Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

I

Salve a tutti, il mio nome è Oxana Yurova. Di anni ne ho fin troppi, direi. 17, per l'esattezza. Sono appena arrivata da Mosca nella mia nuova casa in America dopo un lunghissimo viaggio che sembrava non finire mai. A partire da domani, mia madre inizierà un nuovo lavoro del tutto diverso da quello precedente. Appena poche ore ci dividono dal fatidico momento e a pensarci già l'ansia incomincia incredibilmente a salire e a divagare per la stanza. Non dovrei stare qui a immaginare il futuro vicino che mi attenderà da qui a breve. Piuttosto dovrò preparare la cartella con quel poco occorrente di cui sono al cento per cento sicura che mi possa servire tra quelle quattro mura di aule che mi attendono e che ancora abbastanza mi misconoscono o almeno come decisamente adesso affermerei. Ad esempio, uno tra questi può essere l'astuccio delle penne, un quaderno e il diario. Bastano e avanzano questi, direi. Invece no, continuo a rimanere qui distesa su questo tappeto a pois ai piedi del letto nella mia nuova stanza a fantasticare su come sarà d'ora in poi la mia vita: dopotutto questa è la terra del chissà, della speranza. Adesso che non posso più abbracciare i miei amici secolari tra cui Olesiya, in particolare. Una lacrima mi riga il viso, mi alzo in piedi, non darò un minimo spazio alla nostalgia che cerca puntualmente di prendere il sopravvento.
Come migliore antidoto, scelgo l'idroterapia, mi ero già prefissata durante il viaggio che la prima cosa che avrei fatto una volta giunta nella mia nuova dimora sarebbe stata una lunga immersione calda e rilassante.
Mi dirigo verso il bagno adiacente alla mia camera se non addirittura interno alla stessa. Un'oasi in marmo Carrara nero e bianco, del tutto differente dal resto della casa ma non in quanto eleganza, il pavimento in parquet ciliegio dice tutto. Non capisco ancora come avrà fatto mia madre a potersi permettere tutto questo Paradiso ma poi decido di spostare il pensiero altrove continuando a fare ciò che avevo precedentemente pianificato nella mia mente.
Apro il rubinetto della Jacuzzi che s'accinge a riempirsi d'acqua. Percepisco il vapore investirmi in pieno e travolgermi.
Levo il golfo a righe che cade subito sul tappetino in spugna grigio, faccio la stessa cosa con i jeans, le converse rosse e i fantasmini color panna.
M'immergo nella vasca che nel frattempo si è tutta riempita. Prima di iniziare col passarmi la spugna in tutte le parti del corpo trattengo il respiro e mi lascio andare giù tra la schiuma che aveva reso il liquido di un colore roseo e spumeggiante.
Esco dal rigenero tutta avvolta in un lungo accappatoio color cipria, spumoso. Dò un rapido sguardo allo specchio tutto appannato e mi accorgo di assomigliare a un puffo appena fuoriuscito da una siepe di aghiformi. Madonna, sussulto. Immagino come starò senza quel cappuccio di bambagia tinto di glicine che mi copre il capo. Avrei bisogno di una sauna ma, ahimè, non ho molto tempo essendo quasi giunta l'ora di cena, è già tanto aver fatto questo.
Afferro l'asciugacapelli da una cesta di ciniglia beige posta sotto il doppio lavabo in antracite, l'ennesima figheria che mi tocca vedere in questo splendore di mondo che vivo e che mi capita di visitare da forse nemmeno un paio d'ore.

"Vieni, che è pronto!" ecco che Stephanie irrompe dal corridoio.

Stephanie Pierce, la giovane tata a domicilio, sto cercando di abituarmi a tutto questo lusso che è apparso improvvisamente davanti ai miei occhi.

"Si, arrivo subito!" Annuisco attorcigliando il filo dell'arnese e riponendolo al suo posto, evidentemente mia madre deve ancora tornare.

Mi sposto in camera e lego in una coda alta i miei lunghi capelli biondi ancora tutti arruffati, avevo dimenticato di pettinarli e stirarli prima di farlo.
Sollevo una boccetta di profumo alle camelie, un brand di cui vagamente mi pare di ricordare il nome. Azzaro, credo si chiami ma non voglio sbagliarmi.
Premo leggermente lo stantuffo, solo due volte prima di deporlo al suo posto originario.
Apro il trolley azzurro non ancora svuotato, agguanto un paio di denim shorts e un top arancione che infilo e aggiusto con la massima destrezza. Fa ancora troppo caldo per gli indumenti invernali. Poi, città nuova, stile nuovo e inizio così, l'avevo deciso da tempo, pochi giorni prima di incanalarmi in questa nuova avventura.
Dò un'altra rapida occhiata allo specchio, un filo di trucco e riapro la porta lasciando ogni cosa esattamente là dove si trova.
Mi dirigo verso la cucina, un grande vano erto al piano di sotto.
Varco la soglia avvertendo un rumore improvviso, una porta chiudersi: mamma sarà arrivata.
Mi volgo indietro, quasi su me stessa e scorgo una chioma chiara all'incirca come la mia fare capolino al di là dello stipite della porta. Alza il capo, è una donna e anche lei nota me.
La guardo e la fisso, vengo rapita dai suoi occhi, occhioni insoliti color del cielo. Aggrotta la fronte, non se l'aspettava neanche lei della mia apparizione: dovrà avere la mia stessa età.

"Oksana, piacere!" Allungo la mia mano destra in cerca della sua, mi presento con un sorriso timido e accennato che si fa strada sul mio volto.
"Il piacere è tutto mio, Cassie!" fa lei a suo modo prendendo la mia mano, la stringe forte.

Prendo posto sull'isola di un giallo canarino e lei mi segue sedendosi al mio fianco. Il cibo è già pronto, lo capisco dal timer che sbotta da un pezzo. Stephanie si avvicina al forno e lo apre. L'odore della cena si fa ancora più intenso: pollo e patate, ottimo come inizio. Prende un piatto dalla dispensa, poi un altro: sono in ceramica rossa e stelline viola. Ora è la volta delle posate. Torna sul tegame recando tra le mani un paio di presine a scacchi come per proteggersi dal ferro rovente dell'affare appena estratto dall'alta temperatura dell'elettrodomestico in cui era stato rinchiuso per preparare il pasto che prelibatamente a quel punto esatto ospitava. Lo posa sull'isola e io rimango a contemplarlo, sono veramente ansiosa e soprattutto ho una fame da lupi. Fa un salto al frigo, lo apre e tira fuori una bottiglia d'acqua frizzante che lascia giacere accanto al cibo appena cotto e accantonato per aspettare che si freddi un po' prima di essere servito. Questa è la volta dei bicchieri di cristallo verde smeraldo e infine s'appresta a dividere le porzioni.

"La Signora Jac..." venne interrotta la governante.
"Non è ancora tornata, credo!" la liquida Cassie stiracchiandosi.
"Tua madre, Oxy?" ancora la donna.
"Beh, a quanto pare anche..." faccio spallucce.
"Sono amicissime..." sorride ancora la più anziana.
"Ah, aspetta! Tu, non è che sei la figlia di Nataliya?" chiede Cassie sorridendo, stavolta con la bocca spalancata: anche il suo sorriso è stupendo.

Annuisco deglutendo il primo boccone.
Sento di nuovo la porta chiudersi e vociare femminile, una donna che ride, senza tregua. Irrompe nella stanza, mi volto e sussulto. É una donna di mezza età e alquanto raffinata.
Non faccio in tempo a tornare con le iridi sul piatto che avvisto un'altra figura aggraziata raggiungerla nel frattempo: mia madre.



La sveglia mi allarma, quel rumore mi desta di soprassalto: bastardo. Borbotto tra me e me alzandomi dal letto stiracchiandomi. Il d-day è arrivato e io... sono pronta!
Mi dirigo verso il bagno, mi faccio una specie di coda e inizio ufficialmente la giornata, non esattamente.
Apro il rubinetto e lascio scorrere lacqua, presumo sia fredda, è sempre così.



Esco di casa con il mio zaino della Eastpak verde sulle spalle, neanche il tempo del solito caffè mattiniero per la paura di arrivare in ritardo all'appello di inizio anno scolastico. Lo prenderò a scuola, ci sarà sicuramente una macchinetta a prepararlo. È questo quello che continuavo a ripetermi chiudendo la porta e iniziando a camminare arrivando a destinazione. Vado a passo sostenuto attraversando la strada. Girato l'angolo mi ritrovo in prossimità di un bus stop, mi ci avvicino il pullman dovrebbe a momenti essere qui. È questo quello che odo da un gruppo di giovani davanti a me, anche loro lo staranno sicuramente aspettando. Saranno un po' più grandi di me e quasi sicuramente ragazzi di università. Io sono all'ultimo anno di scuola superiore, quest'anno sono senior, da esami di maturità praticamente.

"Signorina, ha da accendere?" una voce repentina mi giunge alle spalle, è maschile.

Volgo leggermente il capo indietro, in direzione di quella. Due occhi a mandorla mi appaiono davanti, sono chiari.

L'autobus è appena giunto e s'è fermato, la sua è stata in qualche modo come un'anticipazione alla mia risposta non data.
Mi volgo di nuovo in avanti distolta dal rumore di quel mezzo che mi riporta alla realtà.
Salgo e prendo posto, ho l'abbonamento e non mi fermo per inserire il biglietto pagato nell'apposito apparecchio posto tra l'autista e le portiere come fanno molte altre persone che mi sono vicine. Lui è ancora esattamente dietro, lo noto con la coda dell'occhio come mi giro intenta a salire il gradino che conduce ai sedili posteriori, sembra pedinarmi.
Cosa vorrà da me, continuo a chiedermi. Sono una minore, non l'avrà mica notato. Sarà un pedofilo anche se non lo darebbe proprio a vedere. Sembra una testa calda, la sua, ma lo sono quasi tutti così o almeno i tipi che come lui che sembrerebbero più gettonati. Un volto ammiccante, si, ma da volgere a una donna alla pari e non a una ragazzina che è quasi da poco uscita dalla tenera età dell'infanzia.
Prendo posto in terza fila, le cuffie dell'mp3 riposte nuovamente nelle orecchie, l'aggeggio adagiato sulla gamba sinistra coperta da un pantalone in velluto rosso attillato. Lo sguardo perso al di fuori del vetro naviga a velocità che nemmeno io conosco non appena la corriera riparte, son solita fare in questo modo come mi metto a sedere da passeggera e da tanto tempo ormai. Solo case basse intorno a me dal momento che guardo.
Volgo il capo dall'altra parte, sbircio per qualche istante. Due ragazzini all'incirca della mia età dibattono tra loro, li vedo ridere, ora non li vedo più. Un attimo, due ed eccoli un'altra volta, avverto una presenza.
Abbasso gli occhi, li porto davanti a me, un paio di New Balance blu mi appaiono di fronte. Sollevo il capo e di nuovo quegli occhi di ghiaccio sembrano ispezionarmi ancora. Si gratta il mento, un'espressione impassibile, indecifrabile. Mistero. Ha delle labbra sinuose, un colorito abbronzato e insolito da queste parti dominate da un sole pallido che pare non conoscere il mare. Indossa una tuta amaranto, starà cercando un punto della città per fare jogging. È abbastanza coperto ma non tanto a tal punto da non riuscire a nascondere la sua figura prorompente. Ha un fisico massiccio ma un portamento alquanto elegante. E poi c'è quell'aria ambiziosa e al tempo stesso tipica di amministratore delegato o CEO come lo definiscono da queste parti.
Sento il bus arrestarsi e il tale si alza. Mi guarda ancora una volta.

"È stato un piacere signorina condividere gran parte del tragitto in Sua compagnia, arrivederla e alla prossima!" accenna un sorriso e lo fanno anche i suoi occhi.

Strano ma io continuo ad esserlo di più, è così affascinante.
Lo vedo avanzare, disperdersi tra la folla, lo vedo di nuovo scendere dell'abitacolo e ora per strada dissolvendosi poi per sempre.

La prima foto è Oxy con l'outfit di quella sera e la seconda è Cassie, sopra Elizabeth Banks as Stephanie Pierce e sotto prima Marsha e poi Nataliya. L'uomo è Cal.


P. S. Oggi è stata una giornata impegnativa un po' per tutti. Non c'è vero scrittore più della fatalità stessa, lei è l'unica a trovare le più assurde combinazioni, come adesso e stavolta c'è riuscita benissimo. O forse è l'uomo a farlo e questo è poco ma sicuro, che tristezza. #prayforukraine

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro