Capitolo 3 : Ospiti
JADE
Entrammo in casa, una classica abitazione di periferia non molto grande e con un piccolo giardino. I miei genitori erano divorziati e vivevamo con nostro padre spesso assente per lavoro. Appoggiai lo zaino a terra in salotto che comprendeva solo un divano, una tv e una piccola libreria, Astrid lo gettò sul divano, mentre Nicholas, stanco e affamato prese un pezzo di pizza che era avanzata dal giorno prima e si spaparanzò sul divano.
<<Non mi sono sentito più esausto in vita mia.>> disse Nick.
<<Come hai fatto?>> dissi a mio fratello.
<<Che cosa ho fatto?>> disse Nick confuso.
<<Lo sai, come hai steso quei ragazzi?>> ripresi.
<<Non ne ho la minima idea.>> ammise.
Ero abbastanza scossa da quello che era successo mentre Nick sembrava aver rimosso l'accaduto dalla sua memoria.
Astrid ci osservava, aveva un'aria sospetta e la conoscevo da troppo per non rendermene conto, era come se ci stesse nascondendo qualcosa...
Il bussare con fare deciso mi distrasse dai pensieri.
La cosa strana? Proveniva dalla porta che portava in giardino.
Il vetro trasparente mostrava due uomini, ci sentivamo confusi e spaventati allo stesso tempo.
La mia amica aveva uno sguardo quasi assente:
<<Oh no, avevo ragione, allora sono venuti a prenderci?>> disse a bassa voce, ma captai qualche parola.
<<C-Chi sono quei tizi?>> balbettò Nick.
<<Soprattutto che ci fanno in giardino?>> aggiunsi sconvolta.
Cercammo di armarci con la prima cosa che avevamo sottomano: presi il manico di una scopa in cucina e Nick la mazza da baseball vicino alle scale, mentre Astrid mi sembrava preoccupata, ma restò ferma.
Poi un tonfo, gli ospiti buttarono giù la porta e fecero il loro ingresso in salotto. Erano due uomini vicino ai trent'anni, vestiti in smoking bianco con una cravatta blu.
Entrambi avevano dei corpi scolpiti, erano alti con gli occhi azzurri, ma il primo aveva i capelli corti e scuri mentre l'altro era rasato.
Nick impaurito disse:
<<Andatevene se no... >> non finì la frase.
Il primo ospite lo interruppe:
<<Non siamo qui per farvi del male.>>
<<Siamo qui per prelevarvi e portarvi al consiglio dell'Ordine.>> aggiunse l'altro.
<<Cosa? Quale consiglio? Voi siete matti! Non fate un passo o sarò costretto a colpirvi. >> Nick si guardò le mani << con questa mazza!>>
<<Oh sempre la solita storia con voi umani...>> disse il primo.
<<Custode Astrid è tempo di andare.>> disse il secondo.
<<Astrid cosa?>> dissi confusa.
<<Ragazzi, vedete, vi ho nascosto qualcosa, io sono il vostro custode, il vostro Angelo custode.>> puntualizzò Astrid.
<<Angelo cosa? Non capisco.>> ammise Nick.
<<Il mondo è un posto più complesso di quanto pensiate; gli Angeli, i Cacciatori e gli Stregoni fanno parte dell'Ordine, un'organizzazione che preserva l'equilibrio; sono stata mandata da voi per proteggervi finché uno di voi non avesse manifestato delle abilità speciali per cosi dire...>> spiegò il custode Astrid.
<<Equilibrio? Abilità? Di cosa stai parlando Astrid? E poi da chi dovrebbe proteggerci?>> disse Nick nervoso.
<<Dai demoni...>> sbuffò la mia amica.
<< Cosa? Non esistono i demoni né tanto meno gli angeli o la magia!>> rispose Nick ridendo.
<<Così, la nostra amicizia è stata tutta una farsa?>> dissi con gli occhi lucidi.
Ero scossa. Tutto quello che avevamo passato poteva essere una farsa, solo una stupida missione, non potevo accettarlo.
<<No! Dovevo proteggervi, ma non ero obbligata a esservi amica, e Nick tutto ciò che ho detto è vero! Viviamo tutti sullo stesso mondo, ma i demoni in un universo parallelo al nostro, grazie all'Omega: un nucleo di energia creato dagli antichi angeli e stregoni che diedero l'anima per crearlo. Tiene separati i due mondi, attraversabile solo quando si crea una singolarità che funziona come un portale, ma si presentano in rare occasioni.>> disse Astrid gesticolando come impazzita.
<<Parli di cose come angeli, demoni e magia e ti aspetti davvero che ti crediamo?>> dissi con onestà.
Nick si avvicinò a me e insieme ci spostammo verso la porta quando fummo fermati da uno dei due uomini che a parer di Astrid doveva essere un angelo.
<<Dove credete di andare? Abbiamo un compito da svolgere.>> disse l'angelo impettito.
<<Hai ragione.>> continuò Astrid.
<<Vi darò una dimostrazione.>> aggiunse con tono fermo e quieto.
Fece un respiro profondo. Pian piano la stanza cominciò ad illuminarsi. La sua figura divenne accecante e mi dovetti coprire gli occhi.
<<Ma cosa?>> dissi alla mia amica.
<<Wow!>> furono l'unica parola che venne in mente a Nick.
Astrid era circa la stessa: occhi azzurri e vivaci, capelli biondi che gli cadevano leggeri sulle spalle. Era vestita con una felpa blu della scuola con la scritta "Moonlight High-School" e i jeans; una ragazza normale insomma, se non fosse per le grandi ali bianche che prendevano quasi tutto lo spazio del salotto. Fece cadere persino la lampada. Avevano delle piume candide, ricordavano la purezza, vicino a lei l'aria si fece mite e il vento non entrò più dalla porta abbattuta.
<<Ora mi credete?>> disse.
<<Bé, diciamo che le tue ali sono argomenti validi.>> disse Nick con un falso sorriso.
<<Lester e Marcus ci scorteranno al consiglio.>> continuò.
I due angeli annuirono.
<<Possiamo andare?>> chiesero.
<<Aspettate, ma dov'è il consiglio?>> chiesi incuriosita.
<<Si trova ad Angelia, la città degli angeli.>> concluse Astrid.
ETHAN
Erano passati diversi minuti da quando li avevo visti entrare in casa. Da lì a poco si presentò un'occasione: il vicino aveva lasciato il garage aperto e cosi decisi di intrufolarmi.
Una volta entrato in garage superai la soglia della porta per entrare in casa, non ci volle molto.
La situazione divenne di colpo interessante quando una finestra attirò la mia attenzione, c'erano i tre ragazzi, ma anche qualcosa di strano, due di loro sembravano in allerta con dei bastoni per difesa contro i due uomini davanti a loro; notai la porta abbattuta dietro di essi e pensai:
-Sono sempre più vicino all'obiettivo.-
A quel punto la ragazza bionda mostrò la sua vera forma.
-Se anche loro sono angeli mi porteranno certamente ad Angelia, mi basterà seguirli.- mi comparve un sorriso in volto.
Vidi i ragazzi volare via con i nuovi arrivati.
Sentii un rumore provenire dall'ingresso della casa, era meglio andare, scavalcai la finestra che portava al giardino, spalancai le mie ali e presi il volo.
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