Capitolo 7
Mi svegliai tutta sudata e mi guardai intorno. Era una giornata nuvolosa. Appena guardai fuori dalla finestra ricordai tutto quello che era successo la notte precedente. Il sangue, i suoi occhi, il suo sorriso e il suo “dimentica tutto”. La prima cosa che feci fu guardarmi allo specchio. Avevo le occhiaie e gli occhi gonfi. Il cappotto era ancora a terra e c'erano delle macchie di sangue. Sospirai e scesi di sotto. Vidi zia Miriam che preparava la colazione.
-Buongiorno- disse lei sorridendo. Mi stropicciai gli occhi e andai in camera di mia madre ma lei non c'era.
-Zia dov'è mamma?- dissi guardandola.
-Oh… è andata dal dottore e tornerà stanotte. Ma non preoccuparti è solo una visita- disse sorridendo. Io sospirai e abbassai lo sguardo. Almeno lei stava bene.
-Va tutto bene Clara?- mi chiese preoccupata.
-Si, si bene…- dissi forzando un sorriso -Senti zia Miriam…-
-Si?- disse posando il latte e la frutta sul tavolo.
-Ti ricordi di quella leggenda che mi hai raccontato ieri?- lei si fermò e si sedette.
-Mh… si- disse prendendo una mela. Non dava importanza a quello che dicevo ed era questo il motivo per cui non volevo raccontarle quello che era successo la notte precedente. Lei si interessava a qualunque cosa dicessi e se non lo faceva era perché cercava di distogliere l'attenzione da quello che dicevo. Vidi che la dispensa era aperta e dentro c'erano delle erbe. Non ci feci molto caso.
-Ecco i Serra… si… che tipo di mostri erano?-
-Beh si dice che fossero c'è che sono dei vampiri-
Lo stesso nome che usò Nico per descriversi.
-Perché?-
-Oh niente così per chiedere… e cosa farebbero questi vampiri?-
-Beh si cibano di sangue umano, sono forti, veloci…-
Cominciai a preoccuparmi.
-Ma sono solo leggende vero zia?-
-Certo che si Clara- Ecco un'altra cosa di cui cominciai a preoccuparmi. Il giorno prima mi aveva fatto capire che anche lei credeva che i Serra fossero mostri e improvvisamente non ci credeva più? C'era qualcosa troppo strano in quella storia, qualcosa che non riuscivo a spiegarmi. Cominciai a pensare a tutto quel sangue, a quelle urla, a quel dolore. La voce di zia Miriam mi risvegliò dai miei pensieri.
-Ma ora basta parlarne. Su fai colazione- disse dandomi il latte.
-Si…- dissi prendendo la tazza. Il latte aveva uno strano colore, era quasi rosa. Forse era una mia impressione ma avevo la sensazione di non potermi fidare di nessuno. Forse a tutti quegli sguardi e quei falsi sorrisi del giorno prima dovevo prestare più attenzione.
-Stasera dovrei andare in città dai Serra, organizzeranno una festa. Vuoi venire con me?-
Cosa dovevo fare? Andare con lei e vedere Nico? Vedere quella famiglia?
-Certo- avrei fatto finta di nulla.
-Ah prima sono andata in città e ho visto la tua amica… è già partita e mi ha detto di salutarti-
-Si…- risposi sorridendo. Non feci colazione e me ne tornai di sopra. Mi cambiai e poi mi sciacquai il viso. Misi il cappotto e coprii con le mani le macchie di sangue. Uscii di casa di fretta.
-Clara dove vai?- disse zia uscendo di casa. Quando mi voltai rividi la sua espressione preoccupata. Era come quella del giorno prima. Quindi la sua faccia da “sono solo leggende” era solo una finta.
-Vado dal signor Giovanni… ha detto che mi avrebbe portato un regalo- sorrisi nel modo più falso che potevo. Le avevo mentito.
-Va bene ma torna presto-
Corsi via. In realtà avevo tutt'altro piano per la mattinata. Avevo deciso di andare a casa sua e cercare qualcosa sui Serra, magari sul libro che mi aveva fatto vedere. Appena passai vicino casa dei “vampiri” mi girò la testa ma continuai a camminare. Arrivata a casa di zia Miriam l'unica cosa che speravo è che non avesse chiuso la porta a chiave. Di solito se lo dimenticava. La fortuna era dalla mia parte. Aprii la porta e vidi la casa in disordine, non il disordine che c'era di solito ma peggio. Era come se qualcuno avesse cercato qualcosa e avesse messo tutto sottosopra.
Chiusi la porta e guardai la libreria. Cercai il libro che aveva preso il giorno prima zia ma non lo trovai… era come sparito. Cercai per tutta la casa ma non lo trovai. Visto che non mi sentivo molto bene decisi di sedermi e sentii qualcosa di duro sotto i cuscini. Mi alzai e li tolsi. Era il libro. Lo guardai per un secondo. Era rosso, rosso come il sangue ed aveva dei piccoli disegnini in oro. Lo aprii e vidi una scritta: “A tuo rischio e pericolo”. Cosa c'era di più pericoloso di incontrare un vampiro? Feci un sospiro e girai la pagina del libro. Era bianca. Girai anche l'altra ed era bianca anche questa. Sfogliai tutto il libro e le pagine erano tutte bianche. Tutte tranne una. Era una specie di disegno. Rappresentava un uomo… la mia vista era offuscata così distolsi lo sguardo dal libro è mi guardai intorno. In realtà ci vedevo.
Tornai a guardare il libro e vedevo, ancora una volta, il disegno offuscato. Non capivo come fosse possibile. Pensai che fossi semplicemente stanca così chiusi il libro, lo presi ed uscii dalla casa. C'era qualcosa che dal giorno prima non mi quadrava. Sbuffai e mi massaggiai le tempie.
Arrivata in città vidi il signor Giovanni parlare con qualcuno fuori dalla sua panetteria. Vidi un uomo scuro di pelle sorridergli. Capii subito chi fosse e perché mi era familiare. Era l'uomo che era accanto alla ragazza della famiglia Serra. Continuai a camminare finché non vidi Elia. Lui invece parlava con il signor Oliver. Era strano il modo in cui il fruttivendolo lo guardava. Era come ipnotizzato. Andai nella direzione opposta e vidi Giuliana fuori casa dei Serra. Cominciai a preoccuparmi. Parlava con Stefano… tutto questo era davvero strano. Zia Miriam aveva detto che era partita, aveva detto che l'aveva vista. Ma che diamine stava succedendo? Mi aveva mentito, come mi aveva mentito Giuliana. All'improvviso la vidi salutare il giovane Serra con un bacio e un sorriso. Dovevo capire perché lei scherzava e rideva con uno di loro. Forse ero troppo paranoica ma era da due giorni che tutti si comportavano in modo sospetto. Strinsi tra le mie braccia il libro e me ne tornai a casa molto lentamente. Speravo che zia Miriam se ne andasse. Poi però non ce la feci e per quanto non mi sentissi bene decisi di correre a casa. Entrai e chiusi la porta. Vidi un bigliettino sul tavolo e lo lessi:
“Sono andata da tua madre. Verrò stasera verso le nove a prenderti così andremo alla festa. Ti ho lasciato qualcosa da mangiare. Un bacio, zia Miriam.”
Ero sola in casa e si sentiva solo il rumore del mio respiro affannato. Tolsi il cappotto e mi guardai intorno. Poi mi accasciai lentamente a terra e strinsi il libro al petto. Tutti mi stavano mentendo. Mia zia, Giuliana, forse mia madre. Le persone che consideravo la mia famiglia mi nascondevano troppe cose per i miei gusti. Mi alzai e guardai cosa c'era sul tavolo. Quel latte strano, frutta, del brodo ormai congelato. Presi tutto e lo buttai. Presi le erbe che erano nella dispensa e feci lo stesso. Non mi sarei fidata di nessuno. Poi mi sedetti sulla poltrona di mia madre. Lei non c'era e mi mancava. Il fuoco era ancora acceso e per un po' lo fissai.
Non sentivo nulla. Né tristezza né felicità. Neanche rabbia. Ero solo sconvolta e confusa.
Aprii il libro con poco interesse e le pagine erano tutte piene di scritte. Cercai la pagina del disegno e quando la trovai lasciai cadere il libro a terra. Rappresentava Nico… ed era firmato da mia madre.
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