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Parte 5 - Un'opera d'arte

Il giorno tanto atteso finalmente giunse.

In una mattina tiepida e soleggiata, con qualche batuffolo bianco sparso qua e là, Cobra - fermo in piedi davanti al palazzo della clinica - fu attraversato da un fremito di vibrazioni contrastanti. Le sue emozioni oscillavano tra ansia ed entusiasmo.

Durante l'attesa aveva fantasticato sul suo futuro e sulle possibilità che si sarebbero aperte in seguito alla sua decisione. Le aspettative erano alte così come le sfide legate al cambiamento e alle difficoltà che lo avrebbero accompagnato durante tutto il suo nuovo percorso.

Abbassò lo sguardo, si fece coraggio, respirò a pieni polmoni e avanzò.

Salì le scale e, premendo il campanello, annunciò il suo arrivo al centro dove aveva prenotato l'intervento per il trapianto dei capelli. Non appena la porta scorrevole in vetro si aprì, fu accolto da una giovane donna dall'aspetto affabile e dai modi garbati, che lo salutò calorosamente.

L'atrio era arredato con gusto, con divanetti colorati e tavolini su cui erano disposte riviste di moda e di turismo. In una vetrinetta laterale erano esposte con cura una varietà di prodotti estetici, creme e lozioni per capelli.

Avvicinandosi alla reception si presentò: «Salve, sono Cobra Martinetti».

«Certo, la stavamo aspettando», replicò la ragazza con una professionalità impeccabile. Indossava un camice bianco che metteva in evidenza il suo decolté generoso e la sua innegabile bellezza.

Cobra non poté fare a meno di notare l'ipocrisia che si celava dietro quella cordialità di facciata. La ragazza non riusciva a nascondere la falsità della sua recita. Era tutta una messinscena funzionale al ruolo che ricopriva. Fuori da lì, molto probabilmente, non lo avrebbe mai degnato di uno sguardo. Provò disgusto nel vedere come il denaro fosse in grado di piegare le persone, assoggettandole e sottomettendole.

«Ho già eseguito tutti gli esami e le pratiche pre-operatorie», spiegò Cobra mentre l'impiegata apriva la sua cartella clinica. «Come suggerito, mi sono anche rasato i capelli a zero».

«È stato già informato sui rischi e sulle possibili conseguenze della procedura?».

«Sì», rispose asciutto.

«Direi che è tutto a posto. Servono solo alcune firme per la liberatoria e poi possiamo cominciare», lo informò lei con un sorriso a dento stretti.

Cobra annuì e tracciò degli scarabocchi dove indicato.

«Oggi l'intervento sarà fatto dal dottor Boschi. È un chirurgo molto preparato. Vedrà che il risultato sarà fantastico!», sottolineò la ragazza con finta eccitazione.

«Lo spero», fu l'unica cosa che Cobra riuscì a dire.

Dopo essersi preparato, indossò un camice e la seguì in sala operatoria. All'interno c'erano alcune sedie, una scrivania, una cassettiera, due monitor di sorveglianza e varie apparecchiature mediche. Al centro un lettino, due sgabelli e un contenitore sterile su cui erano adagiati diversi strumenti chirurgici.

«Lo specialista arriverà a momenti», aggiunse la ragazza chiudendosi la porta alle spalle.

Cobra si sedette su una sedia e attese.

Il chirurgo entrò poco dopo seguito da un'assistente. «Buongiorno signor Martinetti», esordì con tono brioso. «È pronto per l'intervento?».

«Prontissimo!».

«Come si sente?».

«Un po' agitato, lo ammetto», replicò Cobra senza nascondere il suo disagio causato dall'ansia.

«Tranquillo. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Qui, oltre all'esperienza, abbiamo le migliori attrezzature. Vedrà che il risultato finale sarà magnifico, come un'opera d'arte!», lo rasserenò il dottore con fiducia.

Detto questo Cobra seguì le istruzioni, si sdraiò a faccia in giù sul lettino e inserì il viso in un ovale gommoso e attese. Quindi rimase immobile in quella posizione - senza vedere nulla - per le successive cinque ore.

Dopo l'anestesia sentì mani e strumenti accanirsi senza sosta sul suo cranio, seguite da continue pressioni e rilasci. Cobra provò a far finta di nulla, a dormire, ma non fu facile. Con gli occhi semichiusi udiva attorno a sé i dottori parlare. Chiacchieravano del più e del meno quasi fossero seduti al tavolino di un bar a sorseggiare un cocktail in compagnia. Riprese conoscenza soltanto quando sentì il medico dire: «Ancora due bulbi e abbiamo finito».

Quando si fu rialzato, il chirurgo gli passò uno specchio rettangolare chiedendogli: «Che gliene pare? Quelli che adesso sono puntini rossi diventeranno capelli».

Cobra si osservò con attenzione, guardandosi da tutti i lati e poi replicò: «Wow, mi sembra un lavoro incredibile!».

«Ancora qualche mese e avrà una chioma fluente e voluminosa!», lo rinfrancò il dottore.

«Grazie! Lo spero vivamente».

Quando Cobra lasciò la clinica aveva la testa bendata e un indolenzimento generale, ma era felice. Mentre avanzava lungo la strada sorrideva. Non riusciva a credere che ce l'avesse fatta. Il suo desiderio di agire aveva trionfato. Finalmente aveva sconfitto la ritrosia che lo aveva sempre bloccato nell'immobilismo. Era riuscito a sfuggire a quella dimensione in cui viveva sospeso tra sensi di colpa, disillusione e struggente malinconia. Aveva imparato a non temere il cambiamento, ma ad abbracciarlo come un'opportunità per crescere e per scoprire nuove sfaccettature di sé stesso. Ora, con il vento che accarezzava il suo viso e un sorriso che illuminava il suo volto, sapeva che nulla avrebbe potuto fermarlo nel perseguire i suoi sogni.

Tuttavia, in cuor suo sapeva che quello era solo il primo passo. Il percorso da compiere era ancora lungo, ma la sua determinazione nel costruire una nuova immagine di sé era irrefrenabile.

«Indietro non si torna, bisogna sempre andare avanti!».

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