4. Il più popolare
"Non ci credo." mormorai osservando l'edificio in tutta la sua maestosità. "Sto per andare a scuola." dissi scuotendo il braccio di Peter, lui ridacchiò per poi scuotere la testa.
"Continuo a pensare che avresti dovuto prendere i vestiti di zia May." commentò osservando i miei pantaloni eleganti e la mia camicetta ricamata in pizzo.
"Sono le uniche cose che mi rimangono dal mio pomeriggio di shopping." constatai. "E poi nei film tutti si vestono elegantemente per andare a scuola." sorrisi soddisfatta della mia conoscenza.
"Sì... ma quelli sono film." affermò. "Nella vita reale è difficile che la gente si vesta così elegante." spiegò.
"Pfft, non è così elegante." ridacchiai. "È Chanel, mica Armani." alzai gli occhi al cielo sotto il suo sguardo confuso. "Questa parrucca pizzica." mi lamentai grattando la mia nuca nonostante fosse coperta dalla massa di capelli finti.
"Attenta a non toglierla." me la sistemò velocemente. "È l'unica che abbiamo."
"Sì sì, starò attenta." sbuffai per poi raddrizzare gli occhiali, non ero abituata a portarli. "Mi puoi accompagnare in segreteria a prendere il mio orario?" chiesi poi.
"Certo." entrammo finalmente nell'edificio. Tutto era esattamente come me l'ero immaginato, i corridoi erano grandi e pieni di studenti, c'erano armadietti dovunque e tantissime classi diverse. "Vieni, di qua."
Arrivammo ad una porta bianca con su la scritta segreteria. Bussai leggermente per poi entrare. "Salve." salutai la donna alla scrivania, Peter mi seguì silenziosamente.
"Buongiorno." mormorò questa, sembrava alquanto stanca e annoiata. Osservò il suo computer con fare disinteressato per poi sollevare il suo sguardo su di me visto che non avevo ancora spiaccicato parola. "Che vuoi?" domandò poi scocciata.
"Oh sì, giusto." mi diedi una regolata. "Dovrei ritirare il mio orario, sono una nuova allieva. Samantha Long." spiegai, ero decisamente brava a mentire, probabilmente veniva dai miei geni.
"Samantha Long." mormorò la donna digitando sul computer. "Ah sì, è il tuo primo giorno." notò iniziando a stampare il mio orario per poi consegnarmelo. "Buona fortuna." disse semplicemente.
"Ehm... grazie?" corrugai le sopracciglia e uscii velocemente dalla stanza. "È sempre così?" chiesi al mio amico.
"Solo quando non ha ancora bevuto un caffè." alzò le spalle. "Qual è la tua prima lezione?" domandò poi indicando il foglio che tenevo in mano.
Lo aprii e scorsi la tabella velocemente. "Informatica." risposi emozionata. Ero Renata Stark, l'informatica era il mio pane quotidiano.
"Anch'io!" esultò Peter. "Probabilmente May ci avrà iscuritti agli stessi corsi."
Mi fermai. "Non mi serve una babysitter." borbottai infastidita. Non avevo accettato il suo aiuto solo per essere costantemente visionata da lui, mi bastava già papà con le sue manie da controllore. "Sono perfettamente capace di cavarmela da sola."
"Non ho mai detto il contrario." Replicò. "Solo che pensavo sarebbe stato più facile avere qualcuno che conoscessi in classe." Spiegò, una volta raggiunta l'aula mi fermò poco prima che riuscissi ad entrare. "Aspetta, ricordi la storia che abbiamo inventato?" Domandò preoccupato.
"Sì, Peter." Sbuffai. "Sono la figlia di un'amica di May, vengo dall'Ohio e tua zia si è offerta di darmi ospitalità visto che i miei genitori sono a visitare la nonna in Europa." sbottai. "Ricordo la storia che ci siamo inventati ieri sera."
"Ok, scusa." sospirò con fare ansioso. "È solo che non ho mai fatto qualcosa del genere."
"Infrangere la legge?" chiesi alzando un sopracciglio.
"Mentire." asserì e sorrisi divertita, sembrava troppo un bravo ragazzo per fare qualsiasi cosa Steve giudicasse come peccato. Purtroppo io ero l'esatto contrario.
Feci per aprire bocca ma la campanella mi bloccò. "Andiamo, inizia la lezione." aprì la porta e mi fece entrare.
"Per favore ragazzi, prendete posto." la professoressa sembrava già esasperata ed erano a malapena le otto del mattino. "E tu chi sei?" chiese guardandomi con fare confuso.
"Lei è-" Peter provò a rispondere per me, ma venne interrotto dalla prof.
"Ho chiesto a lei, vai pure a posto Parker." lo rimbeccò, feci un sorriso tirato e osservai il mio amico mentre andava a sedersi vicino ad un altro alunno. "Quindi?" tornò a me.
"Sono Samantha Long." mi presentai fingendosi il più cortese possibile. "Mi sono appena trasferita qui per qualche tempo, mi sono iscritta proprio questa mattina." spiegai.
"Oh che cosa tenera, non vedo nuovi visi da troppo tempo." borbottò facendomi un grande sorriso. "E il tuo viso è alquanto carino."
"Grazie?" adesso sembrava inquietante. "Dove posso sedermi?"
"Mhm." osservò la stanza. "Penso ci sia un posto libero di fianco alla signorina Jones." mi indicò un posto in ultima fila.
"In fondo, mi piace." commentai raggiungendo velocemente la mia nuova postazione. "Hey." dissi sedendomi di fianco ad una ragazza dai capelli scompigliati e raccolti in una specie di mezza coda, mi guardò con fare annoiato mentre cliccava i tasti sulla tastiera del suo computer. "Sono Samantha."
"Ho sentito." alzò le spalle. "Sono Michelle, gli amici mi chiamano MJ." disse semplicemente per poi osservarmi dalla testa ai piedi. "Sbaglio o stai indossando la nuova collezione di Chanel?"
Sorrisi. "Esatto! È uscita giusto l'altro giorno, ti piace?" domandai emozionata.
"No." rispose secca, corrugai le sopracciglia confusa. "Non tendo a vestire abiti di grandi marche che probabilmente sfruttano altri paesi." spiegò con fare disinvolto.
"Ah." non sapevo esattamente cos'avesse quella ragazza, ma sembrava così rilassata e altezzosa allo stesso tempo. "Mi piaci." anuii convinta.
"Oh... grazie." mi fece un sorrisino. "Conosci Peter?" chiese poi e osservai il diretto interessato che stava seguendo attentamente la lezione come il bravo ragazzo che era.
"Già, abito da lui per adesso." risposi con nonchalance per poi guardare la faccia sconvolta di lei. "Cosa?"
"Sei la sua fidanzata o qualcosa del genere?"
"No!" esclamai cercando di non attirare l'attenzione degli altri. "I miei genitori sono amici di sua zia, per questo mi sta ospitando. L'ho appena conosciuto." cercai di spiegare nonostante l'imbarazzo della situazione.
"Mhm..." Michelle mi osservò sospettosa. "Secondo me le cose cambieranno molto presto."
**
"È mangiabile?" chiesi a Peter osservando il polpettone che mi avevano appena messo sul vassoio. "Ew, puzza." feci notare.
"Purtroppo il polpettone non è uno dei migliori." alzò le spalle. "Gli altri giorni però non è così male il cibo." disse indicando il menù appeso al muro. "Ecco Ned e Michelle!" alzò una mano verso i due che ci raggiunsero.
"Hey, come butta?" lo stesso ragazzo che era rimasto seduto di fianco a Peter per tutto il giorno mi rivolse un sorriso gentile che ricambiai. "Piacere, sono Ned, il migliore amico di Peter."
"Samantha." annuì. "Potete chiamarmi Sam."
"Che figata." fece lui. "Peter mi ha detto che vieni dall'Ohio! Chissà che bello lì! Non ti manca la tua famiglia?"
Mi venne il capogiro a causa della velocità con cui mi fece tutte quelle domande. "Mhm, beh, sì?"
"Pazzesco." ridacchiò lui.
"Lascia stare, sono due perdenti." s'intromise Michelle. "Tutta la scuola lo sa."
"Loro perdenti?" chiesi confusa e lei annuì. Non riuscivo a vedere un ragazzo carino come Peter essere il tipico sfigato dei film che veniva preso in giro da tutti, mi faceva male il cuore solo a pensarci. "Invece chi sarebbe la ragazza popolare che tutti temono? Non vedo l'ora di prendere il suo posto." sfregai le mani divertita.
I tre si lanciarono degli sguardi preoccupati, infine Michelle sospirò. "Nella nostra scuola non esiste il tipico "trio delle ragazze popolari"." alzò le spalle. "Esiste solo un ragazzo che si crede migliore di tutti perché è ricco." spiegò.
Ricco? Pfft, io ero milionaria! Sarebbe stato facilissimo spodestarlo e prendere il suo posto. "Un gioco da ragazzi insomma." Ridacchiai.
"Non quando quel ragazzo è Flash Thompson." Commentò Ned e spalancai gli occhi. Speravo di aver sentito male, anche perché nella mia vita non conoscevo tanti Flash Thompson, ma solo uno ed ero pronta alla guerra se era quello che cercava.
"Peter?" Lo richiamai. "Posso parlarti un attimo in privato?" Sorrisi e lui annuì confuso. Ci alzammo dal tavolo e andammo poco più in là. "Ti prego, dimmi che non stiamo parlando di Flash, capelli neri e carattere di merda?"
"Sì..." mormorò lui. "Lo conosci?" Chiese poi non capendo cosa stesse succedendo.
"Conoscere?" Risi, nonostante la situazione non fosse per niente comica. "Quel ragazzo è una specie di stalker maniaco!" Esclamai. "Non fa altro che scrivermi tutti i giorni su Instagram, commenta le mie foto chiamandomi la sua fidanzata e sono sicura di averlo visto passeggiare intorno alla torre un paio di volte." Spiegai portando una mano sulla fronte.
"Sarà un fan, non capisco perché ti agiti così tanto."
"Un fan? A San Valentino mi scrive sempre per farmi gli auguri, cerca di infiltrarsi agli eventi a cui partecipo! Tra tutta la posta che ricevo, la maggior parte delle lettere sono sue, mi chiede di fare un'apparizione in pubblico con lui per poter far ingelosire gli altri! È pazzo!" Scossi il braccio di Peter. "Completamente pazzo!"
"Ok, ok." Lui si fermò a pensarci. "Gli hai mai risposto?"
"Gesù santo, no! Di solito uso le sue lettere per fare un falò così posso arrostire i marshmallow con Thor." Ripensai a tutte le volte che Thor attendeva la posta solo per poterla bruciare, ci divertivamo un sacco durante i nostri falò. Lui mi parlava di Asgard e della sua infanzia mentre io gli parlavo dell'ultima serie tv che avevo visto. Ah, che bei tempi. "Sai cosa? Mi divertirò a prendere il suo posto." Sorrisi malvagia, era la mia vendetta.
"Sei sicura? Se ti riconoscesse ci rimarrebbe davvero male." Peter incrociò le braccia al petto in disaccordo. "Forse dovresti evitarlo."
"Penso che gli farebbe piacere essere bullizzato dal suo idolo." Alzai le spalle. "Eccolo! È lui!" esclamai notando il bamboccio fare la sua entrata nella mensa. "È il mio momento."
"Aspettami." Peter decise di seguirmi mentre avanzavo verso la persona che odiavo più della pubblicità prima dei video su YouTube.
"Hey tu." Lo richiamai, Flash mi guardò confuso e si avvicinò curioso. "Ho sentito dire che sei il bulletto della scuola." Incrociai le braccia al petto
"Vorrai dire il più figo." Rise per poi dare una pacca ai suoi amici che annuirono in accordo. "E tu chi saresti? Sembri piuttosto familiare." Mi osservò attentamente e trattenni il respiro, dentro di me speravo davvero che non riuscisse a riconoscermi. "Con quegli occhiali devo averti vista al club dei nerd!" Esclamò e sospirai sollevata.
"Oh wow, che ridere." Alzai gli occhi al cielo. "È questo tutto quello che hai da dire?" Lo presi in giro zittendolo. "So benissimo chi sei, il classico figlio di papino che non sa come avere amici e per questo cerca di prendere in giro tutti gli altri in modo da potersi sentire migliore." Gli puntai il dito contro. "Beh, sappi che quello è il mio posto e lo rivoglio indietro."
Flash mi guardò con aria perplessa per poi scoppiare a ridere. "E come hai intenzione di farlo? Andando in giro con Pecora Parker?" Continuò a ridere come se avesse fatto la battuta del secolo, chiusi la mia mano in pugno e feci per darglielo dritto sul suo grosso nasone, ma venni fermata da Peter che mi trattenne dal braccio.
"Non ne vale la pena." Mi sussurro facendomi notare gli sguardi di tutti su di noi.
"Bene." Tossicchiai passando le mani sulla mia camicia. "Ricordati bene il mio nome, perché un giorno rimpiazzerà il tuo." Gli sorrisi falsamente per poi girarmi e farmi strada verso il mio tavolo.
"Non mi hai detto il tuo nome!" Mi urlò dietro Flash.
"Cercalo!" Gli alzai il dito medio per poi sedermi di fianco a Michelle. "Tu sarai la mia informatrice." Dissi rivolta alla mia nuova amica che spalancò gli occhi.
"Perché io?" Chiese guardandosi attorno.
"Perché sembri il tipo che se ne frega di ciò che pensano gli altri e perché penso tu sappia molto su tutti." Le sorrisi per poi allungarle la mano. "Che ne dici? Una salita del potere per buttare giù quel pallone gonfiato?"
Michelle sembrò riluttante, ma alla fine mi strinse la mano. "Ci sto."
"Oh Gesù, che cosa ho fatto?" Sentii borbottare Peter dall'altra parte del tavolo.
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