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Fami(g)liari

<<Sei sicura che vuoi stare qui?>> chiese Zed guardando l'insegna un po' logora di Hank's.

<<Si.>> sospirai guardandolo sorridente <<Sam mi ha detto che Cameron è tornato a casa quindi io posso starmene tranquilla qui per un po', Hank sarà contento.>>

<<Va bene, se lo dici tu ci credo.>>

<<Ah..>> dissi prendendogli una mano <<Mi dispiace che non siamo riusciti ad andare allo zoo, ti giuro che mi sarebbe piaciuto tantissimo ma è meglio che per adesso io stia qui.>>

<<Tranquilla. Andremo un'altra volta.>> mi sorrise, appoggiò delicatamente le sue labbra sulla mia guancia e se ne andò lasciandomi lì, contenta di rivedere Hank ma triste per tutto il resto.

Entrai sorridente, anche se ero sicura che Hank sapesse già tutto, ma io volevo sempre sembrare più forte di quello che in realtà ero. Il locale era pieno di gente che mangiava già a quell'ora del mattino e l'odore di pancake ai mirtilli mi inondò le narici. Al bancone non c'era Hank ma un ragazzo che poteva avere più o meno la mia età e non appena mi avvicinai, mi sorrise cordialmente.

<<Buongiorno. Non capita spesso di vedere una ragazza tutta sola qui, ti sei persa per caso?>> mi chiese troppo sarcasticamente.

Lo guardai con aria disgustata probabilmente, non potevo farci nulla, la mia faccia aveva vita propria. Però era un dipendente di Hank, dovevo comportarmi bene.

<<Cerco Hank, puoi chiamarmelo?>> chiesi gentilmente.

<<Tu cerchi Hank?>> assunse un espressione sorpresa <<Zio Hank!>> chiamò urlando <<C'è una bella ragazza  che ti cerca!>>

<<Zio?>>

Hank venne fuori dalla porta che dava sul magazzino e non appena mi vide corse per raggirare il bancone e venne ad abbracciarmi forte.

<<Cassie! Non vedevo l'ora di vederti piccola!>> mi strinse forte, come se fosse quasi sollevato di vedermi.

<<Come stai? Anch'io sono felice di essere qui e.. zio Hank?>> striminzii gli occhi, indicando il giovane baldo dietro al bancone.

Hank lo guardò e poi entrambi spostarono lo sguardo verso di me. C'era tensione e questo mi incuriosii molto.

<<Si beh, lui è Brody. Il figlio più piccolo di mia sorella Haidy.>> Lo indicava ancora.

Brody fece un sorriso imbarazzato e si indicò a sua volte <<Figlio più piccolo, presente!>>

<<Piacere Brody, io sono Cassie.>> strinsi la mano al nipote di Hank e tornai serena.

<<Lo hanno mandato qui dalla California perché ha bisogno di staccarsi da quegli stupidissimi videogames. Non fa altro, tutto il giorno!>> si lamentò Hank e Brody alzò gli occhi al cielo. Doveva essere estenuante sentirselo dire continuamente.

<<Beh Brody, io resterò qui per un po', magari possiamo rendere questa punizione leggermente più divertente. Senza video giochi, ovvio.>>

<<Non è una punizione, si fa le spalle forti il ragazzo qui!>> borbottò Hank tornandosene di là.

Il clima era sempre uguale lì, era bello vedere che almeno da qualche parte nel mondo le cose non cambiavano mai. Io e Brody parlammo del più e del meno, mi disse che nonostante i suoi giovanissimi diciassette anni, e i video giochi, aveva fatto già tre  lavori diversi e che sua madre non era per niente orgogliosa di lui nonostante quest'ultimo ci provasse ad essere d'aiuto per lei. Mi raccontò che zio Hank quando erano piccoli lui e suo fratello Robert, li portava in un enorme parco lì a San Diego, se li caricava sulle spalle e li faceva volare come su un aeroplano in collisione. Una volta Robert vomitò per venti minuti, ma dopo chiese di poter risalire a bordo.

<<E' forte mio fratello! Adesso ha ventiquattro anni ma quelle rare volte che ci vediamo è sempre festa. Lui lavora in Italia, viene a trovarci una volta ogni due, tre anni e mia mamma vanta suo figlio con orgoglio ovunque va.>>

<<Tu non hai mai pensato di raggiungerlo?>>

<<Si, certo. Lo dico spesso a mia madre ma lei mi ricorda che sono un buono a nulla e mi dice che al massimo finirò a fare il lava piatti in qualche ristorante Italiano di San Diego.>> alzò ancora gli occhi al cielo <<Che poi come mestiere non è neanche male, non sono uno che aspira a chissà cosa.>>

<<Magari te lo dice solo per spronarti. Non penso che una madre possa pensare seriamente cosa cattive su un figlio. Sono sicura che è solo un modo un po' forte per spingerti a seguire le orme di tuo fratello.>>

Mi sorrise, ma non aggiunse altro.

CAMERON:

L'ultima sigaretta mi aveva lasciato uno strano sapore amarognolo in bocca. Ormai mi dava fastidio qualsiasi cosa.
Provai due, tre volte ad accendere la TV per distrarmi, portai Max a fare i bisogni anche se ormai si era abituato al suo angolo in casa, provai addirittura a farmi una lavatrice con scarsi risultati, ma niente riusciva a distrarmi sul serio. Cassie era andata via da un giorno, soltanto ventiquattro ore e io mi sentivo già perso.
Non ci pensavo a ciò che le avevo fatto perché sapevo che se avessi iniziato ad odiare me stesso stavolta non sarei venuto fuori facilmente. Pensavo a lei e continuavo a scrivere ad Hank per avere sue notizie. Quell'uomo era un angelo, forse una delle poche persone a cui volevo bene davvero.

"Sta parlando con Brody, ha detto che resta qui per un po'. È in buone mani."

Sapevo che era vero, ma sapevo anche che mi odiava e l'avevo ferita ancora, stavolta gravemente, e Cassie non era il tipo di ragazza che certe cose le perdonava facilmente.

Guardavo Max camminare davanti a me annoiato, anche lui sentiva la mancanza di quella splendida creatura bionda. Guardavo la gente in strada ma non la vedevo, non aveva senso guardare qualcosa che non ti importava e nulla ormai mi interessava senza di lei. Magari Cassie avrebbe notato delle scarpe strane e mi avrebbe detto di guardarle con una faccia buffa o magari si sarebbe soffermata su una coppia di bambini, lei ama i bambini. Mi mancava come l'aria.

<<Dallas!>> udii, ma non mi voltai nemmeno. La voce fastidiosa di Zed mi faceva venire il mal di testa. <<Hey!>> continuò avvicinandosi a me.

<<Che vuoi?>> risposi continuando a guardare Max.

<<Probabilmente non dovrei dirtelo ma gira una voce fra i ragazzi..>>

<<Che voce?>> non ero preoccupato, ma curioso.

<<Dicono che Adam si sia messo nei guai con dei tizi di Manchester, roba seria. Parlavano di non dirti nulla perché sanno che vai fuori di testa per uno di loro, lo chiamano "il grillo" se non sbaglio.>>

<<Che cazzo c'entra il grillo con Adam?>>

<<Adam ha venduto roba al suo gruppo, roba non buona e tu sai cosa ti fa fare quello schifo.>> mi guardava come ad accusarmi. <<Beh si, insomma, come l'altra sera..>>

<<Sta zitto! Non parlarmi dell'altra sera cazzo!>> urlai, rendendomi conto solo dopo di essere per strada di fronte a mille persone <<Hai raccontato a Cassie qualcosa?>>

<<N-no, non devo essere io a dirglielo.>>

<<E stanne fuori!>> lo puntai <<È meglio per te!>> lo spinsi e andai via tirando Max.

Stavolta non sarebbe finita bene.

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