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Cap. 18

Damon's pov

Era un sogno, ma anche un incubo, nella mia vita era rientrata una persona davvero importante per me, ma rischiavo di perderne una altrettanto importante; dovevo scegliere.

Una scelta impossibile.
Dovevo scegliere tra due persone indispensabili nella mia vita.
Dovevo scegliere tra la mia fidanzata e la mia metà, la mia famiglia, mio fratello, in poche parole il mio gemello.

Selene's pov

Non ci stavo capendo un bel niente e dall'espressione sulla faccia di Hanna, nemmeno lei, sapevo solo che probabilmente quel "Davon" era un gemello, di cui non sapevo l'esistenza, per questo pensai: "quando il nostro caro e dolce Damonuccio si sarà ripreso, io ed Hanna gli faremo un buon e sano interrogatorio".

I due ragazzi sciolsero l'abbraccio dandosi pacche pesanti sulla schiena, avevano tutti e due lacrime salate, che scorrevano docili sui volti gemelli.

Non appena si girarono verso di noi, la loro faccia spensierata e felice come bambini, cambiò vedendo me ed Hanna con le braccia incrociate, le gambe divaricate e il sopracciglio sinistro alzato, posizione che mostrava alla perfezione la nostra minaccia: o ci dite qualcosa con le buone o con le cattive, decidete voi.

Le loro espressioni erano abbastanza comiche, Damon era molto impaurito, conoscendoci, sapeva esattamente cosa sarebbe successo, al contrario il suo gemello era abbastanza confuso, probabilmente si domandava cosa potevano fare due nane contro due come loro, ebbene la risposta era molto.

Nel silenzio che si era creato, Damon prese parola.

<allora... ehm..., prima di tutto calmatevi, vi racconto tutto ora, però non potremmo andare in un altro posto?>

Hanna ed io assottigliammo lo sguardo, ma annuimmo lentamente, così ci dirigemmo, senza protestare, verso una casa, a quanto pareva di proprietà di Davon o come cavolo si chiamava.

Una volta dentro Damon iniziò a raccontare della sparizione del fratello, dell'improvvisa freddezza con cui trattava tutti, della depressione che si era impadronita del suo corpo, come un incubo da cui non riusciva più a svegliarsi.

Era stato un periodo terribile della sua infanzia ed essere strappato via dalla sua famiglia, dalla sua metà, non era uno scherzo.

Davon, invece, ci parlò di una notte, la notte in cui era stato svegliato da un sogno bellissimo per essere portato in un posto, un posto per quelli come lui, perché il giorno prima avevano scoperto che aveva dei poteri, poteri che non erano giusti per la dimensione in cui era nato.

Così aveva conosciuto Brann e altri ragazzi come lui, non era una carta, né aveva poteri molto potenti, ma era stato ben accetto.

Quella notte era cambiato tutto per i due gemelli, erano diventati due persone completamente diverse, più freddi, più distaccati dal mondo che li circondava, avevano perso quella luce che in quel momento avevano riacquistato.

Hanna fece la domanda che mi frullava nella testa tutto il tempo che avevano raccontato:

<perché non ci hai detto nulla?>

Damon, dispiaciuto, disse con voce bassa:

<non l'ho mai detto a nessuno, non ero ancora pronto, ci stavo ancora troppo male per raccontarlo>

Damon spostò lo sguardo verso di me cercando conforto, cercando di capire se ero arrabbiata e non lo ero, non ero arrabbiata perché non potevo capire il dolore che aveva provato, potevo solo immaginarlo, quindi gli feci un sorriso rassicurante, che lo portò di conseguenza a sorridere di gratitudine.

Sapevo perché Damon volesse capire se fossi arrabbiata, così sarei riuscita a calmare Hanna in caso ci fosse una sua sfuriata, era sempre stato cosi tra noi: Damon faceva arrabbiare Hanna e io la aiutavo a non perdere la calma.

Era un buon esercizio: Hanna riusciva ogni giorno sempre di più a tenere il controllo e io esercitavo la mia capacità nel tranquillizzare le persone.

Un aura negativa si espanse nella stanza e mentre spinsi dolcemente Hanna fuori dalla casa, dissi:

<forse meglio lasciarli soli, non credi? Avranno tantissime cose da raccontarsi, ciao ragazzi! Spero di rivederti Davon!>

Con di sottofondo le proteste di Hanna, attraversammo la porta e uscimmo all'aria aperta, nel mentre la ragazza davanti a me sfoggiava il suo solito broncio.

<Lu! Perché mi hai portata via? Mi porti sempre via nel più bello! E poi Damon ci deve ancora spiegare molte cose!>

<lasciamogli un po' di spazio per loro, dopo gli chied...>

Venni interrotta da Miriam, che, correndo, si sbracciava per farsi notare da noi e quando arrivò prese un attivo fiato per dirci:

<Hanna, Selene! Eccovi! Dove eravate finite? Dobbiamo subito entrare e spegnere le luci! Venite!>

Eravamo stordite, Miriam sembrava quasi impazzita, non avemmo nemmeno il tempo di chiedere una spiegazione, che ci trascinò per il polso, portandoci a correre come delle indemoniate.

E in quel momento mi accorsi che per strada non c'era nessuno.

Entrammo velocemente in una casa, che dopo mi accorsi fosse la residenza di Brann, avevamo il fiatone, Miriam si stava già riprendendo, quella ragazza aveva corso più di noi e si riprendeva più velocemente di noi, non era tanto normale.

<menomale vi ho trovate in tempo! Se non vi trovavo passavamo guai seri, guai serissimi! Menomale! Che poi volevo vederci...>

Hanna si era spazzientita e la interruppe così bruscamente da farmi temere le tirasse uno schiaffo per farla stare calma.

<calma! Raccontaci perché ci hai trascinate qui così di fretta>

Ci fece segno di seguirla e di guardare tra le serrande della finestra.

In un primo momento vidi solo qualche uccello volare spensierato nel cielo, ma pian piano che si avvicinavano, capii che quelli non erano né uccelli né spensierati, erano delle bestie giganti e maestose, ma anche losche e perfide.

Pian piano vedevo l'apertura alare, la testa piccola, la coda uncinata, la lunga lingua, le gambe secche e rigide, le unghie affilate, le braccia aperte per volare, le scaglie e infine, gli occhi rossi iniettati di sangue e di morte.

La creatura si avvicinava, si poteva pensare di essere stati scoperti e ormai spacciati, ma la creatura sorvolò la struttura con riluttanza, sembrava stesse perlustrando questo territorio, senza riuscire a vederci le persone nascoste al suo interno.

Dietro alla prima creatura seguirono altri suoi simili con la sola differenza del colore degli occhi, avevano occhi gialli, certo avevano lo stesso sguardo rabbioso e bisognoso di uccidere, ma se il primo era una gelida rabbia, gli altri erano una tempesta rabbiosa, molto simile allo sguardo di Brann.

Cosa? Avevo appena nominato Brann? Quello lì? Perché ci avevo pensato? Mi riconcentrai sulle creature, erano così strane e inquietanti, ma lo stesso mi affascinava il fatto di poterle vedere dal vivo.

<ma che cosa sono?>

Hanna mi distolse dai miei pensieri, era affascinata quanto me da quelle strane creature, del resto chi pensava di poter vedere dal vivo una viverna? Io mai, le risposi con convinzione.

<una viverna, una specie di drago solo che le zampe anteriori sono connesse con le ali tramite tutta la loro lunghezza e invece di sputare fuoco, in teoria dovrebbero sputare un liquido corrosivo o qualcosa del genere>

Hanna e Miriam mi guardarono stupefatte.

<che c'è? Mi piace studiare gli animali fantastici, anche se nel nostro mondo non esistevano>

<be' se non altro non hai torto, hai detto tutte cose giuste>

Il ragazzo che mi aveva aiutato a trovare i miei amici dopo essermi svegliata dallo svenimento, di nome Ethan, sbucò da una porta nascosta, dall'aspetto sembrava veramente un ragazzo dolce, le fossette, i capelli riccioluti rossi e gli occhi che trasmettevano una tenerezza unica, e di carattere non sembrava tanto diverso.

Gli sorrisi raggiante, un sorriso che dopo qualche perplessità ricambiò con tale trasporto da sentirmi quasi annegare da quella dolcezza e felicità.

La situazione si stava facendo imbarazzante, sembravamo due deficienti che sorridevano, allora cercai di sviare ponendo una domanda:

<ma che ci facevano delle viverne qui?>

Il sorriso di Ethan scomparve improvvisamente, gli occhi persero un po' di luce, era evidente stesse per dire qualcosa di non molto gradito.

<spiano o controllano, sono brave a nascondersi quando vogliono e a rispettare gli ordini, come dei soldati, sono sotto il controllo di Erawet, fanno tutto quello che lui gli dice di fare>

<ma perché dovrebbe andare a spiare gli altri? E perché ci nascondiamo? Non vi avrà gia visti?>

Miriam era un tornado di domande ma Ethan rispose con calma.

<Erawet vuole sempre accertarsi che prima o poi non ci venga in mente di andare a combattere contro di lui, in più essendo nella terra di mezzo, vuole accertarsi che non ci venga in mente di fare una riunione senza di lui, ci nascondiamo per essere più al sicuro, se facciamo finta che qui non ci sia nessuno, lui di conseguenza non si arrabbierà così tanto da causare una guerra che avrà come vincitore lui>

Tutto aveva una maledetto filo logico, tutto aveva il proprio posto, speravo solo di poterli aiutare come meglio potevo, ma come facevo se già tutto era un casino assurdo?

Ethan si rivolse a me con un nuovo sorriso cortese che mi fece riflettere, questo ragazzo è davvero strano, un secondo prima era triste, quello dopo felice, bah.

<Selene, domani ti spiegherò altre cose, c'è ancora tanto da dire su questo posto, e tu, a meno che tu non voglia tornare a casa presto, le imparerai, almeno dopo deciderai se aiutarci o meno, conta che per noi è davvero indispensabile che tu combatta con noi>

Dette queste parole se ne andò con una grazia che farebbe invidia persino ad una ballerina.

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