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Capitolo 15

-La prima parola che hai detto è "sì", sono contenta!-
Sto sorridendo, sono sicura che ha fatto quel gioco di parole volontariamente, mi vuole ancora bene, il mio errore non l'ha fatto diventare del tutto cattivo, solo in parte.
Adesso che ci penso... non so se "cattivo" sia giusto da dire... ma poco importa.

-Fai quel che ti pare, è inutile parlare con te.-

Ci alziamo contemporaneamente mentre ci guardiamo negli occhi, ci guardiamo l'un l'altro ormai da un sacco di tempo, anche durante la nostra conversazione, come un polo negativo e un polo positivo.

-Ci vediamo allora...- gli dico abbassando lo sguardo, per paura probabilmente.

-Ok- dice soltanto, avrebbe potuto dire qualcos'altro invece di risparmiare così tanto, ma non importa, l'accetto lo stesso.

Esco dalla stanza, di fronte a me c'è un orologio: sono le 9 di sera.
Appena tornata a casa credo che dovrei fare una telefonata a Claudio...

Esco dall'edificio, attraverso la strada e mi ritrovo davanti al mio condominio, prendo l'ascensore ed entro nel mio appartamento.
Dentro di me ho un misto di piacere e dispiacere... è una sensazione strana.

Vado nel mio studio e controllo il telefono e il tablet: entrambi avranno come minimo trecento chiamate e messaggi, senza esagerare.

Compongo il numero e schiaccio il tasto verde.

-Lei è pazza!-
Urla Claudio senza neanche dire "pronto" o roba simile, potrebbe anche essere più gentile...

-Avevo dimenticato il cellulare a casa e...-
Provo a spiegargli la situazione ma subito lui mi interrompe.

-Vengo subito, 5 minuti e solo lì.-

Vorrei dirgli di no, che avrei potuto raccontargli tutto il giorno dopo, che non serviva fare una quarantina di chilometri in macchina per venire nel mio appartamento, che non era necessario riempirmi di chiamate e messaggi, che stavo bene.
Ha chiuso la chiamata prima che potessi dirgli tutto ciò.

Dopo dieci o quindici minuti lo trovo a suonare furiosamente il campanello.
Cerco di aprire lentamente la porta, ma lui la apre velocemente dandogli un forte colpo con la mano.

-Domani andrò a fare una copia delle sue chiavi!-
Lo dice in tono serio, ma col fiatone che ha non si nota tanto.
Deve aver fatto tutto molto di fretta... che stupido.

Lo guardo con gli occhi spalancati, più per il doppio senso che per la richiesta stramba.

-Pervertita!-
Ha capito a cosa sto pensando ma non corregge il mio errore.
Forse lo fa per sdrammatizzare.

Ci sediamo entrambi sulle poltrone, uno di fronte all'altro.
Lui mi sta guardando, ma io ho lo sguardo rivolto verso altre parti, non voglio guardarlo negli occhi.

Gli racconto tutto quel che è successo.
Dall'inizio alla fine.
Ovviamente ho fatto un racconto oggettivo... se ne avessi fatto uno soggettivo... chissà come sarebbe andata a finire.

-Avresti dovuto avvertirmi!- dice dopo che ho finito di parlare.
Vorrei fargli i complimenti per avermi dato del tu, ma è meglio evitare.

-Era notte, eri sicuramente addormentato!-

-Quando mi sarei svegliato avrei sicuramente letto il messaggio.
Mi avresti risparmiato ore di disperazione!-

Rimaniamo in silenzio, mi fa piacere quando le conversazioni finiscono presto, ma non sopporto il lungo silenzio che c'è dopo.

-Io vado a dormire, oggi è stata una giornata dura e vorrei riposare almeno fino alle 10 di domani.-
Non ho veramente sonno, ma voglio cambiare discorso il prima possibile.

-Hai altri programmi per domani? Oltre a fare una copia delle tue chiavi, ovviamente.-
È troppo insistente, farei il muro solo per vederlo irritarsi, ma non ne ho voglia.
Risponderò quindi alla sua domanda.

-No.
Per qualche giorno è meglio che si calmino le acque, la notizia che è uscita su di me è ancora troppo fresca.-

Lentamente Claudio si alza dalla sedia.
Io rimango seduta, l'osservo mentre si dirige alla porta d'ingresso, apre la porta per poi avere un'attimo di esitazione.
Rimane fermo, davanti alla porta, guarda la sua mano che tiene stretta la maniglia della porta.
A cosa sta pensando?
Sono proprio curiosa...

-Va tutto bene?- gli chiedo.
È la frase più palese da dire in momenti del genere, ma che altro potevo chiedegli?

-... buonanotte.- si limita a rispondere, poi se ne va e chiude la porta, tutto ciò in modo molto lento.

-Buonanotte-
Ormai è già andato via, non c'era più bisogno di dirlo, non so perché l'ho detto solo ora.

Rimango seduta in quella comoda poltrona, non riesco ad alzarmi, forse è meglio dire che non ne ho voglia.
Sono stanca, oggi è stato tutto un misto di emozioni, positive e negative.

Non sono più abituata a questo.
Adesso sono abituata ad essere sul giornale, non mi emoziono più se vedo un articolo che parla di me e delle mie scoperte, rimango immobile a leggere quell'articolo simile a tutti quelli che sono venuti prima di questo.
Non mi emoziono più quando vado a parlare davanti a degli alunni dell'università, non mi emoziono quando mi chiedono un autografo o quando mi dicono che ammirano profondamente il mio lavoro e che vorrebbero diventare come me.
Sono abituata a rispondere con risposte e sorrisi falsi, a ripetere delle innocue bugie fino a quando anche il mio cervello pensa che sia la verità.
Adesso però devo riabituarmi a fare come facevo prima.
Devo affrontare a testa alta tutto quel che succede, reggere alle emozioni forti, rispondere dicendo la verità e, sopratutto, superare le difficoltà senza sotterrarle. Sarà difficile, ma non impossibile.
Se ho Darren davanti a me, trovo la forza per fare qualsiasi cosa.

Mi alzo dalla poltrona e mi dirigo in cucina, preparo un panino per mangiarmelo al momento.
Sono questi piccoli gesti che mi ricordano quanto sono poco dipendente da quando c'è Claudio.
Cosa succederebbe se mi tradisse?
Se si allontanasse da me?
È grazie a lui se ho contatti con moltissime persone.
Anche grazie al mio lavoro, ovvio, ma sopratutto grazie a Claudio.
Attraverso lui ho conosciuto Adriano, una delle persone più importanti per lo sviluppo dei miei lavori.
In pratica se perdo lui, ho perso il 70% delle persone che potrebbero aiutarmi.
Dovrei dipendere di meno dalla gente, devo perdere questo vizio...

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