ASPETTATIVE
Era quasi ora di pranzo e Lucius fece ritorno a casa, accompagnando il Signor Nott e suo figlio Theodore.
"Narcissa siamo qui." Esordì sorpassando Dobby che gli aveva aperto la porta.
Draco si alzò dalla poltrona e si diresse all'ingresso con la madre. Si scambiarono gli auguri di Natale e Lucius annunciò che per cena sarebbe arrivata anche la famiglia Parkinson.
Theo porse un piccolo pacchetto rivestito di carta nera lucida a Draco. Lui sorrise e lo ringraziò.
"Il tuo è in soggiorno, andiamo, così li apriamo assieme." Disse il ragazzo facendo strada all'amico.
Si sedettero ai piedi del grande albero di Natale e iniziarono a scartare i pacchetti, Nott aprì il suo e ci trovo delle gobbiglie e un Lunascopio nuovo con le sue iniziali incise in oro. Lo adorava già. Il ragazzo, infatti, era appassionato di astronomia e passava intere notti ad osservare il cielo sgattaiolando di notte in cima alla torre di Astronomia di Hogwarts.
Draco prese il piccolo pacchettino che l'amico gli aveva dato poco prima e si mise ad aprirlo, era una scatola rettangolare in legno intarsiato. A grandi lettere era inciso "Kit di manutenzione per manici di scopa", Malfoy fulminò l'amico con lo sguardo.
"Sei un'idiota." Disse in un sussurro "Lo sai benissimo che non ho una scopa Nott." Stava ribollendo di rabbia. Theo era scoppiato in una risata fragorosa che attirò l'attenzione degli adulti. Quando ne aveva l'occasione cercava sempre di mettere in difficoltà l'amico, e più la questione era spinosa più ci godeva. Aveva visto diverse volte Lucius sgridare il figlio e per lui era davvero un bello spettacolo.
Proprio in quel momento Lucius si avvicinava ai due ragazzi per vedere cosa c'era di così tanto divertente, Draco cercò di nascondere la scatola il più in fretta possibile, ma non ci riuscì.
"Kit di manutenzione. Bellissimo regalo Theodore! Forza Draco, non fare il modesto, fammelo vedere." Disse suo padre allungando una mano per prendere la scatola. Il ragazzo non potè fare altro che consegnarla.
"Devi sistemare la scopa da Quidditch? Ho sentito che siete i primi nella classifica delle Case." Disse il padre mentre sul volto compariva l'ombra di un sorriso, Draco distolse lo sguardo, voleva schiantare Nott che nel frattempo lo guardava sghignazzando in silenzio alle spalle di Lucius.
Sapeva bene perché l'amico gli aveva fatto un simile regalo, perché non vedeva l'ora che lui dicesse a suo padre che non era riuscito ad ottenere il posto nella squadra, quello lo aveva ottenuto Harry Potter per i Grifondoro.
Con un tempismo perfetto Dobby annunciò che il pranzo era pronto, così il biondino si alzò da terra e corse al tavolo. Passando accanto a Theodore gli tirò uno schiaffo sulla nuca, l'amico si massaggiò il punto in cui lo aveva colpito e lo seguì sedendosi accanto a lui.
All'inizio tutti mangiarono in silenzio, il cibo era molto buono. L'elfo domestico aveva cucinato un fantastico pasticcio di rognone, dell'arrosto e delle chips di zucca fritte.
"Ci vuole un brindisi direi, no?" Disse il Signor Nott alzando il calice pieno di idromele. Era molto più vecchio dei genitori di Draco, capelli lunghi e fini color grigio topo erano legati sulla nuca in una coda bassa, i piccoli occhi neri erano circondati da occhiali di corno, il viso segnato da profonde rughe. "Ai nostri due ragazzi! Theodore e Draco!"Levò il bicchiere al cielo e tutti lo seguirono, Nott alzò gli occhi al cielo e a Draco scappò un sorriso.
"Dimmi Draco, ho sentito che hai dei buoni voti, e con il Quidditch? Riesci a seguire tutti gli allenamenti?" Chiese il Signor Nott addentando alcune chips di zucca. Theodore quasi sputò il suo idromele sentendo queste parole, mentre Draco si immobilizzò con la forchetta carica di pasticcio a mezz'aria. Lucius seduto a capo tavola giunse le mani e si puntellò sui gomiti in attesa della risposta del figlio.
"Non mi hanno preso." Disse in un sussurro, senza alzare lo sguardo. Narcissa si spostò sulla sedia, sapeva anche lei che sarebbe arrivato questo momento.
"Scusa figliolo non ho sentito bene. Sai l'età si fa sentire." Continuò il vecchio. Draco lo osservò pieno di odio. Gettò anche uno sguardo fugace verso il padre, che aveva serrato la mascella, lui si lo aveva sentito bene.
"NON MI HANNO PRESO! NON SONO NELLA SQUADRA. A QUANTO PARE POTTER VOLA MEGLIO DI ME!" Sputò questa volta fissando con i suoi occhi azzurri Lucius. Se doveva essere sgridato tanto valeva farlo a testa alta. Il Signor Nott strabuzzò gli occhi e si voltò anche lui verso Lucius che osservava il figlio in silenzio.
Narcissa stava per dire qualcosa, ma il marito la bloccò con un gesto della mano. Sapeva che la moglie voleva cambiare discorso, ma non sarebbe successo. Malfoy non sapeva cosa gli desse più fastidio, se il fatto che il figlio non era riuscito a farsi ammettere in squadra o se fosse stato eclissato da Potter.
"Battuto da un piccolo idiota. Da te non me lo aspettavo. TU dovevi spiccare più degli altri figliolo, invece ti sei fatto battere da Potter. Che orrore eh Nott? " Disse infine Lucius bevendo un sorso dal suo bicchiere.
Theo soffocò una risata e suo padre annuì verso Lucius senza però dire una parola, mentre Draco sprofondava nella sedia sempre di più. Sentiva montare la rabbia dentro di se, ma non poteva farci niente. Incrociò lo sguardo con sua madre, ma lei lo distolse subito e lui capì che non si voleva intromettere. Un silenziò imbarazzante calò sulla tavolata.
"È solo uno stupido sport." Disse talmente piano che suo padre non sarebbe riuscito a sentirlo, ma a quanto pare aveva sentito forte e chiaro. Lucius batté un pugno sulla tavola e fece sobbalzare i due Nott.
"Solo uno sport dici? Tu sei un Malfoy e i Malfoy sono perfetti, in tutto ciò che fanno. Ottengono sempre quello che vogliono. Lo dovresti sapere Draco. Se non riesci nemmeno a farti ammettere come dici tu, in uno stupido sport, non vedo come tu possa prendere decisioni più importanti" Disse con sguardo schifato rivolto al figlio. Ormai non lo guardava più, ma sapeva che stava ascoltando.
"Stanno arrivando tempi bui, e io devo sapere che tu sei un ragazzo forte, non un verme senza spina dorsale, come al solito ci dovrò pensare io il prossimo anno." Aggiunse alzandosi e dirigendosi verso Draco. Gli mise le mani sulle spalle e si avvicinò al suo orecchio.
"Sei una delusione." Gli sussurrò.
SBAM! Draco sbattè con forza la porta della sua camera appena Nott fu entrato. Le mani tremavano, si sedette sul suo grande letto e prese a pugni il cuscino.
"Vedessi che faccia avevi!" Gli disse l'amico con un sorriso che sparì appena Malfoy lo fulminò con lo sguardo. Aveva esagerato.
"Se devi stare qui per fare lo stronzo puoi anche andartene." Disse Draco fissando il suo riflesso nello specchio. I pugni serrati lungo i fianchi, la mascella contratta, non sopportava di essere stato umiliato davanti ad uno dei suoi amici.
Non sopportava di essere umiliato davanti a nessuno, per suo padre tutto quello che faceva non era mai abbastanza, non era mai perfetto, MAI. Lo odiava, odiava il fatto di essere paragonato a lui in ogni cosa che faceva, odiava non poter esprimere se stesso e essere sempre messo in secondo piano.
"Tempi bui" Aveva detto. Non poteva dicerto riferirsi a Colui Che Non Deve Essere Nominato, ormai era perso, e suo padre non si era nemmeno preso la briga di cercarlo. La versione ufficiale per non finire ad Azkaban era quella di essere stato costretto a passare al Lato Oscuro con la maledizione Imperio. Che sciocchezza. Zia Bellatrix si era infuriata quando aveva saputo che loro non sarebbero stati arrestati, che avevano rinnegato il Loro Signore.
A Draco non importava, era una possibilità talmente remota che nemmeno ci pensava e di certo questo, non avrebbe di sicuro cambiato l'odio che provava per suo padre in quel momento.
Passò il pomeriggio in camera sua insieme a Nott, fuori aveva cominciato a nevicare, il cielo era grigio, i due non parlarono più della discussione di quella mattina. Anzi Theodore non parlò proprio più finché non venne l'ora di andarsene.
Draco non lo accompagnò all'uscita, non ce la faceva, non voleva stare nella stessa stanza insieme a suo padre. Qualcuno bussò alla porta, non disse nulla, si distese a letto e fece finta di dormire mentre questa si aprì.
"Dobby viene per conto di sua madre padron Malfoy. Lei chiede come sta il piccolo Draco." Disse l'elfo appoggiando una mano sulla schiena del ragazzo.
"Che venga a chiedermelo di persona stupido essere!" Disse tirando un calcio a Dobby, facendolo finire faccia a terra dolorante. Prima che il suo piccolo padrone potesse sferragliene un altro Dobby si smaterializzò con un pop.
Malfoy prese la sedia e la portò verso la finestra, si mise ad osservare i piccoli fiocchi di neve che scendevano lenti nel giardino ormai ricoperto. I pavoni bianchi di suo padre si erano riparati sotto il grande ulivo nel giardino sul retro, il tempo sembrava essersi fermato. Piccole lacrime solcarono le sue guance, la mascella serrata che deformò il suo volto. Per un attimo ripensò a Julius.
Si fece una promessa, da quel giorno non si sarebbe più fatto mettere i piedi in testa da qualcuno.
Draco Malfoy avrebbe reso suo padre fiero di lui.
Nessuno venne più a disturbarlo fino all'ora di cena, quando venne invitato a scendere per accogliere la famiglia Parkinson. Non gli erano mai piaciuti, ma Pansy era simpatica, si era unita alla sua cricca poco prima delle vacanze, era in gamba, spietata e crudele, anche se in presenza dei professori era molto abile a fare l'angioletto.
"Ehi Draco!" Disse andando verso l'amico che scendeva le scale lentamente con la testa bassa. Lui la salutò con un cenno della mano e in un sussurro gli fece gli auguri. In fondo era ancora Natale. Gli adulti si diressero verso il soggiorno, dove il lungo tavolo era stato preparato per la cena da Dobby, Draco non avrebbe sopportato un altra volta di stare in mezzo a tutta quella gente, soprattutto dopo quello che era successo solo poche ore prima.
Così scese di corsa gli ultimi scalini, e prese per un braccio la madre. Narcissa si voltò e incontrò lo sguardo del figlio, sapeva che stava soffrendo, ma lei non poteva farci nulla, non voleva interferire nelle questioni spinose di lui e Lucius.
"Mamma va bene se io e Pansy mangiamo in cucina? Non voglio vedere papà." Disse a bassa voce per non farsi sentire. Non ci credeva di averlo detto così, ad alta voce, ma era arrivato davvero al limite. Sua madre spostò lo sguardo da lui alla ragazzina con i grandi occhi verdi che aspettava ancora sulle scale.
Sospirò, e ci pensò per qualche minuto. "Tuo padre non ne sarà contento, ma per me va bene." Disse infine sorridendo. "Non ti preoccupare, me ne occupo io." Aggiunse, sapeva già che Lucius non l'avrebbe presa bene, ma in fondo capiva benissimo come si sentiva suo figlio, lei aveva provato lo stesso odio verso suo padre tanti anni prima.
"Ti va di mangiare in cucina io e te?" Chiese Draco a Pansy che nel frattempo li aveva raggiunti. Lei annuì felice. Fin dalla cerimonia di smistamento, quando il piccolo ragazzo biondo si era seduto al tavolo dei Serpeverde, gli aveva già messo gli occhi addosso. Lo aveva osservato per settimane, senza mai salutarlo, semplicemente lo seguiva nei corridoi, a lezione e anche a tavola. Non era mai solo, quindi non aveva avuto il coraggio di andarci a parlare, con lui cerano sempre quei due scimmiotti di Crabbe e Goyle.
Finché una settimana prima di tornare a casa per le vacanze natalizie lo aveva sorpreso in corridoio da solo, era appena stato ripreso dal professor Piton per aver utilizzato una fattura Orcovolante contro un Grifondoro di passaggio.
"Bell'incantesimo Draco." Era riuscita a dire, lui si voltò quasi spaventato. Forse immaginava che il ragazzo che aveva preso di mira fosse tornato a vendicarsi, ma quando vide la ragazza che gli sorrideva, si rilassò.
"Grazie. Me lo ha insegnato mio padre." Aveva risposto pavoneggiandosi. Chiaccherarono fino alla Sala Comune e da quel giorno divennero amici.
Dobby portò la cena in cucina per i due ragazzi, che si erano seduti sugli alti sgabelli in mogano disposti tutt'attorno ad un'isola in pietra scura. Mangiarono in silenzio, Pansy gli gettava qualche sguardo fugace, ma lui non se ne accorgeva, aveva ancora il sangue che gli ribolliva, aveva invitato l'amica a mangiare con lui solo per non essere sgarbato.
Dopo aver trangugiato una decina di biscotti allo zenzero Pansy si decise a parlare e gli chiese che era successo con suo padre.
Draco la fissò puntando i suoi occhi azzurri in quelli verdi di lei. Non gli aveva mai raccontato nulla di intimo, in fondo non erano amici da molto. Sospirò e si mise a guardare fuori dalla finestra dietro alle spalle di lei. Ormai la neve l'aveva ricoperta per metà, mostrando solo la siepe più alta che limitava il giardino.
"Ok non ne vuoi parlare. Ricevuto." Disse in un sussurro prendendo un altro biscotto.
"Mio padre non mi ritiene all'altezza del cognome che porto, come sempre." Rispose lui bevendo un sorso di idromele. Lei strabuzzò gli occhi, non poteva crederci. Malfoy aveva dei buoni voti in tutte le materie, non capiva come suo padre non potesse accettarlo.
"Hai dei buoni voti cosa vuole di più? Ok magari ogni tanto esageri con quella tua linguaccia, ma che problema c'è? Abbiamo undici anni! Cosa si aspetta? Che domani diventi Ministro della Magia?" Pansy si mise a ridere, non se lo immaginava proprio a ricoprire una carica così alta, infatti doveva riconoscere che l'amico, per quanto spavaldo e arrogante fosse alcune volte, era un gran fifone.
"Fossero i voti il problema. Non gli è andato giù il fatto che non sono riuscito ad entrare nella squadra di Quidditch il primo anno. Poi arriva quel Potter e per lui è tutto facile!" Sputò fuori lui rubandole il biscotto che aveva in mano. La ragazzina lo fulminò con lo sguardo, ma non potè fare a meno di pensare a quanto fosse bello.
Parlarono, molto, Dobby dovette sfornare altre due teglie di biscotti e andarono mangiati tutti anche quelli.
Draco con un ghigno sul volto e la bacchetta sfoderato, osservò Pansy che rideva come una matta dopo che lui aveva lanciato l'incantesimo Incendio sul piccolo elfo che correva per la cucina cercando si spegnere il suo logoro straccio.
"Aguamenti!" Urlò lei e una cascata di acqua gelida scrosciò addosso a Dobby. Lui con un inchino la ringraziò, ma di certo non sarebbe rimasto in quella stanza un secondo di più e si smaterializzò.
Arrivò mezzanotte e Narcissa entrò in cucina dicendo a Pansy che i suoi la stavano aspettando all'ingresso, così la ragazza si alzò, salutò Draco e si diresse verso l'uscita.
"È simpatica Pansy." Disse sua madre quando rimasero soli. Lui si limitò ad annuire, sapeva che non era venuta per parlare della sua amica.
"Tuo padre era furioso, hai mancato di rispetto agli ospiti. Gli ho detto che non stavi troppo bene e che preferivi stare tranquillo, ma sappiamo entrami che non mi ha creduto." Disse lei sospirando e sedendosi sullo sgabello che poco prima aveva ospitato Pansy. Draco guardò sua madre, era stanca, la capiva, suo padre si aspettava tanto da lui quanto da lei. Dovevano essere perfetti in tutto e per tutto e soprattutto in ogni momento.
"Lo so, ma non me ne importa. Comincerò a comportarmi come lui, e in questo momento il mio interesse nei suoi confronti è sotto i piedi. Quindi la sua opinione vale meno di zero." Disse Malfoy con una voce carica di odio. Doveva essere spietato? Lo sarebbe stato, anche con suo padre. In fondo era quello che voleva no?
Narcissa non disse nulla, al contrario a Draco sembrò quasi che la madre gli stesse sorridendo.
Settimo capitolo per voi.
Nel prossimo faremo un salto temporale, arriveremo fino al Quinto anno di scuola, e verrete catapultati nella mente del nostro piccolo Serpeverde ormai cresciuto. Alle prese con questioni ben più importanti del Quidditch e ai suoi primi rapporti con le ragazze, tra cui Pansy sempre cotta di lui, e le sorelle Greengrass.
Se vi fa piacere lasciate una stellina⭐ e un commento.
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