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LEI NON CAPISCE

La mattina seguente Draco uscì dall'infermeria e saltò le lezioni della mattinata, il Marchio Nero non aveva smesso di bruciare dopo l'incubo della notte precedente. 
Il giorno era arrivato, quella notte avrebbe ucciso Albus Silente.
 Non riusciva a smettere di chiedersi se era davvero pronto, se davvero sarebbe stato in grado di uccidere una persona, che in cuor suo sapeva che non meritava di morire. 
Ogni volta che ci pensava gli venivano in mente le parole di suo padre, il pensiero di vederlo rinchiuso in una delle celle di Azkaban e si convinceva che era la cosa giusta da fare. In ogni caso non aveva scelta, o uccideva il preside di Hogwarts, oppure tutta la sua famiglia sarebbe morta per colpa della sua vigliaccheria. 
Lord Voldemort aveva deciso di punire la sua famiglia, vendicandosi su quello che più amavano Narcissa e Lucius, il loro unico figlio.
"Ciao Draco." Lo salutò Nott appena il ragazzo entrò nella Sala Comune. Malfoy rispose solo con un cenno della testa, ma l'amico sembrava non voler mollare la presa così facilmente.
"E' vero? Quello che ti ha fatto Potter intendo." Chiese alzandosi dalla sedia su cui era seduto in modo da avvicinarsi a lui. Draco non voleva rispondere, voleva essere lasciato solo, aveva bisogno di riflettere.
Nott lo seguì fino al dormitorio, si sedette sul letto e continuò a fissarlo in attesa di una risposta che tardava ad arrivare.
"Te ne vuoi andare?" Disse Malfoy in tono sprezzante. Si stava innervosendo. Theodore iniziò a ridere, una risata sarcastica. 
"E' anche camera mia se non sbaglio." Rispose guardandosi in torno confuso, "Ah si, questo è il mio letto, lì ci sono i miei libri, vedi? C'è anche scritto proprietà di Theo-"
"La vuoi finire Nott?! Non è il momento! Sì è vero Potter mi ha fatto questo!" Sbottò Draco alzando la maglietta che Maadam Pomfrey gli aveva prestato.
Nott rimase spiazzato, osservava il petto pallido dell'amico solcato da profonde cicatrici rosso vivo, come se un lupo mannaro gli avesse conficcato gli artigli nella carne per strappargliela.
"Dove credi lo abbia imparato? E' Magia Oscura. Non è di certo da Potter." Disse l'amico continuando a fissarlo.
Sentendosi osservato e vulnerabile, Draco abbassò la maglietta, anche lui si era chiesto dove Harry avesse potuto imparare un incantesimo del genere, ma non riusciva a darsi una spiegazione. 
Si passò una mano sui capelli, voleva farsi un bel bagno per schiarire le idee. Prese il suo baule e lo aprì sopra il letto, si sentiva gli occhi di Nott puntati sulla schiena, ma cercò di non farci caso. 
Prese una camicia nera, una giacca e un pantalone dello stesso colore, e degli asciugamani. Non era mai andato nel bagno dei prefetti da quando aveva assunto la carica, ma sentiva il bisogno di rimanere solo.
Quando si voltò vide l'amico con gli occhi sbarrati e le mani sulla bocca. Un'espressione di terrore mista a stupore, Draco non capiva, poi guardò cosa stava guardando Nott e capì.

Il Marchio.

"Ti ha segnato?" Bisbigliò Theodore incredulo. 
Malfoy cercò istintivamente di nasconderlo, ma era troppo tardi. Quando Madame Pomfrey gli aveva dato il cambio dei vestiti, non aveva minimamente pensato che indossare una maglietta a maniche corte potesse essere un problema. E subito la sua mente venne pervasa da mille dubbi.

E se anche lei lo aveva visto? Ma era impossibile, aveva solo sbottonato la camicia bianca che indossava, non lo aveva spogliato del tutto.

È impossibile.

Cercò di convincersi, dimenticandosi completamente dell'amico che lo stava ancora fissando.
"È per tuo padre non è vero? Vuol vendicarsi? Ti ha dato un compito?" Nott cominciava a fare un sacco di domande, sembrava non avere un freno. Draco alzò la testa di scatto, mollò tutte le cose che aveva in mano e andò verso l'amico.
"Oh si ti ha dato un compito eh? E non sai come venirne fuori! Ecco perché ci hai tenuto il muso in questi mesi, perché sei nella merda fino al collo!" Urlò Theo puntandogli un dito contro. Ci era arrivato, aveva capito tutto.
Draco estrasse la bacchetta, anche Nott cercò di fare lo stesso, ma fu troppo lento.
"Expelliarmus!"Urlò Malfoy facendo balzare la bacchetta dell'amico lontano da lui.
"Vuoi startene zitto?! Non avresti dovuto vedere e soprattutto non dovevi fare così tante domande." La voce di Draco si fece bassa e minacciosa. Un ghigno gli si dipinse sul volto, Theodore aveva paura, non sapeva quanto oltre si sarebbe spinto l'amico ora che era un Mangiamorte. 
Si rannicchiò sul letto portandosi le ginocchia al petto.
"Non dirò niente se questo ti preoccupa, lo giuro." Sussurrò incrociando gli occhi con quelli di Draco.
"Lo sappiamo entrambi che non è vero. Hai la lingua un po' troppo lunga Nott." Rispose Malfoy quasi sorridendo. Sentiva la paura dell'amico, qualcuno aveva paura di lui, solo per un semplice tatuaggio.
Theodore avrebbe dovuto sapere che non voleva fargli davvero del male, ma alla vista del Marchio non sembrò più riconoscere il ragazzo biondo che aveva davanti. La tensione era palpabile, Nott gettò uno sguardo fugace alla sua bacchetta inerme sul tappeto, a pochi passi da lui.
"Non ci pensare neanche." Gli rispose Draco come leggendogli nel pensiero. Avrebbe potuto farlo, ma non serviva, la faccia del ragazzo parlava da sola. Era terrorizzato.
"Mi dispiace Theo." Aggiunse, puntandogli la bacchetta contro. Nott sbarrò gli occhi e alzò le mani come per ripararsi attendendo la sua fine.
"Oblivion." Disse semplicemente Malfoy. In un momento modificò la memoria del suo compagno, che con sguardo perso lo fissava. 
Draco si mise in tasca la bacchetta, rimise apposto quella di Nott e raccolse i suoi vestiti per andare a fare il bagno.
"Ehi Draco! Dove vai?" Gli chiese Theodore come se non lo avesse incontrato prima di allora. 
Malfoy sorrise rivolto all'amico "A fare un bagno." Aprì la porta e uscì.

Il bagno dei prefetti si trovava era due piani più su rispetto alla Sala Comune dei Serpeverde, così uscendo Draco si mise la giacca in modo da coprire le braccia, arrivò davanti alla statua di Boris il Bastio, che gli sbarrò la strada.
"Parola d'ordine?" Disse con voce solenne. 
Il ragazzo non la conosceva, così si guardò attorno per chiedere a qualcuno, ma il corridoio era deserto. In quel momento, però, la porta  si aprì e una Capo Scuola della casa di Tassorosso uscì incrociando il suo sguardo. Non si salutarono, ma lui ne approfittò per entrare, con grande disapprovazione di Boris il Bastio.
Malfoy rimase stupito dall'immensità della stanza al centro della quale si trovava una vasca circondata da una decina di rubinetti.
Chiuse a chiave la porta, non voleva essere disturbato da nessuno. Appoggiò i suoi vestiti da un lato e iniziò a spogliarsi. Prima di entrare in acqua si guardò il petto e rabbrividì. Si chiese se le cicatrici sarebbero rimaste per sempre o pian piano sarebbero sparite.
Aprì i rubinetti e uscirono dei gel colorati, viola e verdi,  che in un baleno riempirono la vasca di bolle di sapone. Entrò in acqua lentamente, era calda, pian piano sentiva il suo corpo rilassarsi.
Per un po' non pensò a nulla, si lasciò cullare dai getti d'acqua, intorno a lui silenzio. Si immerse per non sentire niente, si passò una mano sul viso e chiuse gli occhi.

Perché non poteva essere un ragazzo normale? Perché doveva andare così?

Di nuovo venne sopraffatto da domande a cui non sapeva dare una risposta. E ricomincio a percepire l'incessante pulsazione del tatuaggio, questo lo fece di nuovo innervosire, sentiva la paura addentrarsi sempre più in profondità stritolandogli le viscere. Gli venne quasi da vomitare.
Decise che era il momento di uscire e per la prima volta una nuova domanda si presentò nella sua mente.

E dopo? Cosa sarebbe successo dopo la morte di Silente? Cosa ne sarebbe stato di lui? Sarebbe dovuto fuggire?

Così un nuovo tipo di terrore si impossessò del ragazzo.  Cosa ne sarebbe stato  di lui? La paura del dopo, di non sapere cosa sarebbe accaduto. Si asciugò e si vestì di corsa, sentiva qualcuno bussare alla porta. Una ragazza di Corvonero era in attesa di usare il bagno e quando Draco aprì la porta, lei lo fulminò con lo sguardo.
"Era ora!" La sentì urlare mentre si allontanava di fretta.
Mancavano poche ore, il piano era abbastanza semplice. Per prima cosa doveva recarsi nella Stanza delle Necessità e aprire il passaggio tra i due armadi svanitori e nel frattempo aspettare il ritorno di Silente e ucciderlo. 
Draco si ripeteva il piano in testa mentre cenava in disparete al tavolo dei Serpeverde, che, come il resto della scuola, erano ignari di cosa sarebbe successo al loro preside. 
Prese una fetta di pane tostato, e un poi di pollo fritto, si vero un bicchiere di succo di zucca. Le sue mani tremavano, non riusciva a controllarle. La tensione stava cominciando a farsi sentire.
Continuava. a fissare il suo piatto pieno di cibo, non ne aveva toccato nemmeno un pezzetto, aveva lo stomaco chiuso, temeva di vomitare da un momento all'altro. Lo allontanò spingendolo sul tavolo.

"Dovresti mangiare." Disse Astoria sedendosi di fronte a lui e ricacciandogli il piatto di nuovo davanti.
"No grazie." Rispose lui senza alzare la testa, ma spostando di nuovo il cibo.
"Possiamo andare avanti così tutta la notte, lo sai vero?" Disse lei ridendo. Prese la fetta di pane tostato e gliela mise in mano. I loro sguardi si incrociarono, lei sorrideva, un sorriso triste. Draco, invece, la guardò serio, ma alla fine mangiò quello che lei gli aveva dato.
Astoria lo guardava sorridendo considerandola una piccola vittoria, ma prima che potesse dire altro, l'amico si alzò senza dire una parola.
Arrivato nel dormitorio, Draco si distese a letto, chiuse gli occhi e prese a respirare lentamente.
Ascoltava in silenzio le voci provenienti dalla Sala Comune, di lì a poco i suoi compagni di stanza si sarebbero messi a letto. 
Dopo poco, infatti, Crabbe, Goyle e Nott entrarono parlando tra di loro. Malfoy fece finta di dormire per non dare nell'occhio. 
I suoi amici continuarono a parlare per un bel po'. Il ragazzo si stava spazientendo, non voleva che lo vedessero uscire, si rigirò dando loro le spalle e attese finchè Goyle non cominciò a russare.
Draco si mise a sedere sul letto, controllò se effettivamente gli altri stessero dormendo e quando ne ebbe la conferma si alzò. Si sistemò la camicia e la giacca, impugnò la bacchetta e si fermò davanti allo specchio.
La stanza era poco illuminata, ma riusciva a distinguere bene la sua figura. I capelli biondi risaltavano sul su abbigliamento scuro, un'espressione dura ed impenetrabile dipinta sul volto, la bacchetta stretta così forte da far diventare le nocche bianche.
Respirò profondamente e uscì dalla stanza.
Arrivato davanti all'armadio svanitore pronunciò la formula magica, girò le maniglie e ascoltò il famigliare sussurro che precedeva l'arrivo di qualche oggetto. I pomelli presero a girare, di lì a poco i Mangiamorte sarebbero entrati nel castello.
Mentre si dirigeva verso l'ufficio del preside Draco osservò la monta stregata che reggeva in mano, una la possedeva lui, l'altra Rosmerta. Gliela aveva consegnata prima di Natale, in modo che potessero comunicare a distanza, in modo da poterle dare ordini. Fino a quel momento, però, non l'aveva ancora utilizzata.
Sulla superficie d'oro comparve una scritta: Sta tornando.

Ecco il segnale, si diresse in cima alla Torre di Astronomia il cuore batteva all'impazzata, le mani cominciarono a sudare. Strinse ancora più forte la bacchetta per paura di perderla. Appena imboccò il corridoio si trovò davanti i membri dell'Ordine, stavano combattendo contro Bellatrix Yaxley; Grayback e altri Mangiamorte. 
Schivò due incantesimi che lo mancarono per un soffio, guardò fuori dalla vetrata e vide che il Marchio Nero era stato lanciato in cielo proprio sopra di loro, Silente sarebbe tornato di corsa sapendo che il castello era in pericolo. 
Corse verso la rampa di scale e si riparò appena in tempo prima che il soffitto crollasse. Era solo, da un momento all'altro si sarebbe trovato faccia a faccia con il preside.
Mancavano pochi scalini e sentì la sua voce profonda, stava parlando con qualcuno, quindi non era solo.

Adesso o mai più. Si disse.

Prese coraggio e spalancò la porta "Expelliarmus!" Urlò disarmando Silente in un baleno. Il vecchio si reggeva in piedi a stento, Draco lo fissò per un istante e poi prese a guardarsi attorno.

"Buonasera Draco." Esordì il preside.

"Chi altro c'è? Ho sentito delle voci." Disse lui continuando a spostare lo sguardo da una parte all'altra della stanza.

"Ti potrei fare la stessa domanda." Rispose Silente "Oppure agisci da solo?" Continuò.

"Ho dei rinforzi, arriveranno presto. Ora stanno combattendo contro l'Ordine, forse qualcuno è morto. Uno dei vostri, non ho visto chi, ho solo scavalcato il corpo." Draco parlava velocemente, la bacchetta puntata con il suo preside. Cercava di sembrare calmo, ma non lo era.

"Quindi sei riuscito a farli entrare? Come?" Chiese incuriosito l'uomo. Lentamente si stava accasciando al suolo, sembrava stremato.

Draco gli spiegò dell'armadio gemello e come lui era riuscito a riparare quello che si trovava ad Hogwarts.

"Così sono entrati, proprio sotto al suo naso." Finì con tono beffardo.

"Beh dovrebbero sbrigarsi, non credi?" Disse il preside sorridendo. Malfoy si sentì preso in giro, la mano cominciò a tremare. 

Come poteva sorridere in una situazione del genere?

"Draco, Draco, tu non sei un assassino".  Sussurrò.

"Come fa a saperlo? Lei non può sapere di cosa sono capace, di cosa ho fatto!" reagì Malfoy spiazzato da quelle parole. 

"E invece sì" rispose Silente. «Hai quasi ucciso Katie Bell e Ronald Weasley. È tutto l'anno che, con crescente disperazione, cerchi di uccidermi". 

In quel momento si sentirono delle urla e un forte boato, Draco si voltò verso le scale dietro di lui, ma non c'era nessuno. Nessuno lo poteva aiutare. Stava di nuovo cominciando a chiedersi se ce l'avrebbe davvero fatta.

"Sembra che i tuoi amici siano in ritardo, no? Dovresti farlo. In fondo sono disarmato, non ti serve il loro aiuto." Draco non sapeva cosa rispondere, rimase fermo, come congelato.

"Tu hai paura." Disse infine Silente puntando i suoi occhi azzurri in quelli del ragazzo.

Era vero? Lui aveva paura? Cercò di cacciare via quei pensieri dalla testa. La bacchetta sempre puntata conto il suo "avversario",
"Io non ho paura!" ringhiò, ma senza fare nulla contro di lui.

"Non credo che mi ucciderai, Draco. Uccidere non è nemmeno lontanamente facile come credono gli innocenti" Dichiarò il vecchio mago con fare solenne.
Malfoy non sapeva più cosa pensare, se solo avesse accettato l'aiuto del Professor Piton, forse non si troverebbe in questa situazione. Sentiva i suoi occhi diventare lucidi.
Silente continuò a fargli domande, come se si trovassero a prendere una burrobirra giù al pub. Gli chiese com'era riuscito a riparare gli armadi, non era a conoscenza del doppione. E gli chiese anche di Rosmerta, da quanto fosse sotto la Maledizione Imperio.
Era così tranquillo, e allo stesso tempo sorpreso per l'ingegno del ragazzo.
Tuttavia sembrava cosciente del proprio destino.

Draco era spiazzato. Di sotto la battaglia infuriava, non potè fare. a meno di chiedersi se qualcuno sarebbe venuto in suoi aiuto.

"Beh ci rimane poco tempo presumo. Quindi consideriamo le tue alternative." Abbozzò il mago cercando di rimettersi più dritto che poteva.
Malfoy rise nervosamente "Le mie alternative? Ho in pugno la bacchetta, lei è disarmato e la sto per uccidere." Rispose come se non ci fosse niente di più ovvio.

"Oh Draco non prendiamoci in giro, tu non mi ucciderai, lo avresti già fatto se davvero lo volevi".

"Non ho alternativa!" Lo interruppe il ragazzo "Io devo ucciderla! O lui ucciderà me! Non capisce?" Questa volta non riuscì a trattenere le lacrime, che pian piano scesero rigandogli il volto. La mano che impugnava la bacchetta che tremava sempre di più.

"Mi rendo conto della gravità della tua posizione" convenne Silente. "Perché credi che non ti abbia affrontato prima d'ora se no? Perché sapevo che saresti stato ucciso se Lord Voldemort avesse compreso che sospettavo di te".
Malfoy sussultò sentendo pronunciare quel nome. Non lo aveva mai pronunciato in vita sua, nemmeno dopo essere stato marchiato.
"Lascia che ti aiuti." Continuò il vecchio.

"Non può." Rispose Draco in un sussurro. Nessuno lo poteva aiutare. Si rese conto che non poteva farlo, per quanto si fosse convinto che la morte di Albus Silente fosse irrilevante, sapeva che non ci sarebbe riuscito. A lui piaceva come preside, non gli aveva fatto nulla di male. Lui voleva solamente che tutto questo finisse.

Decise di abbassare la bacchetta piangendo, Silente lo guardò, ma non disse nulla. 

Proprio in quel momento arrivarono i Mangiamorte, cappeggiati da sua zia Bellatrix.

"Silente in trappola e disarmato! Ben fatto Draco!" Esordì uno di loro tutto euforico saltellando sul posto.
Bellatrix si avvicinò al nipote e gli sussurrò all'orecchio "Fallo Draco! Non abbiamo molto tempo!" La sua voce era piena d'impazienza, il lavoro doveva essere compiuto. 
Silente stava parlando con il lupo mannaro Grayback, quando sentirono un tonfo giù dalle scale. Qualcuno le aveva bloccate.

"SBRIGATI!" Urlarono.

Draco puntò di nuovo la bacchetta contro il preside, la mano tremava ancora, non poteva farlo, ma doveva. Il tempo sembrava essersi fermato, tutti intorno a lui gli dicevano di muoversi, le voci rimbombavano nella sua testa. Voleva farle smettere.

Perché funzioni devi volerlo. Gli vennero in mente le parole pronunciate proprio da sua zia mesi prima. Per scagliare una Maledizione senza Perdono lo devi volere.

Ma lui lo voleva veramente? NO.

"Qualcuno lo faccia!!" Ripetè l'uomo.

In quel momento Piton si fece avanti, la bacchetta sfoderata, puntata contro Silente. Per la prima volta quest'ultimo supplicò.

"Severus...ti prego." Disse. 

Draco era pietrificato e prima che potesse dire qualcosa un getto di luce verde uscì dalla bacchetta dell'insegnate.

"Avada Kadavra!"

Piton lo aveva fatto. Aveva ucciso Albus Silente. Il vecchio venne colpito in pieno petto ed indietreggiò cadendo dalla torre e sparendo alla vista.

Tutto sembrò fermarsi per un momento, poi successe tutto in fretta.
Draco fu preso per un braccio e trascinato lungo la scala di corsa, introno a lui il caos.
Si sentiva vuoto, lo sguardo perso e vacuo mentre camminava insieme a quelle figure scure che ridevano e gioivano della morte del mago.
Furono attaccati dai membri dell'Ordine, Malfoy reggeva ancora la bacchetta, ma non regì. Bellatrix lo prese per la giacca e lo trascino fuori dal castello addentrandosi nelle tenebre.
Piton era con loro e si misero a correre verso l'entrate del castello, Harry dietro di loro li inseguiva.
Draco si sentì mancare, non ci credeva ancora, faceva fatica a respirare.
Qualcuno diede fuoco alla capanna di Hagrid e la notte venne illuminata di rosso, il ragazzo si voltò a guardare, le fiamme che si riflettevano nei suoi occhi. Era così che si sentiva, si sentiva andare a fuoco, voleva urlare, scappare lontano da tutti.

"C'è Zanna lì dentro!" Sentì urlare il guardiacaccia, ma non si voltò più. Doveva andare via da lì. Piton stava affrontando Potter rimandando così indietro. 

Correva solo, sua zia si era già Smaterializzata con gli altri, corse come non aveva mai corso, senza guardarsi indietro, non voleva più guardare.
Superò il cancello, era fuori, si nascose dietro un albero e cercò di riprendere fiato, aveva i polmoni che bruciavano.
"Forza andiamo!" Ringhiò Piton facendolo aggrappare al suo braccio.

In un momento sentì il suo corpo comprimersi, dilatarsi e rimpicciolirsi, finchè i suoi piedi non toccarono di nuovo il suolo. Si era appena Smaterializzato.

Alzò la testa e vide l'imponente cancello in ferro battuto davanti a loro e per un secondo si sentì più sollevato.

Casa.

Si trovavano infatti davanti all'ingresso di Villa Malfoy, lì dentro c'era sua madre, ma non era sola, con lei ci sarebbe stato anche Lord Voldemort ad attenderlo.

Il cancello si aprì e si incamminarono.




























Capitolo undici.
Silente è morto...
Draco si sente perso... Come sarà il ritorno a casa? 🌧️

Volevo ringraziarvi per essere arrivati fino a qui❤️

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