Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Parte 35 - Non ci posso credere

Cobra si concentrò sull'agguato.

Ormai viveva quella ossessione come scopo della sua vita.

Non aveva pace. Esseri malvagi e spiriti maligni aleggiavano continuamente nei suoi incubi. Erano mostri e diavoli. Creature infernali che nella sua mente seguitavano a sussurrare frasi spezzate: "La devi eliminare", "Gliela devi far pagare", "La devi far fuori". Di quei demoni non riusciva più a liberarsi. Il suo vissuto di abbandono e smarrimento aveva alterato la sua identità e del processo ormai non gli importava più niente. Convinto com'era che sarebbe tornato in carcere, doveva portare a compimento la sua missione.

Cobra preparò il suo piano nei minimi dettagli.

Dato che Birgitte viveva fuori città studiò il percorso, la zona e i mezzi per raggiungerla. Memorizzò ogni passaggio, pianificando ogni mossa con cura e meticolosità. Non ci teneva a farsi beccare, almeno non prima di aver portato a compimento la sua vendetta.

Quando fu pronto indossò una felpa col cappuccio, un paio d'occhiali da sole e le scarpe che di solito usava per i suoi allenamenti. Caricò la pistola con un proiettile, la mise nello zaino e uscì. Per non essere rintracciabile lasciò il telefono a casa. Per scrupolo fece pure attenzione a non passare in zone controllate da telecamere.

Da vie secondarie raggiunse la stazione dei pullman e salì sul primo autobus in partenza. Trovò un sedile libero e su quello si sedette. Durante il viaggio lasciò che i suoi pensieri vagassero liberi. Il distacco da ciò che lo circondava lo portò a ricordare la sua vita prima che tutto andasse a rotoli. Con il cuore annegato in un oceano di tristezza si soffermò sui sogni svaniti e sulle speranze infrante, su ciò che aveva amato e perso. Tornò a pensare a Dorina, all'amore che per lei provava, ai momenti belli passati insieme, alle coccole, alle chiacchiere, alle risate. Strinse i pugni chiudendo gli occhi e serrando la mascella. Adesso era solo, e la solitudine l'aveva divorando dentro. «Il dolore e la disperazione hanno una sola via d'uscita», mormorò freddo.

Sceso dal pullman scoprì, con grande irritazione, come fosse difficile orientarsi su quelle strade sconosciute senza l'aiuto delle mappe sul telefono. Con sforzo, ripassava il percorso che aveva cercato di imprimere nella sua mente, ma le strade sembravano cambiare forma davanti ai suoi occhi. Pur avendo memorizzato il tragitto fece fatica a raggiungere la casa di Birgitte e, strada facendo, si perse più volte.

Quando finalmente arrivò si appoggiò su una panchina tra gli alberi - in una area ritirata - e da lì incominciò a osservare il movimento attorno all'ingresso del condominio in cui lei abitava. Ora poteva concentrarsi su ciò che l'aveva spinto a fare quel viaggio: l'incontro con Birgitte e tutto ciò che ne sarebbe seguito.

Era tirato come la corda di un violino.

La sua postura era rigida e le sue gambe incrociate. Il suo viso lasciava trasparire una leggera tensione, dovuta all'ansia del momento e del gesto che si apprestava a fare. Con le mani affondate nei tasconi della felpa era pronto e determinato. Nascosta sotto la cintura teneva la pistola. Per mettere la parola fine alle sue afflizioni aveva bisogno soltanto di trovare il momento giusto, estrarre l'arma e tirare il grilletto. Niente di più.

Da quella posizione osservò la zona circostante.

Di lato aveva un lungo viale alberato costellato da palazzi alti. Gli alberi - querce rigogliose - disegnavano un fitto intreccio di rami sotto cui la luce filtrava attenuata. In fondo vi erano alcune villette a schiera color grigio perla, con giardini all'inglese e siepi.

Il condominio in cui viveva Birgitte era un edificio con la facciata a vista in mattoni rossi, caratterizzato da balconi con ringhiere in ferro e ampie finestre. Aveva un vialetto d'ingresso curato e delimitato da un piccolo giardino chiuso da una bassa cancellata. L'area circostante, ricca di verde, terminava in un grande parco dove giocavano i bambini. Sulla strada un ammasso caotico di auto e moto parcheggiate.

Nell'attesa dell'evento prese dallo zaino un libro. Di tanto in tanto scorreva qualche pagina, giusto per non dare nell'occhio. Era la copertura che aveva pensato per non destare sospetti.

Dal suo riparo scrutava con un'attenzione ossessiva tutti i movimenti attorno. Passò ore seduto là, ma di Birgitte non vide nessuna traccia. Di tanto in tanto, per il nervoso, stringeva i denti fino a farsi male. Dal palazzo vide entrare e uscire parecchie persone: anziani che andavano a fare la spesa, studenti che tornavano da scuola, mamme con bambini, corrieri... tutti ma non lei.

«Non ci posso credere!», sbottò nervoso dopo ore di attesa. La stanchezza e la frustrazione presero il sopravvento. All'imbrunire, sconsolato e con la pancia che brontolava, decise di mollare l'appostamento e di riprendere il giorno successivo. Mentre si allontanava il cielo si tinse di sfumature rosse e arancioni, creando un'atmosfera cupa, quasi un riflesso del sangue che lui voleva vedere scorrere.

La mattina seguente rifece tutto il tragitto daccapo e tornò ad appostarsi sulla stessa panchina. L'attesa e la notte non l'avevano fatto desistere dai suoi propositi. Anzi, i suoi intenti restavano sempre vivi e pressanti. La follia aveva abbracciato ogni suo pensiero.

Seduto immobile faceva fatica a trovare una posizione comoda. Guardandosi intorno, ogni cosa gli sembrava uguale e frustrante. Il tempo passava lento e la noia cominciava a farsi sentire. «Cristo!», imprecò a voce bassa. «Nemmeno oggi si è fatta vedere la troia! Che non sia in casa?». Dopo una snervante attesa, con passo fiacco e sconfortato, si allontanò dall'area. All'orizzonte il sole si nascondeva lentamente dietro le montagne, gettando le sue ultime ombre sulla scena. Un altro giorno e un'altra notte passarono senza che potesse ottenere la sua vedetta.

Al pomeriggio del terzo giorno la cosa iniziava a essere pesante e demotivante. Non sopportava più di stare ad aspettare, seduto come un idiota, su quella panchina maledetta. Doveva pensare a qualcos'altro. Quando ormai stava per cedere alla stanchezza, pronto ad andare via, il saluto di una voce femminile giunse alle sue orecchie.

«Ciao!».

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro