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mandag - søndag parte seconda

10 febbraio

16:00

Ingrid guardò suo figlio Even così depresso e non era un episodio. Lui era veramente depresso e lei sapeva che era per Isak.
- figliolo, non puoi andare avanti così. Stare senza di... -
- non voglio sentire - disse Even mettendosi il cuscino sulla testa per non sentirla.
- Even, ti stai comportando come un bambino - disse sua madre cercando di togliergli il cuscino.
- non ti ascolto. Non ti ascolto - disse Even come un disco rotto.
Ingrid riuscì a togliergli il cuscino dopo un bel po, non era facile come situazione e a volte sentiva di non farcela ma non poteva arrendersi. Era il suo bambino.
- ora tu mi ascoltarai - disse lei togliendo le mani dalle orecchie.
- Even, ti sei isolando. Non vedi più i tuoi amici, Isak, non disegni, non vai al corso, i tuoi voti sono pessimi, hai smesso di andare dal dottor Willasen. Non va bene. Non puoi lasciati andare così. Ti prego, Even. Reagisci. Fai pace con Isak perché... -
- non lo dire - disse Even cercando di liberarsi dalla sua presa.
- il mio motivo della tua depressione é Isak. Lui ti manca - disse Ingrid dando voce alla risposta che non voleva dare. - perché non la smetti di farti del male e a farlo a lui -
- qualche parte non hai capito del mio discorso di sabato? - chiese Even testardo, spingendola via.
- Even! - lo rimproverò Sven per aver spinto Ingrid a terra. - sei impazzito! -
Even scappò via, non riusciva a gestire tutto ciò e aveva appena spinto sua madre. Stava malissimo.
Vagò per Oslo senza metà e ogni volta si fermava, erano posti in cui era stato con Isak.
Si ritrovò davanti all'Hotel. Ci entrò e la signorina lo conosceva ormai bene, due altre volte aveva portato Isak lì e non era successo nulla.
- ciao, Even. Sei qui per prenotare la solita stanza? disse lei con un sorriso. - non vedo Isak. Viene dopo? -
- si - disse lui mentendo. - posso salire sopra -
- ma certo, aspetta che facciamo un attimo il check-in - disse lei usando il computer. -
Non aveva documenti con sé.
- lo prenotti a mio nome - disse una voce maschile all'improvviso alle sue spalle.
- oh certo - disse lei un po sorpresa.
Even si girò e vide Eskild e così si ritrovò nella stanza con lui.
- Even, non puoi sfuggire da ciò che sentì - disse Eskild guardandolo sul letto. - vuoi di nuovo la tua vita di prima. Vuoi Isak e questo tornare qui é la prova -
- voglio dei mini bugers - disse Even all'improvviso, alzandosi da letto e prendendo il telefono.
Eskild sapeva che lui e Isak li avevano mangiati sempre li.
Lui fotografo Even in quella stanza e lo mandò ad Isak con la scritta:
'Guarda dove si trova Even'.

L'attimo dopo:
' é la nostra stanza nel nostro hotel preferito'

Eskild: esatto. E sai che sta ordinando?

Isak: forse mini bugers?

Eskild: indovinato. Non capisci, Isak. É come ti avevano detto. Lui non ha mai smesso di amarti

Isak: Allora perché mi ha lasciato?

Eskild: questo lo devi chiedere a lui

Isak: no. Non posso.

Eskild: lo so che hai paura di essere ferito ma qualcuno deve fare il primo passo

Isak: se Even mi ama, deve essere lui a farlo. Non voglio costringerlo a stare con me. Deve essere lui a capire che vuole stare con me. Non voi, non io ma lui. Spetta a lui rendersene conto e fare la scelta.

Eskild: da quando sei così maturo?

Isak: ho avuto degli amici che mi hanno aiutato a capire molto cose

Un cameriere portò i mini bugers e Eskild fece una foto di Even che li guardava. Mandò la foto ad Isak.
Isak ammirò Even e si cedeva quanto fosse triste.
'Even, perché mi hai lasciato?' si chiese Isak sdraiato sul letto.

18:30

Eskild si ritirò con un contenitore, lo lasciò sul comodino di Isak e lui tolse le cuffie per guardare il contenuto.
- mini burger??? Even non li ha mangiati? - chiese lui confuso.
- no. Penso che li voleva mangiare con te ma non potendo, li ha solo ordinati e poi mi ha detto che non aveva fame e di portarmeli - disse Eskild sedendosi sul letto. - per me voleva darteli a te ma non poteva far vedere per come stanno le cose -
Isak sorrise per un attimo a quella ipotesi e prese un mini burger, lo mangiò con gusto e Eskild fece la foto per mandarla ad Even.
Comparve la dicitura 'Even sta scrivendo...', infatti di istinto Even messo le emoticon: 😍😍😍😍😍 ma poi ci aveva ripensato.
' Dai, Even. Manda qualcosa' pensò Eskild speranzoso.

11 febbraio

Sabato 16:00

Isak vide la ragazza con cui stava Even con un altro e ridevano tanto e sembravano molto complici poi li vide entrare in un vicolo e si stavano baciando.
- ehy, tu come ti permetti di far questo ad Even? - chiese Isak arrabbiato.
- come scusa? - chiese la ragazza confusa, staccandosi dal ragazzo.
- stai tradendo Even, il tuo ragazzo! - lo accusò Isak.
- Even é mio cugino. Non il mio ragazzo - disse la ragazza alla sua assurda accusa. - sono venuta a trovarlo in questo giorni -
Non sapeva se sprofondare per la figuraccia o gioire per la notizia o essere arrabbiato con Even.
Questo faceva capire ancora di più che i suoi amici avevano ragione e che Even l'aveva allontanato apposta da lui.
- io sono Katie Frost e forse tu sei Isak - disse lei avvicinandosi a lui.
- si sono Isak - disse lui prendendole la mano.
- mi dispiace che Even ti ha fatto credere che stavamo insieme - disse Katie dispiaciuto. - lo conosco bene e sono sicura che ha fatto ciò per via della sua bipolarità -
- ma certo. Perché non ci ho pensato - disse Isak ripensando a tutti i discorsi di Even. - che sciocco! Non ho capito neanche che stava mentendo. Grazie, Katie -
Le diede un bacio e corse via.

12 febbraio

15:30

Isak aspettava che Even si rendesse che non potevano stare separati.
Gli altri amici erano contenti di vederlo meglio e stava mangiando qualcosa alla caffettiera.
Vide Even proprio lì fuori ma che se ne andò subito. Forse Even poteva stare senza di lui ma forse era lui che poteva stare senza Even.
Isak uscì dalla caffettiera con le lacrime agli occhi. Si scusò con gli altri e tornò a casa.
Appena apri la porta, li trovò Even sul letto.
- non dire nulla. Lasciami parlare - disse Even subito. - Isak, mi dispiace. Non avrei dovuto farti credere che non ti volevo più o che stavo con un'altra. Pensavo che così mi avresti dimenticato, saresti andato avanti e prima o poi anch'io ma più mi costringevo a starti lontano, più non riuscivo a far nulla. Il corso, il disegno o altro. Non volevo ammettere a me stesso che non ci riuscivo perché non riesco a stare senza di te ma non volevo che tu rimpiangessi la scelta di amarmi, che ti sentivi in obbligo di starmi accanto per sempre e di essere costretto ad una vita pieno di episodi -
- Even, io non mi sento costretto a nulla e non potrei mai rimpiangere di amarti. Starti lontano é un incubo - disse Isak prendendogli le mani.
- anche per me lo é stato. Non voglio più sentirmi così e voglio essere in grado di controllare la mia bipolarità per darti il meglio di me - disse Even avendo aperto gli occhi. - non voglio che la mia bipolarità mi condizioni più. Voglio una vita con te, Isak -
Isak lo abbracciò con slancio.
- so che ci riuscirai. Sei forte, più di quanto pensi - disse Isak incoraggiandolo. - e io ti starò accanto -

Qualche minuto dopo...

- abbiamo fatto bene a venire qui - disse Isak guardando Oslo dalla finestra dell'hotel.
- é la nostra camera ormai - disse Even stringendolo da dietro.
Erano in accappatoio, Isak si girò e pian piano gli slaccio la cintura e Even lo baciò.
Erano di nuovo solo gli Evak.
Una foto arrivò a tutti gli amici che festeggiarono felici per quella riconciliazione così importante.
I messaggi arrivavano ma i due erano troppo occupati a baciarsi e a recuperare il tempo perso.
Isak e Even fecero l'amore su quel letto e si guardavano felici di essere di nuovo insieme.
Even pensò che era stato uno schiocco mentre vedeva Isak riposarsi dopo ore e ore di sesso. Lui prese la matita in mano e disegno.








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