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Chi cerca trova, o quasi

<<Non posso uscire così. Sembro stupido!>> borbottò Cameron da dietro la porta della camera da letto.

<<Cameron siamo già in ritardo! E poi nessuno può sembrare stupido con gli abiti di Sherlock Holmes.>>

<<Cassie è questione di orgoglio, non riesco!>>

<<Per favore.>> cantilenai.

<<Non ti sopporto più.>>

<<Se non esci subito mi cambierò anch'io e saremo gli unici due idioti senza l'abito a tema.>>

La porta si aprì di scatto e un sorriso illuminò la mia faccia quando me lo ritrovai davanti col suo cappello a cilindro e il mantello vittoriano. Stava proprio bene, molto curato e con un sopracciglio mezzo tagliato ma pur sempre nel suo stile.

<<Non guardarmi come si guardano i bambini a carnevale!>> borbottò.

<<Stai benissimo! Davvero.>> dissi sinceramene <<Vorrei farti una foto!>>

<<Non ti azzardare.>> minacciò, andando in cucina per prendere le chiavi e il portafogli.

Una volta che tutto fu pronto spensi le luci del corridoio e della cucina e chiusi la porta alle mie spalle. Cameron non si sentiva per niente a suo agio e nemmeno io, si respirava un'aria tesissima in quell'ascensore.

<<Mi rendi nervosa così.>>

<<Non posso farci niente.>>

<<È solo un pantalone e un mantello, sono io quella nuda!>>

I suoi occhi finirono sulla mia scollatura profonda.

<<Guardarmi in faccia almeno!>> urlai.

<<Tu...distrae quel vestito.>>

<<Chi lo indossa ha anche un destro micidiale.>>

Cam sorrise finalmente e il tragitto per arrivare al pub fu più che piacevole.

Il pub era già stracolmo di gente al nostro arrivo. Erano tutti vestiti a tema, cosa poco positiva per quelli già ubriachi. La gente avrebbe iniziato a vedere i mostri a breve e io volevo evitare risse quella sera.
Quando entrammo notai subito Sam, vestita da Audry Hapburn, seduta tutta sola al bancone del bar.

<<Auguri bellissima!>> le urlai all'orecchio ma lei mi rivolse soltanto un sorriso forzato. <<Che succede?>> chiesi, facendo cenno a Cameron di lasciarci sole.

<<Questa festa non è per me. Adam l'aveva dimenticato davvero che oggi è il mio compleanno!>>

Aveva le lacrime agli occhi e guardandomi intorno notai che non c'era nessuno striscione di buon compleanno o regali, nemmeno una torta. Era tristissimo vederla così.

<<Lui non ti ha detto niente fino a quando non siete arrivati qui?>>

<<Niente. Continuava a ripetere che era la mia festa e invece quando sono arrivata qui ho scoperto che era già tutto organizzato per una scolaresca e che Adam ha pregato Brad, il proprietario, per fare entrare anche noi visto che non aveva potuto organizzare niente da solo.>>

<<Mi dispiace...>> dissi cercando Adam con gli occhi. <<Se può consolarti oggi non è stata una bella giornata per nessuna delle due, quindi adesso ci alziamo e andiamo a ballare in quella fottuta pista!>>

<<Cassie?! Sei tu?!>> disse Sam sconvolta.

<<No!>> le sorrisi. <<Sono Jessica Rabbit.>> feci una linguaccia per farla sorridere un po' e la trascinai in pista.

Il mio abito non mi permetteva di fare movimenti esagerati, ma anche volendo io non ero abituata a posti come questo dove si ballava vicino a mille ragazzi sudaticci e ubriachi, quindi andava bene. Sam inizialmente non sembrò molto convinta poi si diede da fare per muoversi al meglio, forse la festa non era per lei ma avremmo festeggiato comunque.

<<Quando ti ho conosciuta non credevo che l'avrei detto ma ti adoro!>> mi urlò all'orecchio.

<<Anche io!>> risposi prendendo le sue mani e ballando insieme a lei. Sembravamo più ubriache di chi aveva bevuto.

Dopo un'ora sentivo la pelle completamente imperlata di sudore e l'atmosfera si era davvero riscaldata. Partirono i lenti, così io e Sam decidemmo di prenderci una pausa. Quel pub sapeva di drammi, non lo avevo preso molto a genio nemmeno la prima volta che c'ero stata e continuava davvero ad essere così. Mentre Sam ordinava due Malibu e cola, cercavo Cameron con gli occhi ma non riuscii a vederlo da nessuna parte. Probabilmente era con Adam da qualche parte pensai, ma poi vidi quest'ultimo parlare con una ragazza vicino la pista.

<<Che figlio di puttana!>> urlò Sam vedendolo subito dopo me.

Si alzò senza pagare da bere e corse verso di lui, io istintivamente le andai dietro, sotto lo sguardo furioso del barman.

<<Chi è questa sgualdrina!?!>> urlò lei, fuori di se.

La ragazza che stava con Adam indietreggiò fissandola impaurita e confusa. Lui invece sorrise.

<<Lei è...>> la guardò <<Com'è che ti chiami?>>

Era ubriaco perso e non capiva che stava distruggendo la sua relazione. Il viso di Sam si riempì di lacrime amare e non riuscì nemmeno a insultarlo o a fare una scenata, scappò via.

<<Sei un vero coglione!>> dissi io a posto suo, poi la seguii.

Quando tornai nel parcheggio il vento freddo sembrò tagliarmi la faccia. Non riuscivo a vederla, era come sparita nel nulla ma ero sicura che fosse uscita fuori. Iniziai ad urlare il suo nome, ma niente.

<<Hey..>> sentii dietro di me. Era Zed.

<<Ciao Zed... Hai visto Sam?>>

Il suo sguardo dal mio vestito passò ai miei occhi e mi indicò il retro della casa.

<<Che succede? Che ha Sam?>> urlò venendomi dietro.

<<Adam ha combinato un casino e lei adesso sta piangendo da sola da qualche parte! Devo trovarla, non sono riuscita ad andarle dietro con queste scarpe!>> le tolsi appoggiandomi al suo braccio e ricominciai a cercare.

<<Forse è andata nel giardino con la fontana. Sam adora quel posto.>> suggerì Zed.

<<Non so dove si trova.>>

<<Vieni.>> mi prese per mano e arrivammo davanti ad un grande cancello aperto. A due isolati dal pub.

<<Sam!>> urlò lui.

<<Ma dove si è cacciata?!>> mi lamentai io, in pensiero per lei.

Arrivammo davanti ad un enorme fontana. Il posto era praticamente privo di illuminazione e sembrava non esserci nessuno oltre noi.

<<Ma sei sicuro? In questo posto non ci verrei nemmeno accompagnata, figuriamoci da sola!>> dissi a Zed.

<<Sam viene spesso qui e lo fa da tantissimi anni. Di giorno non fa così paura.>>

<<Shhh...>> udimmo poi.

Mi avvicinai di più a lui. Iniziavo ad avere paura seriamente.

<<Chi c'è?>> urlò Zed.

Nessuno rispose ma le foglie alla nostra destra continuavamo a muoversi.

<<Sam! Se sei tu esci, non è divertente!>>

<<Smettila di urlare ragazzina!>> biascicò una voce femminile emergendo da dietro un cespuglio.

Aveva i capelli scompigliati e si abbassava la gonna il più velocemente possibile. Non si vedevano bene i lineamenti del viso ma riconobbi la sua voce.

<<Leila che cazzo stai facendo qui al buio?>> la riconobbe anche Zed.

<<Non sono affari tuoi tesoro. Tu che fai con la piccola Cenerentola?>> disse, simpatica come sempre.

Se non fosse per il mio sesto senso e la mia innata dote nell'attirare a me le disgrazie, non mi sarebbe mai venuto in mente che lì, con lei dietro a quel cespuglio, potesse esserci anche Cameron. Non avevo alcun motivo per farmi questa domanda e sicuramente, anche se fosse stato lì, non sarebbe potuto uscire senza farsi vedere da me quindi mi avvicinai lentamente.

<<Che fai Cassie?!>> chiese Zed.

<<Io sto cercando Sam no? Non ho alcuna voglia di tenere gente nascosta dietro ad una siepe solo perché pensa che mi importi qualcosa delle sue prestazioni sessuali.>>

Scostai le foglie e lì dietro non c'era nessuno. Arrossii per questo.

<<Sei forse uscita di testa?>> fece con aria disgustata Leila.

<<Vuoi seriamente litigare con me?>> le chiesi furibonda.

<<Va bene, noi dobbiamo andare.>> mi prese per una mano Zed <<Tu torna a fare quello che stavi facendo lì dietro.>> disse senza curarsene troppo, a quella puttanella arrogante.

Mi rigiravo in mano l'orologio che avevo trovato dietro quelle foglie. Speravo di sbagliarmi, ma sembrava quello di Cameron.

Sam non la trovai da nessuna parte ma ormai erano le tre del mattino e io aspettai praticamente tutta la serata fuori dal pub. La gente ubriaca sembrava felice, io ero sempre quella che si divertiva meno. Odiavo l'idea di essere vestita in quel modo ridicolo e di stare tutta sola su uno squallido muretto, col pensiero di Sam e gli occhi di Zed continuamente addosso per controllarmi. Di Cameron nemmeno l'ombra, per tutta la sera. Probabilmente si era già scordato di quello che mi aveva detto in auto, che non si sarebbe fatto Leila. Ero quasi certa del fatto che fosse lui dietro quel cespuglio e glielo avrei fatto presente quando sarebbe tornato a cercarmi per tornare a casa senza il suo orologio.  Sempre se si fosse ricordato di me.

<<Hai bisogno di un passaggio a casa?>> chiese Zed, vedendomi ancora lì da sola.

<<Sei molto gentile ma forse dovrei aspettare Cameron. Insomma, è scomparso ma penso che tornerà a prendermi. No?!>> feci, sinceramente confusa sulla risposta.

<<Non c'è nemmeno l'auto e, in tutta sincerità, non c'è nemmeno Leila. Mi odierei se ti lasciassi qui da sola.>>

Mi guardai un po' intorno, costatando che stavano già andando via tutti. Se Cameron era davvero andato via con quella poco di buono io non avevo alcun motivo di aspettarlo lì.
Mi alzai e accettai il passaggio di Zed, affranta. Non per lui, ma per l'idea che iniziavo a farmi di Cameron.
Perché alludere al fatto che non ti porterai a letto una ragazza, se sai che non riesci a resisterle?
Senza ombra di dubbio lei era bellissima e molto sexy, ma nella mia testa continuavo a immaginare Cameron sempre con me. Come se io avessi qualche possibilità di piacergli davvero.

In auto guardai Zed, forse avrei dovuto concentrarmi su di lui. Mi meritava e non si comportava mai male con me, non come Cameron, che invece mi faceva sempre stare peggio.

Mentre la strada filava sotto le ruote della sua Toyota, Zed mi sorrise calorosamente. Dovevo prendere una decisione in fretta, il giorno dopo saremmo usciti insieme e io dovevo mettermi in testa che non potevo tenere nella mia vita entrambi. Non nel senso in cui volevo io almeno.

Arrivati sotto casa mia scese dall'auto e mi aprì la portiera. Guardandolo bene mi dissi che era molto carino, non ai livelli di Cameron, ma quasi. Era premuroso e mi guardava esattamente nel modo in cui io avrei voluto che mi guardasse quel finto biondo.

<<Grazie per il passaggio. Allora, ci vediamo domani?>> gli chiesi, venendolo illuminarsi.

<<Si, se ancora vuoi.>> rispose speranzoso.

<<Certo che voglio. Ci vediamo domani.>> gli stampai un casto bacio sulla guancia e gli sorrisi prima di entrare nel portone del palazzo.

Entrai in casa con la speranza che Cameron fosse lì, da solo. E invece non trovai nessuno, a parte i bicchieri sporchi che ancora sostavano sul lavello.
Non avevo nemmeno il numero di Sam, né il suo a pensarci...Non potevo contattare nessuno e questo mi fece andare a dormire con angoscia.
Non sapevo dove si erano cacciate le uniche due persone che davvero mi interessavano. Probabilmente ero una pessima amica per entrambi.

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