Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Guardiani

Alle spalle di Diospasin vi erano i Colli Iridio che diventavano sempre più alti fino a unirsi ai Monti Annadouli. Con i loro ghiacciai e le nevi perenni. Essi costituivano un confine naturale con la regione di Adasi. Tutt'intorno la città di Rostrano fra i monti e i colli, sorgevano un sacco di villaggi abitati per lo più da pastori e taglialegna. Vi erano quindi numerose baite e capanne che erano occupate saltuariamente.

Adesso, una di quelle capanne era occupata da un uomo arrivato in quel luogo guidato dalle stelle. Si era preoccupato a causa di una strana e oscura congiunzione astrale, che si sarebbe venuta a formare di lì a poco secondo i suoi calcoli.

L'uomo oltre ad intendersi di astronomia, era anche un mago appartenente all'antico e segreto ordine di Napoca, un pugno di maghi e maghe che si ostinavano a seguire la difficile strada della Luce di Larius, spinti per fede o per amore di un'illusione questo lo sapevano soltanto loro, di una cosa si poteva essere certi, ovunque si fosse presentata una qualche minaccia all'ordine del cosmo loro sarebbero intervenuti.

Fatta la scoperta ne parlò immediatamente con gli anziani della congrega, che lo inviarono immediatamente sul luogo, se le sue previsioni si fossero avverate presto si sarebbero ritrovati a combattere contro un male che si credeva dissolto fra le pieghe delle ere. Per il momento il suo compito era sorvegliare da debita distanza, per non farsi scoprire da chi si celava dietro quei nefasti presagi.

A tenerlo informato su ciò che avveniva in città ci pensava Viana, una giovane educanda, la cui scintilla della magia ancora non era ridestata e quindi non sarebbe stata scoperta da nessuno. La giovane era riuscita a trovare lavoro in un emporio, luogo adatto al suo scopo, una volta a settimana saliva da lui a riferire ciò che aveva appreso sulle persone che erano state nominate dalle stelle.

«Mastro Porin, sono otto mesi ormai che vi seguo e obbedisco a ogni vostro ordine senza remore» disse fra un colpo e l'altro la giovane «Tuttavia, non vedo come questo lavoro possa aiutarmi sull'apprendere la magia, se non soltanto a farvi spaccare la legna da me così da potervi godere il sole come un lucertolone sulle rocce». Spaccò l'ultimo ceppo per quella giornata, già era stancante arrivare fin lassù, fortunatamente quel giorno era riuscita a percorrere metà strada sul retro di un carro che trasportava del fieno.

«Mia cara Viana, siete troppo giovane ancora per capire cosa può essere utile per la magia e cosa è superfluo».

«Sì, ogni volta tirate fuori la storia che sono giovane, balle, sono soltanto balle per farmi fare la schiava».

«Suvvia non siete mica in catene» sbottò Porin scendendo dalla roccia su cui si era arrampicato.

«Non sarò in catene, ma mi obbligate a eseguire i vostri ordini assurdi».

«L'umiltà è una virtù imprescindibile per un membro del nostro ordine».

«L'umiltà, generosità, unità e tutti gli altri appresso. Conosco il decalogo dell'ordine a memoria, voglio imparare qualche magia, anche la più banale».

Porin la prese sotto braccio e rientrarono.

«Non esistono magie banali, tutte servono a uno scopo per il bene del cosmo. Poi anche per la più semplice dovrebbe scaturire in te la scintilla e come ben sai adesso è meglio evitarlo».

Viana si mise a sedere e Porin le diede pane e formaggio.

«Lo so, ma ho così tanta voglia di imparare».

«Ciò ti fa onore, il compito che ti è stato affidato è molto importante, se non ti credessi all'altezza non te lo avrei di certo affidato».

«A dire il vero ti ha obbligato il gran maestro, tu non volevi nessun con te».

«L'umiltà mi ha guidato per la giusta strada e ora siamo qui».

Viana fece una smorfia e mangiò tutto, osservando il suo mentore.

Aveva l'aspetto di un uomo vicino alla cinquantina, brizzolato, leggermente stempiato, il volto rettangolare con la barba ingrigita, profonde rughe gli segnavano la fronte e i lati della bocca.

Una volta finito il pasto riprese la sua tracolla e ritornò a Diospasin, voleva giungere a casa prima di sera.

«La prossima volta cosa mi farai fare, mietere l'erbaggio per le mucche?» gli urlò intanto che scendeva.

«C'è il tetto da riparare, presto cominceranno le piogge».

Viana lo salutò sbracciandosi e scomparve dietro il crinale.

Porin rientrò e accese il fuoco, la sera scendeva il vento gelido dalle cime perennemente innevate, lui e il freddo non erano mai andati d'accordo.

Sarebbe volentieri andato da solo per quella missione di guardia, dovette cedere appena gli fecero notare che la sua presenza sarebbe stata avvertita immediatamente e che il male avrebbe cercato un nuovo posto in cui dilagare.
Sperava che si potesse risolvere il tutto nel migliore dei modi, se ciò che era sopito sarebbe tornato in quel loro mondo le vittime innocenti sarebbero state innumerevoli, e i morti delle ultime guerre sarebbero sembrati solo gocce nel mare.

Porin si era avvicinato alla magia grazie alla sua passione per l'astronomia, in particolare lo avevano catturato le ricerche e i trattati di Smolvoz Dastv, su mondi simili al loro sparsi per l'universo, su vie d'accesso che si potevano creare per metterli in comunicazione e su interi sistemi di vita aliena da studiare e da cui imparare.

Tuttavia Porin appena ebbe la scintilla commise un errore, provò ad aprire uno di quei portali, secondo i suoi calcoli avrebbe dovuto finire in un mondo molto simile al suo, privo di creature intelligenti. Sbagliò e dal varco uscirono esseri mostruosi che si dispersero per le varie terre, ci vollero mesi per distruggerli, catturarli era impossibile, troppo violenti e indomiti. Purtroppo a causa di ciò persero la vita diverse persone innocenti e non fu cacciato dall'ordine unicamente giacché si presentò una congiunzione astrale nuova, che lo designava come il prescelto.

Fu punito severamente, gli fu tolta la scintilla che gli sarebbe stata restituita solo quando lo avrebbero permesso le stelle. E quelle stelle che lui tanto amava lo fecero aspettare per decenni, che si tramutarono in secoli, infatti solo tre anni prima era tornato in possesso della scintilla e quando rientrò in lui percepì il cambiamento, la scintilla non era un semplice potere, non più.

Era cambiata, diventata viva, come se dentro di lui vi fossero due coscienza ben distinte. E con questa vita che era dentro di lui dovette imparare a convivere, a conoscerla, poiché era lei a decidere se lasciargli usare la magia oppure no, non rivelò a nessuno quel fatto strano temendo che potessero togliere per sempre quel potere.

La scintilla a volte lo possedeva, prendendo per lui decisioni anche importanti, lui non se ne accorgeva mai, lo capì in seguito dopo un'accesa discussione con un altro membro dell'ordine, così provò a ragionarci, controllarla era impossibile lei era più forte. Non gli rimase altro da fare che sperare non gli facesse commettere qualche altro grave errore.

«Amico mio speriamo che vada tutto bene, le stelle si stanno nascondendo da tre notti ormai e non è un buon segno» Il petto gli s'illuminò dall'interno, pulsando più volte, sentì la sua risposta nella mente.

Era appena sorto il sole, il cielo in quel periodo dell'anno sarebbe dovuto essere terso e il mare uno specchio che si confondeva con la volta che lo sovrastava, quella mattina un'insolita nebbia sfiorava il pelo dell'acqua.

Il vecchio pescatore osservava pensieroso l'orizzonte, gli sembrava di distinguere una linea rossa dove il mare e il cielo si univano, troppe cose insolite secondo lui, il gracchiare che proveniva dalla scogliera poi era la cosa che lo turbava maggiormente, sembrava quasi che i fulmaro e i gabbiani fossero scappati, come anche i marangoni, per lasciare il posto a quegli uccellacci, solo qualche uria nera si vedeva, ma nelle zone più distanti da quella scogliera.

Il vecchio si mise a osservare gli scogli affilati che spuntavano minacciosi come le fauci spalancate di un enorme mostro marino, il suo istinto gli diceva di andare via da quelle acque, ma dovevano controllare le trappole, le prime che il figlio aveva issato erano vuote e se anche le altre lo fossero state tutta la loro fatica sarebbe stata vana.

«Papà vuoi aiutarmi o preferisci goderti il panorama?».

Il vecchio continuava a fissare le rocce, gli era parso di vedere qualcosa muoversi.

«Sì, si ti aiuto» con la coda dell'occhio vide nuovamente l'ombra saltare da uno scoglio all'altro, si girò di scatto ma non c'era nulla. «Quando avevo la tua età sbrigavo tutto da solo» issò una trappola.
La fastidiosa sensazione che lo pervadeva si stava tramutando in paura, poi lo sentì, qualcosa si era tuffato, la nebbia purtroppo nonostante il sole che si levava sembrava non volersi staccare dalla superficie del mare, lui però lo sentiva, qualcosa in acqua stava nuotando piano intorno la loro barca.

Suo figlio sembrava non si fosse accorto di nulla e continuava spedito con il lavoro, un tonfo appena percettibile, qualcosa aveva urtato la carena, si sporse per cercare di vedere cosa fosse stato.

Si sporse ancora, lentamente, vedeva la sua immagine che si specchiava in quella strana nebbia, guardò dentro i suoi occhi che brillavano glaciali, si sporse ancora, la sua immagine allargò le braccia a invitarlo in un abbraccio, si sporse. Fu sbattuto violentemente contro il fondo della barca.

«Che ti salta in mente, vuoi farti il bagno?».

Il vecchio guardò stordito il figlio, cos'era appena capitato non lo avrebbe saputo spiegare, ma di una cosa era sicuro, non sarebbe più andato a pesca sotto la scogliera di Diospasin.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro