IL PARTY DI HORACE LUMACORNO
Passò il resto della giornata nel dormitorio, era solo. Era stato avventato, si sciolse il nodo della cravatta, sentiva l'aria mancare. Misurava a grandi passi la stanza buia rigirandosi la bacchetta fra le mani. Ad un tratto sentì un bruciore lancinante al braccio, si arrotolò la camicia bianca fino ai gomiti e vide il Marchio diventare più nitido. Si sedette sul letto ad osservarlo, cosa voleva dire? Di certo non poteva lasciare la scuola per andare da Voldemort, ma sapeva certamente che il Signore Oscuro era arrabbiato.
Pensò a sua madre, e per la prima volta da quando era tornato ad Hogwarts desiderò che lei fosse li con lui, ma sapeva che era impossibile. Aveva paura, non sapeva come comportarsi. Sentì bussare alla porta, istintivamente puntò la bacchetta contro la persona che entrò nella stanza.
"Oh tranquillo, sono io." Disse Astoria entrando e richiudendo la porta alle spalle. Draco voleva mandarla via, voleva restare solo, lei non avrebbe capito. Poi si rese conto di avere ancora il braccio sinistro scoperto, così, il più velocemente possibile cercò di abbassare la camicia. Non sapeva se Astoria era riuscita a vedere il teschio con il serpente che gli usciva dalla bocca, di certo però, l'amica aveva un'espressione preoccupata.
Draco si massaggiò il collo, aveva i nervi a fior di pelle, non riusciva a mentirle. Se lei avesse cominciato a fare domande probabilmente lui avrebbe ceduto, non sopportava più di portare un peso così grande sulle sue spalle. Per un momento gli venne in mente il professor Piton, ma come era arrivato, quel pensiero svanì quasi subito. Non avrebbe mai permesso che qualcun altro si prendesse il merito per qualcosa che spettava a lui compiere.
Astoria nel frattempo si era seduta accanto a lui, non disse nulla e si mise a fissare il tappeto sotto i suoi piedi. La tensione era palpabile, avrebbe voluto fare un milione di domande a Malfoy, ma sapeva che lui non le avrebbe mai risposto. Lo sentiva respirare affannosamente mentre continuava a rigirare la sua bacchetta di biancospino tra le mani. Quando era entrata aveva intravisto qualcosa disegnato sulla pelle dell'amico, ma non fece in tempo a vedere di cosa si trattava, anche su un dubbio si era insinuato nella sua mente.
Alla fine si costrinse a guardarlo, era visibilmente dimagrito, e aveva delle grandi occhiaie nere sotto gli occhi arrossati. Aveva pianto.
Anche lui si voltò a guardarla e sapeva benissimo che doveva dirle qualcosa, ma non sapeva bene da dove cominciare.
"Non serve che tu dica nulla Draco." Disse Astoria come se gli avesse letto nel pensiero. Gli mise la sua mano sopra alle sue, e lo sentì rilassarsi. Si guardarono dritti negli occhi, senza aggiungere altro per un po'.
Malfoy si distese sul letto, i suoi capelli biondo platino risaltavano sui cuscini neri e verdi. Fece dei profondi respiri, sarebbe rimasto lì per sempre, lontano da tutti, nascosto dai problemi finchè non si sarebbero dimenticati di lui. Sapeva benissimo, però, che non poteva. Anzi stava perdendo del tempo prezioso.
Astoria si distese al suo fianco e prese ad accarezzargli i capelli, guardò il soffitto cercando di prendere coraggio e alla fine disse "Qualunque cosa tu stia cercando di fare, non sei obbligato. Troveremo un modo." Lui si voltò di scatto a guardarla. Si mise a ridere, una risata nervosa che nemmeno riusciva a controllare, l'amica lo osservava storto cercando di capire quella reazione così stupida.
"Troveremo un modo? Non puoi capire Astoria e di certo non puoi aiutarmi tu." Disse lui di rimando puntellandosi sui gomiti in modo da osservare l'amica. "Lascia perdere ok? Anzi forse è meglio se mi lasci in pace! Perché non fai come tutti gli altri e non mi eviti e basta?" Si stava arrabbiando, voleva che Astoria se ne andasse cosi che lui potesse andare nella Stanza delle Necessità, ma allo stesso tempo avrebbe tanto voluto portarla con sé.
"Perché io a differenza Loro, ci tengo a te." Rispose in un sussurro, puntando i suoi occhi marroni in quelli azzurri di lui che la osservava dall'altro al basso. Draco rimase spiazzato da quella confessione, si mise a sedere e lei lo imitò. C'era imbarazzo nell'aria, forse lui si aspettava una sfuriata stile Pansy Parkinson, invece Astoria gli sorrise, gli sistemò i capelli e si alzò dal letto.
Malfoy voleva dire qualcosa, ma non gli veniva in mente niente di sensato, la ragazza era ormai arrivata alla porta, si voltò a guardarlo.
"Non sei uno di loro Draco, e lo sai." Disse lei abbassando lo sguardo a terra. Il ragazzo si alzò in piedi, non lo stava dicendo in tono offensivo, sembra quasi lo stesso implorando di non fare qualunque cosa avesse in mente.
"Grazie." Riuscì a dire in un sussurro. Era la prima cosa che gli venne in mente, non sapeva davvero cosa rispondere. A quel punto Astoria uscì dalla stanza senza dire altro lasciandolo lì, solo.
Passò una settimana, Katie era stata trasportata al San Mungo d'urgenza, non si sapeva ancora se si sarebbe ripresa del tutto. Nel frattempo Draco aveva trascorso tutte le sue ore libere nella Stanza delle Necessità cercando di nascondersi da Piton, che non perdeva l'occasione di provare a parlare con lui.
Era ora di cena, si era convinto a scendere nella Sala Grande a mangiare qualcosa, era giorni che non metteva qualcosa nello stomaco, e questo iniziava a protestare. Si sedette al fianco di Crabbe e Goyle che stavano ingurgitando una quantità impressionante di arrosto, li guardò disgustato.
"Lumacorno darà un party per Natale, faremo una cena e possiamo invitare qualcuno." Stava spiegando Zabini seduto di fronte a lui. Queste parole avevano attirato l'attenzione di Malfoy, che spezzando una fetta di pane tostato si mise in ascolto. Pansy sorrise, certamente nella speranza che Blaise la invitasse.
"Chi pensi di portare con te?" Chiese in tono languido cercando di fare gli occhi dolci. Draco alzò gli occhi al cielo e lei lo fulminò con lo sguardo. Non era geloso delle attenzioni che la ragazza dedicava al suo amico, era invidioso di lui invece. Non gli andava giù il fatto che il professor Lumacorno non lo aveva mai considerato degno della sua attenzione.
"Pff, non so nemmeno se ci andrò, le altre cene sono state davvero deludenti, potete immaginarne il livello visto gli invitati." Disse Blaise ridendo. "Longbottom, la Weasley, quella Sanguesporco della Granger poi. E Potter? Sapete? Non è venuto a nessuna di queste, come al solito si sente superiore." Continuò bevendo un sorso di succo di zucca. Tutti scoppiarono a ridere eccetto Draco. Il biondino spostò il suo sguardo sulla tavolata di Grifondoro e vide Harry chiacchierare con i suoi amici, distolse in fretta lo sguardo.
"A quanto pare, però, questa volta il professore ha fatto promettere alla Granger di portare con sé Potter." Aggiunse. Questa volta Malfoy osservò più attentamente l'amico. Potter sarebbe andato al party, e questo gli fece scaturire il desiderio di partecipare.
Era il 20 dicembre, Blaise era tornato a casa per le vacanze natalizie e quindi rinunciò a partecipare al party del professor Lumacorno.
Draco era in Sala Comune seduto davanti ai compiti delle vacanze, gli mancavano solamente due temi e li avrebbe finiti tutti. Voleva dedicare questo tempo libero ad escogitare un modo per riparare l'armadio. Si era recato nel reparto proibito della biblioteca, e aveva preso quanti più libri poteva sugli incantesimi evanescenti, di trasfigurazione e molti altri.
Nella Casa di Serpeverde non erano rimasti in molti, quindi era più facile rimanere solo senza che qualcuno facesse domande. Anche le sorelle Greengrass e Pansy erano tornate a casa. Draco non aveva più parlato con Astoria dall'ultima volta che lei era stata nella sua stanza, ma ogni tanto si accorse che l'amica lo osservava da lontano, preoccupata.
Era pomeriggio inoltrato quando Malfoy si richiuse la porta della Stanza delle Cose Nascoste alle spalle, si diresse con sicurezza verso il grande armadio nero e gli si parò davanti. Si era tormentato parecchio sulle parole che gli aveva detto la sua amica, ma ben presto si convinse che il mondo sarebbe stato un posto migliore senza Albus Silente, suo padre lo odiava e questo per Draco era abbastanza.
Spinto da questo nuovo entusiasmo e da un'improvvisa sicurezza, dopo aver trovato una formula magica che poteva funzionare, si era diretto di corsa nella stanza.
Tirò fuori una lucida mela verde dalla sua borsa, aprì la porta dell'armadio e la posizionò al centro richiudendo la porta. Estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e la puntò dritta contro la struttura. Recitò lentamente la formula magica per due volte e si sentì come un leggero brusio, poi silenzio. Con il respiro bloccato Draco attese qualche secondo, poi si decise ad aprire l'anta e la mela che fino a qualche secondo prima era intatta, ora portava il segno di un morso.
"Ha funzionato". Disse euforico. Raccolse la mela mentre sentiva la gioia montare dentro di sé. Non ci credeva, finalmente dopo mesi di lavoro ce l'aveva fatta. Ovviamente avrebbe dovuto provare con qualcosa di vivo, per accertarsi che l'armadio fosse realmente apposto. Così si promise di tornare il giorno seguente.
Ritornato al dormitorio si cambiò, indosso dei jeans aderenti neri, e una camicia in lino dello stesso colore, si osservò allo specchio e non potè fare a meno di notare quanto fosse sciupato, sul volto nemmeno l'ombra di un sorriso. Si mise la bacchetta nella tasca interna della giacca che si era messo addosso ed uscì dalla Sala Comune.
Salì molte rampe di scale finchè arrivò nel corridoio dove si trovava l'ufficio del professor Lumacorno. Si appostò dietro una colonna, gli invitati stavano entrando, intravide Potter accompagnato da Luna Lovegood e soffocò una risata.
Rimase lì per più di due ore in silenzio attendendo il momento opportuno, quando ad un tratto Gazza lo afferrò per il colletto della camicia.
"Che pensavi di fare eh Malfoy? Imbucarti?" Disse il vecchio custode agitandolo mentre lo trascinava verso la festa.
"LASCIAMI INSULSO MAGONO' CHE NON SEI ALTRO!" Urlò il ragazzo cercando di liberarsi. Gazza spalancò la porta dell'ufficio di Lumacorno e spinse dentro Draco.
"Ho beccato questo studente nel corridoio, cercava di imbucarsi alla festa!" Esordì con un sorrisetto compiaciuto. Tutti i presenti si voltarono a guardare Malfoy, che si sistemò la camicia.
"Si volevo imbucarmi! Contento ora?!" Rispose con un ghigno puntando gli occhi sul professor Lumacorno, che si fece avanti appoggiando il calice che aveva in mano su un tavolino lì vicino. Stava per dire qualcosa, ma in quel momento arrivò il professor Piton mettendosi tra lui e il ragazzo.
"Ci penso io ad accompagnarlo fuori Horace." Disse in un sussurro con un'espressione dura dipinta in faccia. Draco lo fulminò con lo sguardo, "Certamente, professore." Rispose di rimando.
Piton prese il ragazzo per un braccio e lo portò fuori dall'ufficio, Draco prese a camminare velocemente, non voleva parlare con lui, ma il professore lo bloccò contro un muro a distanza dall'ufficio dal quale erano appena usciti.
"Che cos'hai in mente di fare Draco?" Gli disse cercando di mantenere la calma. Erano a pochi centimetri uno dall'altro, quasi i loro nasi si sfioravano. Malfoy si ricompose e con faccia beffarda rispose "Non sono affari suoi." Cercò di liberarsi, ma il professore non glielo lasciò fare. Sapeva benissimo cosa stava facendo, stava cercando di spiare la sua mente, ma lui aveva imparato a mascherare e proteggere i suoi pensieri.
"Lascia che ti aiuti!" Disse infine Piton con le mani appoggiate contro il muro, le nocche bianche. I lunghi capelli neri unti gli circondavano il viso, gli occhi neri come la pece puntati sul ragazzo che lo guardava con arroganza. "Ho promesso a tua madre che ti avrei protetto. HO PRONUNCIATO IL VOTO INFRANGIBILE!" Gli urlò contro e a quelle parole Malfoy sembrò spiazzato, per un attimo la sua espressione da duro vacilló al pensiero di sua madre.
"Non ho bisogno di aiuto! SONO STATO SCELTO! IO! FRA TUTTI GLI ALTRI!" Sta volta fu lui ad alzare la voce, e riuscì a scansarsi dal professore, iniziò a camminare, ma Piton gli afferrò di nuovo il braccio e lo costrinse a fermarsi in mezzo al corridoio deserto.
"Hai paura Draco." Disse Piton avvicinandosi al suo volto. "Tenti di nasconderlo, ma è evidente. Lascia che ti aiuti!" Continuò bloccando nuovamente il ragazzo contro il muro con un braccio premuto sul collo.
"No! Sono stato scelto, questo è il mio momento!" Ripetè Malfoy spingendo il professore lontano da lui. Gli puntò contro la bacchetta e cominciò ad indietreggiare. Piton lo osservava, sul volto una smorfia di dolore mista a rabbia. Quando fu abbastanza lontano, Draco, cominciò a correre giù per le scale.
Sbattè con forza la porta del bagno guasto delle ragazze al primo piano. Si mise a camminare su e giù tirandosi forte i capelli, si mise a piangere. Aveva represso per troppo tempo quelle lacrime, ripensò alle parole di Piton e non riuscì a trattenersi.
Sua madre gli aveva fatto stringere il Voto Infrangibile, quindi sapeva benissimo anche lei che la missione affidatagli dal Signore Oscuro era oltre le sue possibilità. Alzò gli occhi verso il soffitto, cercò di controllare i respiri, ma invano, si sentiva soffocare. Stava per morire, ne era certo, e con lui i suoi genitori.
"Perché piangi?" Chiese una vocina stridula proveniente dall'altro capo della stanza. Draco spaventato puntò la bacchetta contro la figura argentea davanti a lui. Quando si rese conto che era Mirtilla Malcontenta la abbassò subito, si voltò per nascondere le lacrime.
"Oh non serve che ti nascondi, ormai ti ho sentito. Non c'è niente di male nel sfogarsi un po'. Io lo faccio sempre." Continuò il fantasma mettendosi al fianco del ragazzo. Lui la osservò e si sentì terribilmente in imbarazzo. Cercò di allontanarsi da lei. Si diresse verso i lavandini, aprì l'acqua e si sciacquò il viso, aveva le mani che tremavano, non riusciva a controllarle.
"Cosa ti turba?" Chiese la ragazza mettendosi dietro di lui. Cercò di appoggiarli una mano sulla spalla, ma questa scivolò oltre facendolo rabbrividire.
Draco non rispose, osservò il suo riflesso nello specchio, mentre Mirtilla svolazzava dietro di lui. Sospirò e si voltò a guardala.
"Sono un codardo". Disse infine. Mirtilla rise, continuando a volargli in torno.
"Non penso che tu lo sia." Disse lei.
"Mi è stato affidato un compito, uno molto importante. Non posso rifiutarmi o morirò, tutti moriranno, non ho scelta". Continuò lui con lo sguardo puntato a terra. Non aveva scelta e lo sapeva, doveva uccidere, ma come aveva detto Piton, lui aveva paura.
Non sei uno di Loro. Le parole di Astoria lo travolsero come una doccia fredda. Si lasciò cadere sulle piastrelle fredde del bagno. Si strinse le ginocchia al petto e vi affondò la testa. Era vero, per quanto fosse un arrogante menefreghista, lui non voleva uccidere. Non si era mai tirato indietro quando si trattava di usare la violenza, ma uccidere era tutta un'altra storia.
Mirtilla provò a consolarlo, ma con scarsi risultati.
Quando Draco uscì dal bagno era notte inoltrata, percorse i corridoi deserti nella speranza di non incappare di nuovi in Gazza o nel suo stupido gatto.
Si distese a letto e cerò di addormentarsi.
Marzo
Dopo il tentativo con la mela, Draco aveva provato a mettere nell'armadio svanitore piccoli animali, ma non ottenne risultati. Così decise di tentare in un altro modo.
Entrò ai Tre Manici di Scopa insieme ad Astoria così da non dare troppo nell'occhio. Nel pub c'erano pochissimi compagni di scuola, si diressero verso il bancone e il ragazzo si fece consegnare una bottiglia intera di idromele. Rosmerta non fece domande, era ancora sotto l'influenza della Maledizione Imperio.
"Vuoi dare una festa?" Chiese Astoria mentre lui si infilava la bottiglia sotto la giacca.
"No, è un regalo per, ehm, mia madre." Abbozzò lui senza guardarla negli occhi. Lei ovviamente non approfondì la cosa, sapeva che non ne avrebbe cavato un ragno dal buco.
Sollevato dal silenzio dell'amica Draco passò tutto il pomeriggio con lei passeggiando per Hogsmade. L'aria di primavera scaldava i ragazzi che si distesero sul prato appena fuori il villaggio, timidi fiori stavano iniziando a sbucare sull'erba verde. Malfoy si chiedeva spesso cosa pensasse Astroia di lui, ma non aveva il coraggio di chiedere. Gli piaceva osservarla, e non poteva fare a meno di chiedersi se lei si rendesse conto di quanto lui fosse malvagio. Non riusciva a spiegarsi per quale motivo non gli stava lontano, sapeva che lei aveva capito quello che stava succedendo e di sicuro sapeva cosa c'era impresso sul suo braccio sinistro. Astoria, però, non aveva mai fatto domande scomode.
Il lunedì mattina Draco si svegliò ripensando alla giornata spensierata che aveva passato, ma era in ritardo per la lezione di Pozioni, quindi si vestì in fretta e sfrecciò di corsa diretto ai sotterranei. Prima di entrare in classe si ricompose, aprì la porta e fu sollevato nel scoprire che Lumacorno doveva ancora arrivare, mentre prendeva posto si sentì osservato da tutti.
"Voglio che ciascuno di voi prenda una di queste fiale sulla mia cattedra. Contengono un veleno al quale dovete creare un antidoto prima della fine della lezione. Buona fortuna, e non dimenticate i guanti protettivi!" Esordì il professore entrano nella classe. Fece comparire una quindicina di fiale, e gli studenti si affrettarono a prenderne una.
Draco stappò la sua fiala e ne versò solamente metà nel calderone, senza farsi vedere mise il resto nella sua borsa. Cercò di seguire le istruzioni presenti nel libro, ma era distratto, non vedeva l'ora di tornare nella sua stanza per versare il veleno nella bottiglia di idromele.
Consegnò il compito sapendo che era pessimo, ma non gli importava. Seguì i suoi compagni verso la lezione di Trasfigurazione. La professoressa McGonagall li stava già aspettando, assegnò loro un compito e anche quella lezione trascorse in fretta. Non era riuscito, però, a far trasfigurare il suo gufo in una teiera, dal suo becco infatti usciva ancora del fumo.
Fu il primo ad uscire dalla classe, corse giù e si diresse verso la Sala Comune, era molto affollata, così decise di andare in camera. Trovò Crabbe, Goyle e Nott che giocavano con le gobbiglie che gli aveva regalato a Natale.
Lì salutò con un cenno della testa e loro ricambiarono. Draco tirò fuori da sotto il suo letto la bottiglia di idromele,e la gettò sopra le coperte, si sedette e con un movimento della bacchetta tirò le tende intorno al letto.
Gli amici si voltarono ad osservarlo per un momento, confusi, ma quando Malfoy tirò le tende non riuscirono più a vedere nulla. Nott scrollò le spalle e ripresero a giocare come se niente fosse.
Draco tirò fuori la fiala con il veleno che aveva rubato a Pozioni, stappò la bottiglia di liquore e ci versò dentro con mani tremanti il contenuto della boccetta. Il liquido scuro si mescolò con il colore giallo pallido della bevanda. Richiuse tutto, nascose il piccolo contenitore vuoto, e agitò per bene la bottiglia in modo che tutto si amalgamasse. Fece comparire un piccolo fiocco che legò intorno al collo in vetro e un piccolo bigliettino.
Prese la sua piuma d'aquila e scrisse: Al mio caro amico Albus. Lo chiuse e lo attaccò sulla bottiglia. Sistemò tutto e nascose la bottiglia nella sua borsa, scese dal letto, rimise tutto apposto e senza guardare i suoi amici lasciò la stanza.
Si appostò davanti all'ufficio di Lumacorno e aspettò il suo arrivo. Ci vollero due ore prima che l'insegnante fece la sua comparsa. Quando si ritirò all'interno della stanza, Draco emerse dal suo nascondiglio. Aggiunse una busta alla bottiglia, dentro un biglietto diceva "DA CONSEGNARE AD ALBUS SILENTE" appoggiò il tutto davanti alla porta, bussò e tornò a nascondersi. Pochi istanti dopo il professore uscì, vide la bottiglia, aprì la busta e lesse. Raccolse il tutto e lo portò dentro.
Bene. Si disse Draco tornando da dove era venuto, ora non rimaneva altro che aspettare.
Quella stessa sera però, la notizia dell'avvelenamento accidentale di Ron Weasley gli venne sbattuto in faccia come un bagno freddo. Tirò un pugno a Goyle solamente per averglielo riferito, l'amico grugnì e lo guardò confuso. Draco si alzò dal divano si schioccò le ossa delle mani e respirò a fondo.
"Quell'ubriacone di Lumacorno." Ringhiò senza farsi sentire. Ancora una volta aveva fallito, si mise il mantello, si tirò su il cappuccio e si diresse verso la Stanza delle Necessità. Aprì la porta, si diresse verso una piccola gabbietta dove teneva gli uccellini che riusciva a catturare per i suoi esperimenti, ne prese uno e si mise davanti all'armadio.
Lo aprì, dispose la creatura al centro, lo richiuse e recitò la formula. Aspettò, silenzio e subito dopo un sussurro. Sgranò gli occhi quando davanti a lui il piccolo corpo del volatile giaceva immobile, morto. Non potè trattenere un gridolino, aveva funzionato. Era riuscito a riparare l'armadio.
Si sentiva euforico, finalmente il suo piano poteva compiersi, ma nel profondo le sue viscere si attorcigliarono e la paura iniziò a montare.
Ora non restava che decretare il giorno, la vita di Albus Silente era nelle sue mani e aveva i giorni contati.
Decimo capitolo tutto per voi.
Che ne pensate? Scrivetelo nei commenti e lasciate una stellina.⭐⭐⭐
PS: Adoro Astoria❤️
Come promesso ecco a voi la sorpresa❤️
Un piccolo Book Trailer, spero vi piaccia❤️
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