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Capitolo 11

Il mio cuore sta per esplodere, solo per il rumore dell'ascensore.
Vederla in questo modo lo fa sembrare stupido.

Desidero con tutta me stessa che la persona che si trova dentro quell'ascensore sia la persona che amo.
Voglio che apra la porta davanti a me e che dica che è stato lui a chiuderla prima.
Prego che tutto ciò avvenga.

Purtroppo però, non sono così fortunata.

L'ascensore cessa di funzionare e, anche dopo aver aspettato una manciata di minuti, la porta rimane sempre immobile è chiusa.

Ho lo sguardo fisso su quella porta, in questo momento la sto odiando, vorrei che si spaccasse in mille pezzi per farmi uscire di qui e ammazzare lo stupido che si è permesso di utilizzare l'ascensore.

La speranza ormai non c'è più, in questa sporca soffitta ci sono solo io assieme a tutta la mia tristezza.

Mi sdraio sul mio letto provvisorio, devo assolutamente dormire altrimenti potrei suicidarmi.

In un solo giorno sono successe tante cose, una peggio dell'altra, non riesco a reggere troppe cose, la mia forza ha un limite.

Ormai solo l'immaginazione può alleggerire il mio dolore.

Nei miei sogni vedo Darren, è nella sua stanza, quella della torre.
Sta osservando il mare, guarda un punto fisso in quell'oceano immenso, come se in tutto quel blu vedesse qualcosa in particolare, qualcosa di diverso da tutti gli altri punti, qualcosa di speciale.
Voglio sapere che cosa sta guardando.
Mi avvicino a lui, non si è accorto della mia presenza, continua a guardare l'oceano come se tutto il resto non ci fosse.
Adesso vedo bene anche io quel che sta vedendo Darren.

Persone morte.

Perché prima non le vedevo?
Sono troppe per non essere viste...

Darren le guarda senza far fuoriuscire nessun sentimento, sembra quasi che sia anche lui uno di quelle persone morte.

Provo a dire qualcosa a Darren, non so nemmeno io cosa.
Non ci riesco, non ho la voce.
Provo persino a chiamarlo con un gesto del braccio, ma non riesco a muovermi.
Sono immobile e non riesco a parlare.
Inizio ad aver paura, il fatto di non poter cambiare questa situazione mi terrorizza.
Cerco di distogliere lo sguardo da quel punto morto, ma è impossibile, persino i miei occhi si rifiutano di obbedirmi.
Non posso far altro che guardare quella scena orribile e continuare a morire dentro.
Le persone aumentano sempre di più, quel piccolo punto ormai è il triplo di prima.
Tra tutte le persone riesco a distinguerne una, la riconoscerei tra un milione.

Eiichi.

È l'unico tra tutti che è ancora vivo, nuota a fatica, cerca di sopravvivere.

Darren sta sorridendo, so che sta sorridendo per Eiichi.
È felice perché sta per morire?
Provo con tutte le mie forze a muovermi, non so nemmeno io per fare cosa, ma questa situazione la odio.
Voglio svegliarmi ma non ci riesco, sono intrappolata in questo sogno, incapace di fare qualsiasi cosa.
Tutto ad un tratto, tutto svanisce, il nero è intorno a me.
Ci sono riuscita?

Adesso sono sveglia, sento un senso di sollievo, un grande senso di sollievo.
Sto piangendo, più per la felicità di essere scappata da quell'incubo che altro.
Sono salva, viva.

Sotto di me non c'è più il piatto e freddo pavimento su cui ero sdraiata, sono sopra un materassino, sgonfio ma morbido, è sicuramente meglio del pavimento.
Il nero è sempre intorno a me, è tutto buio, c'è una gran puzza e non riesco a capire dove sono, ma almeno capisco che non sono più nella soffitta.
Vorrei muovermi per trovare qualcosa che mi aiuti a vedere, un po' di luce, ma ho paura di andare a sbattere su qualcosa o, peggio ancora, di non riuscire a muovermi, perciò cancello quest'opzione.

Non so quanto tempo sia passato dal mio risveglio, ma adesso sento il rumore di una porta che si apre, una luce entra dentro la stanza e finalmente riesco a vedere, il nero è scomparso.

Tra tutto quel che c'è in quella stanza, la persona che ha aperto la porta è quel che mi ha sorpresa di più.

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