Era un grande vate Poe, Euridice gli dedicava un culto quasi pagano,, adorava una ad una le sue parole convulse, a volte si sentiva parte dei disastri grandiosi descritti da Poe.

Si sentiva parte del maestoso terrificante Maelstrom, simile al risucchio terribile di quegli anni, i suoi anni, trascinati dal moto vorticoso, devastati da un immane potenza, la sua intrinseca violenza la trascinava verso il centro del gorgo, la portava via un vortice inesorabile, lei cercava di resistere, di puntellare in qualche modo la sua vita: aveva cominciato a lavorare nelle amministrazioni comunali, ci andava in bicicletta, macinando chilometri su chilometri, paga, alla fine, quando sentiva l'odore acre del sudore, quel fetore animalesco, riduceva lo spessore delle inibizioni, quell'acido aroma esalando sembrava suggerirle:

-"colpisci, punisci"!

Ma lavorava Euridice, era un lavoro di segreteria, ripetitivo, ottuso, per ottusi, ma era utile, le permetteva di stare aggrappata e di resistere alle correnti vorticose del Maelstrom; qua e là, tra i relitti delle acque, affioravano strani naufraghi: le colleghe d'ufficio, delle orribili megere, a cui augurava serenamente di annegare, poi, finalmente , il capo ufficio: un manager di notevole valore, ma anche di insospettata ingenuità; all'inizio le diede credito, ammirava la tenacia certosina di Euridice, era soddisfatto della sua pignoleria, perciò, azzardò sorrisi e complimenti, tanto bastò ad Euridice per ricominciare con i suoi riti canini: comincio a seguire Lucio, il capoufficio, dappertutto, con grande sgomento dell'uomo:se andava al bar , era sicuro di incontrare la sua impiegata,non era un caso realizzo ben presto,perfino al supermercato sussultava di disagio vedendo Euridice che tenace come un ombra molesta lo seguiva costantemente,alla fine,esasperato ,non ebbe alternative e la allontanó' ,con modi alquanto spicci,quasi brutali
-"devi capire", farfugliò," che le persone potrebbero equivocare, mia moglie, sai, prende fuoco facilmente". Perciò le diede incarichi d'archivio, lasciandola fuori dalle pratiche veramente importanti.

Il gorgo, aumentava la sua velocità, Euridice come sonnambula, si ritrovava nelle cabine telefoniche, ripeteva per ore gli stessi numeri, erano telefonate mute o interrotte da rauche minacce, a Lucio, alla famiglia di Lucio, cominciò a rubare in ufficio, trafugò documenti contabili, fu scoperta e licenziata.

Trovò un altro impiego.

Euridice vagava per il bazar, adesso era nei reparti carni: cosce e cosciotti sanguinolenti pendevano dai ganci metallici, ami, esche profondamente incuneate....e le meretrici di Guttuso erano nei poste, a offrirsi assieme alle bistecche.

Pure il nuovo lavoro si era rivelato un fallimento: i colleghi la temevano, amiche non riusciva a farsene e allora una forza rancorosa la spingeva a telefonare a conoscenti e colleghi: voleva, in qualche modo inquinare la loro pace, agitare la loro immeritata quiete, ma, voleva qualche altra cosa, qualcosa di cupo e bestiale, un desiderio che si trova chiuso nel suo petto, e non trovava sfogo, espressione: Euridice sapeva solo che doveva fare, qualcosa, di atrocemente risolutivo, qualcosa, che fermasse il Maelstrom.