Capitolo 9
Dopo il secondo giro di drink, la nostra cameriera Pilar ci portò anche qualche stuzzichino, che apprezzai moltissimo dato che stavo letteralmente morendo di fame.
《Allontana la mano da quelle patatine》disse Helen con voce minacciosa.
Io la guardai, sorrisi e presi una patatina con due dita. Gliela sventolai davanti agli occhi dopodiché la portai alla bocca, dove mi lasciò una scia salata sulle labbra.
Quando udii lo scrocchiare della chips sotto i denti, la mia amica rubò la ciotola rossa, ormai quasi vuota, e la mise fra lei e Caroline, fuori dalla mia portata.
Mi appoggiai allo schienale della sedia e risi allegramente, contagiando le ragazze che subito si unirono a me in un coro di allegria e spensieratezza.
Proprio quello che mi serve...
《Perché sei diventata seria così all'improvviso?》domandò Caroline, di punto in bianco.
Trasalii con un lieve sobbalzo e la fissai. Era radiosa e le luci colorate dei led creavano bellissimi contrasti sulla sua pelle priva di imperfezioni.
《Non sono seria》risposi con voce incerta.
Scossi la testa per negare con più veemenza, presi il mio bicchiere e finii il drink in un sol sorso.
《Ti conosco》riprese Caroline, avvicinando la sua sedia alla mia.《C'è qualcosa che ti turba, che ti impensierisce... Raccontaci tutto, Tara. Le amiche sono fatte per ascoltare no?》
Lei e Helen continuavano a fissarmi con occhi limpidi e privi di giudizio così sospirai, cominciando a raccontare cos'era successo durante la festa a Villa Deville.
《Wow!》esclamò la mia amica bionda, finendo le patatine come se si trovasse di fronte ad uno spettacolo in televisione.《Com'è che tu rimorchi sempre mentre io no?》
《Non... rimorchio sempre...》mi difesi, assumendo un'aria imbarazzata, anche se ero assurdamente fiera del mio rimorchiare.《Forse dipende dal fatto che non ti metti in mostra...?》
《Non mi piace》sussurrò lei, abbassando lo sguardo sul tavolino.
Si leccò la punta dell'indice e recuperò piccoli granelli di sale dalla ciotola delle patatine senza aggiungere altro.
Per stemperare l'atmosfera che avevo contribuito a creare, chiesi a Caroline se volesse venire a ballare con me. Lei accettò e prese per mano Helen, costringendola a seguirci.
Ci facemmo spazio finché non riuscimmo a raggiungere il centro della pista da ballo: la musica era alta e pulsava al ritmo del mio cuore.
Fummo circondate dal calore della moltitudine di persone che si stavano muovendo in armonia con le note veloci di quella canzone moderna che risuonava nel locale.
Nonostante stringessi ancora la mia pochette, alzai le braccia al cielo e subito il mio corpo fu catturato dalla musica incalzante.
Ondeggiai i fianchi, avvertendo il vestito salire leggermente lungo le mie cosce, e mi accostai a Caroline. Ballammo vicine, sfiorandoci di tanto in tanto, mentre Helen si univa a noi, abbandonando i brutti pensieri che avevo involontariamente scatenato.
Le presi una mano e la feci volteggiare, facendola ridere di gusto.
Ricambiai il sorriso e continuai a dimenarmi sulla pista da ballo, notando che la gente si era allontanata da noi per lasciarci abbastanza spazio da scatenarci liberamente.
All'improvviso un brivido mi risalì lungo la schiena, facendomi sobbalzare e perdere il ritmo. Non era cambiato nulla rispetto a prima: la musica pop continuava a inondare il locale, le mie amiche ballavano anche se ormai erano sudate, gli altri clienti rimanevano ai margini come noi fossimo le star della serata.
Eppure...
Mi fermai e, quando Caroline mi lanciò un'occhiata perplessa, le feci capire con un cenno che tornavo al nostro tavolo. Lei annuì prontamente, forse credendomi stanca, e si ributtò con gioia nella foga della strana danza che Helen aveva inventato proprio in quel momento.
Guardandole, felici come bambine, non potei che scuotere la testa e sorridere. Dopodiché mi feci largo fra i corpi caldi e sudati che si dimenavano sulla pista, provando ad uscire dalla calca.
Inaspettatamente mi sentii strattonare per un polso. Abbassai gli occhi e vidi una mano, dalle dita forti e ruvide, che mi stringeva, ergendosi a scialuppa di salvataggio in quella fiumana di sconosciuti.
Mi lasciai trascinare docilmente, sperando che il possessore di quella mano fosse chi speravo, e ripresi fiato solo quando abbandonai la pista da ballo.
Ero accaldata e sudata, però riuscii a stare al passo del mio salvatore. Alzando lo sguardo, potei soltanto vedergli la schiena e la nuca: era indubbiamente un uomo, ma questo già lo sapevo, con capelli scuri e la postura rilassata.
Un nome fece capolino nella mia mente.
Non può essere lui!
Ero così sgomenta e sconcertata che non feci caso a dove stessimo andando finché non fu troppo tardi.
Una folata d'aria fresca mi investì in pieno, facendomi rabbrividire e rallentare. Capii di aver appena varcato la porta che dava sul retro del locale quando la musica si smorzò e mi ritrovai in un vicoletto, rischiarato soltanto dalla debole luce di un vecchio lampione.
La mano che mi aveva guidata fino a lì, dividendomi da Caroline e Helen, lasciò il mio polso così repentinamente da sbilanciarmi in avanti. Grazie ai miei ottimi riflessi, evitai una rovinosa, e quanto mai imbarazzata, caduta per poi alzare gli occhi a caccia dell'identità del mio salvatore.
Era vestito in maniera casual ma elegante: pantaloni neri, camicia bianca e giacca scura.
Una scelta sicura.
Per rendere l'abbigliamento più formale sarebbe bastata una cravatta mentre per diventare più informale bastava togliere la giacca.
Una scelta a prova di bomba.
《Chi l'avrebbe mai detto che il serioso avvocato Lewis fosse una così brava ballerina?》commentò l'uomo, con voce seducente, che mi sembrò un sussurro rispetto alla musica che mi aveva intasato le orecchie fino a pochi istanti prima.
《Che... che ci fai qui?》domandai, senza fiato, mentre la mia maschera di impassibilità si frantumava in mille pezzi.
《Ci diamo del tu》osservò lui, fissandomi con sguardo giocoso.《Ottimo. Mi piace.》
Ero rimasta letteralmente senza parole.
Ed era una cosa che accadeva molto di rado.
《Ti muovevi così bene sulla pista da ballo che stavo pensando a come sarebbe averti sopra di me... Nuda... Sudata...》
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