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2. Non sai chi sono?

2. Non sai chi sono?

Dopo due ore passate tra negozi, avevo speso tutti i miei soldi e mi ero ritrovata a vagare per le strade di New York con in mano 2 buste piene di vestiti e scarpe. Mi ero davvero rilassata e divertita standomene per conto mio, ancora non capivo il motivo per cui ero rimasta dentro quella stupida torre per così tanto tempo, quasi nessuno mi aveva riconosciuta grazie ai miei occhiali da sole e berretto, solo alcuni commessi avevano capito chi fossi, ma li pagai per mantenere il segreto.

Non me la sapevo cavare, eh? Questo dimostrava totalmente il contrario.

"Ok, quindi per arrivare all'Empire State Building." Mormorai osservando la strada affollata, dovevo ammettere che era abbastanza difficile camminare con tutta la gente che si muoveva velocemente e senza guardarti in faccia. "Ok, così non funziona." Sbuffai cercando un modo per togliermi da quel traffico di persone. D'un tratto notai un vicolo alquanto buio e poco trafficato. "Proprio quello che mi serviva." Tagliai la strada ad un paio di persone che iniziarono ad insultarmi ed entrai nel vicolo. "Da qui, mi basterà andare..." osservai le varie stradine di fronte a me. "Ah beh, prima o poi una di queste mi porterà da qualche parte." Ridacchiai per poi sceglierne una a caso.

Fu così che camminai per quelle che sembrarono ore, pian piano il sole stava calando e mi ritrovai in un intreccio di stradine che sembravano un labirinto infinito, adesso sembravano anche più inquietanti a causa del buio. "Oh cazzo." Mormorai guardandomi intorno. "Oh cazzo, oh cazzo." Perché avevo lasciato il cellulare a casa? Per non farmi trovare da papà, ma a quale costo? "Ok, posso farcela, devo solo capire come tornare indietro." Mi girai, ma mi resi conto che non riconoscevo la strada che avevo appena fatto.

Fantastico, assolutamente fantastico. Non avevo modo per contattare nessuno, non avevo prese alcuna arma con me che potesse connettermi a Friday e non avevo più soldi per poter prendere un taxi o usare una di quelle cabine telefoniche. Sbuffai cercando un qualsiasi cartello che potesse indicarmi una via di riferimento, era possibile che fossi sperduta nel niente?
Portai lo sguardo sui vari palazzi per poi notare una figura di colore rosso su un lampione. Spalancai gli occhi realizzando, poteva essere quel nuovo supereroe che papà aveva reclutato? Spider-Man o qualcosa del genere. "Hey!" Urlai cercando di attirare la sua attenzione, ma lui sembrava concentrato a fare altro. "Qua giù! Sono qui!" Non sembrava sentirmi. Andiamo Renata, cos'è che attira i supereroi come le mosche col miele? Sopirai. "Aiuto! Sono una povera donzella in bisogno!" Con Thor funzionava sempre. "Oh andiamo." Mi tolsi una scarpa e gliela tirai contro d'impulso, lui però la prese poco prima che potesse toccarlo, si guardò attorno disorientato per poi guardarmi. "Aiuto? Puoi venire qui?!" Chiesi ormai stanca.

Con una mossa veloce mi raggiunse con ancora in mano la mia scarpa. "Ehm, ti è caduta questa?" Fece confuso.

"No." Gliela presi dalle mani. "Te l'ho tirata in modo che potessi accorgerti della mia presenza." Dissi rimettendola al piede. "Tu sei Spider-Man, giusto?" Chiesi e lui annuì lentamente. "Fantastico, ho bisogno del tuo aiuto."

"Ma io in realtà stavo inseguendo due padri che-"

"Sì, sì, continuerai il tuo inseguimento più tardi." Gli diedi una pacca sulla spalla. "Vedi, io di solito sono una ragazza alquanto tranquilla, certo litigo spesso di mio padre, direi quasi... 3 volte al giorno, ma poi finiamo per riderci su a cena. Sai? Tipo: "Mi hai messo a confronto con tuo nonno, che cosa meschina, sarebbe come dirti che sei identica a tua madre." e allora io mi metterei a ridere e a dire: "Ma magari, la mamma è un angelo." Insomma, hai capito no?" Lui continuò a fissarmi confuso. "Solo che questa volta abbiamo un po' esagerato e ho deciso di scappare di casa." Finii di spiegare incrociando le braccia al petto.

"Ok..." mormorò lui insicuro. "E come posso aiutarti?"

"Riportandomi a casa, non ricordo più come sono arrivata qui." Gli diedi le mie borse e lui le afferrò senza alcun problema. "Su su, muoviamoci prima che mio padre lo scopra."

"Cosa? Aspetta." Mi fermò subito. "Dove abiti?" Domandò e scoppiai in una grossa risata. "Perché stai ridendo adesso?"

"Ok ok, tu mi stai dicendo che non sai chi sono?" Ridacchiai ancora. "Aspetta" tolsi li occhiali da sole e il berretto per poi sfoggiare il mio migliore sorriso. "Ta da! Adesso sai chi sono?"

Lui inclinò leggermente la testa. "Dovrei?"

Scossi la testa. "Sei un tipo divertente, devo ammetterlo." Gli diedi una pacca sulla spalla. "Ma davvero, voglio tornare a casa il prima possibile, non ho più soldi per mangiare fuori."

"Non so dove abiti, davvero, vorrei aiutarti ma non ti conosco." Ribadì lui e mi bloccai sul posto.

"Oh mio dio, sei serio." Realizzai per poi darmi uno schiaffo sulla fronte. "Va bene, ti do un indizio: lavori per mio padre."

"No." Replicò lui con voce scocciata. "Non lavoro per tuo padre." Sbottò.

"Ah no? Non sei tu il nuovo supereroe reclutato da Tony Stark per poterlo aiutare contro Capitan America e poi degradato a "socievole Spider-Man di quartiere" in modo da tenerti d'occhio?" Domandai alzando un sopracciglio.

"Beh... sì." rispose.

"Allora lavori per mio padre." Sorrisi beffarda.

"No... cosa? Impossibile, non ci credo." Scosse la testa velocemente. "Tu non puoi essere la figlia del sig. Stark, lei non è così... così..."

"Bella, simpatica, alla moda e divertente? Aw, grazie." Gli feci l'occhiolino spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Così imprudente." Replicò facendomi fare una leggera smorfia. "Non ti porterò da nessuna parte finché non avrò capito se sei veramente la signorina Stark o una bugiarda."

Presi un respiro profondo. "Bene, se la metti così." Sbuffai, osservai il suo costume cercando di ricordare la sua composizione, non ci avevo lavorato personalmente ma avevo aiutato papà con gli schizzi come al solito. Mi avvicinai a lui e posai la mano sul ragno posto sul suo petto, riuscivo a sentire il suo cuore battere velocemente e mi chiesi se avesse qualche problema di tachicardia. "Mhm, vediamo se mi ricordo." Mormorai. "ID 107439?" Dissi ad alta voce.

"Sì, signorina Stark?" Il costume mi rispose automaticamente e sorrisi.

"Felice di rivederti, non è che potresti chiamare mio padre per me, grazie." Ordinai.

"Ma cosa... come?" Chiese Spider-Man ma lo zittii subito con un cenno della mano.

"Pronto? Che succede?" La voce di mio padre lo immobilizzò e io mi preparai per la mia scenata da figlia dispiaciuta e pronta a tornare a casa.

"Papà!" Esclamai con la mia voce acuta, era un ovvio avviso del fatto che volevo qualcosa da lui.

Ci fu una pausa e poi un grande sospiro. "Renata." Pronunciò semplicemente, la cosa non era sicuramente un buon segnale. "Pensavo fossi in camera tua a sparlare di me con Friday o Clint." Ah sì, Clint era ottimo per spettegolare, di solito dopo una lite lo chiamavo e parlavamo male di tutti gli Avengers per poi prometterci di non dire niente a nessuno.

"Storia buffa, riderai tantissimo." Ridacchiai nervosamente. "Vedi, alla fine della nostra discussione ho deciso di uscire comunque e, devo dire, mi sono davvero divertita. Ora però mi sono persa e ti chiedo scusa papà, sono stata davvero una stupida a non darti ascolto." Alzai gli occhi al cielo e feci una faccia schifata. "Puoi riportarmi a casa, per favore?"

"Non so più cosa fare con te." Sbottò d'un tratto. "Ogni volta cerchi di farmi sentire in colpa in modo che non diventi severo."

"È un sì?"

"No." Rispose. "Visto che sei riuscita ad uscire dal sistema più sicuro della città, sarai anche capace di tornarci da sola... con i tuoi piedi e la tua testa. Questa volta non ti aiuterò e ti dimostrerò che non puoi contare sempre solo su tuo padre." Spiegò con voce fredda, incrociai le braccia al petto indispettita. "Ne riparleremo una volta che sarai tornata."

"Se ritorno." Sputai gelida sentendo i miei occhi pizzicare, non avrei pianto questa volta, non gli avrei dato la soddisfazione.

"Peter, per favore tienila d'occhio, ma non aiutarla a tornare in nessun caso, è più che capace di cavarsela da sola." E con questo spense la chiamata.

"Oh sì, assolutamente fantastico." Calciai un sassolino per poi sedermi a terra. "Sono fottuta, papà mi odia e se tornassi a casa, non sarei più in grado di uscire e vedere la città." Mormorai sentendo le lacrime rigare le mie guance. Altri 100$ di trucco buttati al vento, grazie a Dio avevo comprato un po' di roba da Sephora.

"Hey." Spider-Man posò a terra le mie borse e si sedette di fianco a me. "So che non ci conosciamo, ma se vuoi parlarne..." lasciò in sospeso la frase, probabilmente era confuso dalla situazione in cui si trovava e non potevo dargli torto.

"E di cosa?" Rilasciai una risata per niente divertita. "Della mia vita perfetta alla torre degli Avengers? I miei problemi con mio padre? Per favore, come potresti capire? Sei probabilmente qualche vecchio che mio padre ha reclutato per non dover lavorare." Sputai acida guardandolo male.

Lui sospirò. "Hai ragione, a parte il fatto che ho più o meno la tua stessa età." Confessò e spalancai gli occhi. "Non ho dei genitori, ma questo non vuol dire che io non possa aiutarti."

"Mi dispiace." Abbassai la testa in imbarazzo, ogni traccia di rabbia scomparve dal mio corpo. Mi asciugai le lacrime con la manica del mio golfino. "Sono abbastanza antipatica per la maggior parte delle volte, è più forte di me." Spiegai, anche se la cosa non mi scusava affatto.

"Tranquilla." Mi tranquillizzò. "Non avrei potuto sapere."

"Già." Alzai lo sguardo e l'osservai, era strano parlare alla tuta senza sapere chi ci fosse dietro a quella maschera. "Piacere di conoscerti, sono Renata. Renata Stark." Gli sorrisi porgendogli la mano,

"Peter, Peter Parker." Mi strinse la mano. "Com'è possibile che non ti abbia mai vista?" Domandò poi.

"Immagino mio padre sia bravo a nascondere i segreti." Alzai le spalle. "La maggior parte delle persone mi conoscono per il mio profilo Instagram, non ho fatto molte uscite in pubblico con mio padre."

"Allora appena arrivo a casa ti seguirò subito su Instagram." Scherzò e sorrisi leggermente.

"Va bene."

"Beh, vuoi che ti porti a casa adesso?" Chiese e sospirai.

Volevo tornare a casa? Dopo quello che mi aveva detto papà, non avevo alcuna voglia di vederlo. Ma cosa potevo fare? Non avevo abbastanza soldi con me... o forse sì. Sorrisi. "Sai se c'è una banca da queste parti?"

"Per cosa?" Mi guardò sorpreso, o almeno così sembrava.

"Prenderò dei soldi e andrò a stare in un hotel per un po' di tempo." spiegai alzandomi in piedi. "È perfetto, in questo modo potrò stare qui il tempo necessario per vivere in libertà! Potrò vedere la città, farmi degli amici, fare una viva semplice." battei le mani gioiosa. "Perché non ci ho pensato prima?"

"Aspetta." Peter si alzò in piedi di scatto. "Il sig. Stark mi ha chiesto di proteggerti, non è sicuro andare in un hotel da sola." mi fece notare.

Passai una mano tra i capelli, poi presi le borse da terra. "No, ho deciso. A meno che tu non abbia un'idea migliore."

Lui sembrò pensarci per un attimo, poi d'un tratto afferrò il mio polso e mi portò più in là tra due palazzine grigie. "Forse ho un'idea." disse una volta fermato. "Girati." prese uno zaino da terra.

"Perché?" domandai corrugando le sopracciglia.

"Mi devo cambiare." tirò fuori dallo zaino un paio di pantaloni, spalancai gli occhi e mi girai subito. "Stavo dicendo, ho un piano. Tu vuoi una vita normale e io devo far sì che tu sia sana e salva. Perché non vieni a vivere da me per un po' e quando ti sentirai pronta potrai tornare a casa?" propose.

"Davvero?!" urlacchiai girandomi di scatto, mossa alquanto sbagliata visto che lui era ancora a petto nudo, rimanemmo a fissarci per qualche attimo. Oddio, ma era carino! Ora capivo perché papà non ci aveva mai fatti incontrare. "Scusa." mi coprii gli occhi con le mani e mi rigirai.

"Ok, sono vestito." disse dopo qualche attimo, mi girai e aprii pian piano gli occhi. "Che dici? Accetti?" allungò la mano verso di me.

"Certo!" lo abbracciai d'istinto, ero così felice. E lui profumava di menta, era troppo bello per essere vero.

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