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5. Amici... forse

"Non ci crederai mai!" Esclamai mentre Peter stava cercando di finire i compiti, era ormai seduto su quella sedia da un'ora e si era rifiutato di rimandare la cosa per poter guardare un film con me. "Penso che Gucci abbia appena rilasciato una nuova collezione!" Sorrisi felice mentre guardavo i vestiti dal sito online.

"Non hai soldi." Mi ricordò Peter non togliendo lo sguardo dal suo libro.

Sbuffai sonoramente. "Potrei sempre andare a prendere qualche centone dalla banca." Alzai le spalle. "E poi non ho altri vestiti, non posso continuare ad andare a scuola usando sempre gli stessi abiti." Feci notare, era una questione di vita o di morte, non potevo diventare popolare ed essere apprezzata da tutti riutilizzando sempre le stesse cose.

"Ok, hai un punto." si girò a guardarmi. "Ma sono un sacco indietro con i compiti a causa-"

"Della tua doppia vita basata sul combattere il crimine?" chiesi ghignando. "Sì, ne so qualcosa."

"Esatto." sospirò. "Non è facile essere Spider-Man e un ragazzino."

"Sexy." sussurrai leccandomi le labbria e lui mi schioccò uno sguardo confuso e mi costrinsi a tossichiare in imbarazzo. "Dicevo, immagino." annuii cercando di rendere credibile la mia bugia. "Però questi sono i nostri anni migliori! Non puoi buttarli via per i compiti o... Perché il sig. Stark è troppo stanco per occuparsi di casi più semplici." gli feci notare. "Dovresti venire con me a fare spese e divertirti."

Peter si coprì il volto con le mani. "Ugh, sento che è una cattiva idea."

Mi avvicinai a lui e gli tolsi le mani guardandolo negli occhi. "Te l'hanno mai detto che le idee cattive sono sempre le migliori?" sorrisi divertita.

**

"Ci sei riuscita?" chiese Peter una volta che uscii dalla banca.

Gli mostrai la mia nuova carta di credito. "All'inizio hanno fatto un po' storie, volevano chiamare mio padre per controllare, ma li ho tenuti a bada con un centone ciascuno." alzai le spalle. "Ho detto di aver perso la mia carta e quindi me ne hanno dato un'alta." spiegai mettendo la carta coloro oro nella mia tasca.

"Il sig. Stark non si insospettirà vedendo la mancanza di alcuni soldi?" domandò lui allora preoccupato.

"No, io ho il mio conto bancario separato." mi fermai a pensare. "Credo."

"Finirà male." scosse la testa. "Forse dovrei tornare a casa e finire i compiti." iniziò a fare qualche passo verso il suo appartamento.

"Hey!" lo presi dal braccio fermandolo. "Non c'è divertimento nel vivere senza rischi! L'adrenalina che provi quando combatti contro i cattivoni, la puoi provare anche ribellandoti." feci il broncio. "Non vorrai lasciarmi sola in giro... Di nuovo."

Peter sospirò. "Non riesco a prenderti seriamente con quei occhiali." ridacchiò leggermente, li prese liberando il mio naso da quel peso inutile. "Così va molto meglio." mi sorrise e sentii le guance arrossarsi.

"Quindi? Andiamo?" lui annuì svogliatamente. "Sì!" gioì per poi prenderlo per mano. "Al centro commerciale!" urlai iniziando a correre, lui mi seguiva mentre rideva.

"Renata, non è da quella parte!" mi urlò dietro e mi fermai di scatto, alcune persone ci guardarono infastidite. "Vieni, è di qua." mi tirò dietro di sé.

"Devo iniziare a imparare le strade della città." borbottai mentre raggiungevo il suo passo. New York era decisamente colma di persone frettolose, ma nonostante ciò riuscii a camminare di fianco a Peter senza grandi problemi. "Tu hai visto tutta New York?" chiesi d'un tratto.

"No." Peter sembrava sorpreso dalla sua stessa risposta. "Non esco molto, sono sempre impegnato..." lasciò in sospeso la frase ma sapevo benissimo che stava parlando della sua routine da supereroe. "Ci sono ancora un sacco di cose che devo vedere."

Corrugai la fronte. Non sapevo come facesse, avessi avuto la sua stessa libertà sarei probabilmente scappata a visitare tutto il mondo. Non ero quel tipo di persona da seguire una routine tutti i giorni, invece a lui sembrava andare bene così. "Perché non la vediamo oggi?"

Peter ridacchiò. "È impossibile vederla tutta in un giorno." mi fece notare.

"Io non vado da nessuna parte." alzai le spalle. "Ma se vuoi liberarti di me il prima possibile, ti conviene farmi vedere la città." scherzai.

Lui si girò a guardarmi, sembrava avere uno sguardo serio e allo stesso preoccupato. "Perché pensi che voglia liberarmi di te?" domandò, sembrava quasi offeso dal fatto che potessi pensare una cosa del genere.

"Beh, mi sono auto-invitata a casa tua e sto occupando metà della tua stanza, non ti biasimo se rivuoi la tua privacy. Io personalmente vorrei la mia privacy... Non che l'abbia mai avuta in primo luogo." alzai gli occhi al cielo. Qualcuno avrebbe potuto pensare che abitare in una torre fosse divertente, magari c'era la possibilità di avere un piano intero per sé. Ma no, essere la figlia di Tony Stark mi rendeva la figlia di tutti gli Avengers, era come avere 7 genitori iperprotettivi addosso.

"A me non dispiace condividere... Non con te." confessò e la cosa mi toccò nel profondo, se avessi avuto un cuore probabilmente si sarebbe sciolto. "Ecco, ci siamo." indicò l'edificio di fronte a noi. "È il centro commerciale più grande."

"Wow." rimasi a bocca aperta, finalmente avrei potuto investire i miei soldi al meglio. Il mio sguardo viaggiò aldilà dell'imponente stabile e notai in lontananza la punta di quella che riconobbi essere la Torre degli Avengers. Mi si seccò la gola, ero così lontana e allo stesso tempo vicina a casa.

"Tutto bene?" chiese Peter non capendo il mio silenzio improvviso.

"Eh? Sì." scossi la testa. "Scusa, stavo guardando... Quel cartello, il 70% di sconto sul cibo per gatti! Wow!" cercai di distrarlo.

"Non abbiamo un gatto." rise lui.

"Beh, è comunque un affare." alzai le spalle per poi camminare verso l'entrata. "Dici che hanno un negozio di Gucci?"
**

Esattamente 5 ore dopo, si erano fatte le 8 di sera, avevamo fatto tante, troppe, compere e il tempo sembrava star volando. Non avevo mai riso così in vita mia, ero anche riuscita a convincere Peter a farsi comprare delle camice nuove. Avevamo mangiato dei gelati velocemente, mi ero messa d'impegno ed ero riuscita a comprare un regalo per May in modo da sdebitarmi con lei per la sua accoglienza.

Nonostante l'ora tarda, io e Peter ci sentivamo più vivi che mai e avevamo deciso di andare a fare un giro a Manhattan visto che non l'avevamo mai vista di notte. Grazie ai suoi poteri, Peter portò le borse a casa dove spiegò a May che saremmo tornati più tardi.

"La sola idea di prendere un mezzo pubblico mi faceva ribrezzo fino a settimana scorsa." scherzai, eravamo nella metropolitana e, a nostra grande sorpresa, era quasi vuota. "Non è così male."

"È mercoledì, per questo è mezza vuota, dovresti vedere nei weekend." disse Peter con un sorriso di chi la sapeva lunga.

"Ugh, mi viene il nervoso solo a pensarci." feci una faccia disgustata. "Non penso di aver mai preso un autobus in vita mia, papà ha sempre una limousine o l'autista privato." alzai le spalle. "Non ho mai capito l'utilità."

Lui mi guardò attentamente. "Non siete così uniti, vero?" domandò cautamente, come se avesse paura di una mia reazione sbagliata.

"Diciamo che andiamo a momenti." sospirai. "La verità è che non è mai successo niente che ci costringesse ad avere una conversazione seria. A meno che non c'entrasse una nuova tuta o la sua impresa." alzai gli occhi al cielo. "Sto iniziando a pensare di stare meglio da sola sinceramente."

"Mi dispiace." posò la sua mano sul mio ginocchio. "Non pensavo fosse così seria la situazione."

"Non è importante." sospirai. "Anzi, non voglio più parlare di lui. Sto benissimo senza di lui." mi alzai in piedi. "È la nostra fermata."

"Sì." si alzò e mi seguì. "Dicono che Manhattan la sera sia bellissima." cambiò discorso mentre salivamo le scale verso l'uscita.

"Lo spero bene, non sono qui per essere delusa." sorrisi. "Anche se il viaggio in sé è stato decisamente soddisfacente."

"La parte in cui mi usavi come un porta buste?" scherzò Peter e gli diedi una pacca amichevole.

"La tua super forza servirà pur a qualcosa." lo presi in giro. "E poi sei stato tu a dire che una signora non dovrebbe portare le proprie buste." gli ricordai.

"Non pensavo ne avrei portate 10." alzò le spalle. "Hey, guarda!" puntò un palazzo poco distante da noi, questo era pieno di luci che accendendosi e spegnendosi creavano dei giochi di luci e colore.

"Wow." non era solo quello, la maggior parte dei palazzi erano pieni di luci, altri avevano cartelloni pubblicitari di ogni tipo l'intera città era illuminata dai lampioni. "È una delle cose più belle che abbia mai visto! È più emozionante di quella volta che incontrai Jhonny Depp."

"Cosa?! Hai incontrato Johnny Depp?!" urlò con gli occhi spalancati.

"Importa?" sorrisi emozionata. Un paio di gocce bagnarono il mio viso e, prima che potessi accorgermene, aveva iniziato a piovere bagnandoci. "Oh mio dio." iniziai a ridere, sembrava una di quelle scene dei film.

"Dovremmo ripararci da qualche parte." disse Peter guardandosi attorno in cerca i qualche tettoia, intorno a noi stavano tutti scappando.

"È solo acqua." feci notare. "Non penso di essere mai rimasta per così tanto tempo sotto la pioggia." ridacchiai felicemente.

"Ci prenderemo un raffreddore!"

"E quindi?" guardai Peter dritta negli occhi. "Ne sarà valsa la pensa, no?" domandai allacciando le braccia attorno al suo collo.

"No." corruggò le sopracciglia, portò una mano sulla mia parrucca e me la tolse lasciando liberi i miei capelli naturali. "Adesso ne vale la pena." e, senza preavviso, avvicinò il suo viso al mio e posò le sue labbra sulle mie in un bacio a stampo.

Spalancai gli occhi in shock, non pensavo avesse preso seriamente il mio flirt e non sapevo come prendere la cosa. Nella mia vita avevo interagito con pochi esseri di sesso maschile, non contando gli Avengers potevamo dire che non avevo mai interagito con nessuno. "Wo wo wo." mi staccai per riprendere fiato, non mi ero neanche accorta di starlo trattenendo.

"Ho sbagliato?" chiese preoccupato.

Fosse stato un momento diverso mi sarei messa ad insultarlo per il momento che aveva scelto. Ma il fatto che fossimo entrambi bagnati e in mezzo alla strada mi fece venir voglia di ridere. "No." scossi la testa. Entrambi ci muovemmo per baciarci di nuovo, ma sta volta il risultato fu una testata dolorosa. "Ouch." mi coprii la fronte ridacchiando.

"Scusa, non volevo."

"Non è stata colpa tua." lo rassicurai. "Andiamo, prima o poi passerà una macchina." lo presi per mano e vorremmo via tra le strade bagnate della città.

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