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Capitolo 1

Noia mortale.

Ecco la definizione che avrei dato a chiunque mi avesse chiesto che pensavo di quella dannata festa.

Avrei dovuto sentirmi onorata nel partecipare alla sontuosa festa in maschera della famiglia Deville e invece ero annoiata a morte.

Alla fine gli eventi mondani si somigliavano tutti: abiti eleganti, champagne a fiumi e chiacchiere vuote.

Eppure ero stata obbligata ad andare a causa del mio lavoro.

Bisogna sempre salvaguardare le apparenze...

Il mio capo, Kyle Norton, aveva mandato me in rappresentanza dello studio legale.

Sospirai mentre mi appropriavo di un altro calice di bollicine.

Mi trovavo in un lato defilato del vasto salone che ospitava la festa così potevo osservare i partecipanti senza essere notata.

Ovviamente non riconoscevo praticamente nessuno dato che la maschera era obbligatoria, ma guardare l'evento svolgersi davanti a me era un modo come un altro per non cadere nel limbo del tedio.

Tutte le donne indossavano elaborate maschere dotate di piume dorate, d'argento oppure rosso fuoco, mentre gli uomini celavano la loro identità dietro nere e anonime, anche se non meno eleganti.

《Mi concede l'onore di questo ballo?》

La domanda, sussurrata al mio orecchio con tono fin troppo confidenziale, mi fece trasalire lievemente.

Mi girai di poco verso destra e trovai uno sconosciuto, qualche centimetro più basso di me, come tutti del resto dato che calzavo tacchi vertiginosi, in smoking, che mi fissava con un sorriso sghembo in volto.

Un pizzetto curato era l'unica cosa che potevo vedere del suo viso, oltre agli occhi color nocciola.

Occhi che parevano prendersi gioco di tutto e di tutti.

《Come scusi?》dissi, stringendo la pochette blu notte e ponendo il calice di champagne fra noi.

《È una festa》osservò lui, allargando un poco le braccia.《Ed a una festa, di norma, si balla. Lei è senza un cavaliere ed io sono qui. Quindi...》

Un sorriso mi increspò le labbra scarlatte: quell'uomo sconosciuto mi piaceva.

Ed era una cosa che non capitava da molto tempo.

《Balliamo》acconsentii con un cenno del capo e fu il suo turno di sorridere.

Intercettai un cameriere a cui diedi il mio calice ormai vuoto, dopodiché allungai la mano destra verso il mio cavaliere e lui la prese, facendo il baciamano come si usava una volta.

L'uomo mi trascinò al centro del salone con grazia e delicatezza per poi condurmi dolcemente lungo le note di un valzer.

Mi abbandonai a lui, lasciando che prendesse le redini del mio corpo, rilassandomi fra le sue braccia. Quello sconosciuto sapeva guidarmi attraverso la complicata melodia che stavano suonando con leggerezza ed estrema delicatezza.

《Sarebbe troppo chiederle il nome?》chiese l'uomo, rompendo la magia di quel momento insieme.

《Dipende》tergiversai, ritrovando un po' di lucidità.《Come mai le interessa?》

Inutile negare che la sua domanda mi aveva innervosita.

L'unica cosa che apprezzavo di  quel tipo di festa era l'anonimato: potevo gettare la maschera di avvocato ruggente e rilassarmi un pochino, senza pensieri né problemi.

《Vorrei solo conoscere il nome della mia compagna di ballo. Le pare una richiesta così esagerata?》domandò ancora lui, senza perdere una nota, continuando a farmi volteggiare leggiadramente.

Non risposi ed il sorriso che prima sfoggiavo si rattrappì e scomparve, lasciando sul mio volto un'espressione meditabonda.

《Solo l'iniziale?》tentò nuovamente lo sconosciuto, con un luccichio giocoso negli occhi scuri.

《Se le fa piacere...》borbottai, reprimendo l'istinto di ridacchiare.《T. Il mio nome inizia con la lettera T.》

Detto questo, fu il suo turno di rimanere in silenzio a riflettere.

Probabilmente stava vagliando tutte le sue conoscenze femminili il cui nome cominciava con la T.

E di certo ne ha parecchie...

Non potei evitare un pensiero maligno, ma, dopotutto, lui era un degno rappresentante dell'universo maschile quindi poteva sopportare i miei intimi commenti.

Tanto non li avrei mai esternati.

《Non sono poi molte sa?》affermò lui, prendendomi in contropiede.

《Come, scusi?》balbettai, perdendo il ritmo per un attimo.

《Le donne che conosco il cui nome inizia con la lettera T》chiarì lo sconosciuto, con un leggero sorriso sul volto mascherato.《In effetti, lei è la prima.》

Le sue parole mi fecero arrossire senza alcun valido motivo, anche se per mia fortuna non se ne accorse.

《E noto che la cosa le fa piacere...》aggiunse, rallentando impercettibilmente il ritmo del ballo e avvicinandosi di più a me.《Nonostante la maschera e le luci soffuse, l'odore della sua eccitazione arriva chiaro e forte alle mie narici...》

Ma cosa...?

Preferii il silenzio ad una risposta sarcastica: dopotutto non aveva tutti i torti.

Fra le sue braccia mi ero rilassata e non potevo, di certo, negare di trovarlo attraente.

Però, forse, si trattava del primo uomo che si rivolgeva a me in maniera così esplicita.

E la cosa m'intrigava parecchio.

《Quindi? Che vorrebbe fare?》gli domandai, passandomi la lingua sulle labbra.

Le sue mani ebbero uno spasmo e serrarono la presa su di me: quella appoggiata al fianco affondò le dita nella mia carne, strappandomi un sussulto.

《Trovare un angolo appartato》fu la sua risposta roca e tremendamente eccitante.

Il mio ruolo mi imponeva di comportarmi in modo rispettabile e di non superare certi limiti, però quella sera, sotto quella maschera di seta e piume, volevo dimenticare la mia identità.

Una sera soltanto...

《Che aspetti?》replicai, passando al tu in maniera così sfacciata che lo feci ridere nuovamente.

L'uomo abbassò leggermente la testa per sfiorare le mie labbra con le sue.

《Un tuo ordine》sussurrò la risposta sulla mia bocca socchiusa, facendomi gemere.

Ormai non seguivano più le dolci note della musica in sottofondo e ci muovevamo, cavalcando un ritmo tutto nostro.

I nostri corpi si sfioravano nei punti giusti, accentuando l'eccitazione latente che aleggiava dentro di me come un caldo fantasma.

Lasciai che fosse lui a condurre perché volevo vedere fino a che punto si sarebbe spinto, volevo saggiarne i limiti per capire se potevo considerarlo un degno avversario.

Man mano che la melodia continuava, noi ci allontanavamo dal centro della sala per giungere fino all'angolo dove mi ero nascosta prima.

Lì accanto scorsi delle scale che portavano al piano di sopra e il mio compagno di ballo mi fece un largo sorriso ammiccante.

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