Cap. 6
<Brann! Ivan è tornato con delle informazioni molto importanti!>
Ethan era arrivato di corsa nello studio di Brann con una faccia alquanto preoccupata e spaventata, che non presagiva niente di buono.
Brann sapeva che quello che gli voleva dire l'amico era una cosa importante, non si sarebbe mai precipitato nel suo studio con quella velocità che usava solo in caso di emergenza e soprattutto senza prima bussare e chiedere il permesso per entrare.
<Andiamo>
Brann si alzò velocemente dalla sedia e seguì il suo amico sperando che quello che aveva da dire il caro e anziano Ivan intendesse importante nel senso buona notizia, ma le sue speranze furono distrutte da una notizia raccapricciante.
Intanto...
<SELENE! È ARRIVATO DAMON!>
<ARRIVO MAMMA!>
Stavo scendendo le scale quando mi accorsi di aver lasciato il cappotto in camera, feci marcia indietro e quando presi il mio giubbotto caldo e soffice, vidi che fuori pioveva ancora, allora presi subito anche l'ombrello e uscii fuori dove Damon mi aspettava.
Dopo una giornata passata con i miei amici, Damon ed Hanna mi salutarono e quando dopo una cena squisita mi misi a letto mi addormentai sotto il tepore che il mio letto emanava.
<hey tu!>
Mi trovai in una stanza illuminata solo da delle luci fioche delle candele profumate, quando un ragazzo dagli occhi neri come il manto nero di una creatura ultraterrena, si presentò davanti a me.
Il colore degli occhi del ragazzo era simile a quello della mia migliore amica Hanna, ma non avevano la sua stessa lucentezza, non avevano il suo stesso entusiasmo, avevano qualcosa di pauroso.
<Dimmi il tuo nome!>
Trovai la sua voce leggermente inquietante, ma feci più caso a quello che mi aveva chiesto o meglio ordinato.
<Emmm... perché dovrei dirti come mi chiamo? Non sei mica un killer?>
Lo dissi mentre alzavo un sopracciglio e mi accorsi che doveva essere un sogno per la visione sfuocata che avevo.
Il ragazzo la guardò con sorpresa
<io ti voglio tirare fuori da questo sogno mica ti voglio uccidere!>
< Allora primo, chi lo dice che non sei un killer?> a quella domanda il ragazzo mi guardò male e stava per dire qualcosa, quando dissi:
<Fammi dire la seconda prima! Allora la seconda qual'era... Ah! Si!>
In realtà mi ricordavo benissimo cosa voleva dire ma volevo guadagnare del tempo e poi era divertente stuzzicare la gente.
<fai poca scena con me, vai al sodo>
Appunto gli avevo fatto perdere già la calma.
<Scusa eh ma non mi serve il tuo aiuto per uscire da questo sogno mi sveglierò da sola la mattina!>
<non intendo questo sogno! Intendo che quello che stai vivendo ora è un sogno! Quello che hai vissuto poco fa era tutta una visione di quello che vorresti avere!>
Pensai che questo sogno era davvero buffo perché non mi sembrava vero quello che il ragazzo mi diceva anche se una parte di me gli stava dando ascolto.
Non volli ascoltare quella parte che lo assecondava e gli scoppiai a ridere in faccia, fissando quegli occhi molto simili ai miei, quegli occhi che sentiva di conoscere, quegli occhi che mi squadravano con poca gentilezza e con una frustrazione di chi di pazzienza non ne ha.
La sua determinazione era così reale che se un'altra figura non fosse comparsa dal nulla forse avrei ceduto e gli avrei chiesto come svegliarmi.
Un'altro ragazzo dai capelli biondi e gli occhi verdi apparì nel mio campo visivo.
<ma guarda un po' pensavo di vedere solo la nostra cara Selene ma a quanto pare abbiamo un'altro ospite>
Ero in confusione: quello non era il mio sogno? Non potevo decidere se far entrare o meno qualcuno nel mio mondo fantastico?
Ci sedemmo ad un tavolo ed io ero sempre più confusa: chi erano quei due? Che ci facevano nella mia testa?
<Torre lasciala a noi, tanto a te che importa no?>
Pensai: Torre? Ma cosa? Allora si conoscevano! Be' era già qualcosa!
Il ragazzo 2, quello arrivato per ultimo, parlò:
<Selene senti, non ti voglio far del male voglio solo aiutarti mentre questo qui vuole solo il tuo potere>
Capivo sempre meno potere?
Però quando vidi quel ragazzo rivolgermi quel sorriso rassicurante decisi di ascoltarlo.
<Senti quello che ha detto prima lui è vero, eri in un sogno e la tempesta era la realtà per fortuna ora sei con noi nella vita reale e ora puoi stare tranquilla ti sveglieremo da un momento all'altro>
<non è vero! Tu vuoi solo usarla! Non devi ascoltarlo Selene!>
Non sapevo se credere a quei due pazzi, ma il mio cuore mi diceva che era la verità, ora dovevo decidere se andare con il ragazzo dagli occhi scuri o il ragazzo-principe azzurro.
Scelsi velocemente il secondo perché era stato carino e più calmo e mi aveva fatta sentire al sicuro con un solo sguardo.
<bene! Per favore svegliatemi, che non voglio stare in un sogno dentro al sogno è un casino!>
Il primo ragazzo aveva un sguardo di fuoco si notavano tutti i muscoli tesi sotto la maglia nera e le vene in sporgenza, faceva paura solo a guardarlo.
<bene! Te ne pentirai!>
Quando se ne andò il primo ragazzo, il secondo disse:
<ora ti svegliamo tra tre secondi>
Tre...
Due...
Uno...
Mi svegliai in una stanza sconosciuta e con la sensazione di aver dormito per giorni.
Aprii a fatica le palpebre degli occhi che in quel momento erano del colore che rispecchiava le mie vere emozioni, esprimendo solo la sconsolatezza che provavo capendo che probabilmente i miei amici non erano con me a sostenermi con un solo sguardo o con un affettuoso abbraccio.
Mi misi a sedere sul letto e guardandomi attorno mi accorsi di qualcosa nell'aria, nell'aria sembrava ci fosse una donna che cercava, almeno così credevo, di avvertirla, ma quella sensazione sparì non appena una porta sbatté.
<Buongiorno! Ti sei svegliata eh!>
Girai di scatto la testa appena sentii quella voce familiare, ma quando mi voltai, vidi il ragazzo del sogno, quello dai capelli dorati e con degli smeraldi al posto degli occhi, spalancai gli occhi.
Il ragazzo accennò un sorriso e mi porse la mano, che strinsi saldamente e con una eleganza che farebbe invidia ad un imperatore, disse:
<salve ci siamo già incontrati nel tuo sogno ricordi? Mi presento: mi chiamo Erawet> (pronuncia: Eravet)
Mi accigliai per il nome mai sentito, che il ragazzo portava, ma mi presentai con altrettanta eleganza, assottigliando però lo sguardo:
<Selene piacere di conoscerla, ma se non le dispiace vorrei chiederle perché ero in quel letto a fare sogni che sembravano la realtà>
Erawet sembrava molto divertito dal suo continuo intento di nascondere la curiosità che traspariva dai miei occhi e pensai che se non mi avesse risposto probabilmente sarebbe finita male.
Per lui.
<Allora, quel sogno lo abbiamo mmm... come posso dirlo in parole povere? Lo abbiamo "prodotto" noi. Praticamente abbiamo guardato nei tuoi ricordi mentre tu dormivi e abbiamo "prodotto" una specie di visione dove incontravi me, ma non so come è entrato anche quell'altro e non darmi del lei per favore ho la tua stessa età>
Ero più confusa di prima, non sapevo cosa dire e con sarcasmo dissi:
<No aspetta, aspetta, sei uno stregone? C'è come hai fatto a farmi fare queste "visioni"?>
Sembravano due stupidi mentre mimavano tutte quelle virgolette e MI morsI il labbro per non scoppiargli a ridere in faccia.
Erawet alzò un sopracciglio e brontolò:
<non sono il tipo che va in giro con la scopa e una bacchetta in mano>
Ero ancora diffidente, lo guardai male e lui ribatté:
<senti è una cosa del governo, cose di politica e scienza, ok? E tu hai avuto la fortuna di essere la prima ad averlo provato>
<fortuna? Quindi sono una cavia? Non mi avete nemmeno chiesto se volevo farlo!>
Era arrabbiata con lui anche se il suo sguardo mi chiedeva, anzi mi implorava di non esserlo e mentre lui mi fissava negli occhi mi guardai attorno, chiedendogli dove ci trovavamo.
La risposta arrivò dopo qualche minuto quando lui smise di fissarmi intensamente:
<Uno dei miei ti ha trovata sulla spiaggia e ha deciso di portarti qui, questa è un'isola. L'isola di Erawet>
Fui sorpresa del fatto che il nome del ragazzo e dell'isola combaciassero e senza distogliere lo sguardo da quello di lui mugugnò:
<Perché hai lo stesso nome dell'isola?>
<Perché i miei genitori hanno fatto una vacanza qui in questa isola molto tempo fa e così hanno voluto darmi il nome di questo posto>
Capii che stava mentendo.
Lo vedevo nei suoi occhi che non diceva la verità, che dietro quella bugia c'era sotto qualcosa, ma lo conoscevo soltanto dal nome e di sicuro non era in mio potere sapere qualcosa di più sulla vita di quel ragazzo.
Quando gli chiesi se poteva accompagnarmi in un giro turistico per quel edificio, Erawet si rilassò facendomi capire che tutto il tempo che era stato con me, era molto nervoso e stressato, ma poi acconsentì, sfoggiando un sorriso così splendente che pareva impossibile esistesse.
Ma gli occhi erano sempre gli stessi di pochi secondi prima, riflettevano le bugie che diceva e il carattere che aveva, cercandolo di nascondere dietro quel sorriso che aveva una parte di verità e una parte di falsità come se fosse indeciso se confidarsi con me.
Ma mu venne un dubbio: e se la bugia non fosse quella della sua famiglia, ma quella del governo? Perché quell'altro ragazzo lo aveva chiamato Torre?
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