Cap. 20
Mancavano solo poche ore alla cerimonia, finalmente era il mio compleanno, compivo 21 anni, mi sentivo grande, ero contenta, ma avevo anche molta paura.
Ethan mi aveva spiegato che la prima trasformazione era quella più difficile, molti non riuscivano subito a trasformarsi nella potente e alare creatura, ci volevano qualche ora, dovevi immergerti nel profondo della tua anima.
Capire quale fosse il tuo vero io, quale sarebbe stata la tua vera personalità e portarla al di fuori di te stessa, farle attraversare gli organi, i tessuti, le ossa, i muscoli e la pelle, lasciandoti deformare dalla tua vera natura.
Quelle erano state le sue parole, il problema era che non sembrava per niente facile, come sarei riuscita a fare una cosa del genere? Come sarei riuscita a farlo, se nemmeno io so chi sono?
Non riuscuvo a pensare ad altro fuori che quello, in teoria dovevo essere felice, stavo compiendo gli anni, era un giorno importante, da festeggiare; ma non ci riuscivo, avevo sempre in testa quella trasformazione.
Faceva male? No.
E allora? Perché mi preoccupavo tanto? Perché ero fatta così? Non lo sapevo.
<Selene? Sei pronta? Tra una quarantina di minuti devi essere giù>
Brann con la sua solita faccia da guardia carceraria, si era affacciato al camerino senza bussare, facendomi innervosire ancora di più di quello che ero.
<potresti anche bussare no? Che ti costa dare due colpi alla porta per avvertire?>
Restò impassibile per la mia reazione e questa cosa mi fece innervosire ancora di più.
<be' se non altro stai bene e non c'è bisogno di metterti più ansia, bene, a dopo>
Se ne stava andando veramente? Ma che discorsi erano?
<aspetta! Ma niente incoraggiamento? Niente positività?>
Si girò lentamente, probabilmente per darmi ancora più ansia.
<non serve, devi avere ansia, così quando finirai, ti renderai conto che invece non era niente di che è che potevi stare tranquilla, se invece parti già tranquilla, sarebbe come non godersi il nomento>
A dire la verità, c'ero rimasta male, senz'altro aveva ragione, mi era successo parecchie volte di stare in ansia e poi divertirmi un sacco, ma detto così sembrava la filosofia di vita, altro che consiglio.
<e tu? Tu eri in ansia per la tua prima trasformazione?>
Ancora una volta mi guardò in modo impassibile, era snervante, quando lo avevo conosciuto tutto sembrava innervosirlo, ma era cambiato, sembrava che niente lo toccasse, doveva esser successo qualcosa e io dovevo scoprire cosa.
Ma questo, dopo la cerimonia, non potevo chiederglielo in quel momento, dovevo prima iniziare a conoscerlo, poi magari sarei riuscita nel mio intento.
Mi guardai allo specchio un'ultima volta, vestita da cerimonia, i capelli, quasi sempre scompigliati, legati in una treccia lunga e precisa.
Quasi non mi riconoscevo, con quel vestito lungo, bianco e stretto, così diverso dal mio stile, così diverso dal mio mondo, così diverso da me, come potevo trovare la mia vera natura, se non portavo dei miei vestiti? Ci credevo che molti ci mettevano molto per la trasformazione, se non potevano essere quello che credevano di essere un altima volta.
Era strano, ormai mi ero abituata al mio aspetto superiore, finalmente mi vedevo abbastanza carina, riuscivo ad accettarmi, e proprio quando ero riuscita in questo intento, dovevo cambiare.
<allora?>
Brann mi riportò alla realtà, era ancora nello stessa posizione con la stessa espressione ed aspettava impazientemente.
<va bene, arrivo, ma Hanna e Miriam?>
In teoria dovevano essere loro ad aiutarmi nella trasformazione e dovevano starmi accanto tutto il tempo, dovevano aiutarmi a ritornare con la nuova me, come una sorta di ancora.
Avevo scelto Miriam invece di Damon, perché si diceva che le ancore dovevano essere felici, contente, dovevano portare positività per farmi ritrovare la strada per tornare, e Damon non era in uno dei suoi momenti più belli.
<ci aspettano giù, hanno detto che volevano vederci scendere le scale insieme, non so il motivo>
Alzai gli occhi al cielo e feci una delle mie risatine nervose, sapevo cosa tramavano quelle due, era ovvio mi shippassero con Brann, per fortuna lui non lo aveva ancora capito, dopo mi sarei vendicata.
Quando feci il primo passo, mi accorsi che i tacchi che avevo messo erano davvero troppo alti, a vederli non sembravano tanto alti, poi sapevo di riuscire a starci senza cadere, ma stavolta mi ero sbagliata, stavo per cadere e sarei caduta se non fosse stato per il braccio muscoloso di Brann che mi tenne dritta senza problemi.
Il mio cervello tenne impressa questa scena e la classificò subito come una grandissima figura di merda.
Con le guance rosse per la vergogna, lo ringraziai, cercando di trovare un equilibrio abbastanza buono da rastare almeno in piedi.
Quando lo trovai, ci avviammo verso le scale e, sperando di non cadere un'altra volta, le scesi, guardando le facce attonite delle mie amiche.
Avrei dovuto scattare una foto, erano buffissime, Miriam era più incantata dal vestito, ma Hanna stava sgranando così tanto gli occhi, che sembrava quasi accecata, non mi aveva mai vista in un vestito tanto lungo ed elegante.
<Lu? Ma sei fantastica! Ti dovresti mettere più spesso questi vestiti!>
Le sorrisi riconoscente, voleva smorzare l'atmosfera, ma non sapeva che così me l'aveva fatta ricordare.
Il cuore iniziò a battere più velocemente, il battito mi risuonava nelle orecchie, rendendo tutti i suoni leggermente ovattati, le mani e le gambe tremavano, mi sembrò che perfino il cuore tremasse, ma cercavo di stare vigile, dovevo stare calma, far finta di nulla.
Sentii la presa di Brann farsi più stretta, si era accorto del mio nervosismo, stava cercando di aiutarmi?
Attraversammo il giardino, ci addentrammo nel bosco e dopo qualche minuto ci trovammo davanti alla stessa grotta di quando ero arrivata, ora avevo solo una domanda.
Chi ero io?
La grotta era identica all'ultima volta, le solite rocce, che sembrano tapparti l'aria, chiuderti in una gabbia, sembravano volessero privarti della libertà.
Le fiaccole illuminavano, anche se di poco, l'oscurità, che per la prima volta non sembrava affatto confortevole, faceva paura o ero io in ansia?
Probabilmente la seconda, ma quell'oscurità emanava qual cosa di strano, qualcosa che fece nascere in me una curiosità cosi immensa, che superava di gran lunga la mia ansia, la paura del non sapere cosa ci fosse in nell'oscurità, la paura di non riuscire a trasformarmi, finalmente potevo essere utile a qualcosa, potevo aiutare quella gente a vincere la guerra.
Dovevo abbandonare la mia paura, dovevo essere forte, avevo Hanna e Miriam al mio fianco, ce la potevo fare, e così mi abbandonai totalmente alla curiosità, che intanto si stava mangiando parte del mio animo.
Quell'oscurità assomigliava tanto a... a... agli occhi di Brann, in questi giorni mi ero ritrovata parecchio a pensare a lui, mi chiedevo quanto bipolare fosse, un secondo prima arrabbiato, un secondo dopo cercava di donarti il proprio sostegno.
Non lo capivo, non capivo chi fosse, quale fosse la sua personalità e stranamente mi incuriosiva, si perché, anche se era stato sgarbato, vedevo in lui una somiglianza con me, lui racchiudeva il suo dolore in maniera diversa da me.
Con dietro le mie due amiche, mi avviai per la strada indicata da Brann, passo dopo passo, il cuore batteva forte, non riuscivo a stare ferma, le gambe tremavano, gli occhi che cercavano di scrutare qualcosa di diverso dell'oscurità, la voglia di stritolare qualcosa.
Mi fermai un secondo, non potevo fare così, chiusi gli occhi, inspirai lentamente e mi concentrai, quando espirai profondamente, buttai fuori ogni singola goccia di esitazione che mi pervadeva, aspettai finché non mi calmai quasi del tutto.
Il cuore batteva sempre veloce, ma l'ansia era quasi sparita.
Quando aprii gli occhi, l'oscurità, il paesaggio era cambiato, eravamo in una camera grandissima, le pareti erano le solite rocce, era costituita per la maggior parte di fiaccole e un ruscello che disegnava la circonferenza della stanza, al centro della stanza si trovava una specie di lastra, sembrava uno di quelli che usavano gli antichi per sacrificare gli animali agli dei.
Mi avvicinai, era ancora levigato, non si era rovinato con gli anni, alzai lo sguardo, c'era un immagine, un drago imponente, fatto di radici e foglie, rappresentava la natura, forse era di epoca Medievale?
<Luna devi metterti stesa sul piano>
Mi stesi su quella lastra fredda e dura, guardai il soffitto era bellissimo, si affacciava sul cielo, così libero, così limpido e pieno di stelle, ero ipnotizzata da tutta quella bellezza, vidi una stella cadente, una scintilla, lo presi come porta fortuna.
Chiusi piano gli occhi, cosa dovevo fare? Dovevo cercare dentro di me, ma come? Provai, provai a guardare sotto le maschere che portavo, provai a sentire cosa sussurrava il mio cuore.
Dentro di me vidi un burrone, qualcosa in cui buttarsi a capofitto, mi ci buttai, pian piano scendevo e pian piano sembrava sempre più facile tutto, mi veniva da sorridere, Hanna apparì e si unì alla mia caduta, ci guardammo e ridemmo, era strana come situazione, eravamo in caduta libera nel vuoto, ma a noi veniva solo da ridere, non avevamo paura, perché eravamo insieme.
<Lu ma Miriam?>
Mi ero già accorta della sua assenza, ma pensavo ci raggiungesse in poco tempo, mi guardai in torno, non la vedevo da nessuna parte, era strano.
Mi ricordai della conversazione avuta con Ethan:
Ethan mi stava spiegando pazientemente come funzionava questa cosa della trasformazione.
<si, ma se tipo scelgo la persona sbagliata per l'ancora? Se quella persona non mi riesce a portarmi alla "luce"?>
Le mie domande ansiose gli davano il mal di testa, lo vedevo da come si massaggiava la testa, povero, ma non ci potevo fare nulla.
<per questo esiste la seconda ancora, poi sei tu che scegli le due persone a cui vuoi più bene, non c'è pericolo, stai tranquilla>
<si ma...>
<Selene fidati, stai tranquilla, non ti succederà niente, sei al sicuro, c'è Hanna con te>
Brann, intanto, seguiva con attenzione la discussione, e un'ombra di un sorriso si fece strada sul suo viso, pensai che così rilassato sembrava molto più bello.
<non so Hanna, pensiamo a finire in fretta questa discesa>
Appena pronunciate quelle parole, vidi la fine del burrone, una spiaggia, il mare spumeggiante, la sabbia bianca, e il cielo, una distesa rosa e azzurra, con nuvole simili a zucchero filato.
Atterrammo dolcemente sulla battigia, io e Hanna ci guardammo interrogative, ci girammo e vedemmo un falò, uno grande e potente, dietro a questo, vidi una coda lunga e con delle scaglie affilate.
Un sospiro caldo dietro di me, mi fece spostare cosi violentemente i capelli, che mi accorsi subito di non poter essere Hanna.
Mi girai e...
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