate sembrare più vecchio di quello che sono.»

Lei lo sbirciò a sopracciglia aggrottate. «Vecchio? Voi? Non potete avere più di...»

«...più di trentatré anni, già» concluse Armand. «Non proprio l'età adatta ad un "signor vescovo" o ad un'"Eminenza", vi pare?»

Lei si sfiorò le labbra con l'indice, come impegnata a studiarlo. «Non sapevo che ora avessero preso a nominarli così giovani...»

Armand inspirò forte dalle narici dilatate. «Sono stato creato vescovo all'età di ventun anni per volere di Sua Maestà Enrico IV.»

«Attento, signor vescovo» rise l'angelo dai capelli neri. «Se continuerete a bruciare le tappe in questo modo, verrete nominato cardinale prima dell'inizio dell'inverno.»

Armand socchiuse le labbra. «È quello che desidero più di ogni altra cosa al mondo, in verità...»

«Bruciare le tappe o divenire cardinale?»

«Entrambe le cose.» Armand chinò il capo, fissando lo sguardo sulla punta consumata di suoi stivali. «Vedete, madame... il mondo in cui viviamo si è a tal punto stravolto da ingoiare tutti coloro che non sono abbastanza svelti per crescere o per migliorare.» Non conosceva il motivo che l'aveva spinto a raccontarle ciò, ma non gli importava. Sentiva la sua anima svuotarsi gradualmente da ogni fardello, da ogni tossina accumulata durante gli anni di silenzio forzato della Grand Chartreuse... «E i pochi che riescono a salvarsi sono costretti a continuare a correre, incessantemente, senza avere il tempo di voltare indietro la testa. È una lezione che ho imparato a mie spese.»

«Ma ora il tempo per riposarvi l'avete, Eminenza» rispose l'angelo. «Poco meno di sessanta minuti.»

Armand annuì sorridente. «Ma certo, madame. Non ho dimenticato il nostro amabile momento di svago.»

«Oh, smettetela!» Lei finse di volerlo allontanare da sé con un gesto della mano. «Ve l'ho detto, non sono affatto una "madame". Ho un nome, esattamente come voi.»

«E posso sapere qual è?»

«Ah, no, signor vescovo.» Con i pugni sui fianchi, rivolse ad Armand un'occhiata insolente. «Non ingannate una povera fanciulla con i vostri giochetti da prete: voi dovete ancora rivelarmi il vostro.»

«Armand-Jean du Plessis de Richelieu» ribatté il vescovo di Luçon. «O solo Armand, se preferite.»

Lei gli tese di nuovo la mano, una mano piccola, dalla pelle nivea. «È un vero onore, Armand.»

Nello stringerla, Armand avvertì come un'ondata di calore irradiarsi dal cuore fino alla punta dei capelli. «E voi, madame? Come vi devo chiamare?»

«Madeleine.» Lo pronunciò come fosse il nome di un frutto, accarezzando appena le orecchie di Armand.

«Madeleine... e basta?»

«E basta» confermò lei. Allontanando la mano, puntò nuovamente lo sguardo verso il confine del viottolo. «Allora, Armand... siete ancora intenzionato a smarrirvi per un'ora fra le strade di Vienne o preferite desistere?»


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