Zed
All'alba quel posto sembrava una specie di sogno.
Le strade erano vuote, quel muretto fin troppo lontano dalla strada e dalle auto, ma forse fantastico proprio per questo. Intorno a noi c'era solo erba incolta ma di un verde brillante, a tratti gialla, e quel pezzo di pietra su cui eravamo seduti sembrava essere stato messo lì a posta per noi.
<<Vieni spesso qui?>> chiesi dopo aver guardato il sole alzarsi per più di un'ora, in silenzio come se fossi sola.
<<Ci venivo, prima.>>
Cameron non sembrava per niente felice di essere lì ma aveva insisto per portarmici. Era come un bambino triste sopra una giostra.
<<È bellissimo.>> sussurrai sorridendogli, nell'unico secondo in cui i suoi occhi incontrarono i miei. <<I tuoi genitori vivono qui? Insomma, abbiamo parlato della mia disastrosa famiglia ma non mi hai detto nulla sulla tua.>>
<<Non c'è molto da dire.>> scrollò le spalle continuando a guardare l'orizzonte. <<Papà lavora in una fabbrica metallurgica e mamma vive grazie ai suoi alimenti da quando si sono separati perché lui l'ha tradita e, per sbaglio, si è fatto l'amante in casa mia dopo aver bevuto troppo. Era sicuro di aver pagato una stanza d'hotel, si è difeso così.>>
<<Mi prendi in giro?>> chiesi più che sbalordita da quel racconto che forse avrei preferito evitasse.
Cameron mi guardò seriamente negli occhi, poi scoppiò in una risata di pancia.
<<Certo che ti prendo in giro.>> rise ancora, facendo rilassare ogni nervo che avevo in corpo. <<Non solo l'ha tradita nel suo letto ma per giunta era una prostituta transessuale.>> ritornò serio in viso e io feci lo stesso. <<Non ho nulla contro i trans, ma per una donna che con te ci ha pure fatto un figlio è decisamente un trauma.>>
<<Forse non dovevo chiederti di cose così perdonali, scusa.>>
<<Vedi Cassie, non si può tornare indietro.>>
<<Che intendi dire?>>
<<A Brooklyn devi pensare prima di parlare. Adesso hai fatto una domanda scomoda a me ma io ti ho risposto tranquillamente, con altre persone potrebbero nascere risse o addirittura finire seriamente male. Chi viene a Brooklyn lo fa perché scappa da qualcosa e sicuramente non ha voglia che una ragazzina curiosa faccia domande inopportune.>>
<<Hai ragione.>> mi imbarazzai un po'.
<<E poi questo posto per me è un punto debole. Riusciresti a strapparmi di bocca qualsiasi cosa qui.>> scese dal muretto e si incamminò per tornare in strada, senza aspettarmi.
Dovetti correre per raggiungerlo.
<<Perché questo posto è un punto debole?>> chiesi, ottenendo soltanto una risatina con tanto di gesto equivoco con la testa. <<Vero, niente domande scomode a Brooklyn.>> ripetei quasi fra me e me.
Quel posto distava poco da casa di Cameron, infatti camminammo un po' a piedi per tornarci. La stanchezza aveva lasciato il posto ad una fame da lupi e pensai di preparare una buona colazione per entrambi, quello era il mio primo giorno nella città dei miei sogni e volevo iniziarlo al meglio.
Volevo anche rendere grazie in qualche modo a Cam che, nel bene o nel male, continuava ad aiutarmi.
<<Mi chiedevo..>> dissi fissandolo mangiare i pancake alla Nutella che avevo preparato <<Se la prossima volta che vai da Hank puoi portarmi con te.>>
<<Vado lì solo per fare gli incontri, quando capita.>>
<<Non vai mai a trovarlo? Senza impegni intendo.>>
<<Perché dovrei?>> chiese quasi allarmandosi, ricomponendosi quasi subito.
<<Era una semplice domanda.>>
<<Continue domande. Non durerai una settimana.>> rise mandando giù l'ultimo boccone.
Alzai le mani al cielo io, sicura del suo sguardo su di me.
<<Comunque credo che inizierò a fare un giro in città già da adesso. Prima trovo un impiego, prima tolgo il disturbo.>>
<<Iniziamo a ragionare.>> cantilenò lui, sapendo di farmi arrossire.
<<Non hai nessun posto da suggerirmi?>> cambiai discorso.
<<Prova nel negozio di animali in fondo alla strada. Ogni mese cambiano una mascotte, magari a te fanno fare un animale carino.>> ridacchiò, tornandosene in camera sua e lasciandomi lì con un bicchiere d'acqua a mezz'aria, incredula per le sue parole, ma con un mezzo sorriso sulle labbra.
Decisi ugualmente di uscire, l'aria era fresca e la giornata decisamente bella. In cielo non c'era nemmeno una nuvola e io, e la mia salopette rosa, non vedevamo l'ora di girare per Brooklyn.
Lo smog era decisamente elevato per i miei polmoni abituati ormai alla campagna ma decisi di provare a non dargli peso. La gente proprio come già sapevo andava di fretta, come se nessuno mi vedesse in mezzo alla strada. La sensazione che provai la aggiunsi subito alla lista delle mie preferite.
Mentre camminavo, mi battei pure nel negozio di animali che, in modo poco carino, mi aveva suggerito Cameron ma sorrisi nel vederlo perché mi ricordò il suo buon umore mattutino, che speravo di ritrovare una volta tornata.
Le strade erano colorate, la gente ben vestita e l'odore di cornetto appena sfornato mi inondò le narici quando arrivai di fronte al Bakery Sweet Home. Inutile dire che entrai a dare un'occhiata e ne uscii con due cornetti caldi e invitanti, uno per me e uno per Cameron.
Una volta comprati decisi di tornare a casa sua, così da farglielo mangiare ancora caldo. Mi sembrava una cosa carina.
Impiegai meno di quanto immaginassi per tornare indietro, ricordando esattamente le stradine che avevo preso per arrivare al negozio di dolci. Mi meravigliai di me stessa visto che a Wichita a stento riuscivo ad arrivare al liceo e tornare.
<<Cam! Sono io!>> urlai da dietro la porta, bussando. <<Cam!?>> dissi ancora, spazientita.
Quando capii che lui non c'era mi sedetti su uno degli scalini del pianerottolo e sbuffai un po' prima di prendere il mio cornetto e mangiarlo. L'unica soluzione che avevo era quella di aspettarlo lì, buona.
Dopo circa venti minuti buoni sentii finalmente il portone aprirsi e dei passi sordi salire le scale. c'erano altri tre piani in quel palazzo ma sperai vivamente che fosse Cameron per rientrare in casa.
Dalle scale, però, emerse un ragazzo. Poteva avere la mia stessa età, portava i capelli corti e una maglietta con lo stemma degli AC/DC sul dorso.
<<Ciao..>> disse quando notò che gli intralciavo il passaggio, decisamente imbarazzato per non avermi vista prima.
<<Ciao.>> sorrisi più imbarazzata di lui, spostandomi per lasciarlo passare.
Lui mi superò lentamente ma al quarto gradino si fermò, voltandosi verso di me.
<<Stai aspettando Cameron?>> chiese incuriosendomi.
<<Ehm, sì. Tu sai dov'è?>> mi sembrò strana quella domanda da un perfetto sconosciuto ma probabilmente abitava lì e conosceva Cam.
Lui scese di nuovo quei quattro scalini e nel modo più naturale possibile si sedette accanto a me, sotto il mio sguardo più che divertito.
<<Si, lo so.>> sorrise. <<E spero tu non sia la sua ragazza.>>
Quando capii perché l'aveva detto sorrisi e ondeggiai la testa a destra e sinistra.
<<Non lo sono, ma se lo fossi stata ci avresti già fatto lasciare. Complimenti per il tatto.>> risi.
<<A quel punto se lo sarebbe meritato.>> rise anche lui. <<Sono Zed.>> mi diede la mano.
<<Cassie.>> gliela strinsi.
<<E che ci fai fuori dalla sua porta, Cassie?>>
<<È un mio amico e visto che momentaneamente mi ospita qui devo aspettarlo nel caso in cui lui decida di uscire all'improvviso senza lasciarmi le chiavi.>> spiegai scrollando le spalle.
<<Adesso è tutto chiaro.>>
<<Quindi è con una ragazza?>> chiesi.
<<È con Leila. Lei da queste parti è LA ragazza.>> scosse la testa ridacchiando <<Tutti qui non fanno che bramare la sua farfallina come se non ce ne fossero altre.>>
<<Tutti tranne te, immagino.>>
<<Nemmeno a Cameron è mai importata più di tanto, è sempre stata lei a strappargliela dai pantaloni.>>
<<Sono sicura che non si sarà disturbato più di tanto a respingerla.>> ridacchiai, imitata da lui.
Ridendo notai che la sua lingua fuoriuscì più volte per leccarsi le labbra. Non era esattamente un ragazzo da evitare ma i suoi atteggiamenti erano quelli di un perfetto mcattivo ragazzo, come Cameron.
I suoi occhi erano di un verde intenso, perfetti per la sua carnagione chiara e i capelli biondo cenere. Il suo naso a patata rendeva il tutto semplicemente molto dolce.
<<Secondo me non tornerà presto, perché non sali da me?! Ti offro un divano e qualcosa da bere.>>
<<Ma questa è una cosa che si fa almeno al terzo appuntamento.>> scherzai.
<<Hai ragione.>> disse sarcasticamente. <<Allora dobbiamo affrettarci col primo e il secondo.>>
La sua risata fu così contagiosa che fece sbuffare anche me.
<<Non sei di queste parti vero?>>
<<No, sono nata a Wichita.>>
<<Allora facciamo che quando vorrai vedere qualche bel posto e il tuo amico Cameron sarà occupato verrai a chiedermi di fare un giro?>> mi strizzò l'occhio alzandosi. <<Abito proprio qua sopra.>>
<<Sei gentilissimo.>> sorrisi <<Ci penserò.>>
<<Ooh, che risposta tenebrosa e scostante. Come se già non vedessi l'ora.>>
Ridacchiai un po', poi sentimmo di nuovo il portone aprirsi e, finalmente, Cameron emergere dalle scale.
Quando ci vide insieme corrucciò le sopracciglia.
<<Ti sta dando fastidio?>> chiese senza salutare nessuno.
<<Cosa? Zed? No.>> risposi confusa.
<<Lascialo perdere, fa sempre il drammatico.>> cantilenò Zed.
<<Buonanotte.>> borbottò Cam, spingendomi per entrare prima di lui.
Riuscii a salutare Zed soltanto con la mano.
<<Sei un vero maleducato!>> lo ripresi una volta chiusa la porta.
<<I tuoi non te l'hanno mai fatto il discorsetto sugli sconosciuti?>>
<<Ovvio che no, se no non avrei mai dormito nella stessa stanza con te dopo averti conosciuto su un tetto.>>
Cameron alzò le sopracciglia con un sorriso stampato sul volto.
<<Mi hai strappato un sorriso, brava.>>
<<Cameron parlo sul serio, non dovevi comportarti in quel modo con Zed. È stato carino con me, se non ci fosse stato lui avrei dovuto aspettarti qua davanti da sola per tutto il tempo.>>
<<Non sapevo quando saresti tornata.>>
<<E io pensavo che saresti tornato a casa più tardi visto che eri in buona compagnia.>>
Il tempo sembrò fermarsi, lui sembrò fermarsi. Notai le sue sopracciglia muoversi ancora, indispettendosi e tornò di nuovo verso di me, con la mascella contratta come se fosse arrabbiato.
<<Di che parli?>>
<<So di Leila e a questo proposito volevo dirti che me ne andrò stasera stessa. Non mi va di dare problemi.>>
<<Problemi?>>
<<Si, beh, potrebbe essere gelosa..>>
<<Di te?>> ridacchiò. <<Non c'è pericolo, tranquilla.>>
Se ne tornò nella sua stanza ridacchiando dopo questa affermazione che, anche se non avrebbe dovuta, mi ferii non poco. Va bene, non era esattamente una fotomodella, non portavo una quarantadue e non mostravo mai il seno come tutte le ragazze della mia età ma trovai ugualmente fuori luogo la sua affermazione. Per come ne aveva parlato Zed, questa Leila doveva essere una vera bomba, la mia autostima decise in quel momento di non volerla incontrare mai.
Passai il pomeriggio sul divano a cambiare canale, c'erano solo quei programmi di cucina che ormai avevano stufato tutti. Cameron probabilmente dormiva perché non venne mai fuori, restò in camera sua per tutto il pomeriggio ma ormai si era fatto tardi e dovevamo cenare prima o poi. Decisi di andarlo a chiamare, anche se probabilmente non se la meritava nemmeno la cena dopo avermi umiliata in quel modo sul mio aspetto fisico.
Come avevo immaginato, lo trovai dormiente sul suo letto, a faccia in giù come un bambino piccolo. Adesso mi dispiaceva ancora di più svegliarlo visto che sembrava simpatico solo in quel modo.
<<Cam!?>> chiamai spostandolo lentamente con la mano.
Lui mugugnò un po', ma non aprì gli occhi.
<<Svegliati!>> dissi cambiando tono di voce, capendo che mi stava semplicemente ignorando.
<<Che c'è?>> si lamentò.
<<Ho fame!>>
Stavolta sembrò capirmi e si voltò di scatto.
<<Tu mi hai svegliato in questo modo perché hai fame?>>
<<Si.>> scrollai le spalle. <<Andiamo a mangiare dai. Ti aspetto di là.>>
Lo sentii soltanto sbuffare ma guadagnai la porta prima che lui potesse obiettare, anche se avevo paura che lui lo prendesse come spunto per riaddormentarsi quindi lo aspettai dietro la porta.
<<Che vuoi?>> sentii dopo circa due minuti che aspettavo. <<Da Jackson? Ci vediamo lì fra venti minuti.>>
Uscì subito dopo dalla sua stanza, trovandomi davanti alla sua porta con le braccia conserte.
<<Mi hai fatto prendere un colpo!>>
<<Pensavo che ti saresti riaddormentato.>>
<<Comunque non posso venire a fare colazione, mi dispiace.>> lo seguii per il corridoio fino alla cucina.
<<Parli sul serio?>>
<<Si. Mi aspettano da Jackson.>>
<<Come se io sapessi cos'è Jackson..>>
<<Non importa che tu lo sappia.>> prese le chiavi e uscì di casa.
Mi ritrovai da sola, affamata e decisamente irritata, così feci l'unica cosa sensata che mi venne in mente.
Corsi a mettere un po' di mascara sugli occhi, mi cambiai e arricciai un po' i capelli con la schiuma, poi uscii di casa anch'io. Invece di scendere verso il portone, salii verso casa di Zed. Magari mi avrebbe fatto compagnia.
<<Sei solo un bastardo!>> udii prima di arrivare al suo piano e una ragazza mi sorpassò correndo, quasi spingendomi.
Quando arrivai lo trovai già fuori dalla porta con una mano sulla testa e un'espressione nervosa in viso, che però si calmò non appena mi vide arrivare davanti a lui.
<<Cassie..>> disse imbarazzandosi.
<<Scusami, forse è brutto momento.>>
<<No no, resta.>> mi prese per una mano prima che io potessi girarmi per andare via. <<Scusa.>> si imbarazzò di nuovo, togliendo la mano dalla mia.
<<Io ero solo venuta qui per chiederti se ti va di cenare con me. Non ho idea di come arrivare in un fast food, ma lo troverò da sola. Capisco che non è il momento.>>
<<No!>> disse soffocando un urlo. <<Fammi prendere la giacca, arrivo.>> mi sorrise e si voltò, lasciando la porta aperta.
Casa sua sembrava semi vuota, come se ci vivesse poco lì, ma i muri azzurri sembravano proprio quelli di un bambino sognatore.
Ci mise poco a tornare e, sorridendomi ancora, chiuse la porta e scendemmo insieme.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro