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Capitolo 6

È lei!

Era stato il mio primo pensiero quando il suo profumo mi aveva raggiunto. Si trattava di un aroma floreale, forse peonia oppure fresia, delicato ma persistente.

Quello fece scattare un campanello dall'allarme nella mia testa.

La sua voce fece il resto.

Nonostante stesse parlando di patteggiamento e documenti, la mia mente fu catapultata in quello studio e non ci misi molto a sovrapporre l'immagine dell'avvocatessa a quella della sconosciuta che mi aveva regalato un orgasmo mozzafiato.

È davvero lei!

Abbandonai la finestra, un piccolo scorcio di vita in quell'oceano di difficoltà in cui stavo vivendo da mesi, e fissai la donna che si era seduta di fronte ad Adam.

Stava parlando e non si accorse di me che la continuavo a guardare.

Possedeva capelli corti, un taglio sbarazzino e pratico, che faceva risaltare il suo magnifico viso, le labbra piene avevano un accenno di rossetto, così leggero da notarsi a malapena, le mani, dalle dita affusolate e prive di anelli, quasi carezzavano i documenti che leggeva con aria seria.

Indossava un tailleur bianco che evidenziava la sua carnagione color cappuccino.

Mi leccai le labbra ricordando il sapore della sua bocca.

Mi avvicinai a lei e le feci un baciamano, giusto per capire se anche lei si era resa conto della situazione. Rabbrividì ed ebbe un lieve sussulto quando avvertì il mio fiato sul dorso della mano: i miei dubbi si dissolsero nel nulla.

Lei sapeva.

Così sorrisi e feci un paio di battute sul suo nome. La vidi combattere contro le sue stesse sensazioni e mi ripromisi di trovare un modo piacevole con il quale farla rilassare.

Non che mi mancassero le idee.

Era il tempo, il mio nemico.

《In tribunale? Ne è sicuro?》domandò lei, con tono fra l'incredulo e il divertito.

Forse non credeva che volessi davvero portare il mio caso in tribunale, davanti ad un giudice e una giuria.

《Certo che ne sono sicuro》risposi con sfrontatezza, facendo un gesto con la mano.《Dopotutto sono innocente, come continuo a ripetere ad Adam, quindi non avrò alcun problema in tribunale. Giudice e giuria mi scagioneranno da ogni accusa, fra l'altro infondata.》

L'avvocato Lewis mi studiò per alcuni istanti prima di parlare, ma la sua voce era forte e agguerrita.

《Giudice e giuria la condanneranno perché forniremo prove certe della sua colpevolezza, signor Hartman》replicò, fissandomi con sguardo penetrante, di nuovo padrona di sé stessa.

《Se fosse davvero come dice, dovrei essere preoccupato e nervoso, eppure non lo sono》dissi, incrociando le braccia al petto, sedendomi più comodamente sulla sedia in legno.《Però vorrei visionare le "prove" che possedete. Visto che si tratta di me, dovrei averne diritto, giusto?》

Si vedeva lontano un miglio che fremeva dalla voglia di controbattere. Tara era una donna forte e abituata a vincere, probabilmente non si era mai trovata di fronte ad un uomo come me.

《Giusto》sospirò lei, trattenendosi dall'alzare gli occhi al cielo.《In teoria, l'avvocato Lynch avrebbe dovuto visionare e discutere le prove con lei...》Lasciò la frase a metà, scoccando un'occhiataccia ad Adam che abbassò lo sguardo.

Rivolsi tutta la mia attenzione al mio difensore finché non cedette alla pressione e spinse l'incartamento verso di me.

《Potrei avere un paio di minuti?》chiesi con voce morbida e gentile, offrendo a Tara il mio miglior sorriso.

《Va bene. Ma faccia presto. Oggi ho altri appuntamenti in agenda》acconsentì lei, sebbene controvoglia.

Potevo quasi percepire il suo desiderio di giustizia.

Credeva fermamente che io fossi colpevole eppure mi dava il tempo che le avevo chiesto.

《Grazie》le dissi, spegnendo il sorriso e facendole intravedere il vero me stesso.

Dopodiché abbassai gli occhi sul dossier, corposo fra l'altro, che la polizia aveva redatto su di me. C'erano tabulati telefonici, testimonianze di gente che non conoscevo, foto che ritraevano me al lavoro oppure fuori dalla banca, rapporti circa i miei movimenti informatici.

E poi date, date a non finire.

La mia vita era stata passata al microscopio, però la cosa non mi fece grande effetto: non avevo alcun segreto o altarino che temevo venisse alla luce quindi non mi preccupai granché. Anche se dovetti ammettere che vedere la mia esistenza, messa per iscritto minuto per minuto, faceva un certo effetto.

《Beh, devo dire che i poliziotti hanno fatto un grandissimo lavoro》esordii, rimettendo a posto le carte all'interno della cartellina in carta giallo ocra.《Eppure gli è sfuggito un piccolo particolare.》

Porsi nuovamente l'incartamento a Lynch, che mi rivolse una strana occhiata perplessa, e poi tornai a fissare l'avvocato Lewis.

Pareva indecisa se chiedermi spiegazioni oppure tacere e mantenere la facciata da "ho la vittoria in tasca".

Alla fine, comunque, prevalse la sua onestà e il suo senso della giustizia: era una brava persona, indipendentemente da ciò che avevamo fatto insieme durante quegli attimi rubati alla vita.

《Quale particolare?》domandò lei, storcendo la bocca, evidentemente irritata dal lavoro della polizia.

《Il giorno quattro del mese scorso non ero in città. Difficile che i testimoni oculari abbiano potuto verdermi a casa》spiegai in tono ragionevole, sperando che avvertisse la sincerità dietro le mie parole.

Non si trattava di un espediente per salvarvi bensì della pura e semplice realtà dei fatti.

Quel giorno, infatti, mi ero recato alla casa di riposo Second Life, dove soggiornava mia nonna, affetta da Alzheimer.

Una cosa che sapevano pochissime persone, probabilmente solo tre al mondo.

《E dove si trovava?》chiese lei, prendendo un block notes dalla borsa e scrivendo velocemente qualcosa.

《Sinceramente è irrilevante ai fini del caso. Quindi preferirei non dirlo. Le basti sapere che non ero in città》risposi, tergiversando sulla questione.

Non volevo che il fragile equilibrio in cui viveva mia nonna venisse sconvolto dall'arrivo di una frotta di poliziotti che l'avrebbero subissata di domande, gettando al vento la tranquillità conquistata a fatica.

《Nulla è irrilevante quando si tratta di crimini》replicò Tara, con voce ferma.《Ma è un suo diritto. Chiederò all'agente incaricato del caso di interrogare nuovamente i testimoni. Magari si sono confusi...》

Capii che neppure lei credeva a quell'ipotesi però avrebbe indagato per scoprire la verità.

Una delle molte qualità che ammiravo in lei, sebbene la conoscessi da pochissimo tempo.

Ma se i testimoni non avevano visto me, chi c'era in casa mia quel giorno?

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