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Non programmare nulla

<<Mmh..>> mugugnai mandando giù il primo boccone di quella squisitissima pizza ai peperoni.

<<È buona?>> chiese Zed, ridacchiando per il  mio verso.

<<Vuoi assaggiare? Provare per credere!>>

Sorridente, vedendo la mia scioltezza nei suoi confronti, si avvicinò per dare un morso alla mia fetta di pizza, senza però lasciare il mio sguardo. Quando si staccò dalla pizza si leccò lentamente le labbra, sentii la stessa sensazione dei film che vanno in rallenty ogni volta che un tizio figo fa qualcosa di vagamente erotico.

<<È davvero buona.>> disse infine, ritornando col sedere sulla sua sedia.

<<Posso farti una domanda?>> dissi poi, vedendolo addentare la sua di pizza.

<<Quella è la mia ex ragazza. Non ha accettato che io l'abbia lasciata ma, dopotutto, l'ha voluto lei.>>

Feci un minuto di silenzio dopo questa piccola confessione, la mia domanda non era questa. Anzi, avrei proprio voluto evitare l'argomento.

<<Veramente...>> mi imbarazzai <<Volevo chiederti di dove sei. Hai un bellissimo accento Britannico.>>

<<Oh, scusa..>> arruffò i capelli in modo imbarazzato, sembrò così dolce. <<Ti ringrazio per il complimento, sono nato a Londra.>>

<<È fantastica Londra! Sono riuscita a vederla solo in foto fino ad oggi.>> finsi un broncio <<Ma ci andrò presto.>>

<<Magari ti ci porto io.>> mi fece l'occhiolino e poi chiese il conto.

Uscimmo da quella pizzeria con le pance piene e i sorrisi in volto, ero contenta di essere stata un po' fuori finalmente ma pensavo anche a Cameron. Perché era andato via in quel modo?

<<Tu invece? Sei venuta qui per restare?>> chiese mentre passeggiavamo per le stradine illuminate di Brooklyn.

<<Si. Non è stato facile arrivarci quindi credo proprio che resterò qui.>>

<<E starai sempre da Cameron?>>

<<Oh no, spero proprio di no.>> ridacchiai <<Devo trovare un lavoro, poi provvederò ad un appartamento tutto mio.>>

<<Hai un piano! Mi piaci!>>

<<Si.. Ho la mania di organizzare tutto.>>

<<Allora non sai quanto possono essere belle le cose che accadono all'improvviso. Questo non va bene, dobbiamo rimediare.>>

Zed mi prese una mano e mi spinse a correre insieme a lui. All'inizio non capii, poi decisi di fidarmi di lui, non so perché. Corremmo tanto, come due forsennati, ma nemmeno in quel caso qualcuno sembrò notarci. Forse la gente lì non era solo perennemente assorta nei pensieri, era fredda. Come la neve.
Probabilmente a Wichita la gente ti avrebbe guardato col sorriso sulle labbra se fossi passata correndo in questo modo, qui era come se non lo stessi facendo.
Arrivammo davanti ad un cancello rosso, che dava il via ad una specie di foresta visibile attraverso dei vetri. Come un orto botanico ma... Più vasto.

<<Che posto è questo?>>

<<È dove vengo quando la città mi annoia.>>

<<E questo quante volte succede?>> ridacchiai.

<<Ok, vengo qui ogni giorno.>> rise lui, ammettendolo.

<<Allora è come se fosse una cosa organizzata no?>>

<<No, perché io non programmo di venire qui, ci vengo e basta. Adesso entriamo dai.>>

<<Ma l'entrata non è quella?>> dissi indicando il cancello e guardando lui andare dall'altra parte.

<<Tu..di solito...paghi il biglietto per entrare nei posti?>> rise, facendo ridere anche me.

<<Tu no?>>

<<Ovvio che no. E poi a quest'ora è chiuso.>> mi prese nuovamente per mano e mi portò sul retro della struttura di vetro. C'era un altro cancello ma più basso.

<<Devo confessarti una cosa.>> dissi imbarazzata. <<Credo di non riuscirci.>>

<<A scavalcare?>>

<<Già.>>

Zed sorrise, ma un sorriso dolce, di quelli che non ti giudicano.

<<Ti dò una mano io.>>

Mi avvicinai a lui e infilai un piede in una delle fessure del cancello, poi mi sollevai.
Lui fece lo stesso e io continuai a salire per far salire anche lui, mi stava aiutando in questo modo. Mi dava ansia.
Una volta arrivata in cima guardai giù e strinsi bene il cancello sotto di me.

<<Ho un problema!>>

<<Che succede?>> arrivò anche lui vicino a me.

<<Come scendo adesso?>>

Vidi solo il suo sorriso, poi si buttò.

<<Così!>> allargò le braccia sotto di me. <<Ti prendo io.>>

<<Sono pesante, forse è meglio che..>>

<<Che resti lì?>> rise <<Dai codarda, buttati. Giuro che ti prendo.>>

Lui era sotto di me, con le braccia larghe.
Non volevo, ma non potevo nemmeno rimanere lassù.
Chiusi gli occhi e lasciai la presa del cancello, buttandomi in avanti.
Quando riaprì gli occhi mi ritrovai tra le sue braccia.

<<Visto? Ti ho presa.>>

<<Grazie.>>

Mi risistemai in piedi e entrammo dentro la foresta di piante, sempre da una porta secondaria.

Una volta lì dentro capii perché quel posto gli sembrava così speciale, lo era davvero. Le luci blu rendevano il tutto più misterioso, ma comunque chiaro e splendido.

<<Qua dentro è come se il mondo esterno non esistesse, capisci? Devi dimenticare tutto ciò che c'è fuori. Dimenticalo.>> disse mettendosi davanti a me, con le mani sulle mie spalle.

Mi prese di nuovo per mano, portandomi davanti al recinto degli orsi. Dormivano beati, tranne uno che li guardava attentamente, come a volerli proteggere da qualcosa.

<<Quella è Asia, chiamata così perché è stata trasferita proprio da lì. Protegge i suoi piccoli, li guarda mentre dormono anche se sa che qui nessuno potrebbe farle del male.>>

<<Che cosa meravigliosa l'amore di una madre.>>

<<La tua è a Wichita?>>

<<La mia è in cielo, a dire la verità.>>

<<In cielo?>>

<<O da qualsiasi altra parte si vada quando si muore..>>

<<Piccola..>> sussurrò abbracciandomi d'impulso, facendomi arrossire. <<Mi dispiace, non te lo avrei chiesto se avessi saputo.>>

<<Tranquillo, non potevi saperlo.>>

La serata trascorse tra chiacchiere leggere e sguardi davvero pesanti, ma ugualmente apprezzati. I suoi occhi sembravano trafiggerti ma lo facevano con dolcezza, senza farti male.
Avevo il cellulare scarico, la mente completamente libera ma ad un certo punto mi resi conto del tempo che passava.

<<Abbiamo totalmente perso la cognizione del tempo, è mezzanotte!>> dissi quasi allarmata, pensando a Cameron che probabilmente già dormiva.

<<Mezzanotte?>> fece lui sbalordito <<È tre ore che siamo qui dentro?>> rise alzandosi.

Ci dirigemmo verso l'uscita e scavalcare stavolta non fu così difficile, sempre con l'aiuto di Zed.
Ci punzecchiammo per tutta la strada fino ad arrivare al nostro portone, lì si fermò un secondo.

<<È stata una bellissima serata, non mi era mai successo di perdere la cognizione del tempo in questo modo.>>

<<Anche io sono stata benissimo, grazie per tutto.>>

Ci abbracciammo come due vecchi amici, era stato così dal primo istante con lui.
Ad un tratto, nel silenzio della notte, un rumore mi fece sobbalzare.

<<Dove sei stata?>>

Era il portone, da cui fuoriuscì un Cameron abbastanza contrariato.

<<Con Zed.>> dissi semplicemente <<Abbiamo mangiato una pizza, non fare quella faccia.>>

<<È mezzanotte.>> disse lui sempre con quelle sopracciglia così corrucciate che prima o poi gli sarebbero cadute a forza di storcerle in quel modo per ogni cosa.

<<Calmati Dallas!>> intervenne a questo punto Zed. <<Ci siamo solo divertiti un po', meglio di restare da sola in casa ad aspettare te che te la spassi con Leila.>>

<<Tu devi farti gli affari tuoi! Ti conviene!>>

<<Sembri così coraggioso stasera..>> gli rise in faccia <<Quasi quasi ho paura che la tua sia una minaccia!>>

<<Lo è.>> rispose Cameron avvicinandosi.

<<Va bene, che sta succedendo?>> mi intromisi, mettendomi proprio in mezzo a loro.

<<Succede che non puoi andartene in giro senza dire nulla in una città che non conosci, con uno sconosciuto che le tratta tutte allo stesso modo!>>

<<Forse dovresti cambiare opinione su di me.>> cantilenò Zed.

<<O forse..>> evitai di farlo rispondere <<Dovresti fidarti di me.>>

<<Non mi fido di lui..>> lo guardò male.

<<Adesso sono stanca, voglio andare a dormire quindi andiamo.>> lo spinsi all'interno del palazzo. <<Buonanotte Zed, grazie ancora per tutto.>>

<<A domani piccola.>> alzò una mano lui.

Quando entrammo in casa notai che tutte le luci erano spente, niente si era mosso da come lo avevo lasciato stamattina.

<<Ti sei appena ritirato anche tu?>> chiesi.

<<Tu puoi e io no?>>

<<Non fare l'antipatico con me, Zed è stato carino.>>

<<Lo sarà fino a quando non gli darai ciò che vuole.>>

Alzai gli occhi al cielo, poi però sorrisi.

<<Non vorrei sbagliarmi ma..>> dissi avvicinandomi sul divano in cui era seduto lui <<credo che tu ti sia affezionato a me.>>

Cameron mi guardò di sottecchi, rispondendo senza guardarmi.

<<Mi dispiace doverti dire che ti sbagli. Anzi no, non mi dispiace.>>

<<Allora perché stai attento a quello che faccio e con chi lo faccio?>>

<<Perché abiti qui e se ti capitasse qualcosa la responsabilità sarebbe mia. Non voglio averti sulla coscienza, tutto qua.>>

<<Quindi quando me ne andrò non ti importerà più di cosa faccio?>>

<<No, a quel punto saranno affari tuoi.>>

<<Mi parlerai ancora almeno?>> scherzai, stavolta sedendomi accanto a lui.

<<Probabilmente no.>> abbozzò un sorriso anche lui. <<A quel punto sarai così innamorata di me che non riuscirò più a sopportarti.>> sussurrò avvicinandosi naso a naso con me.

Sbattei le palpebre un paio di volte per l'incredulità delle sue parole, poi gli sorrisi.

<<O forse non ci parleremo più perché sarai tu quello ossessionato da me.>>

<<Mi sembra più probabile la prima.>> si alzò dal divano e mi fece un cenno con la mano, credo per augurarmi la buonanotte e lo fissai scomparire nel corridoio.

Pensavo che una volta entrati in casa avremmo litigato e invece sembrava di buon umore. Stranamente.

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