Episodio 5
Hermione nonostante quello che il ragazzo le aveva detto, non andò mai a cercarlo. Che si aspettava, che marciasse spedita nella Sala Comune dei Serpeverde e chiedesse di lui?
Aveva passato più tempo del solito nella Sala Comune con i ragazzi, attardandosi più di una sera. Sperava che così il ragazzo non trovandola nelle sue stanze, l'avrebbe lasciata in pace per qualche giorno, e lo stratagemma funzionò. Era passata più di una settimana dall'ultima volta.
Ma di conseguenza il suo atteggiamento pensieroso fu subito notato dai suoi amici. Durante il giorno era facile distrarsi, ma quando si fermava le immagini di lei e Draco in deshabillé cominciavano ad affollarle la mente. Aveva iniziato ad avere paura di quei ricordi, perché sembravano sempre più vividi, e ogni volta che ci ripensava un dettaglio nuovo catturava la sua attenzione.
Come aveva fatto Draco a sedurla in quel modo? Come poteva non sentirsi in colpa di quegli incontri dopo tutti i loro trascorsi? La risposta più semplice bussava insistente alla sua mente, e più lei si rifiutava di aprire la porta, più diventava rumorosa. Perché forse, quel ragazzo in fondo le piaceva più di quanto volesse ammettere.
"Ti senti bene?" le chiese Harry di punto in bianco una sera, tanto che lei, persa fra le nuvole com'era ci mise qualche secondo per connettere una frase di senso compiuto.
"Sì, sì, sono solo..." tentò, ma lui la interruppe.
"Un po' stanca? Hermione sono settimane che non fai altro che sparire, che altro c'è sotto?" per fortuna aveva avuto la delicatezza di aspettare che fossero soli.
La sua preoccupazione era evidente, e lei non sarebbe riuscita a mentire. Fianco a fianco sul divano si guardarono in silenzio, soppesandosi a vicenda, alla fine Hermione afferrò la sua mano stringendola in cerca di conforto.
"Harry non mi riconosco più" disse d'un fiato "Vorrei tanto poterti dire quello che mi passa per la testa, ma non ce la faccio" confessò.
"Non devi dirmelo. Solo... qualsiasi cosa sia, di sicuro hai affrontato di peggio" tentò di rincuorarla, regalandole uno dei suoi sorrisi gentili. Hermione si sentì sull'orlo del crollo, si asciugò in fretta una lacrima che le era scivolata lungo la guancia e ascoltò Harry "Conta su di me, ok? Per qualsiasi cosa" lei sorrise e annuì, poggiando la testa sulla sua spalla.
Si fermò a guardare le fiamme nel caminetto che guizzavano ipnotiche e cercò almeno di dargli una vaga spiegazione "Io... Ho fatto qualcosa di sbagliato. Totalmente insensato, e terribilmente sbagliato. Non so più cosa fare..." si bloccò, perché alla fine il pianto che voleva trattenere scoppiò, travolgendola come un fiume in piena.
Il ragazzo la cinse in un abbraccio confuso, ma non bastò a placarla, perché l'unico pensiero che non era riuscita a esprimere era quello che spiegava la sua lotta interiore: non si pentiva affatto di quello sbaglio totalmente insensato.
Solo dopo qualche ora si svegliarono entrambi, dopo essersi appisolati sul divano, col collo indolenzito e gli occhi pesti. Hermione lo salutò, e si diresse alle sue stanze, col viso ancora accaldato per il pianto.
Era parecchio tardi, perciò quando vide una figura farsi avanti nel corridoio buio il primo pensiero di per la punizione che avrebbe dovuto scontare per aver violato il coprifuoco, ma quando riconobbe la zazzera di capelli biondi il cuore prese a martellare ancora più forte.
"Draco..." ancora confusa non trovò nulla da dire, cercò con gli occhi il suo viso per capire, ma era troppo buio, perciò afferrò la maniglia e dopo due colpetti al legno con la bacchetta aprì la porta e lo fece passare. Furono accolti dal bagliore azzurrino delle sue fiammelle, lasciate accese in un paio di barattoli.
A quel punto la ragazza provò a rompere il silenzio "Non credevo che mi stessi aspettando".
"Lo so" commentò infastidito, e ora che poteva vederlo il suo volto era decisamente cupo. Lei sospirò, appoggiandosi alla scrivania, e lui lo prese come un invito a continuare "A quanto pare non mi aspettavi neanche i giorni scorsi, sarai stata impegnata".
"Mi sono addormentata con Harry" ribatté lei stanca.
"Bene" disse lui strabuzzando gli occhi "E poi sei tu che hai insistito sulla monogamia" la guardò con espressione, bhe, non c'era altro modo di descriverla se non indignata "Dovevo immaginarlo, guarda i tuoi capelli".
"Non ho detto di averci fatto sesso. Ho detto che mi sono addormentata. Non sono dell'umore..." sottolineò scuotendo la testa, visto che a quanto pareva i suoi capelli dovevano già essere un disastro.
"Ti piace farti desiderare. Non continuare a negarlo" commentò.
"Non dire sciocchezze. Non mi faccio.. desiderare. Anch'io ho i miei problemi, non sei il centro del mondo!" ribatté indispettita.
"Ah già, dimenticavo il principino sul pisello Weasley, anche a lui piace farsi desiderare..." disse con rabbia.
"Qual'è il tuo problema?!" Hermione cominciava a perdere la pazienza. Lui distolse lo sguardo, come combattuto, ma avvicinandosi a lei tornò a guardarla negli occhi.
A pochi centimetri dal suo volto rispose "Il problema è che non stai rispettando la tua cazzo di parte. Continui a sparire, e mi ci gioco la bacchetta che lo farai di nuovo" il suo tono grave la mise in soggezione. Non rispose, anche perché negando avrebbe mentito.
"Ti ho detto che non ne voglio parlare adesso, Draco" non sapeva cosa fare, così scelse di prendere un po' di tempo.
"Bhe se non vuoi parlare allora potremmo..." non terminò la frase perché la sua bocca si era già fondata su quella di lei. Hermione veniva sempre colta alla sprovvista da quell'impeto.
Si ritrovò a ricambiare, col familiare senso di vuoto allo stomaco, ma quella sera era davvero troppo stanca e confusa per riuscire ad andare oltre. Perciò lo spinse leggermente indietro, separandosi da lui "S-sul serio" cercò i suoi occhi, ma era talmente stanca che non metteva neanche a fuoco "domani".
Lui impiegò qualche secondo prima di mettersi in moto, prima sospirò frustrato per essere stato interrotto quando credeva di essere riuscito nel suo intento, poi lentamente cercò di ricomporsi.
Si allontanò da lei, le diede un'ultima occhiata, e qualche istante dopo era già sparito oltre la porta, lasciandola sola, con un senso di freddo che per qualche istante il suo corpo era riuscito a scacciare.
Avrebbe voluto piangere ancora, ma era troppo sfinita. Si lasciò cadere vestita sul baldacchino, rotolandosi nelle coperte, e il sonno l'accolse dolce, e senza sogni.
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