9. Casa dolce casa
Ritrovarsi qualcuno che ti scampanellava alle 11 di notte era di per sé qualcosa di frustrante, non riuscivo neanche ad immaginare la confusione degli Avengers dopo aver scoperto che quella a scampanellare ero io.
Probabilmente sembravo un mostro: i miei capelli erano tutti spettinati, il trucco di un tempo si era tutto sciolto a causa delle mie lacrime, il mio vestito era tutto stropicciato e tenevo i tacchi in mano perché mi facevano male i piedi. Fossi stata una persona esterna e avessi visto questa scena, sarei probabilmente scoppiata a ridere.
La prima cosa che feci una volta dentro la torre, fu correre verso papà e abbracciarlo stretto a me. Non m'interessava se era ancora arrabbiato con me o se pensava che lo odiassi, volevo solo stare vicina a lui. "Grazie a Dio sei sana e salva." mormorò lui ricambiando l'abbraccio con la stessa intensità. "Pensavo non volessi più tornare a casa." mormorò poi confuso.
Avevo di fronte un bivio. Dare la colpa a Peter e rischiare di rovinare il sul rapporto con mio padre e, di conseguenza, il suo posto come supereroe. Oppure mentire e cercare di salvare la situazione da me. "All'inizio sì." risposi sincera. "Ma poi..." scoppiai a piangere. "Mi dispiace, non volevo farti preoccupare così tanto."
"Ho sentito bene? Si è scusata?" bisbigliò Clint rivolto verso gli altri che sembravano in uno stato di totale shock.
"No bimba, dispiace a me." papà si allontanò per guardarmi. "Non avrei mai dovuto dire quelle cose. Sei mia figlia, sei la cosa più bella che mi sia mai successa." confessò e sorrisi alle sue parole. "Sono felice tu abbia deciso di tornare." poggiò la mano sulla mia spalla e corrugò la fronte. "Ma come sei conciata?"
Deglutii guardando il mio vestito elegante, camminare per strada senza tacchi aveva fatto sì che il bordo dell'abito toccasse l'asfalto rovinandolo tutto. "È Gucci." alzai le spalle.
"Tesoro, sicura di stare bene?" domandò allora con uno sguardo preoccupato.
Mi girai a guardare gli altri Avengers, sembravano tutti preoccupati per me, ma nessuno si azzardava a spuccicare parola. "Sto benissimo." mentii. "Ero al ballo scolastico." rivelai. "E ho capito che non importava quanto mi stessi divertendo, rivolevo la mia famiglia. Quindi me ne sono andata." evitai la parte in cui Peter mi rompeva il cuore in mille pezzi e io mi toglievo una parrucca di fronte a tutti gli alunni, non sembravano cose troppo importanti da raccontare.
"Aw." Steve si asciugò una lacrima. "Vieni qui piccola." e fu così che venni stretta in un abbraccio di gruppo degno degli Avengers.
Il mio cuore sembrò sciogliersi al gesto, però c'era qualcosa dentro di me che mi impediva di essere felice al 100%.
Beh, come si diceva in questi casi? Casa, dolce casa?
**
I seguenti giorni passarono molto lentamente. Ero tornata al non poter più uscire di casa, guardavo la città dalla finestra e mi mettevo a pensare a tutto ciò che ero riuscita a visitare in quel poco tempo passato al di fuori.
Solo ieri mi svegliavo la mattina e andavo a scuola dove avevo i miei amici. Ora ero ritornata a fare i miei corsi universitari online, non erano poi così entusiasmanti come una volta.
Avevo ripreso il mio vecchio telefono e avevo fatto login nei miei vecchi account. I miei fan sembrarono molto felici del mio ritorno e, per mascherare l'accaduto, inventai di essere stata in vacanza su un'isola tropicale dove non prendeva.
Nonostante ciò tenni accesso anche il mio vecchio cellulare. Peter cercò di chiamarmi diverse volte e, vedendo che non ero disposta a rispondergli, iniziò a mandarmi messaggi. Leggerli era come ricevere una botta al cuore.
"Renata, mi dispiace così tanto."
"Non era mia intenzione ferirti. Ho agito per il mio bene invece del tuo e solo adesso ho capito quanto fosse sbagliato."
"Ti prego, perdonami."
"Ti amo."
Non mi era mai capitata una situazione del genere e non sapevo come gestirla. Così decisi semplicemente di ignorarlo.
L'unica con cui parlai fu Michelle, mi scrisse la notte stessa dopo il ballo. Era confusa e non capiva cosa stesse succedendo, mi aveva detto che Peter aveva cercato di rincorrermi, ma non era riuscito a trovarmi. Tutti a scuola avevano visto la mia scena e si stavano chiedendo chi fossi e perché l'avessi fatto. Ma, cosa più importante, avevo vinto il titolo di reginetta del ballo e lei aveva preso la corona al mio posto nella speranza di potermela dare un giorno.
Ah! Beccati questa Flash!
Ovviamente chiamai Michelle e le spiegai tutta la storia, dall'inizio alla fine, senza più menzogne. All'inizio sembrava incredula e anche triste del fatto che non mi fossi fidata abbastanza da dirglielo. Le dissi che non era questione di fiducia, volevo vivere come una qualsiasi ragazzina e, dirle che ero Renata Stark, non mi avrebbe resa tale se avesse iniziato a trattarmi in maniera diversa.
"Capisco." mi aveva detto infine. "Ancora non posso credere a ciò che ha fatto Peter, domani gli darò uno schiaffo da parte tua."
"Non so cosa care con lui." le avevo confidato. "Da una parte vorrei poter far finta di niente e correre da lui, ma dall'altra non posso semplicemente perdonarlo." ero ormai disperata.
"Ci parlo io e poi decideremo sul da farsi, va bene?"
E così fu. Aspettai che Michelle gli parlasse ma, con mia grande sorpresa, Peter rimase assente da scuola per una settimana intera. Ned diceva che era ridotto malissimo, non voleva neanche alzarsi dal letto.
Non gli avrei scritto comunque, tra i due ero io quella a dover star male, non lui. Lui aveva mentito e io avevo subito ingenuamente.
Tutti gli Avengers notarono qualcosa di strano in me. Il primo fu Clint, si era impanicato quando gli avevo detto che non avevo voglia di guardare The Vampire Diaries. Poi fu il turno di Steve, rimase impressionato dalla velocità con cui era riuscito a convincermi a pregare con lui la sera.
Papà rimase in silenzio per un po', forse pensava che era meglio lasciarmi i miei spazi, ma alla fine non resistette e venne a chiedermi cosa fosse successo e il perché fossi così triste, mi inventai una balla.
"Non so, ho avuto molto tempo per pensare e forse, dopo tutto, una vita normale non è ciò che volevo." alzai le spalle.
"E cosa vorresti?" mi chiese.
"Ancora non l'ho capito."
Quello era stato una settimana fa. Dopo averne parlato con Michelle, ero arrivata alla conclusione che dovevo andare avanti. Insomma, a chi non capitava di lasciarsi con il primo amore? Forse non era semplicemente quello giusto.
Chiesi qualcosa sul riguardo a Natasha che commentò dicendo. "Ho sempre odiato il mio ex marito." e per me fu un chiaro segnale sul fatto che dovevo lasciarmi il passato alle spalle.
Mi iscrissi ad un corso di yoga e iniziai a pensare più a me stessa. Feci un sacco di shopping online e assunsi uno chef privato che mi cucinasse delle torte.
La vita non sbrava più andare così male, avevo torte a tutte le ore del giorno ed ero riuscita a fare una verticale quasi perfetta grazie ai miei esercizi.
"Nutella." esultai mangiando la mia ennesima fetta di torta mentre stavo guardando un film su Netflix. "Friday puoi dire a Xavier che vorrei dei bignè alla crema?" chiesi poi, Xavier era il nome dello chef.
"Subito signorina Stark." rispose l'assistente virtuale.
Sorrisi riprendendo a mangiare tranquillamente. D'un tratto, la porta della mia camera venne aperta. "Renata." mio padre entrò.
"Hey." gli feci un breve cenno con la testa. "Vuoi una fetta di torta? Almeno mi fai compagnia." dissi prendendo un'altra forchettata di quel dolce così delizioso.
"Sto bene così." venne verso di me e andò a sedersi sul bordo del mio letto, lo guardai confusa da questa sua azione visto che non era solito a stare nella mia camera per così tanto tempo. "Ho parlato con Peter." disse infine mandandomi uno sguardo di chi sapeva ormai tutto, la forchetta mi cadde dalle dita e andò a posarsi sul mio piatto mezzo vuoto.
"Ah." cercai di mantenere la calma. "Che dice? È da un po' che non lo vedo."
"Mi ha raccontato tutto." sottolineò per poi lasciarsi andare in un grosso sospiro. "Perché non mi hai detto niente?"
"Riguardo a cosa di preciso?" borbottai iniziando a giocare con le dita per evitare di guardarlo in faccia. Era così umiliante, avevo fatto del mio meglio per convincere tutti che stavo benissimo ed era bastato un minuto con Peter per scoprire tutto ciò che era successo.
"Non voglio entrare nei dettagli della vostra relazione." fece una smorfia. "Perché non mi hai detto che Peter ha mentito ad entrambi per tutto questo tempo?" chiese invece alzando le sopracciglia.
"Perché l'avresti odiato probabilmente." alzai le spalle. "Gli avresti tolto il costume e non gli avresti più permesso di aiutarti. Non era nei miei piani di allontanarlo dal suo lavoro." spiegai cercando di sembrare il più disinteressata possibile.
"Mhm." si fermò. "Sei arrabbiata con lui? È per questo che sei corsa via quella sera al ballo?" alzai di nuovo le spalle e lui scosse la testa con un sorrisino. "Peter non è un cattivo ragazzo, è un po' ingenuo e cerca di aiutare sempre tutti. Non è mio compito risolvere questo problema, sta a voi farlo, io la mia punizione gliel'ho data."
"Cioè?" scattai subito, poi mi resi conto di aver alzato la voce per niente e arrossii imbarazzata.
Papà ridacchiò. "Niente costume finché non risolverete la cosa." si alzò dal letto. "In questo modo sei costretta a parlargli se ci tieni davvero a lui."
"Papà." lo richiamai con voce piccola e lui si fermò a guardarmi. "Io non ci tengo... penso di amarlo." confessai, mi sentivo come quelle volte che combinavo un casino ed ero costretta a dirlo prima che tutto precipitasse. "Però quello che ha fatto è stato orribile, capisci?"
"Capisco. Capisco anche perché non volevo farvi conoscere in primo luogo." detto ciò spalancò la porta mostrando la figura di Peter dietro questa, spalancai gli occhi e il mio cuore iniziò a battere forte. Lui era lì, sembrava stanco dalle occhiaie sotto i suoi occhi. "Avanti, parlate." spinse Peter nella stanza per poi uscire e chiudere la porta.
Rimanemmo in silenzio per qualche attimo, entrambi ci limitammo a guardarci. "Ciao." mormorò lui incrociando le braccia al petto imbarazzato.
"Ciao..." risposi deglutendo a fatica. "Stai bene?" Mi venne d'istinto chiederglielo visto il suo stato pietoso.
"Sì..." tirò su col naso. "No." Confessò infine e mi si strinse il cuore.
Presi il piatto con la torta e lo poggiai sul mio comodino. "Vieni." gli feci posto di fianco a me e lui venne a sedersi, gli diedi parte della coperta che stavo usando per coprirmi e mi fermai a guardarlo col cuore in gola. "Hai sentito tutto quello che ho detto a papà?" lui annuì lentamente. "Perché non me l'avevi detto?"
Lui sospirò. "La prima volta che chiamò non voleva che tu lo sapessi perché eravate ancora entrambi arrabbiati, mi aveva chiesto di farti vedere come il mondo esterno fosse difficile, ma tu eri così felice di vedere tutta la città." mi sorrise. "Sembravi una bambina dentro ad un negozio di dolci. La sera del nostro primo bacio, quando mi avevi detto di non voler tornare a casa e di come non eri in buoni rapporti con tuo padre... qualcosa dentro di me è scattato e volevo aiutarti a rimanere al di fuori quanto il più possibile."
"Avresti potuto dirmelo." ribattei infastidita.
"All'inizio volevo." mi interruppe. "Poi ci siamo messi assieme e si è creato un altro problema per me. Stare con te era tutto quello che volevo e al solo pensiero che saresti tornata alla torre se ti avessi detto che tuo padre ti stava aspettando, mi sentivo male. E mi odio per questo, sembravi così felice di stare con me e di poter vivere la tua adolescenza, ho preferito essere egoista." portò le mani tra i capelli. "Mi dispiace così tanto, non puoi neanche immaginare quanto io mi senta in colpa." singhiozzò.
Sospirai, il mio unico pensiero al momento era quello di abbracciarlo e non lasciarlo più. "La realtà." iniziai il mio discorso. "È che ho cercato di rimpiazzarti con le torte, un dolce per un altro." lo vidi sorridere leggermente. "Ma l'unica cosa che mi ha aiutata a fare è stato ingrassare, quindi sarei felice di riaverti nella mia vita." mi allungai verso di lui e lo abbracciai, lui nascose il viso nell'incavo del mio collo e mi tenne stretta a sé. "Sappi che se fai una cosa del genere di nuovo, ti distruggerò con le mie stesse mani." misi in chiaro.
Lui ridacchiò come se gli avessi appena raccontato una barzelletta. "Non lo farò, non posso rischiare di perderti di nuovo." si staccò da me e posò entrambe le mani sulle mie guance per poi lasciarmi un bacio a stampo. Mentirei se dicessi che non mi era mancata questa nostra intimità.
"Hey! Ho detto parlare, non baciare!" urlò papà Stark da dietro la porta e alzai gli occhi al cielo. "Se avete finito, sarebbe il caso di andare in sala e spiegare la situazione agli altri."
Sospirai. "Prevedo una lunga chiacchierata sui peccati con Steve."
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