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2 - BEST SONG EVER


Ci aveva visto lungo quando scelse quel catalogo, e quando, di conseguenza, si informò sulla meta in vari siti che parlavano del turismo greco, non tralasciando ovviamente quello ufficiale. Quell'isola era realmente fantastica. Tra le varie parti di essa tra cui poterono decidere di alloggiare, optarono per Paradise. Di nome e di fatto, tra l'altro. Era senza ombra di dubbio il posto perfetto per immergersi nei veri piaceri della vita, già elencati e propinati ai suoi amici da Louis un sacco di volte. Sole, mare, divertimento, sport estremi...e sesso. Tanto di quel sesso che si sarebbero sicuramente consumati, e probabilmente avrebbero rimpianto la vacuità di quei momenti fantastici per tutta la loro vita insulsa in quel di Londra. E nonostante non li avessero ancora provati dal vivo sulla loro pelle, sapevano già che ogni momento sarebbe sicuramente valso la pena.

Quel posto era un'unione perfetta e armoniosa tra il mare e il cielo, forse creata appositamente per esaudire ogni desiderio, grande o piccolo che fosse, di ogni ragazzo o ragazza che decideva di alloggiare su quell'isola. Il sole splendeva e si rifletteva sulla distesa incommensurabile di sabbia e nel color zaffiro del cielo limpido, le spiagge - pubbliche, private o per nudisti, sulle quali già Liam ci aveva fatto un pensierino - di sabbia fine color oro ti regalava massaggi immaginari e pieno godimento. Le acque cristalline e mai fredde, ma sempre tiepide e godibili, si estendevano fino al paesaggio retrostante, perché, ovunque guardassi, vedevi un pezzo di terra del tutto mozzafiato. In sostanza, era un paesaggio di una bellezza senza compromessi, dove si svegliava la passione e iniziava l'avventura. Louis non si voleva perdere nemmeno un frammento di quell'isola meravigliosa, per niente al mondo.

Liam e Zayn presero le chiavi e salirono all'appartamento per primi, percorrendo quella scalinata ripida in marmo bianco latte che portava all'ingresso, mentre Louis rimase qualche minuto in più in quella piccola gabbiola, che fungeva da reception, a ricevere le solite raccomandazioni dal custode e a saldare il resto della cifra. Lo pseudo portiere, Anestis si chiamava, tipico nome greco, era un uomo paffutello alto non più di un metro e sessanta, sempre sorridente e allegro. Portava una canotta usurata, di color verde petrolio, e un paio di calzoncini fino al ginocchio che avevano più tasche che stoffa. Gli diede qualche informazione su cosa avrebbero dovuto fare una volta sistemati e poi alla partenza successiva, ma per lo più gli consigliò dei posti da vedere e dei locali da frequentare, perché alla fine Louis voleva, tra tutto, sperimentare indubbiamente la movida greca. Del resto, era l'isola gay per eccellenza, consideratelo pure un luogo comune. Chi non avrebbe voluto sperimentare del sesso occasionale o semplicemente degli strusciamenti in discoteca, doveva essere proprio un pazzo.

"Se qualche giorno di questi non avete niente da fare, anche se dubito, vi consiglio di prendere il catamarano dall'altra parte della spiaggia e andare a fare visita a Santorini, quell'isola che vedi da qua...", gli disse, in un pessimo inglese maccheronico, porgendogli il binocolo e facendogli ammirare la bellezza bianca e azzurra dell'isola non tanto distante da quella dov'erano in quel momento.

La Grecia era davvero magnifica. Chissà quali altri paesaggi paradisiaci nascondeva. Chissà quante bellezze storiche o magari attuali avrebbero potuto visitare, immergersi in quella meraviglia, scoprire la bellezza di ogni piccolo dettaglio, anche i più arcani. Annuì e ringraziò l'uomo, poi si diresse a sua volta su per le scale, nell'appartamento. Era una casa di vecchia costruzione ma di recente restaurazione, con la classica cupoletta azzurra in alto e un terrazzo con tre lettini per prendere il sole direttamente da lì. Inutili, data la bellezza colossale delle sue spiagge, che andavano indubbiamente frequentate. La porta era altrettanto dipinta con una vernice turchese e il chiavistello in ferro battuto raffigurava un Dio greco nudo. Louis entrò e cominciò a esplorare l'appartamento. Appena varcavi la soglia, ti ritrovavi in una piccola anticamera e nella cucina abitabile, da cui partiva un corridoio con due stanze. Alla fine di esso, una scala a chiocciola di legno conduceva al piano superiore, dove c'era un'altra stanza e l'uscita per la terrazza.

"Io prendo la camera di sopra, visto che non mi va di sentirvi mugugnare mentre vi sfondate il culo a vicenda, ok? Parlo con voi due galline!", disse Louis sogghignando sotto i baffi. Zayn e Liam sorrisero e si guardarono ammiccando, come se già avessero stabilito i piani per la serata, "Ecco, appunto", sussurrò tra sé. Già sapeva che la prima sera sarebbe uscito da solo, visto che l'intento degli altri pareva proprio quello che si era immaginato. Anche perché di stare in camera e finire per masturbarsi ancora una volta, proprio non ne aveva voglia.

"Oh, insomma, Louis, credi che non abbiamo voglia di battezzare anche questo letto?", disse Liam, passando di fianco a Zayn e dandogli una piccola pacca sul sedere. Louis annuì roteando gli occhi, poi si diresse di sopra nella sua comoda e solitaria stanza. Sistemarono velocemente le proprie cose, diedero una spazzata generale e una disinfettata, perché ok, andava bene tutto, ma non ridursi a vivere nella merda come nel loro appartamento. Almeno in vacanza.

Louis si guardò intorno e, quando fu soddisfatto di come aveva sistemato la camera, uscì sulla terrazza per inalare un po' d'aria fresca e, paradossalmente, sostituirla subito fumandosi una sigaretta. Si appoggiò alla ringhiera con i gomiti e accese la sigaretta, godendosela mentre ammirava il paesaggio. Improvvisamente una moltitudine di pensieri gli cominciarono a tormentare il cervello. Pensò alla sua vita, a come aveva incontrato per caso Zayn e Liam e a quanto era loro grato dell'amicizia inaspettata che si era creata tra di loro, fatta di fiducia reciproca e sincerità. Pensò all'università e a quanto si sentisse un fallito per non essersi laureato in tempo, anzi andando fuori corso di qualche anno. Pensava alle sue storie d'amore, o anche solo di sesso, che aveva avuto. E nessuna di quelle era stata degna di lui, ma non perché si credesse il miglior amante del mondo, semplicemente perché nessuno era stato capace di comprendere l'amore che sarebbe stato in grado di donare, usandolo semplicemente per un orgasmo e abbandonandolo poi tra le lenzuola odorose ancora di sesso fresco. Chissà perché poi. Non gli sembrava di essere mai stato una persona da poter usare e poi gettare senza un minimo di riguardo. Pensò anche alla sua famiglia, che non sentiva da quasi cinque anni. Mai, nessun messaggio, nessuna lettera, nessuna chiamata. Si erano arrabbiati parecchio per il suo desiderio di voler lasciare Liverpool e rifarsi una vita a Londra. Come biasimarlo, non ce la faceva più, del resto. Il paesino gli stava stretto ormai, e sapeva che rimanendo là non avrebbe realizzato neanche un sogno, sapeva che quel cassetto pieno di desideri non lo avrebbe mai aperto. E poi non parliamo del coming out, proprio con loro. Ci erano rimasti malissimo, soprattutto la madre, forse per il semplice fatto di non poter avere la possibilità di coccolare tra le sue braccia un fantomatico nipotino legittimo, un giorno.

Strinse gli occhi per ricacciare indietro le lacrime, perché, dopotutto, la sua famiglia gli mancava parecchio. Almeno, la madre e le sorelle, quello stronzo del padre neanche voleva sentirlo nominare. Gettò la sigaretta nel posacenere, stritolandola per spegnerla, nervosamente e si sdraiò su un lettino.

"Louis?", si sentì chiamare da Liam. Si girò di scatto, togliendosi gli occhiali da sole per guardarlo meglio, "Che c'è, Lì?", il castano gli si avvicinò e si sedette di fianco, sul lettino di plastica bianca rovinata. Gli mise una mano sulla spalla, "Non ci pensare, ok? Andiamo a divertirci, ci aspetta una settimana da urlo", sorrise e si godette lo sguardo perplesso del suo amico.

"A cosa non dovrei pensare?", chiese Louis. Liam si alzò e si riavvicinò alla porta d'entrata, girandosi poi di nuovo verso il suo amico, "Guarda che non sono cretino! Loro ti vogliono bene, ma ora non ci devi pensare", sorrise di nuovo e catturò anche una mezza smorfia di Louis, che probabilmente ci era rimasto, forse bene, forse male, per la sua intuizione.

"Allora? Ti muovi, che si va a cuccare?", ridacchiò seguito da Louis e rientrarono nell'appartamento, per prepararsi. Forse Zayn ed Liam avevano repentinamente abbandonato l'idea di battezzare la loro camera.

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Una settimana di puro svago, proprio come si erano promessi. Ogni sera facevano tappa in una discoteca diversa, a ballare, a gridare, a sudare e a bere come degli alcolisti professionisti. Il loro fegato ne avrebbe risentito al ritorno da quella vacanza, ne erano certi, ma non era una cosa di cui si sarebbero preoccupati più di tanto. Malgrado la tristezza stesse cominciando a farsi spazio nel loro cuore, perché avrebbero dovuto tornare, il giorno dopo, alla normalità. Un piccolo vantaggio era che il volo sarebbe stato la sera tardi del giorno seguente, quindi avevano ancora l'ultima serata da godersi, al meglio si aggiunga. E Louis non avrebbe rinunciato neanche quella sera, e nemmeno per una sterlina, a una scopata di divertimento e di godimento puro.

Ciò che disse fece. Ogni sera, uno diverso. E ovviamente, nessuno di quelli che era finito tra le coperte con lui, l'aveva colpito. Sì, sesso fantastico, ma sotto la corazza niente. Non che si fosse aspettato di trovare l'amore vero in quell'isola. Forse poteva ritenersi contento di aver provato ogni nazionalità. Spagnoli, francesi, tedeschi, greci. E chi più ne ha più ne metta. Era finito anche in un threesome una sera, completamente fatto e ubriaco, con due gemelli olandesi che lo avevano abbordato in una serata tipicamente gay alla discoteca che di solito prediligeva l'organizzazione di serate per eterosessuali. Insomma, un tripudio di scopate e un elenco di conquiste rifocillato al meglio, per il quale la sua agenda avrebbe ringraziato addirittura inginocchiandosi. Niente di più, niente di meno. In una remota parte del suo cuore non era però rimasto molto contento di quella situazione, perché lui, romantico di natura e di indole, voleva semplicemente trovare l'uomo giusto da baciare ogni due minuti, da tenere stretto a sé, da abbracciare e da farci l'amore. Non scopare e basta, senza nemmeno un bacio o qualcosa di tenero. Stava diventando incoerente coi pensieri, ma decise di non pensarci, almeno per quel momento.

"Allora, sei pronto, Malik? Ci metti sempre una vita a prepararti!", disse Louis, affacciandosi in camera di Liam e Zayn. Il moro si stava per l'ennesima volta spruzzando l'acqua di colonia, mentre Liam se ne stava sdraiato a pancia sotto sul loro letto, mandando qualche messaggio o giocando a qualche gioco stupido sul cellulare.

Il moro sbuffò, "Non mettermi fretta! Stasera devo scopare qualcuno di diverso da Liam...senza offesa per te, Payne, ma questa settimana mi sono scopato più volte te di quanto non mi sia fatto tutti quei bei maschioni sudati", Liam ridacchiò alzandosi dal letto e fingendosi offeso, "Ehi, Malik, ricordati che un culo come questo non lo troverai mai...e poi, so che in fondo ci sei affezionato!", si picchiettò la natica rivolgendola a Zayn, poi uscì dalla stanza e raggiunse Louis, per uscire a fumare una sigaretta sul pianerottolo, intanto che attendevano l'apparizione ascetica del signor 'mi faccio figo per scopare'.

Quella sera avevano scelto, come ultima serata e ultima tranche di divertimento, la discoteca più famosa di tutta la parte dell'isola dove avevano oltremodo deciso di alloggiare. The Paradise Club. Che nome originale, pensarono, senonché quella discoteca fosse davvero un club paradisiaco. Oltre ad essere il locale più grande di tutta l'isola, era anche uno dei più famosi in tutta Europa. Contava tre sale all'interno, più una all'aperto, vicino ad una grande piscina interrata, un area VIP esclusiva e una pista rialzata, da cui, sempre ballando, ammiravi le luci in lontananza dei paesi vicini lungo la costa orientale. La musica era sempre lanciata e mixata dai migliori DJ in circolazione. Insomma, era proprio il posto giusto dove passare l'ultima serata.

I tre ragazzi pagarono l'entrata, si fecero mettere il braccialetto per usufruire della prima consumazione e si fecero strada all'interno della discoteca. Trovarono un tavolo nella parte esterna, con degli sgabelli rialzati e apparentemente scomodi. Ordinarono le loro bevande, stettero un po' a chiacchierare del più e del meno, quasi urlandosi nelle orecchie perché non si sentiva nulla - dato il volume altissimo delle casse quasi vicine a loro - e, guardandosi intorno, cominciarono a fare apprezzamenti su quel ragazzo e su quell'altro, "Guarda che culo fenomenale quello", Zayn indicò un biondo in mezzo alla pista che si stava strusciando su un altro ragazzo basso e muscoloso, probabilmente il suo ragazzo, o la sua conquista che dir si voglia.

"No, ma guardate vi prego...", disse Louis ad un certo punto, scoppiando a ridere e indicando un ragazzo che ballava quasi davanti a lui, "Ha la bandiera alzata!".

Si fecero ancora qualche risata e dopo altri 'guarda che culo', o 'guarda che pacco', o ancora 'quello me lo farei in un fienile', si erano già scolati tre Long Island a testa, particolarmente carichi tra l'altro. Forse sarebbe stato meglio smettere di bere e di scatenarsi per far attenuare un po' l'effetto dell'alcool, o si sarebbero trovati a letto sicuro con qualche cofano. E l'ultima sera non avrebbe dovuto sprecarsi per colpa di qualche cocktail in più del dovuto.

Si lanciarono in quella folla di corpi sudati e umidicci, per scatenarsi. E ogni canzone andava bene per far scena, per far vedere quanto ballassero bene, o quanto fossero sexy mentre si strusciavano l'uno contro l'altro. Poco dopo, il dj lanciò 'Rain over me' di Marc Anthony, palesemente duettata con Pitbull, perché, diciamoci la verità, se Pitbull non duettava con qualcuno di diverso ogni giorno, non sarebbe stata la stessa cosa. Cazzate, ovviamente. Una pioggia di acqua colorata cominciò a scrosciare da un tubo collegato ad una palma all'angolo della pista, bagnando tutti e facendoli eccitare ancora di più. Urlarono e presero tutte le gocce che si riversarono a tempo di musica sopra ed addosso a loro. Neanche il tempo di impossessarsi di quella cascata d'acqua, neanche il tempo di un remix di 'Evacuate the dancefloor', che Louis si voltò e vide Zayn pomiciare con un ragazzo tutto muscoli e tatuaggi, mentre Liam, dall'altro lato, si stava facendo toccare il sedere da un altro energumeno, mentre lui gli succhiava il collo per marchiarlo a fuoco e far sapere a tutti che per quella notte sarebbe stato suo.

Louis sbuffò un sospiro infastidito, ma poi sorrise e lasciò che i suoi amici si divertissero. L'effetto dell'alcool era quasi svanito e avrebbe voluto bere qualcos'altro, senza però particolarmente esagerare. Non aveva ancora trovato, quella sera, il ragazzo giusto da portarsi a letto, ma la notte era ancora giovane, e non si volle disperare preventivamente. Si fece strada verso il bancone del bar, totalmente vuoto, perché tutti gli ospiti della discoteca erano concentrati come un ammasso di corpi formicolanti in mezzo alla pista. Ballavano tutti appiccicati le ultime canzoni ritmate, perché di lì a poco sarebbe iniziata una fetta di lenti. Louis amava i lenti, la passione che tiravano fuori era di un livello superiore a quelle tamarrate inudibili. Insomma, non nascondevano solo passione e lussuria, ma anche desiderio ed altre emozioni più da innamoramento che da sesso da una notte e via. Non c'era che dire, era davvero un inguaribile romantico. Pensava davvero che i baci che ci si scambiava, non per forza sulle labbra - collo e mandibola andavano benissimo - erano un qualcosa di magico, che sì, ti legavano sensualmente, ma anche romanticamente. E poi, i gemiti si sprecavano in quei momenti. Decisamente i migliori, non avrebbe cambiato idea tanto speditamente.

Si sedette sopra uno degli sgabelli girevoli colorati, a forma di mano, che sostavano davanti al bancone del bar illuminato con un sacco di starlight, "Mi faresti un shot di vodka alla menta?", chiese al barista, che ammiccò e gli fece l'occhiolino, prima di rispondere, "Sono subito da te, tesoro".

"Ehi, aspetta, fanne due", disse una voce dal fianco. Poi, una mano appoggiò sul bancone una banconota da venti euro. Il barista e Louis si girarono contemporaneamente.

L'essere più bello sulla faccia della terra. Una visione spettacolare. Un tripudio di emozioni cominciarono ad attraversare il corpo di Louis, arrivando addirittura al basso ventre. Un ragazzo, alto pressappoco un metro e ottanta, boccoli color cioccolato fino alle spalle, un corpo tonico e formato e una voce sexy e roca, come mai prima ne aveva sentite. Il barista scosse il capo velocemente, come se si volesse riprendere dallo shock di aver visto un così bel ragazzo apparirgli davanti alle palle degli occhi. Louis non fu da meno, poco dopo fece lo stesso, quando il riccio gli rivolse un mezzo sorriso.

Il barista tornò con gli shot trenta secondi dopo, appoggiandoli sul banco e poi sparendo velocemente dall'altro lato per servire un altro paio di coppiette. Il riccio alzò il bicchiere e fece cenno col viso a Louis di fare lo stesso. Il minore ancora era incantato, ma a quel segno si svegliò dalla trance in cui era caduto, "Beh, vogliamo brindare?", chiese il riccio.

Louis annuì, "A cosa vuoi brindare?", chiese, continuando a guardarlo in faccia. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.

"A me, ovviamente...per essere stato tanto fortunato da aver trovato un così bel ragazzo come te qua tutto solo, al bancone", sorrise di nuovo, questa volta più apertamente, e Louis poté notare come il suo naso si contraesse e formasse una piccola patatina, tanto tenera da volerla pizzicare, e come gli fossero spuntate due fossette terribilmente belle e dolci. Quasi un paradosso, di nuovo. Un ragazzone alto e prestante con dei particolari facciali da farti venire voglia di coccolarlo e di non smettere mai di abbracciarlo. Forse la fortuna stava cominciando a girare nei paraggi di Louis.

I due cominciarono a parlare del più e del meno. Louis raccontò di essere in vacanza coi due suoi amici, che in quel momento l'avevano abbandonato per strusciarsi con le loro conquiste e che quella sarebbe stata l'ultima sera. Harry ridacchiò ascoltando ogni parola del ragazzo, poi si girò verso la pista e indicò un ragazzo biondo al centro di essa.

"Vedi quello che si sta abbracciando quella ragazza?", Louis voltò il capo ed annuì, "E' il mio migliore amico...siamo venuti a farci questa vacanza perché volevo trovargli una donna e farlo smettere di smanettarsi ogni due minuti e quando più ne aveva voglia, ma pare che si sia innamorato la prima sera e che se la sia portata avanti per tutte queste due settimane", il riccio si mise una mano sulla fronte, esasperato, "Di questo passo, lo dovrò sopportare ogni santo giorno quando torneremo, perché mi racconterà di nuovo quanto sia perfetta quella ragazza e di quanto la possa definire la sua anima gemella", sbuffò e sorrise in direzione del suo amico, che gli fece cenno di unirsi a loro in pista, beccandosi però uno scosso del capo. Louis poté notare quanto quel ragazzo parlasse un perfetto inglese, quasi con il suo stesso accento nordico.

"Scusami, posso chiederti di dove sei?", disse, sistemandosi meglio sullo sgabello, che stava diventando alquanto scomodo.

Il riccio si girò di nuovo per incontrare lo sguardo di Louis, poi allungò una mano, "Magari prima vorrei sapere come ti chiami...io sono Harry".

Il minore sorrise e gli strinse la mano, "Hai ragione...piacere, io sono Louis...", rispose, e gli lasciò a malavoglia la mano. Quella mano così grande, morbida e da un certo punto di vista protettiva.

"Il piacere è tutto mio, Louis, io sono Harry...e comunque, sono di Londra...cioè, vivo a Londra, ma sono originario del Cheshire, nel nord dell'Inghilterra...non penso tu lo conosca..."

"Mi pareva un accento conosciuto...anch'io vivo a Londra, mi sono trasferito lì da qualche anno...prima vivevo a Liverpool, per cui, ho presente dove sia il Cheshire...", rispose, passandosi una mano tra i capelli ancora sudati. Era sempre stato un asso in geografia, se gli chiedevi una capitale di uno stato improbabile del Medio Oriente, lui sapeva risponderti senza pensarci troppo.

And I'd give up forever to touch you, 'cause I know that you feel me somehow...

La consolle del dj cominciò a buttare fuori le note meravigliose di Iris, dei Goo Goo Dolls.

...You're the closest to heaven that I'll ever be and I don't want to go home right now...

A Louis iniziarono a brillare gli occhi. Una delle sue canzoni preferite e, soprattutto, una delle migliori canzoni del mondo, secondo lui. Si alzò dallo sgabello, e si mise davanti ad Harry, "Questa è una delle mie canzoni preferite...", disse sorridendo come uno stupido. Poi lo guardò negli occhi e, "Ti va di ballare?", gli allungò la mano davanti al petto, sperando che Harry non fosse un insensibile e che invece accettasse di andare in pista assieme a lui. Per Dio, l'aveva abbordato, se si fosse rifiutato avrebbe cominciato a credere davvero che in quel mondo non ci fosse nessuno di seriamente affidabile.

Harry ricambiò il sorriso, si alzò a sua volta e afferrò la mano di Louis, "Certo che voglio ballare con te", disse, cominciando a trascinarlo verso la pista.

...And all I can taste is this moment, and all I can breathe is your life...

I corpi di Harry e Louis si unirono in un secondo. Le mani del riccio avvolte alla vita dell'altro, e le mani del minore attorno al collo di Harry. Cominciarono ad ondeggiare lentamente, fino a che davvero i loro petti si scontrarono. La bocca del minore raggiunse in poco tempo l'orecchio di Harry e cominciò a intonare il ritornello, con una voce flebile, per non sovrastare la magnifica voce di John Rzeznik o, peggio ancora, per non stordire il riccio.

...And I don't want the world to see me, 'cause I don't think that they'd undestand, when everything's made to be broken, I just want you to know who I am...

Harry alzò il capo per incontrare lo sguardo di Louis. Bellissimo. Sexy. Sudato. Una triade perfetta. Sarebbe stato lui sicuramente la sua botta e via di quella notte. Notò come quegli occhi azzurri penetranti si stessero mescolando con i suoi, diventati verdi scuro per i brividi di passione che stava provando, ascoltando quel timbro di voce che non aveva mai trovato in nessuno. La canzone finì poco dopo, Louis si staccò dal corpo di Harry e guardò in basso, imbarazzato, "Scusa se ti ho cantato nelle orecchie, ma amo davvero tanto questa canzone", si accarezzò concitatamente le dita, segno di pura vergogna. Le sue guance stavano andando a fuoco, e non riusciva più a guardare in faccia il riccio.

"Ti va di venire a fare una passeggiata in spiaggia con me?", chiese Harry, mettendogli un dito sotto al mento per far sì che alzasse il viso e lo guardasse negli occhi, di nuovo. Louis annuì titubante, ma poi mandò un messaggio a Zayn per dirgli che sarebbe andato via, e seguì il riccio fino all'uscita della discoteca. Forse quella sera sarebbero cambiate un sacco di cose e Louis ne era quasi convinto.

"...Il ballo è un rozzo tentativo di entrare nel ritmo della vita..." (George Bernard Shaw)


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