Capitolo III
-Martin, posso entrare?
Il ragazzo rimase pietrificato, e nuove lacrime, di gioia, di dolore, di tutto, uscirono silenziose dai suoi occhi, come ormai era prassi da anni a questa parte.
È lui.
Lui che mi ha lasciato solo.
Lui che mi ha fatto soffrire.
Lui... Che amo.
Tutto è confuso nella mia testa, e posso ben capirlo, ma una cosa è sicura, non si è scordato di me, ed io, non mi sono scordato di lui.
Sono tra le sue braccia, e non so nemmeno come mi ci sono ritrovato.
-Martin...
Mi devo liberare da tutto ciò che ho dentro, non posso più stare così.
I due ragazzi si staccarono, e Palermo diede inizio ad monologo che però non veniva da lui, veniva dalle sue labbra, probabilmente anche inconsapevole di ciò che stesse dicendo.
-Anche le onde vivono in funzione di qualcosa, qualcuno.
Loro vivono in funzione del vento.
Senza il vento loro non sono nulla, sono solo piatte e tristi.
Anche il mare vive in funzione di qualcosa, qualcuno.
Lui vive in funzione della luna.
La luna decide se può respirare o se deve stare in apnea.
Decide quindi se deve alzarsi o abbassarsi.
Io vivevo in funzione di te.
Eri la mia luna.
Io ti amavo cazzo, io ti amo, e come il mare, se ci sei tu posso respirare, ma se tu non ci sei, io sto in apnea, e prima o poi il fiato finisce.
Prima o poi l'ossigeno mi abbandona.
Bene, lo fece.
Anni e anni fa.
Quando tu mi lasciasti li, a piangerti, a piangere per il mio amore per te, a piangere perché tu mi avevi lasciato e te ne eri andato via, preferendo lui a me.
Io li sono morto dentro, perché la mia luna, colei che mi dava il permesso di respirare, è andata via, mi ha abbandonato.
Ed ora sei qui.
Perché?
Per farmi soffrire ancora di più, ancora più di quanto io non abbia fatto in questi anni?
Io per te ho rinunciato a TUTTO, alla mia felicità per prima.
Io per te, o mia dolce luna, ho rinunciato a vivere.
Il ragazzo mentre parlava, e parlò tutto d'un fiato, ma comunque con esso spezzato dai singhiozzi, non sapeva cosa provare.
Provava tutto e niente.
Sentiva come se dentro avesse l'universo, e sentiva come se dentro avesse il nulla.
Lui parlava, e Andrés l'unica cosa che poteva fare era ascoltare e guardarlo.
E poi, alla fine, successe qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato, ne noi, ne Palermo, ne Berlino stesso.
Lacrime solcarono il suo volto, ancora vergine, per la prima volta nella loro vita.
E lui era fermo, in silenzio, e toccava ciò che di salato e amaro usciva dai suoi occhi, incredulo di avere anche lui questo liquido in corpo.
Ed erano irrefrenabili, scorrevano libere, indisturbate, ed erano liberatorie.
E poi si aggiunsero dei singhiozzi, e non riuscì più a resistere, diede inizio ad un pianto disperato cadendo sulle proprie ginocchia, con il suo mare che lo guardava con tutta l'empatia che lui stesso potesse provare.
Palermo si accasciò vicino a lui, ed in silenzio, cinse la sua luna con le braccia, come a volerla vicina a se il più possibile, come se non credesse che ciò potesse essere reale, come se non la volesse più lasciare.
I due poi si guardarono, così, ancora in ginocchio sulla porta di casa, e si baciarono.
Non c'era qualcuno che avesse dato inizio a questo bacio, semplicemente questo bacio c'era, ed è durato parecchio.
Però era un bacio dolce, un bacio che trasmetteva le emozioni, non un bacio di quello che si danno prima di scopare di brutto sul pavimento lurido di un bagno pubblico, no, era uno di quelli che preannunciava che qualcosa sarebbe successo, si, ma che sarebbe successa solo in funzione dell'amore e delle menti, non della carne e della voglia.
Salve raga, so che questo capitolo e un po' corto, ma di certo è molto ricco.
Vi prego di lasciare una stellina se il capitolo vi è piaciuto, tanto è gratis e vi fa pure bruciare calorie.
Xoxo❤️
-mic
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