A Lunedì
Cameron decise di fermarsi anche al negozio, da sua nonna April, per prendere le buste della spesa.
Quando entrammo il primo a farci una festa fu Max.
<<Non hai idea di come ha fatto mentre sei stata via. Ti ha aspettato qui, vicino al tuo posto dietro al bancone.>> mi raccontò lei.
<<Ciao piccolo mio..>> lo accarezzai e lui sembrò felice. <<Tranquillo, domani verrò a lavorare come gli altri giorni e accoglieremo le persone insieme.>>
Cameron sembrò sorpreso di tutto quell'affetto, forse perché Max per la prima volta era venuto prima da me e poi da lui. Adoravo quel cagnolone.
<<Quindi prima stava lei da te e adesso stai andando tu a vivere da lei?>> chiese turbata April.
<<Si nonna, adesso però dobbiamo andare. Sai che odio le domande.>>
<<Ma non mi nascondete niente, vero?>> chiese ancora, guardando me stavolta.
<<No April, non le nascondiamo niente. Cameron ha solo paura del buio.>> lo burlai, facendo ridere sua nonna.
<<Adesso andiamo per favore. Ho bisogno di una doccia e poi dobbiamo pensare ai costumi.>> si lamentò, ansioso di andare via.
Salutammo April e risalimmo in auto. Non vedevo l'ora di fare una doccia come si deve e di sistemare le cose per la festa di Sam. Ero contentissima per lei, Adam non poteva dimenticarsi del suo giorno più importante.
Una volta a casa Cameron si incaricò di sistemare tutta la roba e io, nel frattempo, andai a fare finalmente la doccia.
Impiegammo poco tempo a lavarci e sistemarci, quasi senza nemmeno parlare fra di noi. Dopo un'ora esatta eravamo già pronti davanti alla porta per uscire di nuovo.
<<La festa si terrà al pub.>> disse in auto Cameron.
<<Si avevo immaginato.>>
<<E ci sarà anche Leila..>>
<<Quindi?>>
<<Quindi ci proverà sicuramente con me e io non voglio, cioè, che magari tu ci resti male.>>
<<Non mi interessa, sono cose tue.>> finsi indifferenza. <<Ma non portarla a casa mia.>> lo avvisai.
<<Non ho detto che ho intenzione di portarmela a letto, solo che ci proverà con me.>>
Lo guardai bene in viso, non scherzava.
Ancora segnali da ignorare. Odiavo questo malessere.
Il negozio di costumi era situato vicino un enorme palazzo rosa. Troppo carino.
<<Quel palazzo apparteneva ad una principessa. O almeno così dicono.>> mi informò Cam, vedendo il mio sguardo innamorato.
<<E adesso è abitato?>>
<<Lo affittano per feste o cerimonie. Come ogni cosa, adesso è solo un luogo dove gente che non ha voglia di lavorare guadagna.>>
<<È bellissimo però.>>
<<Carino.>> borbottò entrando nel negozio.
Guardai un po' tutti i costumi femminili presenti lì dentro. La scelta non era vastissima, ma probabilmente si sarebbero vestite tutte da Marilyn Monroe. Dovevo trovare qualcosa di originale, qualcosa di veramente bello.
<<Cerchi un costume per una festa a tema giusto?>> mi chiese un ragazzo molto gentile.
<<S-si.>> gli risposi.
<<Sono un commesso, tranquilla.>> si presentò <<Il tema?>> chiese ancora, dolcemente.
<<Hollywood.>>
Mi guardò qualche secondo e io guardai lui. Sul cartellino c'era scritto il suo nome: Pitt.
<<Perché mi stai guardando così, Pitt?>> Risi.
<<Ho il costume adatto per te!>> mi rispose imbarazzandosi.
Lo seguii per qualche scaffale, dopodiché uscì un paio di pacchettini.
<<Mi sembra di averti sentito dire al tuo ragazzo che non vuoi qualcosa di scontato come Marilyn Monroe esatto?>> chiese.
<<Ehm.. Si. Ma quello non è il mio ragazzo.>> mi imbarazzai, sembrava davvero una cosa brutta da dire, nonostante fosse la verità.
<<Ah...Bene.>> quando si accorse di averlo detto ad alta voce diventò rosso come un pomodoro. <<Scusa, cioè...>>
<<Va bene. Tranquillo.>> cercai di farlo calmare, iniziava ad innervosire anche me.
<<Allora potresti essere Jessica Rabbit!>> mi suggerì.
<<Con il mio fisico? Preferisco coprirmi un po' di più.>> scherzai.
<<Secondo me staresti benissimo invece.>> ci raggiunse Cameron, con in mano il suo costume da Sherlock.
Pitt lo guardò e mi sorrise.
<<Anche secondo me. Potresti provarlo intanto e magari giudicare dopo.>>
Guardai entrambi e mi arresi.
<<D'accordo, lo provo.>>
Mi seguirono tutti e due fino ai camerini, senza smettere di guardarsi.
<<Va tutto bene?>> chiesi.
<<Si.>> rispose Pitt.
<<Certo.>> chiuse la discussione Cameron.
Mettere quel vestito fu una specie di trauma ma alla fine mi sistemai per bene. Certo, la parrucca era scomodissima ma vedendomi davanti a quello specchio con quell'abito sexy fu d'aiuto per la mia autostima.
<<Come è finita? Vuoi farmi vedere come stai?>> chiese Cameron da dietro la porta.
<<Un attimo solo.>>
<<Se hai bisogno di cose come chiudere la cerniera o sistemare la parrucca puoi chiedere.>> mi disse poi il commesso.
<<Ma fai sul serio?>> sentii intervenire Cameron. <<Se avesse bisogno di queste cose lo chiederebbe a me, non le servi tu.>>
<<S-scusa. Questo è il mio lavoro, per questo chiedo.>>
<<Hai chiesto, adesso dileguati.>>
Roteai gli occhi mentre mi guardavo allo specchio, era il solito!
<<Va bene, io esco ma tu non ti azzardare a ridere o dovranno indagare sul tuo omicidio.>> lo avvertii.
<<Promesso.>> rispose.
Piano piano aprii la porta e uscii, sentivo la parte più debole di me tirarmi indietro con tutta la sua forza, fallendo però visto che prima che me ne potessi pentire mi ritrovai già fuori dal camerino.
Cameron non disse niente.
Lo guardai qualche istante, lui fissò me, ma nessuno fiatò.
<<Ok mi cambio.>> l'attesa fu così snervante che queste sarebbero state le mie ultime parole.
<<No ferma!>> mi bloccò <<Stai benissimo.>>
<<Jessica Rabbit era leggermente più magra.>> obiettai.
<<In verità ti sbagli..>> tornò Pitt, fissando Cameron più che altro <<Lei era formosa e molto bella, proprio come te.>>
<<Ti ringrazio.>> gli sorrisi. <<Quindi tu che ne pensi?>> chiesi girandomi verso Cameron.
<<Come ha detto il tizio qui presente, anche se nessuno glielo aveva chiesto, sei bellissima.>>
Mi guardai ancora un po' e alla fine, piano piano, piacque anche a me. Non avevo la sua sensualità e nemmeno il suo seno abbondante ma per lo meno a Cameron, e a Pitt, era piaciuto.
Uscimmo da quel negozio con due sacchetti pieni di roba che probabilmente non avremmo usato mai più nella nostra vita e ci dirigemmo di nuovo verso casa. Era ancora presto, avevamo tutto il tempo per cenare e poi recarci alla festa di compleanno di Sam.
Cameron si lamentò un po' per l'umidità, ma era stata sua l'idea di parcheggiare l'auto a due isolati dal mio appartamento. Non potei fare a meno di ridere per la sua goffaggine.
<<Ciao stellina!>> udii un attimo prima di entrare nel portone del palazzo.
Il sangue, ancora una volta, mi si congelò nelle vene nell'udire la sua voce.
Mi girai piano, seguita da Cameron che aveva già capito.
<<Non ho tempo!>> dissi cercando le chiavi nella mia borsa.
<<Lo troverai!>> mi prese per un braccio e la borsa cadde a terra violentemente.
Quando la recuperai, Cameron si mise fra me e lui.
<<E tu chi sei? Levati di mezzo ragazzino!>>
<<Non è mia abitudine mancare di rispetto alle persone più grandi, ma la avviso che dovrò farlo se non indietreggia subito.>> Cameron aveva un diavolo per capello e si vedeva anche in lontananza, ma cercò di controllarsi.
Mio padre scoppiò a ridere dopo le sue parole, facendolo innervosire ancora di più.
<<Cosa vuoi Harry?>> chiesi spazientita.
<<Una conversazione amichevole.>> alzò le mani al cielo. <<Giuro.>>
Respirai a fondo.
Non avevo alcuna voglia di starlo a sentire ma avevo paura che se non l'avessi fatto non se ne sarebbe più andato.
Cameron mi fissava, come se attendesse un mio cenno per attaccare o indietreggiare e così mi arresi, avrei parlato con lui.
<<Hai tenacia ragazzo!>> fece vittorioso <<Sono contento che mia figli giri con tizi come te!>>
<<Non te lo chiederò più Harry, cosa ci sei venuto a fare qui?>> evitai che Cam rispondesse.
Aveva un'aria maledettamente malandata e odorava di Whisky sotto marca preso al primo discount trovato aperto.
Avevo pochi ricordi di mio padre ed erano tutti così, nello stesso stato di merda di adesso. Odiavo ripetere a me stessa che quel tizio era mio padre e che, sfruttando la forza ereditata da mia madre, dovevo accettare almeno il dialogo con lui perché lei avrebbe voluto che facessi così.
<<Mi servono dei soldi stellina.>>
<<Come?! Fa sul serio?!>> urlò Cameron.
<<Non perdi mai il vizio vero?! A chi devi ridarli stavolta?>> chiesi.
<<Tizi che non conosci ma che mi faranno molto male se non gli restituirò l'intera somma.>>
<<Di che somma si tratta?>>
<<uno, otto.>> borbottò.
<<uno otto, cosa?>> iniziavo a perdere le staffe.
<<Centottanta mila dollari.>> ebbe il coraggio di dire.
Cameron strabuzzò gli occhi mentre io non mi meravigliai per niente. Era da lui volere l'impossibile, soprattutto da parte mia.
<<Io non ho tutti questi soldi!>>
<<Lo so tesoro, lo so. Ma potresti iniziare dandomi qualcosa, tua madre ti ha lasciato un bel gruzzoletto in banca.>>
<<Sai che posso prenderli soltanto a ventun anni.>>
<<Si, ma io sono tuo padre e magari con una piccola firmetta c'è un avvocato che può aiutarci a prenderli.>>
<<Hai già organizzato tutto non è vero?>> ero schifata, amareggiata e tremendamente nervosa. Se avesse continuato a parlare credo che gliele avrei suonate, dimenticandomi di chi fosse.
Come uomo non era mai stato granché, ma adesso aveva proprio superato il fondo.
<<Sei riuscito a trovarmi grazie a chi ti dovrebbe aiutare in questa cosa, esatto?>>
Lui annuì anche stavolta, senza fiatare.
<<Senti, ho qualcosa messa di lato perché volevo comprare un auto. Posso darti quello che ho ma al resto dovrai pensare da solo, io non firmerò nulla.>> decisi poi, ad alta voce.
<<Quanto hai?>> mi chiese.
<<Dieci mila.>>
<<Tesoro ma non sono neanche un quarto di quelli che devo restituire!>>
<<Non li ha fatti lei i debiti quindi non capisco perché debba pagarli al posto suo!>> sbottò Cam. <<Insomma Cassie, vuoi davvero dare dieci mila dollari a quest'uomo? Probabilmente domani se li giocherà in qualche casinò improvvisato o li spenderà tutti in alcool e sigarette!>>
<<È vero, chi mi assicura che tu abbia davvero questo debito?>>
Cameron mi strinse la mano.
<<Sono venuto fino a New York per trovare una figlia ingrata che è scappata di casa perché sua madre gli ha lasciato tanti soldi. Tu non vuoi darmeli e io ti capisco ma se adesso non mi aiuti, dovrai spenderli per il mio funerale.>>
Era ubriaco, ma i suoi occhi sembravano sinceri. Conoscevo mio padre quel tanto che bastava per rendermi conto che non mentiva. Nei miei diciannove anni di vita avevo visto così tante volte quell'uomo mentire, corrompere e umiliare che non poteva fregarmi, in nessun modo.
Lo guardai fisso. Non volevo dargli i soldi che mia madre aveva messo da parte per me e per il mio futuro in cui sapeva di non poter essere. Lei li aveva lasciati lì in modo da regalarmi un avvenire tranquillo, ma lui era pronto a distruggerlo semplicemente perché lo divertiva. Dovevo preoccuparmi di un signore che sulle carte era mio padre o dovevo pensare che quei soldi lui li aveva spesi ad alcool e gioco d'azzardo? I suoi vizi non dovevano ricadere su di me. Non dovevo aiutarlo.
<<Le dia un paio di giorni per trovare i soldi, dopodiché, quando glieli consegnerà, deve sparire dalla sua vita per sempre.>> disse, stranamente pacato, Cameron a mio padre.
<<Un paio di giorni? Devi essere più preciso ragazzo, questa non è gente che aspetta.>>
<<Ci vediamo lunedì, poi deve sparire.>> fu più schietto stavolta.
<<Va bene, va bene. Ci rivediamo Lunedì allora...>> fece per andarsene ma si fermò ancora una volta. <<E non sperate di scomparire, posso trovarvi ancora.>>
Ebbe una gran faccia tosta, ma per lo meno dopodiché si dileguò.
Restai a fissarlo sull'orlo delle lacrime.
<<Hey, va tutto bene..>> mi abbracciò Cameron. <<Risolveremo questa cosa e lui sparirà dalla tua vita. Te lo prometto.>>
La sua voce diventò pacata, dolce.
<<Non prometterlo perché non mi lascerà mai in pace. Lui tornerà ancora e io dovrò sempre soffrire a causa sua!>>
<<Saliamo in casa dai.>> probabilmente non seppe che rispondermi, non era una cosa che lui poteva controllare, quindi mi strinse più forte e salimmo su.
La prima cosa che feci fu buttarmi sul divano, sconvolta ed esausta mentalmente. La visione di quell'uomo mi aveva sempre fatto questo effetto.
<<Se vuoi possiamo rimanere a casa. Sam capirà!>> si sedette accanto a me Cam.
<<No, voglio andare alla sua festa però non dire niente a nessuno ok? Non mi va di essere compatita da qualcuno, benché meno da voi.>>
<<Puoi stare tranquilla. Non so se l'hai notato ma non sono un tipo che parla molto.>> scherzò.
<<E grazie per avermi difesa con lui, ma lunedì quando arriverà qui io non avrò comunque quella somma.>>
<<Io ce l'ho.>> sospirò a fondo.
<<Hai centottanta mila dollari? Tutti guadagnati con i tuoi incontri?>>
<<Si e ho anche lavorato in una fabbrica l'anno scorso, ho messo tutto da parte.>>
<<Sicuramente avrai dei progetti per questi soldi, non posso accettare. Il problema non è neanche mio, figuriamoci tuo.>>
<<Non ho progetti per questi soldi, li mettevo solo da parte. Comunque ho già deciso quindi è inutile obiettare.>>
<<Ma te li restituirò, tutti. E diecimila dollari glieli metto io, così diminuisco il debito.>> sorrisi e lui fece la stessa cosa.
<<Va bene e poi in questo tempo in cui dovrai restituirmi tutti i soldi, non potremmo perderci di vista.>> mi fece l'occhiolino e andò verso il bagno <<Faccio la doccia per primo!>>
Il suo finto buonumore rese più leggera la situazione. Sapevo che lo faceva proprio per questo ma gliene fui grata.
Quello non sembrava un segnale da ignorare, ma da cogliere.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro