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Parte 18 - Nuovi obiettivi

Cobra fu colpito dalla delicatezza di Dorina.

Lesse quel messaggio una infinità di volte.

«Ciao Cobra, sono stata molto bene ieri sera, grazie. Il merito è anche tuo. Devo dire che in te ho trovato qualcuno che ispira fiducia. Io di solito tendo a chiudermi, a non dire quello che penso veramente, spesso per paura di essere fraintesa. A volte credo che le persone non mi comprendano e rimango in silenzio anche quando avrei tante cose da dire. Lo so, sono particolare, ma anch'io ho le mie intrinseche fragilità. Invece nel tuo modo di fare e nei tuoi occhi ho trovato comprensione e ho capito che potevo lasciarmi andare ed essere me stessa. Pur non conoscendoti ho abbassato le mie difese, confidente che non ti saresti preso gioco di me».

Cobra era affascinato dalle emozioni che quel testo trasmetteva. Sapeva di tenerezza, speranza e positività. Per la felicità aveva quasi le lacrime agli occhi. Nessuno prima di allora gli aveva mai parlato col cuore in mano o scritto usando argomenti tanto personali. Oltretutto non si aspettava una risposta così articolata e lunga, ed era incerto su come affrontare quella manifestazione di sincerità. Di sicuro sapeva che doveva risponderle senza indugiare troppo. «Ci mancherebbe, sarebbe stato molto sciocco da parte mia mancarti di rispetto. Anzi, ti ringrazio per esserti fidata di me e spero di non deluderti, anche perché apprezzo molto la tua sensibilità e la tua profondità», rispose.

Dorina fu veloce a ricambiare: «Grazie. Lo so che sembra banale, ma non bisogna mai dare nulla per scontato. Purtroppo, alcune parole dette con superficialità possono ferire facilmente, anche quando l'intento non è quello con cui le si pronuncia».

La sua natura riflessiva e la sua capacità di esplorare le emozioni in modo autentico lo affascinavano. Per il suo modo di essere quella conversazione era stimolante e coinvolgente. Non c'era argomento complesso o sensibile che lui non potesse affrontare con tatto e sincerità. Quelle parole lasciavano un'impronta profonda dentro di lui, così come lo stimolo alla sua reattività emotiva. «La conoscenza dell'altra persona sicuramente ci rende più vigili e attenti, ma per evitare fraintendimenti servono anche modi gentili ed educati», scrisse di getto.

«Io aggiungerei anche empatia. In quanto, quando manca, pur conoscendo i punti sensibili, i vissuti e le debolezze dell'altro, le possibilità di ferire sono ancora alte», rimarcò lei.

«Hai perfettamente ragione. La conoscenza e la comprensione sono alla base di ogni legame significativo. Purtroppo, viviamo in un'epoca in cui le relazioni superficiali sembrano prevalere su tutto. Trovare qualcuno disposto ad andare oltre la superficie dell'apparenza può essere una rarità», replicò Cobra provando a mantenere un approccio naturale e spontaneo.

«La superficialità è strettamente legata all'importanza che si dà all'immagine. Il nostro tempo, sfortunatamente, sta vivendo un grave declino, principalmente per colpa dei social e dell'edonismo che essi promuovono, che porta oltretutto a un distacco sempre maggiore gli uni dagli altri».

Cobra capiva benissimo cosa lei intendesse. E questo lo ferì. L'esteriorità era stato il cruccio della sua stessa esistenza. La causa principale della sua infelicità e del suo isolamento. Il motivo del viaggio che lo aveva portato fin lì, ma su quello glissò, non ne voleva parlare. «Ne so qualcosa... disgraziatamente, l'eccessiva esposizione a modelli di bellezza irrealistici ha avuto effetti negativi sulla percezione che abbiamo di noi stessi e sulla qualità delle nostre relazioni interpersonali. Ed è triste vedere come la dipendenza dai social e la mancanza di contatti reali abbia generato un sacco di malessere sociale e di persone sole. Nessuno è immune ed è una condizione da cui è difficile svincolarsi», scrisse cercando di allontanare da sé stesso quelle parole che gli stavano cucite addosso come un vestito su misura.

«Già. Siamo liberi ma schiavi allo stesso tempo. Chiudersi, comunque, non è il modo migliore di affrontare la realtà. Poi, per me la bellezza è un concetto relativo. La cosa che più mi interessa di una persona è il suo carattere e il suo modo di essere».

Su quello avrebbe avuto tanto da dire, ma non volle insistere oltre. «La penso esattamente come te», confessò. «L'aspetto fisico è solo un inganno. Quello che in una persona fa la differenza è la sua bellezza interiore, i suoi valori e le sue qualità umane. Anche perché nel tempo la bellezza sfiorisce e ciò che resta di noi è solo ciò che siamo».

In quell'istante sentì il bisogno di cambiare argomento. Nondimeno, necessitava di qualche idea creativa per mantenere viva quella conversazione. Si ricordò della chat sul sito di incontri che aveva avuto con Sofia e del suo strambo contrattino pre-frequentazione. "Ognuno aggiunge una clausola...". Quello scambio gli fece venire in mente un'idea bizzarra e prima che Dorina rispondesse aggiunse in coda un nuovo messaggio.

«Perdonami se dico una banalità, ma a mio avviso il modo migliore per conoscersi è tramite dei quesiti reciproci. Se hai piacere, possiamo fare un gioco».

«Mi incuriosisci. Che gioco?»

«Ognuno pone all'altro una domanda, rispondendo a sua volta. Come se stessimo facendo un'intervista doppia. Io dico la mia e tu la tua. Le domande possono essere le più svariate: sulla vita, sul carattere, sui valori, sulle emozioni, su tutto quello che ti viene in mente. Non bisogna nemmeno rispondere all'istante. Possiamo prendercela con calma. L'importante è dare continuità al dialogo per non farlo morire. Che ne dici?».

«Domande del tipo: che sapore ha la felicità? O qual è il colore dei tuoi sogni?», chiese Dorina aggiungendo l'icona di un visino sorridente.

Cobra aveva colpito nel segno, stimolando la sua curiosità. «Esattamente! Quesiti di ogni genere. È un compitino che ognuno dovrà svolgere per conto proprio», replicò compiaciuto.

«Mi piace. Approvo. Allora inizio io: qual è la tua paura più grande?», chiese Dorina rompendo gli indugi.

Cobra si prese del tempo per riflettere. Si sdraiò sul divano e incrociò le gambe. Fissava il soffitto con le mani sovrapposte. Non sentiva più quell'ansia che lo spingeva a mostrarsi come un vincente a ogni costo, consapevole oltretutto di non esserlo. Non doveva più fuggire dalle sue paure. Anzi, le doveva affrontare, e poi comprimerle e chiuderle in poche frasi. Fare un fagotto e liberarsene.

Quindi, dopo averci pensato, iniziò a scrivere: «Bene, si inizia subito con qualcosa di difficile, uno stato emotivo. Mi verrebbe da dire il dolore fisico, la sofferenza, ma riflettendoci bene non sono quelle le preoccupazioni che assillano di più la mia mente. I pensieri che mi tolgono maggiormente il respiro affondano le loro radici nel vuoto esistenziale, nell'incapacità di riuscire a dare un senso alla mia esistenza. È come se avvertissi nel mio profondo il bisogno di fare qualcosa e di non sapere da dove iniziare. Di sentire la spinta ma di non riuscire ad agire. È una cosa che mi paralizza e mi blocca. Mi dispiacerebbe dover dire un giorno: "non sono riuscito a essere quello che volevo, ma solamente quello che potevo". Sicuramente la paura più grande è quella del fallimento, di non riuscire a conquistare un mio angolo di felicità. E la tua?».

«Di non riuscire a farmi una famiglia», replicò lei in modo schietto e rapido.

Cobra si sentì come se un fulmine lo avesse colpito in pieno. Si alzò dal divano e si avvicinò alla finestra. La vita, in modo sorprendente e inatteso, stava prendendo il sopravvento, cominciando a scorrere come il sangue nelle sue vene. Lo guidava verso qualcosa di più alto e bello, qualcosa di inconcepibile soltanto qualche giorno prima. L'anticipazione di un futuro ricco di significati risvegliava in lui emozioni intense e positive.

Ciò si tradusse in motivazione.

Sentì il bisogno di dare uno scopo alla sua esistenza, di fare qualche cosa che andasse oltre la sopravvivenza quotidiana. Qualcosa che gli desse importanza davanti agli occhi di Dorina, che d'un tratto era diventata il centro di ogni suo pensiero. Da lei voleva avere riconoscimento e apprezzamento.

Quel vulcano di sensazioni lo spinse a intraprendere un percorso che aveva lasciato in sospeso parecchio tempo prima. Si avvicinò all'armadio, lo aprì e con convinzione recuperò i libri e gli appunti dell'ultimo esame mai dato all'università e li poggiò sul tavolo. Raggiungere la laurea si aggiunse all'elenco dei suoi nuovi obiettivi.

Poi, soddisfatto di quel gesto, tornò a Dorina.

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